Questa č la storia di un uomo in caduta libera. Sulla strada verso la redenzione, l'oscuritŕ illumina la sua via. In comunicazione con la vita nell'aldilŕ, Uxbal č un eroe tragico e padre di due figli che sente il pericolo della morte, lotta contro una realtŕ corrotta e un destino che lavora contro di lui per perdonare, per amare e per sempre.
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Non so se è un capolavoro o meno, forse lo diventerà (almeno per me) con il tempo, di certo è un grandissimo film. Disperazione, famiglia, immigrazione, lavoro, malattia, morte..tutti temi cari ad Innaritu, e tutti girano intorno a Uxbal (strepitoso Barden). Come si intuisce, non è un film che lascia indifferenti e, come tutti i film del regista messicano, avrei difficoltà a vederlo una seconda volta. Stilisticamente ineccepibile, molto azzeccata e originale la scelta di utilizzare un microfono con un effetto di presa diretta nei momenti di intimità emotiva tra le persone.
Uscendo dalla sala, ieri si discuteva sul ritorno della ragazza di colore che sembrava intenzionata a lasciare il paese con i soldi di Uxbal. Personalmente credo che lei non sia tornata effettivamente: viene dato molto più peso al fatto che lei lascia i figli di Uxbal e si reca in stazione, mentre per il ritorno si sente solo una sua frase (sentita da un Uxbal non nelle sue piene facoltà,prossimo alla morte), senza essere mai inquadrata.
Oppure Innaritu ha volutamente lasciato la valutazione allo spettatore, dove i più cinici (come me) penseranno che lei abbia deciso di rifarsi una vita con i soldi ricevuti (forse anche in linea con l'approccio molto egoistico dei personaggi del film), mentre altri penseranno ad un pentimento della stessa e ad un finale più lieto.