bobby regia di Emilio Estevez USA 2006
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bobby (2006)

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locandina del film BOBBY

Titolo Originale: BOBBY

RegiaEmilio Estevez

InterpretiWilliam H. Macy, Ashton Kutcher, Helen Hunt, Demi Moore, Anthony Hopkins, Heather Graham, Sharon Stone, Laurence Fishburne, Harry Belafonte, Shia LaBeouf, Elijah Wood

Durata: h 2.00
NazionalitàUSA 2006
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2007

•  Altri film di Emilio Estevez

Trama del film Bobby

6 giugno 1968, Los Angeles. L'ultima notte di Robert Kennedy all'Ambassador Hotel. 22 sono le persone tra ospiti, camerieri, inservienti che vengono interrogati perché sono gli ultimi che hanno avuto a che fare con il senatore prima che venisse ucciso…

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Voto Visitatori:   6,91 / 10 (58 voti)6,91Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su Bobby, 58 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  02/10/2010 18:01:54
   8 / 10
Ambizioso e coraggioso film del sottovalutato regista/attore Estevez, un dramma emotivo ed efficace, ottimamente realizzato, che segue ed intreccia, con spigliatezza e immagini di repertorio, le vite di 22 persone ospiti e non dell'Hotel Ambassador di Los Angeles, dove il senatore Bob Kennedy tenne un'importante discorso prima di essere assassinato nelle cucine dai colpi di pistola di un fanatico palestinese. Con un cast stellare messo a disposizione, Estevez realizza una delle opere più taglienti, scomode ed importanti degli anni 2000, mettendo in scena una delle pagine più nere della storia americana con rispetto, devozione, e catturando perfettamente l'atmosfera che impermeava l'America degli anni 60. Forse non tutte le vicende si rivelano funzionali o rilevanti ai fini della storia, ma poco importa, visto che l'opera, alla fin fine, rimane in ogni caso un colpo al cuore dello spettatore, soprattutto nell' emozionante e struggente finale, difficile da dimenticare. Lodato dalla critica ma generalmente sottovalutato dal pubblico (ciò lo spiega anche la pessima distribuzione nelle sale, tanto che il sottoscritto, che attendeva con impazienza la visione, dovette aspettare più di un anno prima di poterlo vedere in una specie di cineforum allestito in un giardino pubblico) un film davvero sincero, meritevole ed impegnato (cose molto rare da trovare nel cinema odierno) da vedere nel modo più assoluto. Estevez meriterebbe decisamente più attenzione come regista, vedere l'eccellente "Conflitti Di Famiglia" per credere.

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Ultima risposta 02/10/2010 18.08.49
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LoSpaccone  @  26/06/2009 14:50:06
   7½ / 10
Manifesto nostalgico delle speranze liberal che è anche un solenne omaggio allo spirito di un uomo politico che incarnò l'idea di cambiamento in un periodo storico cruciale. Estevez insegue le vicende di un folto gruppo di personaggi che per un motivo o per un altro si trovano all'Hotel Ambassador alla vigilia della notte in cui Bob Kennedy, candidato alla presidenza, venne ucciso. Alla maniera di alcuni film corali di Altman, il regista, intrecciando realtà e finzione, tira fuori un mosaico di storie (e sentimenti) che si incrociano o si sfiorano, accomunate tutte dalle stesse intime speranze. Sebbene l'eccessivo idealismo possa risultare fastidioso il film è trascinante, impreziosito dai tanti piccoli pezzi di vita e di sogno che i personaggi, anche se quasi tutti apparentemente trascurabili, portano con loro. Al di là della condivisione o meno del "messaggio" (che brutta parola!) il film ha il merito di trasmettere efficacemente l'atmosfera del periodo e soprattutto di astrarre lo spettatore dalla sua dimensione quotidiana, facendogli comprendere che chiunque può sentirsi partecipe della storia.

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Ultima risposta 26/06/2009 14.58.20
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  02/03/2008 21:59:59
   7 / 10
Un'istantanea corale su un evento che ha sconvolto l'America. Un richiamo nostalgico su quello che poteva essere ma non è stato. Estevez dirige un film appassionato, molto sentito e di questo gli deve essere dato atto, ma forse non ha abbastanza dimistichezza ed esperienza per tessere dei film corali. Alcuni personaggi restano sfocati, altri rimangono ai margini. Malgrado tutto mi sembra un film sincero ed emotivamente raggiunge bei momenti di intensità.

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Ultima risposta 02/03/2008 22.03.59
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PetaloScarlatto  @  29/02/2008 14:56:26
   9 / 10
appena finito di vedere e mi è piaciuto tantissimo.

Unica pecca, alcuni personaggi poco approfonditi, ma in un cast davvero stellare il film sarebbe dovuto durare sei ore...

La Moore mai così brava. Assistiamo ai soliti noti ( Hopkins, Sheen, la Hunt, Macy, Graham ), gli attori del futuro ( il già collaudato Wood e la scoperta LaBeuf ) e un ritrovato Slater, finalmente in un ruolo serio, dopo gli ultimi flop sia commerciali che professionali.

Da vedere, per indignarsi.

Perchè la violenza NON è mai giustificata. Perchè, come dice nel lungo, toccante discorso finale lo stesso Kennedy, la violenza genera violenza

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Ultima risposta 29/02/2008 14.58.17
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  12/06/2007 14:50:48
   7 / 10
Buon lavoro di Estevez che attraverso un film intenso e commovente celebra uno dei politici americani piu’ apprezzati di tutti i tempi:Robert Kennedy.
La pellicola è un affresco corale al quale danno vita numerose star Hollywoodiane tra le quali svettano per intensita’ interpretativa Demi Moore,Sharon Stone e il solito William H. Macy.
Estevez racconta attraverso i suoi personaggi un’America allo sbando,priva d’identita’,ferita e logorata dal sanguinoso conflitto del Vietnam,il film infatti non è un documentario sulle ultime ore di vita del senatore,ma del pensiero degli americani rappresentato attraverso i gesti quotidiani della gente comune che affollava l’Hotel Ambassador la sera dell’attentato.
Ottima la capacita’ del regista di rappresentare il pensiero di una nazione attraverso svariati personaggi,di varia estrazione sociale,etnia ed eta’ che si fondono con gli ideali di Kennedy, basati su valori quali la fratellanza,il rispetto per i ceti meno abbienti ed ovviamente la pace.
Molto bella la scena finale in cui il pensiero di Kennedy si fonde con le immagini di disperazione e panico scaturite dopo la sparatoria,Estevez racconta il tutto attraverso una regia misurata,priva di inutili virtuosisimi,peccato tralasci qualche personaggio approfondendolo poco e si perda ogni tanto in qualche dialogo di troppo.
E’ palese la passione del regista sull’argomento che infatti affronta a tratti con un pochino di enfasi eccessiva, ma è inevitabile azzardare un paragone con i politici odierni ,omuncoli privi di dignita’ al cospetto di un uomo dotato di grandi valori che voleva estendere anche al proprio popolo.

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Ultima risposta 13/06/2007 09.55.09
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento mimmot  @  17/02/2007 19:22:32
   9 / 10
Era la sera del 4 giugno del 1968 quando un colpo di pistola, sparato nelle cucine dell'Hotel Ambassador di Los Angeles, uccise Robert Kennedy e un'idea di America che morì con lui.
Era stata una lunga giornata, quel 14 giugno per Robert Kennedy:
Reduce dalla vittoria alle primarie di California, che lo aveva consacrato sicuro candidato alla prossime elezioni presidenziali, dopo il rituale discorso di ringraziamento, mentre attraversava le cucine di un grande albergo di Los Angeles, una pallottola alla testa pose fine al "sogno americano", a quell'altra America che la faccia di Bob sembrava promettere e che dopo non c'è stata più.
Il film di Emilio Estevez, bellissimo, parla proprio di questo e di tutto ciò che avrebbe potuto succedere con lui e che non è successo.
Bobby (è questo il titolo del film ) racconta le ultime ore di Robert Kennedy trascorse nell'Hotel Ambassador sul Wilshire Boulevard di Los Angeles, a preparare il discorso di ringraziamento, in attesa di quella pallottola in testa che chiuderà un'epoca che non si è mai aperta.
E' un discorso pacato, sereno, speranzoso; Bob parla già da Presidente, sa che da lì a poco sarà alla Casa Bianca; dice che non c'è una sola America, ma tante Americhe, con tanti, troppi problemi (diritti civili violati, ingiustize sociali, violenza, una sporca guerra da combattere), un'America disincantata a cui Robert chiedeva di stare uniti perchè "uniti possiamo farcela".
E' bellissimo il film di Emilio Estevez, che non nasconde di provare rimpianto per Bob e per quello che con lui sarebbe potuto essere; così come non nasconde di rimpiangere Kennedy tutto il cast, straordianario, che al film ha partecipato.
Eppure, salvo che per pochissimi istanti e per pochissime sequenze di filmati d'epoca, Bob non si vede, se ne intuisce la presenza attraverso altre vite, altre storie, altre facce, altra gente.
Gente che lavora, beve, si fa, si sposa per non andare in Vietnam, spera, gioisce per Don Drysdale dei Dodgers che proprio quella sera stabilì il suo record.
E si intuisce che ciò che si vede sullo schermo è il momento che ha cambiato il mondo e la storia, non solo dell'America ma di tutti noi.
Era un mondo che aveva già annusato che stava succedendo qualcosa: c'erano le canzoni di Bob Dylan, di Jim Hendrix, quelle di protesta di Joan Baez, era imminente lo sbarco sulla luna, a Parigi si occupava l'Università, a Praga c'era la primavera.
Un mondo che ribolliva come un vulcano, che cercava nuove frontiere che la faccia di Robert Kennedy sembrava promettere.
Poi, dopo le pistolettate della notte del 4 giugno non sarà più così.
L'America finirà in mano a Nixon, impantanata nell'inferno di Saigon, violentata e offesa dagli scandali, delusa per le occasioni perdute; e poi ancora altre sporche guerre, amareggiata da altre, troppe ingiustizie, ferita da quel tragico terrorismo che essa stessa aveva alimentato.
Basterà un solo film a far rinascere quella speranza?
Non credo. Troppo tempo è passato, troppe cose sono rimaste uguali ad allora.
Eppure è proprio così che si esce dalla visione del film, con la speranza che tutto possa ancora cambiare e con il rimpianto e la nostalgia per un mondo che avrebbe potuto andare, sarebbe dovuto andare, in una direzione diversa, per un'America che sarebbe stata diversa con la faccia di Bob.
Si esce con la sensazione come se, anche a noi che stiamo dall'altra parte dell'Oceano, ci fosse stato rubato qualcosa che ci avrebbe fatti migliori e, soprattutto, più innocenti.

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Ultima risposta 20/02/2007 19.30.17
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  06/02/2007 13:35:43
   6½ / 10
Film corale di Estevez che non puo' far a meno di portare ad un collegamento con i film popolati da numerosi personaggi di un maestro quale Altman.
Bobby ha il merito di far vedere ad un pubblico che probabilmente quel periodo non lo ha vissuto o lo ha visto attraverso uno schermo il concetto di politica democratica americana negli anni sessanta. Il tocco di classe di Estevez è quello di descrivere il coinvolgimento emotivo, ideale ed anche pratico di varie persone che con ruoli diversi sono spinte in un'unica direzione.
Il difetto piu' grave di questo prodotto è la scarsa caratterizzazione di alcuni personaggi e l'inutilita' di altri. Per quanto riguarda le interpretazioni dell'immenso cast vorrei sottolineare il fatto che le attrici (Demi Moore, Sharon Stone, Helen Hunt) surclassano i maschietti. Infatti la scena migliore ce la regalano proprio Sharon Stone ed un'alticcia Demi Moore. Nostalgica la figura di Hopkins, bravi sia Slater che W.H. Macy; molto meno convincenti Frodo (Wood), peccato perchè il suo personaggio ha un importante valore simbolico, Ashton Kutcher e Lindsay Lohan.
Il classico film da cui ci si aspetta qualcosa in più.

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Hartigan81  @  05/02/2007 10:13:13
   6 / 10
gran cast, veramente di gran classe con alcuni attori veramente formidabili, il film a volte risulta un po troppo lento con alcuni personaggi che veramente non servirebbero all'interno del film il finale molto bello e intenso...

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Ultima risposta 05/02/2007 17.17.04
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  04/02/2007 21:22:26
   5 / 10
Mi aspettavo qualcosa di diverso, di molto diverso. Lo pensavo più incentrato sulla figura di Bobby, invece mi sono vista una rassegna di piccole vicende esistenziali in quel '68 statunitense, un lungo preludio alla scena madre: l'assassinio di Robert Kennedy. Le diverse storie con i loro personaggi convergono verso lo storico e tragico finale.
Cosa vuole dirci Estevez? Forse che l'America di allora era più idealista, più coinvolta, più consapevole rispetto alle coscienza politica di oggi? Che gli americani erano meno cinici, indifferenti, obnubilati? Forse che il sogno di un'altra America si è frantumato in quel fatidico momento?
Non so, a dire il vero,quale sia nelle intenzioni il messaggio del regista, so che non ha saputo trasmetterlo e più che tutto ha annoiato.
Salvo l'ultima scena, per ovvi motivi l'unica che riesca a risvegliare finalmente l' interesse dello spettatore, il resto risulta un'insalotona mal condita.
Devo però elogiare la Moore, forse nella sua migliore ( l'unica degna?) interpretazione.

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Ultima risposta 12/02/2007 21.29.09
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Vegetable man  @  04/02/2007 09:54:14
   5 / 10
L'idea di raccontare le storie delle persone sconosciute coinvolte nell'omicidio kennedy per poi riannodare i fili nel finale non è affatto male. Peccato che i personaggi siano troppi, ricevendo così poco spazio per delinearsi. L'aspetto più irritante è però il moralismo che impera e banalizza ogni "tema scottante" che il regista cerca di affrontare. Infine, i discorsi interminabili su pace amore fratellanza di robert kennedy potevano anche rispiarmiarceli, visto il contenuto acquoso e demagogico. Un finale in odore di martirio salvifico si pone a suggello di un film fatto da americani, che parla di americani per gli americani. A me sinceramente ha detto proprio poco.

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Ultima risposta 04/02/2007 10.01.26
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  30/01/2007 21:21:44
   6 / 10
Siamo noi spettatori interrogare la coscienza degli americani che hanno visto distruggersi l'ultimo grande sogno Liberale e il materializza inevitabile della crisi.
Forse è vero: spesso odiosi, ma perseguitati da troppe sventure per non suscitare, se non simpatia, almeno una sorta di empatica comprensione.

"Bobby" cerca di dirci tutto questo. ma onestamente funziona solo in parte. L'errore ideologico e stilistico è la ragione dei limiti del film.

E' un film onestissimo, che vorrebbe essere un affresco corale sullo spirit of 68", ma ammicca a situazioni da sit-com à la Neil Simon attraverso una sceneggiatura che non riesce ad essere abbastanza credibile per un film d'autore e troppo accademica per un prodotto commerciale.

Il montaggio è spesso molto efficace , anche quando i momenti migliori riescono a catturare la drammatica "attesa" (annunciata) rivelando agli spettatori tutto cio' che si aspetta già di vedere, prima o poi...

Ci sono tanti film diversi che giocano sull'inevitabile effetto-epilogo, come Nashville, Titanic, pure Elephant.

Pero' Estevez racconta un decimo dell'America, con l'ambizione di enfatizzare un sentimento di grande speranza, evitando di interrogarsi sui detrattori del senatore, e per questo la sua "morte annunciata" sembra una scheggia impazzita un'atroce dissenso in una dispersiva e faziosa campagna elettorale a suo favore.

I referenti ad Altman, compresa una citazione di "long goodbye" francamente incomprensibile, aono aopraffatti da uno spirito che vorrebbe essere irriverente (l'inguardabile trip lisergico-giovanile) o blandamente epico (l'oceano di dichiarazioni dello stesso K. nelle immagini di repertorio).

Meglio i personaggi à la Alburquenque (Demi Moore) - vs, chi è Alburquenque? "Nashville" docet - superflui molti altri.

La storia migliore, quella del giovane messicano senza permesso di soggiorno che fa gli straordinari e perde l'occasione di vedere una partita di baseball, è viziata da un micidiale moralismo razziale , mentre Christian Slater riesce ad essere realmente persuasivo.

Le citazioni di Arthur Penn o persino Clarence Browning non fanno che accrescere la confusione generale, mentre i "giovani del vietnam tornano a casa dentro sacchi di plastica".

Trovo particolarmente grave questo bisogno di banalizzare attraverso l'espediente da sit-com realtà così inquietanti.

Puoi mettere insieme starlettes e hippie dementi, mogli insoddisfatte e tanto glamour, e il gioco è apparentemente ben congeniato.

Come lo è del resto l'uso della mdp fissa sui volti angosciati dopo lo sparo

Nell'insieme funziona, a patto di non prenderlo troppo sul serio.

La frase piu' bella del film: "siamo tutte tr.o.ie, tutte quante, solo che alcune di noi vengono pagate"

C'è forse una nuova soap opera in vista?

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Ultima risposta 31/01/2007 13.31.49
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norah  @  30/01/2007 19:59:40
   6½ / 10
Un cast da mille e una notte partecipa indistintamente alla costruzione di quest'opera corale che racconta gli ultimi giorni di kennedy visti con gli occhi della gente comune.
L'idea di collocare i personaggi in un hotel ,anche se non originalissima, é molto carina anche se concordo con fidelio quando dice che non tutte le storie appaiono ben delineate , risultando troppo marginali, rischiano spesso di confondere lo spettatore.
Mi é piaciuto molto il duetto Moore-Stone,ma tanto avete già detto pure questo,quindi andate affa.

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Ultima risposta 01/02/2007 21.09.44
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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  30/01/2007 11:43:14
   6 / 10
Il compitino di Estevez è svolto con diligenza e solerzia, c'è perfino il plotone di artisti che si esibisce a paga sindacale per rinverdire la memoria su un personaggio che, a sentirlo parlare dai filmati d'annata, sembrava così avanti da stare su un altro pianeta. Devo dire che se fossi attrice e fossi abbastanza famosa da lavorare a paga sindacale avrei recitato anche io non Bobby: un bello spot antiBush... ma purtroppo credo che a vederlo siano coloro che già propendono per la sponda democratica.
E' affascinante, a priori, il fatto che si racconti un episodio celebre attraverso le storie di chi sta attorno all'avvenimento, partecipandovi in modo talvolta marginale. Per di più il volenteroso Emilio affronta molti temi: il razzismo verso neri e messicani e quello TRA neri e messicani, l'avanzare dell'età per un'artista bellissima e disfatta, i matrimoni celebrati per salvare possibili giovanissimi dall'incubo del Vietnam, la pensione, la depressione e l'emulazione di miti famosi, i tradimenti e le vendette e... puff, pant... ce ne sono ancora di temi?
Il risultato, purtroppo, è stentato a tratti, vagamente retorico e un po' buonista. Si staccano dallo schermo solo le dive Stone e Moore, diversi gradini sopra gli altri... mentre mi chiedo ancora com'è possibile che Frodo Baggins faccia l'attore e per questo venga anche pagato.
Bello il finale, anche se molto trascinato... dimenticabile gran parte dell'intreccio, ma la sufficienza me la strappa.

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Ultima risposta 31/01/2007 18.08.26
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  29/01/2007 15:15:25
   5½ / 10
Emilio Estevez in Sheen si mette d'impegno per confezionare un film corale che tratti delle vite che si sono sfiorate con quella del senatore Kennedy il giorno del suo omicidio; il risultato è discontinuo, retorico e spesso noioso. L'eccellente cast appare sbandato e frastornato, e nessun personaggio acquista quello spessore che meriterebbe: Altman non abita qui.
Menzione particolare per Demi Moore e Sharon Stone, coraggiose nell'ostentare le rughe dei loro ormai prossimi 50 anni ma svilite da una sceneggiatura che dedica loro poco spazio, così come al sempre bravissmi Macy. Totalmente inutili tutti gli altri personaggi, in particolare Hopkins e Belafonte ed i loro scacchi, mentre - udite udite - ad interpretare il vecchio saggio nero non c'è Morgan Freeman ma Laurence Fishburne, poco a suo agio senza palandrana nera ed occhiali da cieconato.

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Ultima risposta 31/01/2007 16.17.05
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  28/01/2007 18:31:00
   5 / 10
Vedendo questo film la sensazione che si prova è simile a quando si aprono quelle inutili scatole regalo enormi e piene di fascino per poi trovarvi dentro una s.tronzata da quattro soldi.
Un dispendio di mezzi enorme e uno stuolo di attori di grande richiamo per una operazione senz'anima.
Immaginatevi uno sceneggiato televisivo americano, da vedere a puntate di max 20 min., ecco il livello dello script e della regia è quello.
Uno spreco le varie stars completamente fuori parte e/o inutili (a cominciare da Hopkins), fra queste si salvano solo le oramai mature Demi Moore e Sharon Stone in un duetto di alta classe.

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Ultima risposta 29/01/2007 10.58.27
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  28/01/2007 15:09:43
   6 / 10
Sicuramente un film di alte prospettive, ma che non mantiene le promesse. Fare un film corale è sicuramente difficile e quindi si può essere anche più comprensivi per alcuni appesantimenti, ma il problema di questo film consiste nell’aver inserito troppe storie che alla fine non si collegano adeguatamente tra loro e soprattutto restano un po’ “vaghe” cadendo troppo spesso nell’inutile.
Penso ad esempio a quella dei due ragazzi che si sposano per evitare che lui parta militare. Poteva essere sviluppata molto meglio e invece cade nello scontato. Capisco anche la voglia di mostrare l’America di quegli anni, ma anche la storia del trip è proprio una boiata. Credo che eliminando un paio di storie (quella con Hopkins ad esempio che è davvero inutile) si sarebbero potuto approfondire di più qualche aspetto lasciato troppo a se. Anche un po’ più di cattiveria non avrebbe guastato invece di infarcire tutto con un buonismo di fondo in troppe scene, su tutte quella in cui il ragazzo messicano viene omaggiato come un cavaliere.
Splendidi i minuti dell’omicidio, disastrosi quelli finali con la voce fuori campo del senatore e tutti che si abbracciano e la bandiera americana che sventola. Di bello c’è una straordinaria compagnia d’attori ottimamente diretti, con un W.H. Macy strepitoso. Molto brave anche S. Stone e D. Moore.
In sostanza un buon film che però manca di quella cattiveria e arguzia che Altman aveva in America oggi.

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Ultima risposta 29/01/2007 14.36.03
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frangipani79  @  28/01/2007 12:44:39
   10 / 10
Un film stupendo, che tutti noi dovremmo vederlo. Non fa né parte di un filone revival, nè è eccessivamente celebrativo di una politica invece di un'altra. Uno sguardo dall'interno dell'America in un giorno importante, di uno degli anni più burrascosi del Novecento.
Estevez riesce completamente nel suo intento "altmaniano" come gli schizzinosi bollano questo film (mica che Altman li abbia azzeccati tutti i suoi film !) di dipingere 22 diverse storie, senza neppure la pretesa di farle interagire o evolvere tutte. Oltre che rubare spazio al protagonista, che neppure si vede mai, avrebbe leso l'etica stessa del cinema che difficilmente parla di storie ordinarie, a meno che queste non siano straordinarie per il luogo e le circostanze.
Girato con una qualità delle immagini stile anni 60, sembra effettivamente di esserci in quell'Hotel e di essere catapultati a 39 anni fa. Scopro con questo film, tramite i suoi discorsi, quanto profondi fossero e così poco retorici. Magari i politici di oggi riuscissero a parlare della guerra in Iraq o delle altre guerre americane con quella stessa incisività, senza mai scadere in demagogia e ricorrendo a frasi infelici come quelle dei nostri politici italiani attualmente al governo !
L'Hotel Ambassador, quartier generale della campagna elettorale di Bob Kennedy in California, è dipinto come una straordinaria macchina in cui la forza lavoro di tante persone, bianchi, neri e tanti immigrati, contribuisce alla realizzazione di un progetto ormai compiuto, ma che senza una montagna di soldi non sarebbe stato possibile. Sono anch'io uno di quelli che si indignano un po' per i soldi spesi anche solo per delle primarie (come in questo caso), ma se serve a creare ricchezza e dignità per tante persone allora ben venga anche la politica.
Tutti hanno voce in questo film. Dai giovani procacciatori di voti che non vogliono andare in Vietnam e allora si affidano a Kennedy (non capendo probabilmente niente di politica), ai dirigenti di Partito, affamati di cariche e poltrone. Dagli immigrati neri e messicani alle star in decadenza, alcolizzate e infelici della felicità altrui.
Tutto imploderà nelle cucine a causa di uno squilibrato. I sogni dei più arrivisti e sostenitori dell'ultima ora, si polverizzano. I lavoratori, quelli veri, con i piedi per terra perderanno solo un uomo su cui avevano scommesso perché, lentamente, l'America uscisse dal pantano chiamato Vietnam e affinché qualcosa veramente cambiasse.
Le scene finali sono mozzafiato. Sulle note di Simon & Garfunkel scorrono le immagini e i discorsi di Bob Kennedy, e tutta l'amarezza di un sogno infranto.

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Ultima risposta 01/02/2007 23.55.55
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