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Sperimentale e rozzo, Boiling Point è il secondo film di Kitano e, se si distacca da Violent Cop per i temi trattati, anticipa invece quella che sarà la sua poetica della violenza nel mondo yakuza e dell'ironia dissacrante presente in modo più pregnante a partire da Sonatine. Con quest'ultimo ha in comune anche quell'elemento ludico che stempera i toni e la crudezza di certe immagini.
A tratti è noioso ma per la maggior parte del tempo divertente soprattutto grazie al personaggio di Uehara, un mafioso pazzo impersonato da Kitano stesso, che ruba ai propri capi, matratta la sua donna, uccide a casaccio. Nonostante proceda con una struttura poco lineare, Boiling Point, una sorta racconto di formazione sgangherato, ha il suo sporco fascino e si lascia guardare fino al finale spiazzante. Da notare l'assenza di accopagnamento musicale, come a non voler trasmettere nessun pathos.