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Renoir si sta dimostrando un autore fantastico nella sua coerenza di discorso contro l'ipocrisia e i vacui riti della società borghese; questo film è stata per i miei occhi sempre una prova del suo stile "poetico" e delicato (la sequenza onirica iniziale dove il suono del flauto di pan di un vicino trasfigura il corteggiamento del padrone di casa in una scenetta bucolica e teatrale) mutuato, in questo specifico caso, dallo stile grottesco dato dal modo in cui è tratteggiato e interagisce il personaggio di Boudu.
Carta vincente è stata spostare il focus dell'intera opera dal libraio a Boudu stesso: così facendo Renoir ha permesso che tutta la carica anarchica esplodesse perfettamente: Boudu si comporta da autentico selvaggio, devasta letteralmente la casa, non sa rinunciare ai suoi istinti più grezzi e primordiali, nonché sessuali: così facendo però finisce per mettere alla berlina, uno dopo l'altra, tutte le ipocrisie della società borghese. Da questo punto di vista ho semplicemente trovato fantastiche tutte le stilettate di scrittura inserite comunque in maniera armonica e continuativa nel modus del racconto. Alcune di queste poi raggiungono livelli di cinismo e amarezza altissimi ("Avremmo fatto meglio a salvare un borghese"). Ma è anche sotto l'aspetto visivo che la denuncia funziona benissimo (la madre che strattona il bambino quando vede Boudu nelle vicinanze o le persone che si radunano attorno al medico sullo sfondo mentre Boudu in primo piano sta respirando). Insomma una progressione continua di cui Boudu sembra progressivamente carpirne la meschinità e che ha come climax l'amarissima sequenza del matrimonio dove la fortuita vincita alla lotteria permette di salvaguardare lo schematismo borghese e sotterrare lo scandalo sessuale consumato nella casa. Per Boudu non rimane altro da fare che rituffarsi nel fiume e dismettere i panni del borghese per rindossare quelli del poveraccio, altra scena dal fortissimo impatto poetico e emozionale.
Il Bodou di Michel Simon (bravissimo) è uno di quegli scarti della societa' che prima ti fa pena e che poi ti penti di aver salvato dal suicidio..."quantomeno di notte". Questo antipatico barbone rappresenta l'opposto dell'ipocrisia borghese, come il marito infedele ma che tiene saldo il matrimonio. I vari stravolgimenti in alcuni casi sono divertenti, in altri il grottesco prende il sopravvento e non mi aiutano ad apprezzare a pieno il film. Ma Bodou è un personaggio davvero assurdo, palesemente impossibile, da cui possiamo aspettarci di tutto, anche quel matrimonio...
Reduci da quel capolavoro clamoroso de "La Cagna" mi sarei aspettato sinceramente qualcosa di più dal magico duo Renoir-Simon. Per carità, come inno di libertà universale e come beffarda critica di una società borghese involuta e moralista "Boudu" non è affatto un brutto film, anzi, mantiene tutt'oggi in determinati passaggi una forza poetica autenticamente anticonformista; ma se da una parte l'obiettivo finale è senz'altro raggiunto dall'altra le situazioni narrative utilizzate per arrivarci sono spesso forzate (ospite del suo salvatore il protagonista ne combina di ogni colore eppure il padrone di casa non dice nulla ) se non addirittura banali ( la scontata vincita alla lotteria ), ed è un peccato. Pur nel nulla, Michel Simon giganteggia.
Come tipico dello stile di Renoir il teatro viene riportato in vita nel cinema e i riferimenti classici si evidenziano nella nota scena in cui Boudu nell'uscire dalle acque ricorda per certi versi Venere. Venere non è l'unico personaggio che tutti conoscono a venir preso in considerazione, ma in maniera strabiliante lo stesso Boudu sembra imitare Charlot di Charlie Chaplin: il divario tra poveri e ricchi, il comportamento che va contro la morale, il bisogno sessuale, l'istinto di sopravvivenza. La quasi imitazione del mito chaplianiano non sfigura affatto grazie all'accorta recitazione dell'attore Micheal Simon, uno dei più grandi attori di quell'epoca, il quale inoltre porge molte attenzione all'uso del corpo e alla dizione. La metafora che Renoir vuole far passare tramite il personaggio di Boudu si cela proprio nella rinascita, nel ritorno del personaggio stesso segnando un capovolgimento della storia e soffermandosi a pensare a quella che è stata la vita nel passato e quella che sarà in futuro, entrambe vissute faticosamente.
Troppo facile dire film anti-borghese. Lo stesso "clochard" Boudu non è soddisfatto della sua condizione di barbone, in e come, alternativa alla società borghese. Boudu è un cialtrone! Contrariamente al suo salvatore, non vuole (potendo) istruirsi, non prova a elevarsi, egli si mantiene da se nell' ignoranza e nella stupidità (sputa nei libri che trova in giro nel negozio del libraio) Non sa nemmeno lui quello che vuole, non sceglie, non è riconoscente a chi lo vuole aiutare. Questo fa di lui un "essere umano" veramente basso e odioso.
Bellissima opera di Jean Renoir dopo "La Chienne". Non si tratta di "realismo poetico" bensì di una commedia al vetriolo. Renoir e Bunuel sono stati due registi essenzialmente anti-borghesi, e personalmente "Boudu Salvato dalle Acque" lo considero il più bunueliano dei suoi films tanto tende al grottesco. Se anche qui il regista si prende gioco pesantemente della piccola borghesia con una sceneggiatura davvero deliziosa (alla Bunuel sul serio), come nel successivo "La Scampagnata" sembra tutto all' insegna del rispetto delle convenzioni borghesi (il matrimonio di Boudu con la serva del suo salvatore, libraio di professione, dopo aver vinto un' ingente somma - 100000 franchi - alla lotteria). Allora assume ancora più valore il fatto che
l' ex-vagabondo - interpretato in modo particolare da Michel Simon, che può anche non piacere - dopo una seconda "scivolata" in acqua, e un' altra chance di vita, scelga di abbandonare quel mondo e di ritornare alla propria vita da mendicante.
A questo proposito di una poesia travolgente gli ultimi 5 minuti di pellicola. Straordinaria fotografia impressionista. Ah, l' ultima inquadratura sembra fatta da Welles.