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"Brucia, ragazzo brucia" è un prodotto di altri tempi, la firma è di Fernando di Leo. La regia in questione è sicuramente da lodare, di Leo ha girato vari film , destreggiandosi su varie linee di concetto.
Questo del 1969 è un film che riprende , in modo anche abbastanza chiaro, tutte quelle tematiche rivoluzionarie, o presunte tali, del movimento del sessantotto. Alla base quindi un processo contro la borghesia, contro l'omologazione ,nel nome di una libertà hippy. Prende forma, quindi, una pellicola filosofica e simbolica, anche altre regie hanno fatto cose del genere, pensiamo a Pasolini (con altre sfumature) e allo stesso Antonioni .
"Bruca, ragazzo brucia" vive nel suo mondo, nei suoi personaggi, tutto immerso nelle sue concezioni, nel proprio apparato teoretico. La storia si apre subito, la durata breve del film italiano è emblematica; il messaggio di di Leo arriva subito in modo chiaro, veloce. La sceneggiatura gioca le carte principali, cerca di arrivare nella mente del pubblico attraverso i suoi giochi e soprattutto ai simboli, il tutto è esposto in maniera frenetica ed accentuata. La storia , invece, non regge il passo spedito delle immagini e risulta essere scarna. Situazioni molto al limite. Non è un difetto, per carità, ma solo una limpida prerogativa della regia.
Il film ha un suo fascino con tanto di ambientazioni idonee ed accattivanti. Vien meno quasi tutto sul versante tecnico, eccetto un paio di musiche e di inquadrature. Convince comunque un finale drammatico e ancora una volta molto simbolico.
Dopo alcuni film di Antonioni, questo di di Leo, sul tema dei processi del sessantotto , è un prodotto da prendere in considerazione, spinto e fuori dai crismi della regolarità.
pellicola particolare, che vede come ambiente pressochè solamente una semideserta spiaggia, e una contrapposizione tra gioventù ribelle e senza inibizioni in contrapposizione ad una classe sociale borghese che viene nettamente criticata e massacrata da Di Leo. Personalmente non mi ha esaltato più di troppo, ma si lascia seguire bene. Importante poi, per gli anni in cui è stato girato...
Sicuramente non appartenente al genere erotico all'italiana che in quegli anni si dilettava più a mostrare (poco) che a raccontare (nulla),questo buon film di Di Leo è in realtà girato bene per quanto ambientato per la maggior parte della sua durata su una spiaggia che non ha nulla di speciale. Ha una storia costruita intelligentemente e con pochi momenti di stanca,di certo non è così erotico come si potrebbe pensare dalla trama ma ben più riflessivo ed è un bene. La stessa critica alla coppia borghese,che nel finale convincente assume i caratteri di vera e propria meschinità,è ben riuscita. Si ripete un pò troppo pur non durando così tanto ma le buone prove recitative e le musiche fanno il resto è il risultato è un film più che dignitoso.Qualche cosa sembra un pò buttata lì,come i bambini che fanno discorsi più grandi di loro. Oggettivamente la ragazza con il costume di margherite è splendida...
Un film dal soggetto abbastanza inusuale ma non totalmente estraneo alla filmografia di Fernando Di Leo, qui alle prese con uno dei suoi primi lavori, incentrato sul rapporto tra un giovane e piacente bagnino e un'abbiente signora frustrata sessualmente.Alcune argomentazioni torneranno in "Avere vent'anni" e "La seduzione",ma in questo caso lo scopo prioritario consta nel dare risalto alla condizione della donna in un'epoca di cambiamento,in cui un opprimente e falso perbenismo veniva accantonato per rivendicare il proprio diritto alla libertà(non solo sessuale). L'interazione tra giovani e adulti è solo un trampolino di lancio,Di Leo è abile nel sottolineare le differenze innescate più da restrittive e conformiste norme societarie che da reali problematiche generate dalla differenza d'età,non si risparmia quindi nel condannare le ipocrisie della coppia borghese,schiava delle proprie apparenze da difendersi a qualsiasi costo. Utilizzando dei set miseri,ossia una spiaggia semideserta,una fatiscente cabina e un austero appartamento arredato in stile moderno,il regista condanna le restrizioni morali di cui erano vittime ancora molte donne sul finire degli anni ‘60 e di come queste faticassero a liberarsene,imprigionate in rigidi schemi comportamentali ai quali neppure la protagonista riesce a sottrarsi fino in fondo, innescando conseguenze di tragica portata. Buon film con qualche momento di stanca,importante soprattutto per il periodo in cui venne realizzato.Recitazione accettabile,la Prevost e Macchia un po' imbalsamati ma non pessimi,resta impressa la bellezza di Monica Strebel, il suo "costume" fatto di margherite è faticosamente dimenticabile.
L'esplosione del menage matrimoniale, la scoperta del sesso di una donna insoddisfatta. Considerando l'anno (il 1969), è un film coraggioso e intelligente visto da un punto di vista femminile. Un'escursione inusuale di un regista abituato ad altri generi, ma le tematiche di questo film saranno ulteriormente sviluppate con Avere vent'anni con cui forma un ideale dittico.
Stupendo... Un anno il '69 pieno di gran film a sfondo sessuale e questo è uno di quelli.
Di Leo con il suo amico Aristide ci regala una deliziosa storia, una fotografia e dei colori magnifici in più una gran colonna sonora: personalmente non sò cosa chiedere di meglio in un film del genere!