bubble regia di Steven Soderbergh USA 2006
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bubble (2006)

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locandina del film BUBBLE

Titolo Originale: BUBBLE

RegiaSteven Soderbergh

InterpretiDebbie Doeberreiner, Dustin Ashley, Misty Wilkins

Durata: h 1.23
NazionalitàUSA 2006
Generethriller
Al cinema nel Maggio 2006

•  Altri film di Steven Soderbergh

Trama del film Bubble

Martha e Kyle lavorano in fabbrica da molti anni e per due persone solitarie e malinconiche come loro diventare amici è stato quasi inevitabile. L'equilibrio del loro rapporto, però, viene disturbato dall'arrivo di una nuova operaia, una ragazza madre di nome Rose. Martha, che nutre qualche dubbio sul carattere ambiguo di Rose, rimane sconvolta quando scopre che Kyle, invece, ha iniziato una relazione con la ragazza. Il faticoso tentativo dei tre operai di costruire un rapporto personale più profondo, sarà però vanificato dalla morte violenta di Rose, che stravolgerà le loro esistenze abitudinarie distruggendo così ogni illusione.

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Voto Visitatori:   6,46 / 10 (47 voti)6,46Grafico
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Voti e commenti su Bubble, 47 opinioni inserite

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Oskarsson88  @  05/04/2020 23:19:20
   7 / 10
Veramente una bella sorpresa, film al limite del finto documentario, nell'atmosfera, nei mezzi, nelle inquadrature e con recitazioni di non attori. Trama lineare anche se non si capisce fin da subito dove si voglia andare a parare, anzi più che lineare direi addirittura circolare, visto come si inizia e come si finisce. Una storia semplice di una realtà povera e disagiata dove si insinua del veleno. Come già detto da altri ricorda Van Sant, sorprende che un regista faccia film tanto commerciali alternati a cose apparentemente di stile molto indipendente.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  18/01/2017 18:57:39
   8 / 10
Tra le pompose e sfarzose produzioni americane ogni tanto anche uno dei registi più sopravvalutati, Soderbergh (a causa anche di Cannes che gli ha fatto montare la testa a 26 anni) predilige alternare lungometraggi di taglio indipendente e nel minimalismo osa sperimentare e spesso dà il meglio.
In 'Bubble' giostra il suo microcosmo di periferia in pochissime centellinate locations, con attori rigorosamente presi dalla strada, dando un sapore di autenticità all'operazione, ha il gusto di asciugare i copioni ed allungare i silenzi, è un Soderbergh in versione Gus Van Sant, procede sulla falsariga di un documentario che fotografa realisticamente gli effetti della crisi economica su 3 vite dello stesso ceto, contemporaneamente inquadrando i labili e mutevoli comportamenti umani, all'insinuarsi di un rapporto più profondo nascono inconsce invidie sottese.
Una sceneggiatura solidissima che non fa buchi neanche nel ribaltare clamorosamente la narrazione dai toni freddi bianco opaco a quelli gialli del whodunit sviluppati in modo altrettanto misurato.
Il Soderbergh più sconosciuto è anche quello più interessante.



3 risposte al commento
Ultima risposta 18/01/2017 20.19.16
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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  09/06/2014 17:12:22
   6 / 10
Gelido ritratto della torbida vita alcune persone nella profonda provincia americana. Ridotto nella durata, nel costo e nel cast. Buono.

ZanoDenis  @  01/04/2014 21:04:05
   6½ / 10
Interessante, niente male, soderbergh fa molto meglio qui con attori praticamente sconosciuti, che in altri film con un cast stellare.

kako  @  24/06/2013 01:23:17
   7 / 10
l'alienazione portata alle sue estreme conseguenze, una vita dove un solo elemento può scatenare una forte rottura con conseguenze tragiche. Uno sguardo freddo su un'esistenza piatta e depressiva dove si era creato un equilibrio fittizio, una forte critica sociale che punta il dito contro il degrado e l'apatia della società attuale nelle distorsioni del sistema capitalistico nei confronti degli strati più svantaggiati. Un film impegnativo e particolare che si vede però senza pesantezza complice la breve durata. Dai tratti quasi documentaristici, dalle inquadrature statitiche con molti primi piani, una regia funzionale al tipo di film, con poche e scarne musiche e una fotografia giallognola azzeccata che si adegua al messaggio del film. Ho apprezzato, non un capolavoro, non un film indimenticabile, ma un buon prodotto impegnato e abbastanza originale. Mi ha ricordato un po' Gus Van Sant. NOn male gli attori sconosciuti, sopratutto la protagonista.

Invia una mail all'autore del commento ziokartella  @  27/11/2012 13:02:01
   6 / 10
Più che thriller un drammone psicologico, tanto semplice-minimale-lineare quanto amaro, film assolutamente non banale da un ottimo regista.

markos  @  26/11/2012 23:25:55
   6½ / 10
Non male si lascia vedere, ma nn credo di rivederlo x una seconda volta.
consigliata almeno una visione!!!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  09/05/2012 21:03:15
   8 / 10
Straordinaria la protagonista di questo piccolo grande film di Soderbergh. Lei così sgraziata e poco attraente immersa in un contesto degradato dalla crisi economica (sembra di vedere le periferie misere della Flint di Moore), dove tuttavia è l'unico personaggio capace di mostrare ancora autentici slanci di sincero altruismo, in un universo totalmente anaffettivo e alienante, dominato dal bisogno di sopravvivere in primis ed in cui in maniera sottile, si insinua l'inganno e la slealtà. Si intuisce la rabbia sorda che cova dentro il suo animo ma si rimane altresì stupiti della sua (invisibile) reazione, quasi inconscia come se la razionalità stessa avesse subito un black out per dare sfogo alla rabbia. Ti lascia un velo di profonda inquietudine.

Crimson  @  06/01/2012 17:08:07
   7½ / 10
Film low-budget essenziale (quasi un mediometraggio), asettico e straniante.
La scelta di usufruire di attori non professionisti si rivela la carta vincente.
Si respira un aria di provincia, lontana dai riflettori.
La fabbrica di bambole ripresa nella sua alienante ripetitività mostra il riflesso di una manciata di esistenze solitarie e inquietanti.
L'affettività è ridotta all'osso e le relazioni interpersonali sono fragili e artificiose.
Il titolo è esemplificativo di un contesto imploso in una cristallizzazione di azioni routinarie e a basso profilo, estremamente vulnerabile.
La bolla esplode con l'arrivo di Rose, che destabilizza per Martha un equilibrio fittizio appartenente ad una dimensione più fantastica che reale.
Una regia chirurgica coglie gli sguardi carichi di inadeguatezza e invidia di Martha nei confronti di Rose.
Il ritratto di personaggi e dinamiche è impeccabile, tanto da suscitare sentimenti contrastanti verso Martha.
Risulta impercettibile il limite tra commiserazione e condanna; piuttosto prevale uno sconfortante senso di angoscia.
'Sesso, bugie e videotape' era stato il primo film indipendente del regista, e a mio avviso il migliore. Indubbiamente sopravvalutato ha avuto forse una buona percentuale di responsabilità affinchè egli impiegasse (sacrificasse?) il proprio buon (non eccezionale, sia chiaro) talento in progetti hollywoodiani, con risultati spesso mediocri o addirittura risibili ('Out of sight').
Bubble segna il ritorno ad una produzione indipendente, e risulta decisamente tra i migliori lavori di Soderbergh.
Doveva essere il primo di una serie di sei film a basso costo, ma il progetto è evidentemente fallito.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  16/10/2011 14:21:35
   7½ / 10
Non sopporto molto Soderbergh,regista tra i più sopravvalutati e sempre pretenzioso all'inverosimile. D'altro lato gli va dato il merito di essere anche uno che perlomeno prova a sperimentare e a volte se proprio non azzecca bei film ne fa di mooolto interessanti (vedi il duo del Che,film difficilissimo da gestire). Anche questo Bubble è cinema di alto livello. Girato con budget limitato,attori sconosciuti ma bravi,con uno stile asciutto e minimalista vicino al documentaristico,un pò mi ha ricordato l'agghiacciante Dogtooth di Lanthimos che però era di ben altra pasta e molto più film di rottura.
Per una volta Soderbergh non presenta intellettualismi d'autore vuoti e che girano su sè stessi: la routine e l'alienazione della vita proletaria dei protagonisti è rappresentata splendidamente,con l'ottimo commento musicale accattivante con la chitarra. Alla fin fine Bubble racconta una storia di "normale" rottura,causata dall'arrivo di un agente esterno (Rose) che farà finire tutto in tragedia.
Non da molte risposte il finale,tantissimi i dubbi che rimangono ma va bene così. Il senso di malessere continua e si acuisce addirittura sui titoli di coda in cui oggetti inanimati ci osservano con i loro occhi vuoti,quasi a voler giudicare i conflitti umani che si vengono a creare durante il film.
Certo,a voler essere sinceri è una pellicola originale ma non troppo: Kaurismaki ha ritratto i sottoproletari di periferia in tutte le maniere possibili,e a tratti Bubble mi ha ricordato fortemente La Fiammiferaia che raccontava di un disagio che esplodeva all'improvviso. Ma fa piacere vedere che tutto sommato anche Soderbergh ogni tanto osa veramente e senza furberie.

bebabi34  @  25/07/2010 22:57:57
   6 / 10
Gradevole racconto in stile noir. Intrecci di precarietà sociale e buoni propositi. Qualche minuto in più di finale non ci stava male.

gandyovo  @  20/01/2010 22:03:48
   6½ / 10
particolare, ma non esattamente riuscito.

Tom24  @  04/01/2010 23:46:59
   8½ / 10
Ragazzi che sorpresa! Un Soderbergh magnifico, il suo miglior film. Film vuoto e cupo, stupende le atmosfere e le musiche. Must see!

kierkegaard1000  @  19/12/2009 00:40:28
   7 / 10
Allora, il film a vederlo scorre molto veloce, non solo per il fatto che è molto breve (poco più di 1.20) ma anche per meriti di realizzazione...in effetti questi meriti sono ancor più evidenti tenendo conto del fatto che le scene si susseguono lentamente, nel silenzio, interrotte solo da qualche isolata schitarrata melodica, ed è quindi un buon segno che non ci si annoi...non male le musiche. Deve piacere il genere, non lo definirei semplicemente un thriller...
La storia è semplice ma non banale. A me è piaciuto.

Invia una mail all'autore del commento Aletheprince  @  14/05/2009 23:23:14
   8 / 10
Bubble è un'opera che certo non finisce nel dimenticatoio, sebbene la monotonia delle quotidiane vicende che interessano la piccola comunità, freddamente pervasa dalla ciclica routine delle aride fabbriche di provincia, viene didascalicamente riprodotta con una volontà più che documentaristica.
Il tutto dipingendo il freddo quadro sociale con dialoghi di una pochezza stantìa e di una sciatta banalità.
Eppure è proprio da questa lenta monotonia che scoppia il dramma sociale, gelidamente denunciato quasi come fosse un vulnus inevitabile di un'esistenza tanto fiacca e deprimente, quanto inevitabilmente soggetta alla drammatica implosione psicologica, scadendo stancamente nella tragedia finale.
La goccia scava la roccia, levigando con lento incendere una vita piatta e degradante, fiaccando finanche gli animi più puri e mansueti, vinti anch'essi dalla brutale ripetitività del quotidiano abbrutimento sociale e del degrado umano e morale.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  07/02/2009 02:35:58
   8 / 10
“Il determinismo è la dottrina filosofica secondo la quale tutto ciò che esiste o accade (evento), comprese le conoscenze e le azioni umane, è determinato in modo causale da una catena ininterrotta di eventi avvenuti in precedenza. Le principali conseguenze di questa dottrina sono che il libero arbitrio è un'illusione, e che tutto quel che accadrà in futuro è predeterminato dalle condizioni iniziali” (wikipedia).

E’ il Soderbergh che non t’aspetti: minimalista, asciutto, pregnante e incisivo. Il regista americano, mettendo da parte il sensazionalismo alla “Erin Brockovich”, dirige un film “sommesso”, nel quale i dialoghi risicati lasciano il posto alla forza narrativa ed esplicativa delle immagini. Queste riescono condensare in pochi, ma significativi, momenti l’essenza di un’opera che, in definitiva, mostra l’impotenza del soggetto di fronte al proprio ingovernabile agire come risultante non tanto del proprio libero arbitrio (il cui margine di operatività è ridotto ai minimi termini), quanto di una serie infinita e indefinibile di casuali eventi/variabili che interagiscono fra di loro. L’assassinio, che rappresenta la chiave di volta della trama, diventa così riconducibile non più “sic et simpliciter” al suo autore materiale, bensì alla fitta e inestricabile rete di cause ed effetti da cui esso è scaturito, e dei quali il film focalizza quelli più significativi quali: l’appiattimento e l’alienazione di una vita miserrima sempre uguale a se stessa, data dal grigiore di una “habitat” provinciale gretto e monotono, da un lavoro usurante e degradante nella sua ripetitività-meccanicità, da una situazione familiare difficile e limitante; nonché l’avvilimento riveniente dalla solitudine e dalla sopportazione di continui sfruttamenti e frustrazioni. Le premesse ci sono tutte perché anche la persona più serafica e pacifica possa esplodere e agire sospinta da un accesso di rabbia omicida inopinato e incontrollabile, così lontano dalla sfera della ragione da essere addirittura immediatamente rimosso. E il momento della presa di coscienza, coincidente sia col primissimo piano del volto che con il particolare dei suoi occhi atterriti, sembra porsi come simmetrico contraltare a quello in cui il viso e lo sguardo del medesimo soggetto sono colti all’interno della Chiesa: quasi a voler evidenziare la neutralizzazione della fede nella Provvidenza divina a causa dell’imprevedibile azione del Caso, in balia della quale si ritrova la vita di ogni individuo.
Eccellente Soderbergh nel rendere la ciclicità e il degrado di una società, rappresentata dal microcosmo di una cittadina di provincia angusta e gretta, nella quale la bontà dei pochi è sopraffatta dall’opportunismo e dal cinismo dei più.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Aliena  @  23/01/2009 01:05:31
   6½ / 10
IO avrei decisamente giocato di più sulla scenografia barocca offerta dalla fabbrica di bambole
ma forse così facendo il film si sarebbe caricato troppo e il regista non avrebbe saputo gestirlo
così ha ripiegato su una sciatta ripresa in cui si replicava la sciatta vita di questi
daccordo sodenbergh non hai fatto l'operaio e si vede
ma per un film che porta la tua firma sbattiti un po' di più

(con questo non volevo sottointendere che per me costui sia un grande regista al cui nome deve stare un alta opera cinematografica, la frase è messa li alla picciotta******** fosse anche stato il regista pio carlo l'avrei detto)

Gruppo COLLABORATORI SENIOR pompiere  @  29/12/2008 10:52:21
   8 / 10
Pensare che "Bubble" sia un film solo minimalista è estremamente riduttivo, oltre che sbagliato; la pellicola di Soderbergh si presenta, infatti, rigorosa, lineare, lucida.

Il montaggio, appena delineato, si sposa alla perfezione a uno stile registico pudico e naturale, di basso effetto scenografico; una sperimentazione stilistica che indaga con rispetto alcune ferite aperte di certa America di provincia e che produce comunque un certo turbamento.

Soderbergh va controcorrente anche per quanto riguarda la scelta ardita degli attori: via le star hollywoodiane, ecco arrivare dei perfetti (e bravi) sconosciuti.

lupin 3  @  30/08/2008 19:52:53
   6½ / 10
Non male, potrebbe essere migliore...

mister_snifff  @  26/08/2008 04:12:49
   7 / 10
un quasi-dogma semplice e minimalista e soderbergh ispirato ben benino una volta tanto!

Invia una mail all'autore del commento piernelweb  @  18/11/2007 10:39:50
   7 / 10
Soderbergh è un regista che negli ultimi anni ha alternato buone cose a lavori smaccattamente commerciali e di discutibile qualità. "Bubble" è l'annunciato primo film di una serie di pellicole "sperimentali" che promette di infrangere la dipendenza del regista dal sistema delle Major Hollywoodiane che esigono, sempre e comunque, lauti incassi. Girato con attori non professionisti, in tempi da record, il film di Soderbergh è un viaggio nella più disperata provincia americana, quella delle fabbriche più avvilenti, dove gli stipendi sono troppo bassi per arrivare a fine mese, e dove per restare in piedi servono gli amici e dei buoni espedienti. Una sorta di reality-cinema, diretto e disilluso che si concentra sulla società dei "mediocri" consapevoli di essere tali, capace di sottolineare come la schiacciante pressione del riuscire a sopravvivere possa divenire causa scatenante di follie ingovernabili. Un film interessante, ben diretto e ben sceneggiato che merita una riflessiva visione.

Beefheart  @  08/06/2007 12:02:07
   7 / 10
Discreta commedia drammatica sulla vacuità della vita nella grigia periferia degradata americana.
Un piccolo ed insignificante centro abitato, una comunità di abitanti spenti e persi in una irrimediabile deriva emozionale ed una fabbrica che li occupa quotidianamente, piallandone le coscienze in cambio di uno stipendio regolare.
Martha e Kyle, colleghi, se pure molto diversi tra loro per età e genere, condividono il nulla della mortificante vita che conducono assemblando inquietanti componenti di bambole per otto ore al giorno e, proprio per questo, fraternizzano. Lei è una donna matura, obesa, con al traino un padre ormai solo, vecchio e malato; lui è un ragazzo giovane, introverso ed ansioso. Questo malsano equilibrio viene compromesso dall'arrivo di Rose, una nuova, giovane, collega e ragazza madre che suscita e ricambia l'interesse di Kyle, mentre Martha ne risente. Il disagio sociale dei protagonisti, figlio dell'alienante condizione ambientale in cui essi sopravvivono giorno dopo giorno, sfocerà in conseguenze drammatiche ed estreme. Un film a basso costo, molto duro, disagevole, un po "sporco", sincero ed essenziale. La firma di Soderbergh è riconoscibile dalle solite inquadrature e luci un po distorte e dai dialoghi che non ispirano nessuna simpatia e trasmettono la totale mancanza di voglia di ammorbidire la narrazione per arruffianarsi lo spettatore. Il contesto inappellabilmente triste, inospitale, statico, scialbo e privo di speranza non lascia spazio a fraintendimenti e scampo allo spettatore; tutto questo, grazie all'efficacia di un film che funziona e raggiunge il suo obiettivo. Da notare che, a quanto pare, il cast di attori non professionisti, ha fornito, oltre ad un'ottima prova interpretativa, anche le proprie vere abitazioni come location di parecchie scene. Nel complesso: non sfrazoso, non comodo, non piacevole, ma ben riuscito.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  20/02/2007 22:35:41
   7½ / 10
Film minimalista ed essenziale che racconta la crisi dell'impero Usa con una storia di solitudine che si svolge nella periferia di una cittadina dell'Ohio.
I personaggi si incontrano in squallidi bar, in fabbrica, nelle mense.
Tutto è grigio, straziante, le esistenze umane condannate a non avere aspettative, non uno spiraglio di luce.
Il tutto è raccontato con la massima sobrietà, con attori non professionisti.
Veramente un bel film che verrà ricordato anche perchè, per iniziativa del suo autore, è uscito ( primo nella storia ) contemporaneamente nelle sale cinematografiche, in dvd e sulla pay tv.

sweetyy  @  16/02/2007 17:35:29
   7 / 10
In poco più di un'ora troviamo pochi personaggi che svolgono una vita piatta e ripetitiva,le loro espressioni non si differenziano così tanto da quelle delle bambole che producono.
Sicuramente non è un film per tutti,lo consiglio per chi ha voglia di vedere qualcosa di insolito!

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  28/11/2006 14:30:54
   7 / 10
Buona prova low-budget di Soderbergh. Un ritratto crudo e disilluso della provincia americana. Un taglio registico asciutto e minimalista, così come la colonna sonora. Buona prova degli attori. Atmosfere grigie, dialoghi scarni, ambientazione desolante che ricorda qualcosa di europeo.
Pellicola decisamente affascinante.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  16/07/2006 11:28:04
   7 / 10
Insieme a Maremare a Venezia 2005 mi ero ostinatamente rifiutato di vederlo. Rettifico: Siodelbergh, questo sconosciuto.
Devo riconoscergli un merito incontestabile, aver creato un industria "indipendente" senza per questo rinunciare (ahmè) alle convessioni del marketing hollywoodiano. Insomma volenti o nolenti S. è un'industria, e spesso nemmeno migliore delle altre.
Quando uscì "Eric Brockovich" riuscì a stupirmi, e non credo di essere il solo.
Ma insomma chi è Siodelbergh? L'autore di opere piu' astute che belle ("ocean's eleven", "ocean's twelve") di irrisolti e ambiziosi progetti (il sequel di "solaris", "full frontal") o il nuovo Roger Corman (vista anche l'intensa attività come produttore)?

Su "bubble" niente da dire: sfodera un'imput sociale che l'inglese Loach manco si sogna, strizza l'occhio a Micheal Moore, attinge al noir attraverso un realismo post-televisivo degno di "six feet under".
Ma in effetti è un film contraddistinto da uno spirito "europeo".: il tema della lotta per la sopravvivenza è reso con indubbia efficacia, salvo quando sembra di assistere a un'apologo degno del migliore/peggiore Von Trier. Tra un'omaggio a Hitchcock e un'altro a John Huston ("Riflessi in un'occhio d'oro"), altri ancora ad Aldrich e Kaurismaki, il film sembra ritenere cruciale l'indipendenza forse retriva dello spettatore, è un'opera che non intende affatto affrontare un miraggio, ma riconoscerlo.
La recrudescenza dello script è emblematica: il sottobosco popolare è ben diverso dalle luci al neon e dal glamour della Las Vegas di "ocean's eleven", e finalmente Siodelbergh ha concesso alle proprie velleità personali di "agire".
Davvero, chi è Siodelbergh? Probabilmente un'autore migliore di quanto sembri, esule talvolta da redditizi successi, fiero pero' di sconosciuti script come questo film

1 risposta al commento
Ultima risposta 09/02/2009 21.54.44
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  14/07/2006 10:41:46
   7½ / 10
Ammetto che questa volta Soderbergh,regista che solitamente non apprezzo,ha realizzato un opera veramente affascinante.Un gioiellino low-budget che in appena 73 minuti riesce a comprimere la disperazione di una provincia americana ridotta allo sbando,dove la vita scorre inesorabilmente monotona,dove i motivi per tirare avanti sono pochi e a volte vanno difesi anche con gesti estremi.
Splendido il trittico degli attori,perfettamente incarnanti la disillusione dell’americano medio, estromesso dalla vita a causa di salari che non permettono null’altro che la sopravvivenza e abitanti di luoghi fatti di case e fabbriche fatiscenti dove il massimo dello sballo è andarsi a bere una birra in uno squallido bar ,in attesa di un miglioramento che appare utopistico piu’ che realmente voluto ed ambito.
Cio’ che lascia basiti è la tranquillita’ con la quale i protagonisti affrontano giorno per giorno la loro non-vita fatta di gesti e dialoghi sempre uguali come a voler indicare che l’americano medio è ormai un semplice involucro privato dell’anima e dei sogni che ogni uomo dovrebbe avere,destinato allo sfruttamento ed alla produzione…il problema risiede nel momento in cui un agente esterno spezza l’ equilibrio quotidiano sino a far perder i consueti punti di riferimento,gli appigli per poter continuare ad andare avanti con conseguente risveglio degli istinti primordiali mirati alla conservazione di cio’ che si ama.
Notevole la recitazione degli attori che non sono professionisti,bella la livida fotografia,perfetta e minimalista la regia,pochissimi ed appena percettibili i movimenti di macchina,bella anche la colonna sonora basata per intero su accordi di chitarra classica.
Soderbergh ci regala un film che è un inquietante documentario che illustra un malessere che attanaglia la provincia americana cosi’ lontana da quella da cartolina che ci viene solitamente propinata nei film hollywoodiani.

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  29/06/2006 08:43:49
   7½ / 10
Meno soldi gli dai a Sodebergh e meglio partorisce... gran bel film, corrosivo, malinconico e minimalista, a tratti ricorda kaurismaki.

3 risposte al commento
Ultima risposta 16/07/2006 20.24.38
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pardossi  @  06/06/2006 18:40:24
   6½ / 10
Il film nel complesso è bello ma sono stato sotto il sette perchè pur essendo diretto bene e con una trama interessante non mi ha convinto troppo lo spessore caratteriale degli attori da metà film in poi e il veloce evolversi degli eventi.

June  @  02/06/2006 22:15:43
   7½ / 10
Film che mi è piaciuto soprattutto per inquadrature e colori.
Statico fino all'eccesso. Ho apprezzato molto le prime scene in fabbrica, il manipolare la plastica. I personaggi sono quasi astratti, tanto
sono banali, piatti come senza vita. Nessun guizzo.
Solo uno, forse. Un'esigenza di fuga che assale anche lo spettatore.

2 risposte al commento
Ultima risposta 08/06/2006 20.36.54
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JANE  @  18/05/2006 01:46:30
   6½ / 10
Più che il film andava avanti e più mi trovavo innansi una realtà di facce di plastica. E di un paio di occhi azzurri bamboleggianti. Non esprimevano emozioni, ma il grido di chi non ha voce per urlare, un tumulto d''''animo soffocato così alla radice che non fa in tempo ad arrivare sincero e schietto all''''espressione vocale. Nessun vibrato di animo nei personaggi. Tutti interamente di plastica, finti, inetti e maldestramente malati.
Una proiezione diversa che fa pensare. Fa pensare quell''''impatto che ti dà la linea retta del mancato urlo, delle lacrime inesistenti. Delle bocche che a malapena segnano un sorriso, che a malapena esprimono qualcosa. Mette a disagio. Indifferenza totale e calcolo lucido e perverso.

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5 risposte al commento
Ultima risposta 03/06/2006 21.15.51
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link66  @  17/05/2006 06:13:34
   6½ / 10
buon film a basso costo, mi ha impressionato la quasi totale indifferenza dei personaggi a fatti avvenuti, cmq questo tipo di film hanno una ragione di esistere; sono diretti, crudi e ti fanno riflettere, e giustamente non si dilungano troppo, cosa che in molti film diventa pesante.

Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento maremare  @  16/05/2006 09:57:03
   7½ / 10
Visto a Venezia oramai quasi un anno fa, questo film fu una piccola sorpresa. Soderbergh sorprende nella capacità di cambiare registro e passare dagli intellettualismi velleitari dei film precedenti, ad un piccolo prodotto, pensato per la BBC, girato con lo stile del documento verità e interpretato da attori non professionisti.
Gioiellino

1 risposta al commento
Ultima risposta 20/07/2006 11.15.52
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elisewin  @  15/05/2006 14:23:47
   6½ / 10
il problema di questo film è la prevedibilità della trama, appena entra in scena il terzo personaggio, sai già come andrà a finire e questo leva il gusto di seguirlo. La sua bellezza sta nella capacità di 'fotografare' la tristezza, la lentezza l'apatica della provincia americana, dialoghi lenti, brevi, lunghe pause, silenzi che dicono molto di più delle parole, film di riflessione sull'animo umano. Non me lo aspettavo così. Vale comunque la pena di vederlo per fare pausa dalla frenesia di tutti i giorni.
Concordo sul , non di sabato sera quando si ha voglia di qualcosa di più movimentato

regista  @  15/05/2006 08:24:13
   10 / 10
come hanno detto è un molto particolare ma è davvero bellissimo non me la spettavo dal regista la storia è molto bella è più di un trhhiller

Betelgeuse  @  15/05/2006 01:05:19
   7 / 10
E'' molto particolare.
Non avrei creduto che Soderbergh avesse potuto fare un film simile, soprattutto visti i suoi precedenti...
Riesce a rendere il senso di desolazione, solitudine che popola la cittadina e i suoi abitanti.

La monotonia è scossa solo dalla nuova arrivata, altrimenti tutto sarebbe rimasto così: sospeso...

La cosa che più mi ha colpito è la sequenza di scene statiche con le quali è costruito il film- con certi fotogrammi a volte sembra di trovarsi di fronte ad un quadro di Hopper...

Direi un film da vedere per chi conosce il regista e si fida di lui, anche quando sperimenta.


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Ultima risposta 27/11/2008 07.07.09
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