Il film é diviso in tre episodi distinti. Nel primo il protagonista gira in vespa per le vie di una Roma estiva. Nel secondo decide di raggiungere un amico a Lipari. Nell'ultimo, ricostruisce le tappe della lotta contro la malattia di cui ha sofferto per un anno.
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Mi mancava il coraggio di commentare i film di Nanni Moretti... hanno rappresentato tanto per me e ancora non ho avuto il tempo (la voglia) di gestire un "monumento scomodo" (e altresì non riuscitissimo) come il recente "caimano" (ci vorrebbero tre pagine del sito).
Con "Caro Diario" si chiude un ciclo, e beneficia di un fattore indispensabile del suo cinema, l'effetto "a distanza": è indubbiamente il Capolavoro di Moretti e il suo film piu' carburato e maturo. E' - come dissero i critici - un M. quasi "Leopardiano" davanti all'astrusità della realtà circostante: quella della Famiglia, tradizionalmente intesa, ostaggio di prove che portano i giovani a integrarsi solamente con il proprio delirio di protezione iperattiva verso i figli. Quello della Malasanità, cui Moretti - con il consueto stile autoindulgente - offre una delle piu' sincere e sofferte testimonianze volontarie attraverso il suo difficile percorso verso la "cura". Quello delle mete turistiche, trionfo di populismo radicale e di incombenti villeggianti Vip
Ma è soprattutto il Moretti del primo episodio, lo "splendido quarantenne" che gira in vespa (un raro esempio di marketing indie, la locandina assunta a icona della sacher prod.) a far scendere il Sipario su tutto quello che ha fatto in 15 anni di cinema prima di questo film: forse i critici delusi dalle sue ultime prove dovrebbero comprendere che il cinema di Moretti dopo "Caro Diario" è diventato un'altra cosa (magari un giorno capiremmo "quale"). E' agghiacciante, bellissimo, l'omaggio a Pasolini, mentre M. gioca a pallone sulle note struggenti del Koln Concert di Keith Jarrett, rimarcando come la giostra della memoria abbia favorito soltanto una scomoda fuga dai ricordi E' implosivo il giro in vespa (modello dichiarato del boom economico degli anni Cinquanta) in una Roma di quartieri periferici, davanti alla mostruosità di un'abuso edilizio che ha in parte svilito e violentato le potenzialità artistiche e architettoniche delle grandi città italiane.
"Caro diario", film riflessivo e straniante, va collocato al vertice del cinema di Moretti, e probabilmente ne è la summa: forse no, non vedremo MAI PIU' un suo film altrettanto lucido e coraggioso