centochiodi regia di Ermanno Olmi Italia 2005
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centochiodi (2005)

 Trailer Trailer CENTOCHIODI

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locandina del film CENTOCHIODI

Titolo Originale: CENTOCHIODI

RegiaErmanno Olmi

InterpretiRaz Degan, Luna Bendandi

Durata: h 1.30
NazionalitàItalia 2005
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 2007

•  Altri film di Ermanno Olmi

Trama del film Centochiodi

Coinvolto in una difficile indagine un giovane professore dell'università di Bologna decide di mollare tutto e cambiare completamente vita. Si trasferirà in un casolare abbandonato sulle rive del Po e qui instaurerà una serie di rapporti d'amicizia e amorosi con la comunità del posto.

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Voto Visitatori:   6,67 / 10 (66 voti)6,67Grafico
Premio dei critici (Ermanno Olmi)
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Premio dei critici (Ermanno Olmi)
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Voti e commenti su Centochiodi, 66 opinioni inserite

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VincVega  @  08/10/2020 20:14:58
   7 / 10
Delicato film di Olmi in grado di centrare il bersaglio con una certa determinazione, sia quando colpisce la Chiesa, sia quando si lascia trasportare dalla libertà in cui si rifugia il protagonista, interpretato da un bravo Raz Degan.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  18/12/2013 18:44:44
   8 / 10
Certamente non è un film che lascia indifferenti. Anzi, la mira è proprio quella di colpire lo spettatore, "obbligarlo" a riflettere e a prendere una posizione. Infatti "Centochiodi" è stato il film di Olmi che ha scatenato più polemiche e riflessioni.
Le questioni, anzi le antinomie poste all'attenzione dello spettatore sono principalmente quella che pone a contrasto sapere teorico e vita pratica e quella che contrappone la semplicità, la spontaneità, la frugalità, la piccola cerchia con il progresso tecnologico, il benessere, i grandi orizzonti mondiali. Un'altra importante antinomia riguarda il concetto di fede, vista da una parte come rispetto di norme morali tramandate e universali, dall'altra come scandalo e scelta estrema.
"Centochiodi" evidenzia molto chiaramente la sua struttura di film a tesi, di "costruzione" scenica mirata ad un determinato scopo. Un po' come tutti i film dell'ultima fase di Olmi, ne va di mezzo la completezza dei personaggi, che sembrano più dei portavoce piuttosto che degli esseri umani completi e contraddittori. Pure questo film non fa eccezione. Però anche qui, come in "Cantando dietro i paraventi", non manca certo il pathos. I personaggi, anche se non proprio approfonditi, trasmettono bene il loro sentimento, la loro essenza. Si partecipa e si capisce bene, quindi.
Può essere un pregio ma può essere anche un limite. Infatti il film soffre, secondo me, del fatto che è forse un po' troppo "ordinario", tutto avviene in maniera fin troppo piana (dal protagonista appositamente bello e affascinante, al quadretto di paese troppo armonico per essere reale). C'è qualcosa di ordinario che stona con il tema trattato (lo scandalo e l'estremismo della fede). Infatti non ho potuto fare a meno di confrontare "Centochiodi" con i film di Tarkovskij. Lui sì che riusciva, pur raccontando la vita normale, a esprimere perfettamente, fino in fondo, la natura scandalosa ed estrema della fede. In confronto "Centochiodi" è un filmettino-commedia di intrattenimento.
Poi altro "grande" che mi è venuto in mente è stato Pirandello e le sue storie di persone che cercano di fuggire dalla stretta delle norme consolidate, inventandosi magari una nuova vita. Ma anche qui c'è differenza. Pirandello andava al sodo, evidenziava in maniera netta le contraddizioni del vivere sociale. "Centochiodi" rischia invece di assomigliare a volte a una commedia sentimentale alla Soldini ("Pane e tulipani").
Troppo nette ed evidenziate poi le scene "cristologiche", in cui il bel Raz Degan sembra uscire da un quadro oleografico ottocentesco (ma la fede non dovrebbe essere rifiuto dei modelli tramandati culturalmente?)
A parte le riserve di natura contenutistica e di trattamento dell'argomento, rimane comunque un film affascinante e soprattutto esteticamente molto bello. E' forse il film di Olmi (insieme a "Cantando dietro i paraventi") con la fotografia più curata e suggestiva.
E' un film senza dubbio da vedere e da commentare.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  14/05/2010 16:14:15
   9 / 10
"Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico".

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/05/2010 21:45:49
   7½ / 10
L'ultimo film di Olmi è un duro attacco al dogmatismo non solo della Chiesa o delle religioni in genere ma ogni dogmatismo intellettuale che ci inchiodano a quel sapere diventata fonte unica di vita che ci racchiude in un bozzolo senza apprezzare il contatto umano di una vita più semplice. La figura del monsignore (quasi una versione moderna dello Jorge del Nome della rosa) genera anche un moto di compassione per questa sua dedizione completa "ai suoi unici amici fidati" (i libri), perdendo qualsiasi contatto umano con il mondo ed eleggendo la biblioteca come sua casa-prigione. Non è il miglior film di Olmi per me, però la forza del messaggio è forte e la capacità di far riflettere anche.

Invia una mail all'autore del commento s0usuke  @  09/03/2010 22:58:16
   8 / 10
Ultimo film (come narrativa) di Ermanno Olmi che oscilla tra provocazione e saggezza senile. Contrariamente alla critica gratuitamente maligna che lo incolpava di stupro e molestia ai danni della cultura... il film altro non è che una parabola moderna dove probabilmente la morale sta nel fatto che a migliorare il mondo non sono le filosofie ma magari la cooperazione degli uomini e la voglia reciproca di scoprirsi e di viversi.
Incantevole ambientazione... e Degan piacevolmente calato nel ruolo di Cristo Contemporaneo

DarkRareMirko  @  19/11/2009 23:40:06
   9 / 10
Film controverso, provocatorio che, come La divina commedia, può esser capito anche, contrariamente a quanto dice Morandini, estrapolando da esso frasi (come "Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico", schiaffo morale solo apparentemente facilone); indubbi i suoi meriti tecnici e registici, non delude nemmeno sotto il profilo recitativo, con un immenso Raz Degan da me rivalutato in tutto e per tutto.

La parola scritta non ha mai risolto i problemi?

Si, ma comunque diciamo che, almeno per me, leggere certi testi religiosi ad ogni modo può aiutare.

E comunque la critica/provocazione pare e dev'esser costruttiva, visto che Olmi è cristiano, o almeno così mi sembra.

Da vedere, un film su un Cristo diverso dal solito.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  31/08/2009 15:17:12
   8 / 10
Bello. Sottile critica al sistema, rappresentazione di realtà particolari, complicato rapporto con Dio, il tutto in un clima un po surreale. Non vorrei scadere nel banale definendo questo film un pochino pasoliniano. Anche la scelta degli attori va in quella direzione, un attore professionista (doppiato) e tutti gli altri sono persone comuni.
Il risultato è un film molto profondo con tra l'altro un'ottima fotografia curata dal figlio di Ermanno Olmi. Bravo il cineasta italiano anche nella scelta di un azzeccatissimo Raz Degan.
Cinema d'autore che, per gli appassionati, merita senz'altro una visione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  31/08/2009 12:16:03
   7 / 10
Un film semplice, costruito poco sui dialoghi (stringati ma non banali) e molto sulle immagini. Raz Degan è doppiato (scelta discutibile) eppure l'espressività del volto e dei gesti sono notevoli. La storia è affascinante e porta avanti un pensiero che è decisamente controcorrente. Peccato che la scelta di alcuni attori di contorno sia stata terribile, in primis la ragazza della panetteria, più che incopetente è proprio fastidiosa

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Ultima risposta 02/05/2012 11.37.54
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  02/01/2009 23:30:17
   7½ / 10
Premetto la mia personale lontananza da temi prettamente religiosi, da cui un relativo coinvolgimento emotivo di fronte a questa pellicola.
Detto questo, resta valido il messaggio di Olmi che recupera l'origine della cristianità quale 'incontro' tra gli esseri umani in termini di comprensione e solidarietà, valori ahimè sbandierati ma realmente poco vissuti.
Ecco allora i cento chiodi che trafiggono quei libri dietro ai quali sembrano nascondersi coloro i quali più che di comprensione vivono di certezze e postulati da opporre a chi non li condivide.
Ed ecco che il ritorno ad un modo di vivere in assonanza con la natura (intesa sia come esterna che umana) è un motivo di rinascita interiore sia per chi la pratica sia per la comunità che (incredibilmente ai tempi odierni) accoglie il novello Cristo.
Un film che avrebbe molto da dire proprio a chi non lo vedrà, temo.

Gruppo COLLABORATORI julian  @  03/11/2008 22:05:13
   8 / 10
Chi ne sa cavare qualcosa, buon per lui.
La storia di Centochiodi si dirama in maniera lineare e chiara, si destreggia tra temi importanti e pare che contenga tutte le verità di questo mondo.
Eppure, come con un Fellini, alla fine bisogna ammettere di aver assistito ad una esperienza cinematografica surreale che non ha ribadito altro se non l'assoluta libertà dell'arte, la sua potenza incondizionata e sconfinata.
Come se con l'arte (con il cinema in questo caso) si possa dire qualsiasi cosa, tanto ciò che conta non è il significato.
Il messaggio di Olmi si perde. Ciascuno di noi poi ne ricava ciò che vuole, ma scervellarsi e contraddirsi, come pure fanno i critici, mi pare fuori luogo.
Il film si adagia su due grandi temi: la religione da una parte e l'armonia uomo-natura dall'altra. Il primo contiene l'altro e apparantemente non c'è alcuna connessione logica tra i due.
Per quanto riguarda il motivo religioso, Olmi sembra distruggere i fondamenti della chiesa, ma non quelli puri della dottrina cristiana;
nel secondo invece passa a rappresentare una comunità beata che vive abusivamente sulle rive del Po, quasi a mostrare la condizione dell'uomo che ancora non si è civilizzato, una sorta di stato di natura che viene a crollare con il perfido sistema della proprietà privata.
Questo è ciò che ho visto io e, naturalmente, può essere una marea di boiate.
Tolto questo resta una bella fotografia, una deliziosa sensazione di tranquillità che regna per gran parte del film e una schiera di attori non professionisti di cui si apprezza l'impegno.
Non riesco ad essere obiettivo sulla prova di Degan: a volte sembra che faccia apposta la faccia da martire per essere più drammatico.
Il testamento di Olmi.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  30/09/2008 19:19:55
   7½ / 10
Sicuramente gli attori sono quello che sono e l'unico che risulta sufficiente è il povero Raz, costretto a ricoprire un ruolo difficile e contraddittorio. Ma la vera poesia del film, il suo vero punto di forza, sono le immagini e la loro espressione; Ermanno Olmi di sicuro non è un novellino e anche se circondato da persone incompetenti (parlo dei già citati attori) riesce a giocare benissimo con gli sguardi, con i silenzi, con la semplice rappresentazione di un piccolo paesino al confine con il Po. Molto spesso, come già detto, si cade in contraddizione, sia negli ideali del professorino che nelle decisioni dei leghisti (si dai quelli sono della Lega) e più volte mi sono chiesto il senso di certe azioni o di certe parole (il finale è a dir poco blasfemo). Ne sono rimasto comunque affascinato, trasportato in un mondo genuino e semplice, ma anche infimo e voltagabbana.

Alla fine comunque chi la spunta è solo il buon vecchio Olmi, complimenti.

"Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico".

Lory_noir  @  12/08/2008 23:18:13
   7 / 10
La prima metà mi è sembrata lenta, noiosa e priva di senso. Poi il film prende vita e devo dire che la sua morale mi ha colpito molto. Affascinante per certi aspetti, lo consiglio.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  12/07/2008 10:13:15
   6½ / 10
Ultimo film di un grande regista quale Ermanno Olmi. Un film dalla storia interessante, dall'incipit di forte impatto visivo e intellettuale. Non un atto contro i libri o la letteratura, ma contro coloro i quali nascondono le proprie idee nelle varie interpretazioni dei testi sacri e non riescono nemmeno più a parlare con la gente.
Molto belle le location rurali e tutti i personaggi di contorno e dignitosa la performance di Degan, novello Messia.
Quello che non convince di questo film è a tratti l'eccessiva lentezza che può stancare e in altre occasioni un messaggio troppo ambizioso che non riesce ad arrivare con la giusta fermezza.

paride_86  @  22/06/2008 18:44:16
   9 / 10
Olmi ci propone una pellicola lieve ma davvero intensa, dipingendo il ritratto di un giovane professore che ripudia il sapere e attraversa a grandi linee le tappe della vita di Gesù: il confronto coi sapienti (i libri, il sacerdote), il "reclutamento" degli apostoli (i contadini abusivi), l'incontro con la Maddalena (la fattorina), l'arresto. Un film che si presta a molteplici riflessioni sul sapere, le religioni, la politica.

NeROeCRiSTaLLo  @  02/06/2008 03:40:18
   9 / 10
Un film per defenestrare la società e l'essere umano stesso, spogliarlo, renderlo di nuovo vergine perchè possa ricommettere gli stessi errori, perchè possa di nuovo aspettare la verità..

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  11/05/2008 18:35:13
   8½ / 10
Una perla di film, il testamento del più grande cineasta italiano vivente.
Semplice, ma profondissimo, "Centochiodi" fa lavorare sia cuore che cervello. Bravo Degan e ancor più bravo Olmi (come al solito) a saper sfruttare ottimamente gli attori non professionisti. Credo sia il più bel film italiano delle ultime stagioni.

Invia una mail all'autore del commento Malvagio  @  19/03/2008 18:51:46
   6½ / 10
molto interessante l aprima parte, la seconda noiosa e inconcludente.
in genere i film di olmi mi fanno dormire dalla noia, questo è migliore degli altri

Kobe  @  06/02/2008 12:55:08
   6½ / 10
Film particolare, a tratti sconclusionato ma con una sorprendente prova di Raz Degan!

freddy71  @  20/01/2008 20:34:53
   7½ / 10
per me il film è buono, e vale la pena vederlo,naturalmente per chi apprezza il genere, sono film particolari da non confondere con la maggior parte dei film stupidi che si vedono in giro,..... quello che conta è il messaggio che viene fuori dal film e li ce ne sono vari....quello che a me ha colpito di più è stato quello di dire: state attenti che i libri possono essere manipolati da gruppi potenti per raggiungere i loro scopi .

matnor  @  05/12/2007 00:10:44
   6 / 10
Non penso meriti di più..

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Andre85  @  09/11/2007 11:19:34
   6½ / 10
centochiodi mi ha colpito per la sua idea originale ma durante il film mi ha dato l'impressione di non sapere bene cosa si voleva rappresentare.
Le situazioni che si susseguono non mi hanno convinto, anzi annoiato (anche se la location e i personaggi di contorno sono molto carini)

theace  @  22/10/2007 19:01:44
   8½ / 10
Ottimo film...preso per caso (e con qualche timore iniziale) ma si è mostrato veramente ottimo...sopratutto per l'uso del dialetto da parte degli abitanti del Po che ti fa proprio vivere l'atmosfera da paesino di campagna...ottimo!

Invia una mail all'autore del commento piernelweb  @  17/10/2007 23:40:01
   6 / 10
L'incipt iniziale è folgorante: la visione di una intera biblioteca di libri sacri crocifissi al pavimento da pesanti chiodi evoca sensazioni dissacranti dal grande impatto emotivo. Il valore dei libri è nullo se il loro contenuto viene disatteso: una perfetta sintesi metaforica da maestro quale è Ermanno Olmi qui al suo ultimo film di finzione prima di dedicarsi unicamente al genere documentaristico. Peccato che poi la "parabola" del regista stilizzata sulle gesta di un neo-cristo errante interpretato da un dignitoso Raz Degan conduca poco più in là di un affannato sospiro incartandosi su di un personaggio che non riesce mai ad essere completamente credibile. Il ritorno alla vita rurale, tanto amata da Olmi, e l'incontro con la povera gente di provincia emarginata dal mondo globale rimane quantomeno incompiuto, sconfinando spesso nell'imbarazzo per le pretenziose affermazioni e per le pillole di saggezza che questo messia del XXI secolo snocciola al suo pubblico. Un film troppo ambizioso che non si autosostiene vanificando un soggetto certamente interessante.

momo  @  07/10/2007 12:43:12
   6½ / 10
Un opera mancata. Le carte in regola per diventare un capolavoro ce le aveva tutte. I temi ci sono ma la trattazione è stata, a mio avviso, molto superficiale. Il tema principale è molto profondo e semplice: ciò che è scritto può essere travisato, plasmato a piacimento può diventare sterile e privo di significato le emozioni sincere e semplici no . Tuttavia alle volte il semplice è molto più difficile da spiegare del complesso, la vita della comunità la genuina verità nei piccoli gesti quotidiani il diverso significato che questi acquistano (insieme alle parole e i libri) viene trattata con poche semplici frasi poco argomentate e talvolta in contrasto. Non può, per esempio, sostenere la completa inutilità dei libri e poi aiutare la gente raccontando le parabole di Gesù, lette nella Bibbia, oppure scrivere il ricorso con la cultura acquisita attraverso i libri, certo senza le frasi spontanee dei paesani non avrebbe scritto niente però bisogna riconoscere una compartecipazione tra cultura e spontaneità e quindi una certa utilità.
I personaggi non prendono vita e con loro le proprie storie (vedi quella del vecchio padre) e in ciò gli aiuta una recitazione da parte della grande maggioranza del cast che sfiora il ridicolo. Il film va a scatti, dialoghi molto profondi (intervallati da scene poco significative, buttate lì) non vengono poi approfonditi esaustivamente nel corso della trama. La cosa che più necessità questo film è il tempo in un oretta e mezza non si possono confutare 4000 anni di saggezza più o meno celata dal nozionismo e dal dogmatismo della chiesa, non si può neanche affezionarsi ai personaggi o poter dire di averli compresi. Il tutto poi si conclude in un finale assolutamente privo di senso o incomprensibile ai più. Ermanno Olmi aveva cose da dire, aveva una sua verità ma la espressa molto superficialmente e unilateralmente. Peccato.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  18/09/2007 11:04:35
   8 / 10
Non sono mai stato un grande ammiratore di Ermanno Olmi,eppure questa volta è riuscito a trasmettermi grandi emozioni con questo film, sicuramente da annoverarsi tra i piu’ belli della passata stagione.
“Cento chiodi” è un’opera importante che attacca senza mezzi termini le istituzioni ecclesiastiche,l'accusa si basa sul fatto che la chiesa ha da sempre distorto a proprio piacimento la parola del Signore tramandata mediante i libri, cosi' svolgendo un controllo delle masse, attraverso l'interpretazione fasulla di ogni pensiero ed ogni parola a favore del proprio tornaconto.
Olmi vede la religione non come la salvatrice dell’uomo ma come schiava dei potenti, ingabbiata ed utilizzata da essi affinché le masse si prostrino ai loro piedi.
Conscio di tutto cio’ il protagonista della pellicola,un convincente Raz Degan,mette in pratica un atto estremo di ribellione crocifiggendo con i cento chiodi del titolo, i libri della sezione cattolica di un ateneo,gesto che lo indurra’ a fuggire il piu’ possibile lontano dalla vita precedente trovando rifugio presso una comunita’ fluviale di stanza sulle rive del Po.
Olmi ci suggerisce che i libri non sono la rovina dell’uomo,ma è il loro utilizzo errato,la loro interpretazione interessata a renderli degli strumenti pericolosi degni di essere trattati alla stregua del Messia,condannati alla crocifissione.
Il regista si sofferma su quanto importante sia ritrovare la serenita’ attraverso se stessi ed ascoltando esclusivamente il proprio cuore e la propria coscienza.
Emblematico l’arrivo nella comunita’ fluviale,un nucleo umano sicuramente non risplendente dal punto di vista culturale,ma spontaneo,genuino ed estremamente affabile,tanto che prendera’ immediatamente come punto di riferimento quel professorino tanto misterioso che somiglia a Gesu’ C.risto e che come lui parla alla gente senza pero’ mai imporsi ,lasciando che sia il liberio arbitrio umano a decidere della propria esistenza.
Il film non è assolutamente blasfemo,mette in luce certi concetti con la consueta eleganza di Olmi,che raggiunge il suo apice nell’incontro/scontro tra il protagonista ed il Monsignore.
Ad impreziosire il tutto una fotografia straordinaria che incornicia dei posti estremamente affascinanti,oltre ad un senso di benessere e pace che trasuda dalla pellicola grazie anche al ritratto di una comunita’ fuori dal tempo ancorata a ritmi purtroppo sconosciuti alla societa’ contemporanea e “civilizzata”.

frapix  @  15/08/2007 11:15:55
   6½ / 10
L'inizio ha lo spessore visivo-narrativo di un film x la tv della rai...interpretazioni scialbe dei poliziotti e del prete...poi l'attenzione cresce...il fiume po, la tempesta, la vita di quella piccola comunità. Olmi alla ricerca di un'umanità perduta

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Ultima risposta 21/03/2008 20.36.20
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sarchia  @  17/06/2007 21:14:28
   7½ / 10
Ci sono andata convinta, ma con la paura di addormentarmi perchè, avendo letto la trama più o meno, pensavo: capirai, due ore di immagini di natura e silenzi infiniti... e invece m'è volato proprio, e mi è piaciuto molto. il messaggio strano, al quale pochi pensano. Tutti tendiamo ad uniformarci alla massa e blaterare ad alta voce cose del tipo "i libri sono sacri e guai chi li tocca", e a buon bisogno non vanno più in là dell'oroscopo di un quotidiano...
messaggio forte dunque, che mi ha realmente colpito. Non necessariamente da seguire, capiamoci, però sicuramente apre nuove prospettive che, finora almeno nella mia esperienza, erano state solo a senso unico.
Strani i riferimenti biblici, la donna forse rappresenta la Maddalena?
Però secondo me si rischia di voler forzare a trovare a tutti i costi una chiave di lettura biblica, come di un Cristo moderno.

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in sala c'erano scettici, i quali sostenevano che tutte quelle persone non avrebbero potuto aiutarlo senza secondo fine... in che mondo si vive...

Elisha  @  25/05/2007 18:48:47
   7½ / 10
Io abito proprio a 4 km dal paese dove hanno girato il film (in provincia di Mantova) e posso assicurare che quella comunità più o meno è davvero così! Comunque il film mi è piaciuto soprattutto per il messaggio che da... anche se inchiodare dei libri antichi e rari mi sembra un pò eccessivo...

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Ultima risposta 30/05/2007 13.14.48
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viagem  @  19/05/2007 19:55:35
   7 / 10
Opera come al solito delicata di Olmi, a mio avviso ingiustamente criticata da alcuni settori della Chiesa cattolica. Più che un attacco alla religione in sè, questo film vuole evidenziare la limitatezza della saggezza e della conoscenza rispetto al cuore e ai sentimenti come armi per cambiare la vita delle persone e salvarle. Per avvalorare la sua tesi Olmi ci fa ri-scoprire l'ambiente e la gente, entrambi così autentici, lungo il corso del Po nel mantovano, ed è questa la sezione più interessante e gradevole del film. Alcune scelte risultano piuttosto dubbie (per esempio la storia della carta di credito ed altre), ma in fondo sono osservazioni che appartengono alla sfera della razionalità, mentre Olmi ci vuole insegnare ad usare più il cuore.
Spettacolare da un punto di vista estetico la scena della biblioteca con i libri trafitti dai chiodi.

anar  @  04/05/2007 05:01:14
   6½ / 10
Il film mi e' piaciuto, perlomeno l'atmosfera che suscita... piu' che analizzare il film, mi lascio trascinare dal suo insieme(trama-recitazione-sceneggiatura-musica), poi alla fine analizzo le mie sensazioni... qui' capisco se il film mi e' piaciuto o meno!
Non capisco i continui commenti sulla lentezza dei film: perche' e' un difetto?? capirei per un film d'azione, ma per un film di questo tipo...
per esempio un film che mi e' molto piaciuto e' ferro 3 che e' molto lento, ma non discuto i gusti di nessuno
ciao

Zanibo  @  03/05/2007 21:41:37
   6½ / 10
Alcune scene e immagini meritano davvero tanto, ma purtroppo in molte scene e` a mio parere leggermente noioso e scontato.

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Ultima risposta 04/05/2007 18.18.07
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  01/05/2007 01:28:27
   7 / 10
Olmi non mi ha mai convinto fino in fondo.
Questa sua ultima e definitiva fatica suggella le mie idiosincrasie.
Una parabola su di un Cristo dei giorni nostri (e Degan, con quella faccia da 'Grande Fratello' è proprio in parte).
Le scene topiche ci sono tutte: la cacciata dei mercanti dal tempio, la parabola del figliol prodigo, maria maddalena, l'ultima cena, il tradimento di giuda (rappresentato da una carta di credito), la passione, la crocifissione, la resurrezione.
Tante cose ci sarebbero da dire sull'importanza della cultura nell'evoluzione sociale e sulla violenza di certe civiltà rurali, ma il film di Olmi vuole essere la parabola e il monito di un colto regista dal cuore bambino che, forse, negli ultimi anni della sua vita, aspira ad un ritorno alle Origini, alla Natura, alla Madre Terra.

Sette di stima.

"All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d'erbe famiglia e d'animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l'ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell'amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?"
(da 'I Sepolcri' di U. Foscolo)

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Ultima risposta 02/05/2007 01.21.55
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Porto  @  29/04/2007 22:28:17
   7½ / 10
Solitamente non guardo questo genere di film perchè non è il mio genere e il piu delle volte mi lasciano deluso. Questa volta però sono andato a vedere questo film un po'controvoglia e sono rimasto soddisfatto. Il film e piacevole, la trama interessante e Raz Degan mi ha convinto molto. Lo consiglio.

Cruzcampos  @  29/04/2007 14:53:19
   7 / 10
Devo dire che non sono un ammiratore dei lavori di Olmi.... ma questo vale la pena vederlo, forse anche perchè ho ritrovato persone e paesaggi che conosco veramente bene....

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR frine  @  23/04/2007 01:05:41
   7 / 10
Sinceramente: io adoro Olmi, ma questa volta non ho proprio capito il senso del film.
Ovviamente la maestria c'è e si vede, le scene ambientate sul Po sono intense e poetiche...ma...
Ma, Ermanno, che cosa hai voluto dire? Che dobbiamo crocifiggere i libri (naturalmente quelli unici e rari, mica le trite e sempre riproducibili copie di qualche sciocco bestseller moderno)? Oppure il contrario, e cioè che la cultura è il vero 'agnello sacrificale' da immolare per l'espiazione dei peccati di una società troppo arrogante e crematistica?
Mi spiace, ma devo schierarmi dalla parte del Preside di Facoltà, l'insolente motociclista che mi ricorda tanto Maurizio Bettini. E perfino dalla parte del vecchio e arcigno prete, che rimprovera il protagonista per avere insultato la sua stessa intelligenza, che è un dono di D.io.
Invece non riesco a stare dalla parte di questo Gesù abborracciato, forse fisicamente adeguato al ruolo ma per nulla carismatico (non mi si venga a dire che Raz Degan è bravo perché non è vero).
Poi naturalmente qualcuno dovrà dimostrarmi che sugli argini del Po esistono veramente case con pietre angolari...e se viene la piena che si fa?
Un dettaglio: dopo che Gesù ha raccolto (sul suo portatile stranamente scampato al diluvio) le proteste e le testimonianze degli abusivi, arriva la decisione dell'Autorità giudiziaria....e qualcuno degli abusivi declina ogni responsabilità, dicendo "Noi abbiamo firmato, ma la petizione l'ha scritta lui".
Debbo crederci? Sono questi gli amici per cui Gesù è disposto a dare tutto, compresi i famosi 27.000 euro? Vale la pena di crocifiggere cento libri preziosi per dividere pane e vino con questi str......?
Qualcuno dirà che Gesù fu rinnegato perfino da San Pietro. Ma almeno San Pietro rischiava la pelle, e poi si pentì subito.
Ma perché mi dilungo? Non ho capito, ecco tutto. Ma ho già convocato gli amici che si occupano di restauro dei Beni Librari per il recupero dei manoscritti massacrati.
Ovviamente so che non sono stati massacrati sul serio.

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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  17/04/2007 10:04:19
   8 / 10
E’ intenso e visceralmente sincero l’addio di Olmi alla narrazione cinematografica, amara sintesi delle riflessioni di un regista cattolico sull’ipocrisia della Religione, intesa non tanto come ricerca intima di un proprio senso ontologico, quanto come arrogante imposizione ,talvolta subdola seduzione intellettuale, dei sapienti della Chiesa. Ci dice che Dio non parla con i libri, servitori di qualsiasi padrone e ce lo dice attraverso il protagonista del suo film, un professore di Filosofia delle religioni, raffigurazione dell’intellettuale per eccellenza, il cui vuoto esistenziale costruito sulla carta lo spinge a ripudiare se stesso per ricercarsi attraverso un’esistenza semplicemente vera. E come Francesco, più che Gesù, l'anonimo professore si denuda di tutto e si avvia lungo un percorso di vita differente, non prima di avere manifestato con una dura metafora il proprio disagio intellettuale: la crocifissione dei libri depositari della sapienza umana. Umana appunto, perché Dio “ non parla con i libri” , ma il monsignore ama i libri più degli uomini. Nello scontro dialettico tra il professore e il vecchio prelato esce la frase più forte del film: “ Nel giorno del Giudizio sarà Dio a dover rendere conto della sofferenza del mondo”, perché nessuna religione ha mai salvato il mondo, sarà la natura stessa a ribellarsi per le continue umiliazioni subite. Ed è nella comunione con la natura, nel ritorno ad una vita arcaica sull’amato fiume, protagonista di tanti film del regista, che il professore ricerca l’autentico senso religioso della vita.
In questo modo il messaggio è semplice ma chiaro, immediato, altamente cristiano: la verità non è quella dei libri, non alberga fra le antiche dottrine dogmatiche dell’uomo di chiesa, sempre più distante, soprattutto moralmente, dall’evoluzione del mondo.

Non credo che il regista abbia voluto denunciare tout court l’inutilità della cultura, penso che certamente Olmi ami i libri, come si fa a privarsi del piacere letterario? Non sono affatto convinta che un libro valga meno di un caffè con un amico, sempre che l’autore del libro abbia l’onestà intellettuale e il rispetto nei riguardi dei suoi lettori e questo purtroppo succede raramente.

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Vegetable man  @  13/04/2007 15:10:01
   8 / 10
Centochiodi è la storia di un uomo che tenta la strada del ritorno alle origini, sia sul versante religioso che della società civile. Sulla pellicola aleggia un'atmosfera sacrale, per una serie di motivi: innanzitutto, è stato annunciato come l'ultimo film di Ermanno Olmi, quindi una sorta di suo testamento registico. E' evidente per larghi tratti la volontà di Olmi di imprimere al film una direzione ben precisa, ricercata attraverso dialoghi da antico testamento, situazioni, luoghi e personaggi portati all'estremo (come portate all'estremo sono le differenze tra la civiltà ed il mondo rurale). Anche la relazione amorosa viene abbozzata senza essere conclusa, attraverso uno schema inusuale (ma coerente col messaggio) che vede prevalere la comunione degli spiriti rispetto a quella dei corpi. Il protagonista soprannominato "Cristo", la figura più enigmatica di Centochiodi, compie la scelta radicale di rinnegare la conoscenza per regredire ad uno "stato di natura" che è proprio della vita agreste. Leggere tanti libri non gli ha portato che infelicità, mentre la sostanziale beatitudine del paese in cui è approdato deriva agli abitanti dalla loro ignoranza: sul mondo esterno, sui dilemmi dell'esistenza, sulle tante variabili del vivere in una grande comunità.
La polemica di Olmi verte in primo luogo sulla modernità, che non rispetta la natura e l'individuo. Come ha da dire Cristo al suo messaggio di commiato agli studenti del corso dove insegna, nel mondo odierno forse l'unica via per ritrovare la genuinità è la follia. Non a caso infatti uno dei paesani tra cui approda Cristo è mezzo-matto, ed anche gli altri col tempo diventano una sorta di suoi discepoli, che racchiudono già in se il seme della genuinità, del senso di comunanza con gli uomini e con la propria terra. Ad un tipo di religiosità delle origini si può appunto ricollegare l'altro grande tema affrontato dal film: in critica al costume moderno di una chiesa dogmatica e distante dall'uomo (la figura del monsignore), il regista indica la via di un cristianesimo evangelico, delle origini, che si diffonde con le parabole.
Cristo, proprio nel suo essere tale personaggio, incarna anche un conflitto quasi blasfemo col proprio padre. Agli arresti il protagonista si interroga davanti al monsignore sulla giustizia di Dio, che risulta distante dagli uomini nel momento in cui si diffonde in modo indiretto tramite il libro, la dottrina, il dogma. Cristo dunque si identifica come Gesù Cristo, come messaggero in terra del messaggio del vangelo.
Tra suggestioni bucoliche e citazioni Felliniane, Ermanno Olmi ha consegnato a Centochiodi la sua testimonianza spirituale. Forse un film come questo, così mistico ed allegorico, poteva solo appartenere ad una persona con i suoi anni, la sua storia ed il suo percorso di vita.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  12/04/2007 19:37:06
   9 / 10
Il cristianesimo di Olmi è fuori da ogni dogma precostituito, è strutturato da interpretazioni molto personali dei vangeli e del mondo, pensieri che si esprimono anche attraverso alcune opere cinematografiche come questa.

Questo film non vuole fare spettacolo, ne è la prova la sua quasi totale mancanza di suspense e di congegni narrativi a incastri sorprendenti.
E' un film messaggio, un'opera-pensiero, quasi un testamento dell'anziano Olmi che si cala con grande determinazione a interpretare il senso dela vita (post-moderna?) e delle relazioni umane contemporanee.

Olmi cerca disperatamente lo spirito dove non c'è: nel sociale, quello spirito che gli pare esista solo nei libri e che non transita più nel mondo reale come accadeva un tempo.

Crocifiggere i libri che hanno distrutto la cultura orale è un modo per Olmi per sottolineare il fallimento della cultura scritta rispetto aii grandi problemi umani e sociali presenti nel mondo. Questi ultimi infatti, nonostante tutta la cultura acquisita dall'uomo, tendono sempre più ad aggravarsi.

L'intellettuale, assimilato totalmente al mondo tecnologico e a ciò che è utile, si separa da tutto ciò che è inutile ma vero, spirituale, ricco di valori umani...

Un film che rappresenta efficaciemente la tragedia subdola dei nostri tempi: il degrado dell'ambiente e dello spirito umano nel mentre si vive un benessere materiale mai raggiunto.
Il Cristo di Olmi non viene ucciso dal mondo, non entra in gloria con la resurrezione, è segregato in una abitazione abituale, agli arresti domicilari, nel pieno rispetto delle procedure civili e democratiche, dimenticato da molti, ricordato e amato dai socialmente deboli di oggi...

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onda  @  10/04/2007 14:19:54
   7½ / 10
Il voto va più alle intenzioni che al risultato (comunque apprezzabile). Il film ha il merito di porre varie questioni importanti (la critica ad un sapere istituzionalizzato e senz'anima, il rifiuto della vanità del vivere moderno e altri) ma dopo un inizio folgorante diventa deboluccio nella ricostruzione un pò macchiettistica di una comunità, ove riscoprire il vivere semplice e anche lo sviluppo narrativo finisce per apparire artificioso, per quanto disseminato di momenti poetici.
Alcuni temi potevano essere più approfonditi. Mi chiedo, ad esempio, perchè gli uomini e le donne siano quasi tutti anziani. Forse il film esprime una critica tacita nei confronti dei giovani? (la frase di jaspers recitata a lezione, i motociclisti fastidiosi). "La ribellione" del protagonista sembra poi incompiuta come il film. Bello, comunque, il finale.

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suzuki71  @  10/04/2007 13:38:14
   8½ / 10
"Rinascere di nuovo per credere solamente a ciò che gli occhi vedono". Bisogno di autenticità e rifiuto di ingessature secolari che impediscono la vera espressione dell'uomo, è naturale che questo film rappresenti il canto del cigno di un uomo saggio, che non rinnega il messaggio evangelico ma il sopruso posto in essere dagli officianti idolatri. Il film poggia su una regia sicura, su una fotografia di buon livello, su una semplice conduzione della trama. Il messaggio e la provocazione del film (non nuovi, Yukio Mishima tra i tanti già affermava le medesime cose mezzo secolo fa) sono cento volte più importanti del film stesso (il voto finale ne tiene conto), e a tratti, soprattutto nel primo tempo, c'è quasi il sapore di un'occasione mancata, complice il disagio per un doppiaggio venuto male e per la presenza disturbante degli sponsor. Raz Degan è molto bravo, e si muove con disinvoltura e credibilità su una sceneggiatura non sempre esente da pericolose derive da romanzo-impegnato-di massa (alla Coelho, per intenderci), vedi la sequenza della spoliazione. Il risultato è emozionante comunque, smuove ma non infervora come sicuramente potrebbe, ma chissà, forse a pieno rispetto del messaggio del film. "Un caffè con un amico vale più di tutti i libri del mondo": forse anche più di un "semplice" film?

dio padre  @  10/04/2007 12:50:58
   10 / 10
L'involuzione umana è l'inevitabile conseguenza della serietà.Che sia un mondo fatto di parole o un mondo fatto di sogni o di cose concrete la sostanza non cambia,noi non cambiamo,siamo quello che siamo e ciò che siamo può essere o meno in sintonia con il manifesto stato delle cose. L'uomo fa parte della natura tanto quanto un sasso,un libro o un fiume e non è importante individuare un ruolo laddove tutto si perde nella molteplicità,nella diversità,nella dinamicità e nella fusione di tutte le cose. Perchè mai aggrapparsi con affanno a qualche dottrina,a qualche religione? Quando è evidente che l'unico maestro della vita è anche nostra Madre,e credete davvero che Lei voglia il vostro credo?La felicità e la realizzazione di una madre giela si legge negli occhi quando il bimbo sorride. Siate spontenei e sinceri con voi stessi,ed ecco che nulla avrà più bisogno di una rivelazione,perchè in ogni sguardo,in ogni fiore,in ogni temporale vedrete vostra Madre e la sua luce amorevole.. Le teorie necissitano di un vostro sforzo per essere sostenute,la realtà delle cose è così leggera prorpio perchè non ha bisogno di alcun sostegno.. vivere di teorie può essere bello,se ciò amplifica il vostro amore per la vita,altrimenti.. lasciate cadere ciò che è superfluo,lasciate cadere tutto.. ciò che c'è,rimane.. e nella leggerezza,il suo connotato divino.. Il film m'è piasest toi! ;o)

Wolf  @  09/04/2007 23:19:01
   7 / 10
Gradevole, ma lascia numerose perplessità.
Anzitutto sulla verosimiglianza: ma esistono ancora posti così in Italia? Va bene, passi, semmai è una licenza poetica.
Poi sull'eccessivo dualismo, tra l'aridità del mondo urbano-intellettuale e l'umanità di quello rurale-bucolico...non che sia del tutto sbagliato, però.
E quindi il finale, sospeso, quasi tronco, dove ci si chiede che fine faranno tutti.
Degan se la cava bene a rendere un personaggio interessante, purtroppo un po' sciupato dalla banalità delle sue ultime battute.
Comunque è un film che fa riflettere, su argomenti non abbastanza trattati. E questo è un grosso pregio.

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Ultima risposta 13/04/2007 15.11.54
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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  09/04/2007 17:53:37
   6½ / 10
Ermanno Olmi lascia il cinema con questo suo ultimo lavoro,per dedicarsi alla sua iniziale forma artistica,il documentario. Tracce della sua più grande passione sono però già molto presenti in Centochiodi,e anche per coloro che non conoscono la sua passata filmografia,la percezione di un documento naturalistico è molto forte. I dialoghi sono quasi assenti, la telecamera indugia fortemente sul territorio,sui filari di pioppi e sul sole che penetra fra i rami, forte e quasi fuorviante la descrittività minuziosa dell'aspetto morfologico dielle rive fluviali del Po e del paesaggio circostante. Vago,impreciso e quasi equivoco risulta quindi il soggetto principale del film.
La scoperta di una fede personale, si ottiene solo con l'abbandono delle forme culturali passate ; l'istintualità ci porta inevitabilmente ad entrare in contatto con noi stessi,con i nostri bisogni primari,quelli più elementari, ma occorre spogliarsi di ogni preconcetto culturale e uccidere la cultura librica cristallizzata,pre-formata che nn si concilia con il nostro cammino individuale.
Alcuni momenti sono diretti con un ingenuo linguaggio didascalico come tuttta la sequenza in cui il protagonista si spoglia letteralmnte dei suoi lussi,ma è la struttura stessa di tutto il film che è capace di fornire dati e notizie ,più che di convincere sul piano logico ed estetico.
Centochiodi offre la possibilità di un'accesa discussione e risulta abbastanza stimolante per la speculazione sul genere, ma è da preferire Olmi in"La leggenda del Santo bevitore",dove la sua opera doveva necessariamente essere vista sul grande schermo.

frangipani79  @  06/04/2007 09:06:38
   7½ / 10
Un buon film, questo di Olmi, che come per i Taviani si rifa al vecchio cinema, con tante idee e tanto stile. Purtroppo non mi ha scosso particolarmente perché ha una natura un po' ondivaga e nonostante il cerchio si chiuda verso la fine, non restituisce un senso di appagamento tipico di chi ha "faticato" a seguire diligentemente la storia per quanto insolite possano sembrare molte scene.


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I placidi ambienti del mantovano, sul Po, i paesaggi tranquilli e la veracità della gente semplice del luogo sono stupendamente ritratti. C'è posto anche per inserire una riflessione a proposito delle ingerenze dello stato nella vita delle persone e la necessità di un ritorno alla vita di un tempo, come il paesino in questione.

Tutte riflessioni che meglio sviluppate avrebbero richiesto due ore o più di film, e allora sarebbe diventato troppo pesante e non avrebbe raggiunto i suoi scopi, ma perlomeno tagliuzzare qua e là alcune scene e rafforzarne altre (p.e. la scena iniziale).

Bravo Raz Degan, un po' meno gli altri attori principali.

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Ultima risposta 10/04/2007 01.59.23
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Gruppo COLLABORATORI paul  @  05/04/2007 18:55:53
   9 / 10
Togliendo Inland Empire (che comunque rappresenta un film a sè, al di là del cinema) questo è senza dubbio, almeno finora, il miglior film del 2007.

patt  @  05/04/2007 01:12:16
   8½ / 10
..mi fa venire in mente un passo di una canzone di gaber "se ci fosse un uomo"
" ..espressione di un gran senso religioso, ma non di religione..uno spazio vuoto, popolato da un uomo cui non basta il crocifisso ma che cerca di trovare un d.io dentro se stesso.."
è una pellicola che ti fa respirare la semplicità dell'amore attraverso semplici gesti e piaceri sottratti dall'arroganza del sapere.
i bellissimi scenari sulle rive del Po riportano odori e i sapori antichi che albergano in ognuno di noi.
è un film che sa di buono, ma senza buonismo.

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Ultima risposta 08/04/2007 23.02.21
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Gruppo COLLABORATORI fromlucca  @  02/04/2007 01:10:35
   8 / 10
Ottimo. Mi è piaciuto per il messaggio. Sono tanti i riferimenti simbolici che si possono trovare nella narrazione. Belle le ambientazioni sulla riva del Po e le musiche, curate da Enrico Rava.
Se proprio devo trovare qualcosa sotto tono è la recitazione di qualcuno (Libero, l'inseriviente della bibloteca ad esempio).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  30/03/2007 23:02:33
   8½ / 10
In realtà esistono ancora i film in grado di far meditare e riflettere, e con questo rispondo a un lettore che ha scritto di "Stalker" , e se posso azzardare di dirlo ce ne sono piu' del passato, solo che la gente raramente va a vederli.
Il mio voto non è solo a un grandissimo autore del cinema italiano, ma al senso di questo film, che ha la forza di proporre un messaggio universale invitando chiunque a comprendere che la vera ragione della Vita sta in noi.
Credo che possa smuovere gli animi di quei vescovi e sacerdoti che dovrebbero farne proseliti per comprendere che non esiste ragione spirituale senza prima aver conosciuto la ragione e la Dimensione Umana della vita.
Con questi presupposti, lo splendido film di Olmi ambisce a un recupero etimologico e filosofico anche dei vangeli, facendoci riscoprire quanto l'essenza della metafora sia indispensabile anche per qualunque laico o ateo, colto a conoscere la Vita attraverso non la Parabola di C.r.i.s.t.o. ma nella dimensione individuale che la colloca.
E' probabile che all'inizio tutto sembrerà risibile, insolitamente grottesco: cosa significa quest'Olmi così farsesco, queste sequenze che sembrano riportare ai fasti di un fenomeno à la Dan Brown? E' questione di pochi minuti, e non abbiamo ancora metabolizzato il film.
Nella dimensione del protagonista ("La felicità del vivere è falsa... in una simile epoca, è forse la follia la soluzione della nostra esistenza?" ) viviamo le tappe ultraterrene che lo conducono al suo esilio, a tratti primordiale (come in Castaway cfr. Zemeckis) ma vicinissimo - è questa la novità - alla vita terrena ben piu' dell'eremo chiuso nei suoi pensieri in una realtà monastica.
I Cento chiodi del titolo trafiggono pagine di testi sacri e so benissimo quanto le parole "c'è piu' verità in una carezza che in tutte le pagine dei libri" possa suscitare perplessità in chi preferisce a volte - come me del resto - rifugiarsi nella lettura per scordare certe realtà quotidiane (lo stesso Olmi ha dichiarato "a cosa sono necessari i libri? a renderti consapevole che un caffè con un'amico è piu' importante" parafrasando una celebre frase del film.

Suggerisco un'altro contrasto: per quanto la sua figura sia (volutamente lo so) iconostasi(izza)ta Raz Degan diventa il Messia, in quanto portatore di un "verbo" che tutti sono in grado di raggiungere e individuare.

L'ultimo Olmi non propone alfine un messaggio "rivoluzionario" ma soverchia un tradizionalismo di imposizioni prive di vero dogma (quindi di vera fede) riuscendo mirabilmente a esprimere allo spettatore proprio tutti quei parametri che avrebbe dovuto già interiorizzare come "propri".

Non è nella Fede in D.i.o. che noi ritroviamo l'amore per gli altri, la capacità di privarci del materialismo, la dimensione quasi arcaica di un'interazione nella collettività, il voler brindare "con amici e nemici" allo stesso modo, ma nella ricerca di una dimensione libera e individuale verso il mondo che ci circonda.

Per questo la frase "chi non ricomincerà dal principio non potrà mai conoscere la verità" mi sembra emblematica quanto il finale: tutti abbiamo bisogno di una risposta, che è dentro di noi.

L'uomo, il viandante, il misterioso "ospite" parla a loro come se fosse realmente il nuovo Messia: il film è profondamente religioso e al tempo stesso contro la stessa etica che produce le guerre e gli odi tra popoli. come insegna la coraggiosa frase "Sarà D.i.o. nel giorno del giudizio a dover rendere conto di tutta la sofferenza del mondo"

Le splendide ambientazioni del paesaggio del Po, con la sua gente privata di una dimensione ancora popolare e populesca (certi retaggi nostalgici al mondo rurale dell'"albero degli zoccoli") e le minacciose ruspe atte a danneggiare l'ambiente sfociano nel sociale-ambientalista, quasi fossimo sul set del discusso "Still life" vincitore a Venezia e uscito da pochi giorni nelle sale.

Per certi versi un film piu' affine a un Soldini che allo stesso Olmi, decisamente sobrio e accorato, mai pedante e artificioso, come una struggente forma di resistenza (non proprio ribellione) alla visione Materialista del Mondo, attraverso cui l'osservazione degli elementi della terra (acqua vento fuoco, pure la pioggia) porta il concetto di "spirituale" alla forza estrema e rara di un'abbraccio universale con il bisogno di "recupero", a nome di uno dei piu' acuti osservatori di una società evolutiva regredita nella propria sterile sopravvivenza.

p.s. sarebbe straordinario, poi, che certe adolescenti cerebrolesi vedessero questo film senza pensare che c'è Raz Degan e senza abbandonarsi ai suoi verdi occhi languidi, sic

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