centochiodi regia di Ermanno Olmi Italia 2005
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centochiodi (2005)

 Trailer Trailer CENTOCHIODI

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locandina del film CENTOCHIODI

Titolo Originale: CENTOCHIODI

RegiaErmanno Olmi

InterpretiRaz Degan, Luna Bendandi

Durata: h 1.30
NazionalitàItalia 2005
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 2007

•  Altri film di Ermanno Olmi

Trama del film Centochiodi

Coinvolto in una difficile indagine un giovane professore dell'università di Bologna decide di mollare tutto e cambiare completamente vita. Si trasferirà in un casolare abbandonato sulle rive del Po e qui instaurerà una serie di rapporti d'amicizia e amorosi con la comunità del posto.

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Voto Visitatori:   6,67 / 10 (66 voti)6,67Grafico
Premio dei critici (Ermanno Olmi)
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
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Voti e commenti su Centochiodi, 66 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  31/08/2009 12:16:03
   7 / 10
Un film semplice, costruito poco sui dialoghi (stringati ma non banali) e molto sulle immagini. Raz Degan è doppiato (scelta discutibile) eppure l'espressività del volto e dei gesti sono notevoli. La storia è affascinante e porta avanti un pensiero che è decisamente controcorrente. Peccato che la scelta di alcuni attori di contorno sia stata terribile, in primis la ragazza della panetteria, più che incopetente è proprio fastidiosa

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Ultima risposta 02/05/2012 11.37.54
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  11/04/2009 15:47:17
   4½ / 10
E' l'ora di accasare i vecchi maestri. Di dare loro una pacca sulla spalla e dargli un generoso e sentito commiato finché ancora sono in grado di apprezzarlo e soprattuto finché sono in grado di abbandonare lasciando un ricordo ed una traccia di quanto da loro fatto che non possa essere cancellata da filmacci presuntuosi e tediosi come questo.
Non vorrei mettermi a contestare l'idea di base della storia, che a me risulta fastidiosa, insulsa e pericolosa, ma in tal caso è difficile trattenersi. Voglio anche criticare la tecnica con la quale questo film è stato fatto. La regia è televisiva, la recitazione scandalosa (avete rotto le palle con i vecchi che non sanno recitare - prendete attori per favore. Gli anni settanta sono passati da un pezzo!!!) e la sceneggiatura.... la sceneggiatura.... che tristezza... non ho neanche la forza di scrivere quanto sia patetica e ridicola perchè oltraggerei probabilmente in modo troppo esagerato uno dei maggiori maestri del cinema italiano. Ma come si fa a scrivere una cosa talmente pretestuosa e fasulla? Basta con questa moraletta del vivere semplice, basta con la vigliaccheria di "uccidere la cultura" crocifiggendola, abbiamo bisogno di altro in Italia che non un vecchio maestro che getta la spugna. E poi che senso ha mettersi a sciorinare quattro scemenze sul cristianesimo senza approfondire l'argomento? Questo film, come ho detto prima, è presuntuoso perchè crede di dire, ma in realtà accenna; crede di affondare il colpo, ma in realtà lo incassa contraddicendosi; crede crede crede... e alla fine impartisce la più ovvia e banale delle mistificazioni usando proprio quel linguaggio di finzione che vorrebbe crocifiggere.
Vegognati Olmi. Vergognati di questa tua sciocca e moraleggiante storia pseudo evangelica. Basterebbe uno qualunque dei passi de i "Fratelli Karamazov" a farti sprofondare nell'abisso della sciatteria tanto sono "vuoti" e ridondanti i tuoi dialoghi su Cristo. Quando si parla di temi profondi non si può continuamente portare il discorso su come D.io ignori il dolore umano e poi non approfondire l'argomento. Per favore, Maurizio costanzo e Vespa li abbiamo già in televisione. Se vuoi fare un film in cui una persona colta vuole abbondonare la cultura, almeno fagli dire cose intelligenti e non riflessioni profonde quanto una pozzanghera. Altrimenti non sei credibile.
Per quanto mi riguarda crodifiggerò le videocassette dei tuoi film, perchè mi hai deluso, per non dire altro.
Raz DeCan si salva, ma a parte lui e qualche momento in cui si respira un atmosfera poetica, c'é il vuoto, una natura piatta come la terra in cui lo ambienti; peccato che non ci sia la nebbia a coprire questa nefandezza. La nebbia, forse, è solo nella tua testa.

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giumig  @  11/09/2007 09:38:56
   5½ / 10
Il film è per lunghi tratti troppo piatto e lento, e l'inizio non è certo all'altezza di uno come Ermanno Olmi. Il voler rappresentare una piccola realtà del nostro paese, mirando tutto sul senso di comunità e di solidarietà, sull'importanza delle piccole cose, sulla sterilità dei libri (la parte piu interessante è proprio il dialogo sull'inutilità dei libri, che io ho trovato piu come una provocazione che altro...) e su alcuni problemi reali, non riesce a far appassionare lo spettatore, e alla fine, pur rimanendo qualcosa, si esce delusi dalla sala. Le aspettative erano ben altre!

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Ultima risposta 11/09/2007 15.48.53
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frapix  @  15/08/2007 11:15:55
   6½ / 10
L'inizio ha lo spessore visivo-narrativo di un film x la tv della rai...interpretazioni scialbe dei poliziotti e del prete...poi l'attenzione cresce...il fiume po, la tempesta, la vita di quella piccola comunità. Olmi alla ricerca di un'umanità perduta

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Elisha  @  25/05/2007 18:48:47
   7½ / 10
Io abito proprio a 4 km dal paese dove hanno girato il film (in provincia di Mantova) e posso assicurare che quella comunità più o meno è davvero così! Comunque il film mi è piaciuto soprattutto per il messaggio che da... anche se inchiodare dei libri antichi e rari mi sembra un pò eccessivo...

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Zanibo  @  03/05/2007 21:41:37
   6½ / 10
Alcune scene e immagini meritano davvero tanto, ma purtroppo in molte scene e` a mio parere leggermente noioso e scontato.

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Ultima risposta 04/05/2007 18.18.07
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  01/05/2007 01:28:27
   7 / 10
Olmi non mi ha mai convinto fino in fondo.
Questa sua ultima e definitiva fatica suggella le mie idiosincrasie.
Una parabola su di un Cristo dei giorni nostri (e Degan, con quella faccia da 'Grande Fratello' è proprio in parte).
Le scene topiche ci sono tutte: la cacciata dei mercanti dal tempio, la parabola del figliol prodigo, maria maddalena, l'ultima cena, il tradimento di giuda (rappresentato da una carta di credito), la passione, la crocifissione, la resurrezione.
Tante cose ci sarebbero da dire sull'importanza della cultura nell'evoluzione sociale e sulla violenza di certe civiltà rurali, ma il film di Olmi vuole essere la parabola e il monito di un colto regista dal cuore bambino che, forse, negli ultimi anni della sua vita, aspira ad un ritorno alle Origini, alla Natura, alla Madre Terra.

Sette di stima.

"All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d'erbe famiglia e d'animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l'ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell'amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?"
(da 'I Sepolcri' di U. Foscolo)

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Ultima risposta 02/05/2007 01.21.55
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR frine  @  23/04/2007 01:05:41
   7 / 10
Sinceramente: io adoro Olmi, ma questa volta non ho proprio capito il senso del film.
Ovviamente la maestria c'è e si vede, le scene ambientate sul Po sono intense e poetiche...ma...
Ma, Ermanno, che cosa hai voluto dire? Che dobbiamo crocifiggere i libri (naturalmente quelli unici e rari, mica le trite e sempre riproducibili copie di qualche sciocco bestseller moderno)? Oppure il contrario, e cioè che la cultura è il vero 'agnello sacrificale' da immolare per l'espiazione dei peccati di una società troppo arrogante e crematistica?
Mi spiace, ma devo schierarmi dalla parte del Preside di Facoltà, l'insolente motociclista che mi ricorda tanto Maurizio Bettini. E perfino dalla parte del vecchio e arcigno prete, che rimprovera il protagonista per avere insultato la sua stessa intelligenza, che è un dono di D.io.
Invece non riesco a stare dalla parte di questo Gesù abborracciato, forse fisicamente adeguato al ruolo ma per nulla carismatico (non mi si venga a dire che Raz Degan è bravo perché non è vero).
Poi naturalmente qualcuno dovrà dimostrarmi che sugli argini del Po esistono veramente case con pietre angolari...e se viene la piena che si fa?
Un dettaglio: dopo che Gesù ha raccolto (sul suo portatile stranamente scampato al diluvio) le proteste e le testimonianze degli abusivi, arriva la decisione dell'Autorità giudiziaria....e qualcuno degli abusivi declina ogni responsabilità, dicendo "Noi abbiamo firmato, ma la petizione l'ha scritta lui".
Debbo crederci? Sono questi gli amici per cui Gesù è disposto a dare tutto, compresi i famosi 27.000 euro? Vale la pena di crocifiggere cento libri preziosi per dividere pane e vino con questi str......?
Qualcuno dirà che Gesù fu rinnegato perfino da San Pietro. Ma almeno San Pietro rischiava la pelle, e poi si pentì subito.
Ma perché mi dilungo? Non ho capito, ecco tutto. Ma ho già convocato gli amici che si occupano di restauro dei Beni Librari per il recupero dei manoscritti massacrati.
Ovviamente so che non sono stati massacrati sul serio.

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Ultima risposta 11/04/2009 15.51.31
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  17/04/2007 10:04:19
   8 / 10
E’ intenso e visceralmente sincero l’addio di Olmi alla narrazione cinematografica, amara sintesi delle riflessioni di un regista cattolico sull’ipocrisia della Religione, intesa non tanto come ricerca intima di un proprio senso ontologico, quanto come arrogante imposizione ,talvolta subdola seduzione intellettuale, dei sapienti della Chiesa. Ci dice che Dio non parla con i libri, servitori di qualsiasi padrone e ce lo dice attraverso il protagonista del suo film, un professore di Filosofia delle religioni, raffigurazione dell’intellettuale per eccellenza, il cui vuoto esistenziale costruito sulla carta lo spinge a ripudiare se stesso per ricercarsi attraverso un’esistenza semplicemente vera. E come Francesco, più che Gesù, l'anonimo professore si denuda di tutto e si avvia lungo un percorso di vita differente, non prima di avere manifestato con una dura metafora il proprio disagio intellettuale: la crocifissione dei libri depositari della sapienza umana. Umana appunto, perché Dio “ non parla con i libri” , ma il monsignore ama i libri più degli uomini. Nello scontro dialettico tra il professore e il vecchio prelato esce la frase più forte del film: “ Nel giorno del Giudizio sarà Dio a dover rendere conto della sofferenza del mondo”, perché nessuna religione ha mai salvato il mondo, sarà la natura stessa a ribellarsi per le continue umiliazioni subite. Ed è nella comunione con la natura, nel ritorno ad una vita arcaica sull’amato fiume, protagonista di tanti film del regista, che il professore ricerca l’autentico senso religioso della vita.
In questo modo il messaggio è semplice ma chiaro, immediato, altamente cristiano: la verità non è quella dei libri, non alberga fra le antiche dottrine dogmatiche dell’uomo di chiesa, sempre più distante, soprattutto moralmente, dall’evoluzione del mondo.

Non credo che il regista abbia voluto denunciare tout court l’inutilità della cultura, penso che certamente Olmi ami i libri, come si fa a privarsi del piacere letterario? Non sono affatto convinta che un libro valga meno di un caffè con un amico, sempre che l’autore del libro abbia l’onestà intellettuale e il rispetto nei riguardi dei suoi lettori e questo purtroppo succede raramente.

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Ultima risposta 24/04/2007 10.06.40
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ughetto  @  14/04/2007 18:16:08
   3 / 10
Rispetto Olmi come autore. Rispetto il suo cammino personale. Capisco il pubblico che si è lasciato coinvolgere da una certa atmosfera spirituale.

non giustifico invece i critici e gli intellettuali che si sono lasciati andare ad interpretazioni sperticate e assurdi encomi.

L'unica chiave per vedere questo film senza mettersi ad urlare è appunto quella di considerarlo l'ultimo pensiero di un grande vecchio.

Ma se vogliamo leggerlo razionalmente:

ecco il cristo moderno: un profeta della follia ben imbottito di miliardi; bmw da 75,000 euro, dell, e credit card capace di transazioni dal 27,600 euro a volta;
(beati i poveri)

Un porfeta della distruzione che per rompere con il passato inchioda dei libri per terra. Senza alcuna logica se non il suo personale fallimento. il fatto che non sia felice felice dopo "una vita di carta" non sembra essere un motivo sufficiente.
(io non sono ventuo per distruggere ma per cambiare)

E i contenuti? a parte i pochi passi della vita di Gesù il nazareno raccontati in maniera penosa abbiamo: 1. "vale di più un cafè con un amico che tutti i libri del mondo" 2. "le religioni non hanno mai salvato il mondo" 3. "il calore della mia mano... etc. etc."

I terribili nemici che invece affronta sono: 1. un pesce siluro fallico e orribile che si è mangiato tutti i branzini (s****). 2. una compagnia di assatanati geometri che vuole addirittura costruire un porto. (nel senso:bene le opere pubbliche basta che nessuno le paghi, nessuno ne sia disturbato, nessuno ci lavori) 3. un prete cattivissimo: più cattivo di quello del nome della rosa. talmente cattivo da leggere tutto il giorno e da gestire una biblioteca (olmi si è dimenticato che all'interno della chiesa esistono vari ordini). talmente cattivo da arrabbiarsi se qualcuno gli sciupa un patrimonio della conoscenza)

Tutto questo retto da una sceneggiatura ridicola e una regia e fotografia davvero trascurabili.

Nel senso: se si fa sul serio era meglio se Olmi ci offriva quel famoso cafè viatico di tutti mali, piuttosto che usare denaro pubblico per fare una simile opera. scusate ma quando è troppo è troppo

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Ultima risposta 05/05/2007 02.07.36
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  12/04/2007 19:37:06
   9 / 10
Il cristianesimo di Olmi è fuori da ogni dogma precostituito, è strutturato da interpretazioni molto personali dei vangeli e del mondo, pensieri che si esprimono anche attraverso alcune opere cinematografiche come questa.

Questo film non vuole fare spettacolo, ne è la prova la sua quasi totale mancanza di suspense e di congegni narrativi a incastri sorprendenti.
E' un film messaggio, un'opera-pensiero, quasi un testamento dell'anziano Olmi che si cala con grande determinazione a interpretare il senso dela vita (post-moderna?) e delle relazioni umane contemporanee.

Olmi cerca disperatamente lo spirito dove non c'è: nel sociale, quello spirito che gli pare esista solo nei libri e che non transita più nel mondo reale come accadeva un tempo.

Crocifiggere i libri che hanno distrutto la cultura orale è un modo per Olmi per sottolineare il fallimento della cultura scritta rispetto aii grandi problemi umani e sociali presenti nel mondo. Questi ultimi infatti, nonostante tutta la cultura acquisita dall'uomo, tendono sempre più ad aggravarsi.

L'intellettuale, assimilato totalmente al mondo tecnologico e a ciò che è utile, si separa da tutto ciò che è inutile ma vero, spirituale, ricco di valori umani...

Un film che rappresenta efficaciemente la tragedia subdola dei nostri tempi: il degrado dell'ambiente e dello spirito umano nel mentre si vive un benessere materiale mai raggiunto.
Il Cristo di Olmi non viene ucciso dal mondo, non entra in gloria con la resurrezione, è segregato in una abitazione abituale, agli arresti domicilari, nel pieno rispetto delle procedure civili e democratiche, dimenticato da molti, ricordato e amato dai socialmente deboli di oggi...

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Ultima risposta 30/04/2007 10.32.37
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forzalube  @  11/04/2007 12:34:42
   5 / 10
Fa piacere che anche dall'interno del mondo cattolico arrivino delle critiche ad un certo modo di intendere la religione, ma il film lascia davvero molto a desiderare. Banale, prevedibile, lento, noioso, mal recitato.

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Ultima risposta 12/04/2007 10.43.43
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Wolf  @  09/04/2007 23:19:01
   7 / 10
Gradevole, ma lascia numerose perplessità.
Anzitutto sulla verosimiglianza: ma esistono ancora posti così in Italia? Va bene, passi, semmai è una licenza poetica.
Poi sull'eccessivo dualismo, tra l'aridità del mondo urbano-intellettuale e l'umanità di quello rurale-bucolico...non che sia del tutto sbagliato, però.
E quindi il finale, sospeso, quasi tronco, dove ci si chiede che fine faranno tutti.
Degan se la cava bene a rendere un personaggio interessante, purtroppo un po' sciupato dalla banalità delle sue ultime battute.
Comunque è un film che fa riflettere, su argomenti non abbastanza trattati. E questo è un grosso pregio.

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Ultima risposta 13/04/2007 15.11.54
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Invia una mail all'autore del commento signor_kappa  @  09/04/2007 17:06:16
   5½ / 10
Io non capisco una cosa: perché anni fa si plaudiva ad un film, come Farhenheit 451, che denuncia una società in cui i libri sono proibiti ed oggi si plauda ad un film che incita letteralmente all'assassinio dei libri. Io resto fedele a Fahrenheit 451. Se anche si volesse vedere nel film una parabola religiosa il risultato sarebbe comunque parziale perché incompiuta la figura del protagonista come "Messia". Come pure non perfettamente riuscita è la fusione tra thriller (confusionario) e problematiche della gente padana (assai poco approfondite: siamo lontani da "L'albero degli zoccoli"). Il film è involontariamente troppo caricaturale nei confronti della gente che a dispetto di una vita facile e comoda continua ad essere fedele al Po. Non manca di passaggi di vera tensione (la visione dal ponte realizzata con filtri scuri) e di buona poesia (il ballo). E la morale finale che un regista anziano non si poteva risparmiare: "tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico". Dipende da che libri. Dipende da che amici. E soprattutto dipende da che caffè. Perché se non è Illy non lo bevo.

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Ultima risposta 19/04/2007 19.02.58
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frangipani79  @  06/04/2007 09:06:38
   7½ / 10
Un buon film, questo di Olmi, che come per i Taviani si rifa al vecchio cinema, con tante idee e tanto stile. Purtroppo non mi ha scosso particolarmente perché ha una natura un po' ondivaga e nonostante il cerchio si chiuda verso la fine, non restituisce un senso di appagamento tipico di chi ha "faticato" a seguire diligentemente la storia per quanto insolite possano sembrare molte scene.


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I placidi ambienti del mantovano, sul Po, i paesaggi tranquilli e la veracità della gente semplice del luogo sono stupendamente ritratti. C'è posto anche per inserire una riflessione a proposito delle ingerenze dello stato nella vita delle persone e la necessità di un ritorno alla vita di un tempo, come il paesino in questione.

Tutte riflessioni che meglio sviluppate avrebbero richiesto due ore o più di film, e allora sarebbe diventato troppo pesante e non avrebbe raggiunto i suoi scopi, ma perlomeno tagliuzzare qua e là alcune scene e rafforzarne altre (p.e. la scena iniziale).

Bravo Raz Degan, un po' meno gli altri attori principali.

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Ultima risposta 10/04/2007 01.59.23
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patt  @  05/04/2007 01:12:16
   8½ / 10
..mi fa venire in mente un passo di una canzone di gaber "se ci fosse un uomo"
" ..espressione di un gran senso religioso, ma non di religione..uno spazio vuoto, popolato da un uomo cui non basta il crocifisso ma che cerca di trovare un d.io dentro se stesso.."
è una pellicola che ti fa respirare la semplicità dell'amore attraverso semplici gesti e piaceri sottratti dall'arroganza del sapere.
i bellissimi scenari sulle rive del Po riportano odori e i sapori antichi che albergano in ognuno di noi.
è un film che sa di buono, ma senza buonismo.

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Ultima risposta 08/04/2007 23.02.21
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  30/03/2007 23:02:33
   8½ / 10
In realtà esistono ancora i film in grado di far meditare e riflettere, e con questo rispondo a un lettore che ha scritto di "Stalker" , e se posso azzardare di dirlo ce ne sono piu' del passato, solo che la gente raramente va a vederli.
Il mio voto non è solo a un grandissimo autore del cinema italiano, ma al senso di questo film, che ha la forza di proporre un messaggio universale invitando chiunque a comprendere che la vera ragione della Vita sta in noi.
Credo che possa smuovere gli animi di quei vescovi e sacerdoti che dovrebbero farne proseliti per comprendere che non esiste ragione spirituale senza prima aver conosciuto la ragione e la Dimensione Umana della vita.
Con questi presupposti, lo splendido film di Olmi ambisce a un recupero etimologico e filosofico anche dei vangeli, facendoci riscoprire quanto l'essenza della metafora sia indispensabile anche per qualunque laico o ateo, colto a conoscere la Vita attraverso non la Parabola di C.r.i.s.t.o. ma nella dimensione individuale che la colloca.
E' probabile che all'inizio tutto sembrerà risibile, insolitamente grottesco: cosa significa quest'Olmi così farsesco, queste sequenze che sembrano riportare ai fasti di un fenomeno à la Dan Brown? E' questione di pochi minuti, e non abbiamo ancora metabolizzato il film.
Nella dimensione del protagonista ("La felicità del vivere è falsa... in una simile epoca, è forse la follia la soluzione della nostra esistenza?" ) viviamo le tappe ultraterrene che lo conducono al suo esilio, a tratti primordiale (come in Castaway cfr. Zemeckis) ma vicinissimo - è questa la novità - alla vita terrena ben piu' dell'eremo chiuso nei suoi pensieri in una realtà monastica.
I Cento chiodi del titolo trafiggono pagine di testi sacri e so benissimo quanto le parole "c'è piu' verità in una carezza che in tutte le pagine dei libri" possa suscitare perplessità in chi preferisce a volte - come me del resto - rifugiarsi nella lettura per scordare certe realtà quotidiane (lo stesso Olmi ha dichiarato "a cosa sono necessari i libri? a renderti consapevole che un caffè con un'amico è piu' importante" parafrasando una celebre frase del film.

Suggerisco un'altro contrasto: per quanto la sua figura sia (volutamente lo so) iconostasi(izza)ta Raz Degan diventa il Messia, in quanto portatore di un "verbo" che tutti sono in grado di raggiungere e individuare.

L'ultimo Olmi non propone alfine un messaggio "rivoluzionario" ma soverchia un tradizionalismo di imposizioni prive di vero dogma (quindi di vera fede) riuscendo mirabilmente a esprimere allo spettatore proprio tutti quei parametri che avrebbe dovuto già interiorizzare come "propri".

Non è nella Fede in D.i.o. che noi ritroviamo l'amore per gli altri, la capacità di privarci del materialismo, la dimensione quasi arcaica di un'interazione nella collettività, il voler brindare "con amici e nemici" allo stesso modo, ma nella ricerca di una dimensione libera e individuale verso il mondo che ci circonda.

Per questo la frase "chi non ricomincerà dal principio non potrà mai conoscere la verità" mi sembra emblematica quanto il finale: tutti abbiamo bisogno di una risposta, che è dentro di noi.

L'uomo, il viandante, il misterioso "ospite" parla a loro come se fosse realmente il nuovo Messia: il film è profondamente religioso e al tempo stesso contro la stessa etica che produce le guerre e gli odi tra popoli. come insegna la coraggiosa frase "Sarà D.i.o. nel giorno del giudizio a dover rendere conto di tutta la sofferenza del mondo"

Le splendide ambientazioni del paesaggio del Po, con la sua gente privata di una dimensione ancora popolare e populesca (certi retaggi nostalgici al mondo rurale dell'"albero degli zoccoli") e le minacciose ruspe atte a danneggiare l'ambiente sfociano nel sociale-ambientalista, quasi fossimo sul set del discusso "Still life" vincitore a Venezia e uscito da pochi giorni nelle sale.

Per certi versi un film piu' affine a un Soldini che allo stesso Olmi, decisamente sobrio e accorato, mai pedante e artificioso, come una struggente forma di resistenza (non proprio ribellione) alla visione Materialista del Mondo, attraverso cui l'osservazione degli elementi della terra (acqua vento fuoco, pure la pioggia) porta il concetto di "spirituale" alla forza estrema e rara di un'abbraccio universale con il bisogno di "recupero", a nome di uno dei piu' acuti osservatori di una società evolutiva regredita nella propria sterile sopravvivenza.

p.s. sarebbe straordinario, poi, che certe adolescenti cerebrolesi vedessero questo film senza pensare che c'è Raz Degan e senza abbandonarsi ai suoi verdi occhi languidi, sic

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Ultima risposta 16/04/2009 16.53.14
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