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Dopo qualche titolo che vedeva Chaplin diretto da altri, torna un corto scritto, diretto e montato da lui; da qui in poi tra l'altro tutti i restanti cortometraggi Keystone ai quali parteciperà saranno diretti e scritti da Chaplin stesso, così come lo saranno tutti quelli che realizzerà dopo aver lasciato la scuderia di Sennett. Chaplin si inventa una storiella ambientata in un temutissimo studio dentistico (il titolare si chiama Dr. Pain, giustamente) e da lì imbastisce tutta una serie di gag alle quali riesce spesso a dare un buon guizzo in più (sfruttando lo scenario dentistico, a questo giro i mattoni in faccia incredibilmente provocano dei veri danni) e la scena in cui tenta di estrarre denti ad un povero malcapitato con delle gigantesche tenaglie fa rotolare, ma nonostante questo non lo trovo particolarmente superiore alla media degli altri corti che lo vedono partecipe, suoi o meno. Charlot prosegue nel suo percorso di spargimento di caos, ma non ancora nel suo percorso di crescita verso la trasformazione in un personaggio molto più maturo e molto più grande, per quella ci vorrà ancora un po' di tempo.
Buona la sequenza di trovate comiche supportate da una trama discreta, ma decisamente ottima la seconda parte con il Vagabondo falso dentista che la prima in cui si adatta da garzone, per quanto "preparatoria" agli incontri con i brutti ceffi che incontrerà nel finale.
Charlot si improvvisa dentista e fa il cascamorto con una paziente, ad innescare tutta la situazione il gas esilarante del titolo originale, all'epoca usato come anestetico dai dentisti. Un modo per ridere sopra quella che ieri come oggi è sempre stata una grossa paura dell'essere umano. è fino a quel momento il migliore diretto da Chaplin stesso: ancora sono lontane le vere perle o le trovate artistiche, ci si arrangia come può con una comicità pura che tra ruzzoloni e risse ogni tanto inventa una nuova trovata. Questo è il caso. Ottimi alcuni tocchi di classe, come quando Charlot fa entrare la sua prima "paziente" nello studio spingendola con un piede...
Charlot in uno stato pre-embrionale ancora in fase di "krupteia" verso gli orizzonti e gli spazi orizzontali ( e verticali) cui l'avrebbe portato la scoperta, se ben ricordo in un casolare sperduto del Montana, dello strumento cinematografico.
E' un Chaplin un po acerbo che comunque ci regala qualche risata. Pellicola che più di altre risente del suo quasi secolo di vita. Vista anche la breve durata, una visone non gliela si nega.
uno dei primi corti diretti da Chaplin che non mi ha divertito molto...situazioni che si ripetono come soliti schiaffoni dopo un po non fanno piu ridere!
Dopo un inizio piuttosto noioso, dalla seconda metà della prima bobina il film sale decisamente di ritmo. Questo cortometraggio, comunque, ha ben poco di chapliniano: in questo caso Charlie realizza un film comico al 100% che, nella sua "non-struttura", ricorda più i Marx rispetto ai suoi lavori successivi (corti compresi: si pensi, per esempio, a "L'emigrante" o "Charlot soldato" che, nonostante fossero chiaramente comici già lanciavano frecciate contro la società). Il nonsense, richiama quasi al surrealismo, e Chaplin fornisce ancora una volta un'interpretazione straordinaria. La logica della pellicola è prossima allo zero e ogni occasione è buona per piazzarci una gag. Dopo i primi quattro minuti, il ritmo diventa irresistibile e Chaplin inserisce una sketch comico ogni trenta secondi circa. Anche se non è il migliore dei lavori di Chaplin (limitando ovviamente la selezione ai soli cortometraggi), pure questo corto è indubbiamente un gioiellino.