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Il regista si cimenta nel thriller erotico e allo stesso tempo scandaglia i rapporti tra sessi con una'insolita e interessante prospettiva,dove padre e marito insoddisfatto trova nella trasgressione quella vitalità e ragione di vivere che la sua famiglia felice e normale non gli ha mai dato.Lo stile di Russell non è sempre funzionale alla vicenda ma le prestazioni della protagonista hanno il loro punto di forza nel mix di crudezza,lirismo e sprazzi surreali(da antologia la sequenza del primo amplesso tra i protagonisti e l'incontro col poliziotto),e i toni da exploitation rendono la visione più spassosa e vivida.La Turner,reduce da "All'inseguimento della pietra verde",è bravissima e il suo sex appeal è alle stelle.Iconica a suo modo.Perkins fa il Norman Bates in versione prete schizzato-esagitato con più turpiloquio che preghiere,ed è spassosamente trashoso nella sua abnegazione.Pur con qualche difettuccio è un bel prodotto esplicito e coraggioso del periodo e soprattutto SUL periodo.Già tagliato dai produttori,all'uscita fu classificato X ossia come pornografico.Ma ebbe comunque un buon successo al cinema e in cassetta.
Oh my god, che media bassa! A me è piaciuto molto, un ingorgo di personaggi bizzarri, il tema del matrimonio e delle relazioni di coppia e delle deviazioni sessuali. Il tutto in un tema thriller, che non suggerisce mai cosa accadrà dopo. Alcune scene piuttosto forti. Dialoghi frizzanti. China Blue è un gran personaggio. Bello bello, Ken Russell ha decisamente talento.
In accordo pressoche' totale con il commento di The Gaunt. Anche se credo che nella mente malata di Russell sia voluta l'intenzione di "parodiare" Psycho. Pellicola non per tutti e non per tutti i giorni.
Nonostante sia infarcita d’ingenuità, verbosità e toni didascalici, quest’opera di Russell ha dignità da vendere. “China blue” ruota attorno all’intreccio matrimonio/sesso/amore, secondo un approccio tutt’altro che superficiale ma, anzi, diretto ad una problematizzazione del rapporto uomo-donna, nel solco del precedente “Stati di allucinazione”. Alla vita familiare di due coniugi, posticcia tanto nell’intimità quanto nel quotidiano, viene contrapposto il rapporto clandestino tra una prostituta e un marito insoddisfatto (proprio quello della coppia di sposini); e mentre la prima relazione segue un declino irreversibile, l’altra riesce, lentamente e faticosamente, ad emergere dalle torbide acque della dissoluzione e trovare una chiave di volta positiva, anche se non definitiva. Infatti i novelli amanti, seppur implicati in un sentimento vero e sincero, sono consapevoli della precarietà della loro unione: come affermerà il protagonista nell’ultima scena, la strada che essi hanno intrapreso non si sa dove li porterà, ma l’importante è che il loro rapporto sia vissuto giorno dopo giorno con genuinità e spontaneità, bandendo quelle menzogne su cui, invece, era stato costruito il coniugio. In “China Blue”, dunque, Russell arriva a smantellare l’istituzione del matrimonio, evidenziando una crisi di coppia che viene ripercorsa fino all’emblematico momento di rottura nella scena del talamo, dove le confessioni della moglie rivelano gli infingimenti del suo sentimento verso il consorte, a partire proprio dalla vita sessuale. Al contrario Joanna Crane, impeccabile professionista di giorno e put.t.ana di notte, è una donna che cerca la verità nelle sue segrete esperienze libertine, rifuggendo dal conformismo e dall’ipocrisia cui è costretta nel quotidiano. Afflitta da una profonda crisi d’identità, troverà sostegno in Donny, a sua volta oppresso da una insoddisfacente “routine” familiare, ed entrambi, accomunati da uno spasmodico desiderio di sincerità e naturalezza, intraprenderanno un nuovo percorso esistenziale. Alla resa dei conti, tale unione si presenta indubbiamente positiva, attesi i buoni propositi di partenza, ma non per questo è sottratta ad una problematicità di fondo che trova espressione tanto nella conflittualità interiore dei due protagonisti quanto nel modo in cui essi si rapportano al futuro, sommandosi in loro speranza e coscienza della precarietà. Una pellicola estrema, delirante, blasfema e in alcuni momenti ruffiana e di dubbio gusto, ma dotata di un impianto tematico di spessore e, pertanto, assolutamente da non sottovalutare. Da sottolineare, infine, il personaggio interpretato da Anthony Perkins: vera e propria sintesi iconoclastica e parodistica di “Psycho”.
Un Russell minore. Una storia ordinaria, convenzionale, tirata per le lunghe e priva di originalità. Però la regia e il genio di Russell in alcune inquadrature fanno arrivare il film alla sufficienza. Consigliato? ni
Ken Russell possiede un talento visionario di prim'ordine, ma lasciarlo a briglia sciolta come in questo film, significa accettare il meglio e il peggio (e qui prevale anche se di poco il peggio) di un cineasta troppe volte compiaciuto e dalla provocazione qualche volta fine a se stessa. La doppia vita della protagonista è lo specchio dell'edonismo in rapida ascesa in quesgli anni. Bravissima la Turner nel ruolo, Perkins offre invece una involontaria parodia di Norman Bates in abito talare.
Russel in questo film conferma il suo talento visionario e delirante e pur non essendo il suo migliore sicuramente merita la sufficienza ampia. Lemming
Il peggior Ken Russell è l'opposto del migliore: soprattutto quando pretende di vestire i panni del cineasta trasgressivo, e invero è involuto, strasbordante, delirante e di maniera. E magari pure meno audace di quanto si creda. Per l'epoca (edonismo e via dicendo) China Blue deve avere solleticato i sensi di molti spettatori, visto che Kathleen Turner era davvero sensuale come poche (era!!!) ma a dirla tutta continuo a chiedermi il perchè. Il film è francamente orribile, e lei beh lei è sempre stupenda e riesce a rendere credibile anche il suo controverso personaggio (sugli stessi temi, "Whore" dello stesso Russell è indubbiamente meglio). E Perkins non fa altro che riprendere le sue ossessioni paranoiche à la Norman Bates anche se porta la toga da prete: insomma, una vera tortura