citta' amara - fat city regia di John Huston USA 1972
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citta' amara - fat city (1972)

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locandina del film CITTA' AMARA - FAT CITY

Titolo Originale: FAT CITY

RegiaJohn Huston

InterpretiStacy Keach, Jeff Bridges, Susan Tyrrell, Candy Clark, Nicholas Colasanto

Durata: h 1.40
NazionalitàUSA 1972
Generedrammatico
Tratto dal libro "Città amara - fat city" di Leonard Gardner
Al cinema nel Settembre 1972

•  Altri film di John Huston

Trama del film Citta' amara - fat city

Stockton, California. La popolazione è composta nella maggior parte di neri e messicani e vive in condizioni miserabili. Nella palestra dove si allenano i pugili si incontrano due ragazzi: Billy che ripensa alle sue vittorie passate e a una sconfitta che non ha mai saputo accettare, Ernie invece crede di avere davanti una carriera sicura. Ben presto i due pugili saranno uniti dalla stessa sorte: proletari del ring e sconfitti dalla vita.

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Voto Visitatori:   8,35 / 10 (20 voti)8,35Grafico
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Voti e commenti su Citta' amara - fat city, 20 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  19/04/2022 00:15:26
   8 / 10
La vita dei pugili è sempre partita dal basso, un po' tutti i film su questo sport parlano di rivincite e redenzioni.

In questo piccolo gioiello di John Huston invece non c'è una via d'uscita migliore da quella di entrata. I due protagonisti girono intorno ai loro piccoli successi sportivi per sprofondare poi nelle amarezze della vita.

Nel film neanche gli ambienti esterni, la scenografia, regala un po' di luce, tutto è nefasto. DLo definirei un film neorealista Americano, anche pesante in alcuni momenti dove succede ben poco.

Finale amaro e strepitoso.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  27/12/2020 19:44:41
   8 / 10
ottimo film sulla boxe ma anzitutto sull'amarezza della vita poco considerato e conosciuto tra gli amanti del ring.
Grande prova anche fisica di Keac, bene un giovanissimo Bridges bellissima la fotografia anche negli interni di ring squinternati di provincia.
Sceneggiatura solida e ben bilanciata tra boxe e vita reale , ottima regia di Houston (molto belli i primi piani nel combattimento finale ).
Finale amarissimo e struggente da veri fuoriclasse

Overfilm  @  27/04/2020 23:40:31
   6½ / 10
I perdenti creano sempre empatia e qui abbiamo due perdenti di lusso ben interpretati da Keach e Bridges.
Pero' illustrare la faccia "povera e sporca" della medaglia pugilistica (e del suo contorno) non e' sufficiente, per me, per far parlare di capolavoro (nonostante l'ottima sequenza finale piu' volte richiamata nei commenti).
Dal punto di vista strettamente pugilistico e' debole come un po' debole, lenta e ripetitiva e' la storia nel suo complesso (la scena di lui e lei ubriachi al bar dura 10(!) minuti: ok, e' preambolo di importante sequenza, ovvero dell'uscita stessa dal bar, dove non si sa chi sorregge chi e verdetto anticipato di sconfitta decretato dalla "vita" per entrambi... ma 10 minuti son comunque troppi come preambolo ...).
Insomma media voto sull'8.50 mi par eccessiva per questo film, nonostante alcuni aspetti sopra riportati.

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Italo Disco  @  29/03/2020 18:25:40
   9 / 10
Mostra la vita dei perdenti senza facili ammiccamenti o spettacolarizzazioni, c'è il disperato quotidiano, le speranze frantumate, gli amori di circostanza, il tirare avanti come una larva ed in tutto questo c'è l'atmosfera mesta di una città dove bianchi, neri, messicani e cinesi vivono senza razzismo o intolleranza forse perché si è persa la voglia anche di odiare. Stacy Keach è immenso come pugile finito ma anche Bridges non gli è da meno come ragazzetto fintamente indifferente già pronto per una vita incolore; il successo è un miraggio e una vita migliore si può trovare solo sul fondo di una bottiglia o formando una famiglia di riparazione. E' struggente e molto bello però l'eccessivo chiacchiericcio a volte inficia la visione, lo stesso anno Keach fu protagonista de I NUOVI CENTURIONI che esponeva più o meno gli stessi argomenti però calati in un contesto di genere come il poliziesco, perciò unendo elementi alti con quelli commerciali Fleischer riusciva a creare una perfezione artistica che CITTA' AMARA - FAT CITY secondo me non raggiunge.

VincVega  @  25/03/2020 17:27:54
   8½ / 10
Il pessimismo e la disillusione sono palpabili in "Fat City", altro grande film di Huston, che non racconta solo l'ambiente della boxe, ma tutto ciò che ruota attorno al protagonista che vive in una squallida cittadina della provincia statunitense. Un eccellente Stacy Keach interpreta un boxeur fallito, ridotto a raccogliere cipolle per campare, che intravede un barlume di felicità con l'incontro di un giovane apprendista pugile e una donna alcolizzata. Ma la realtà è un'altra, nonostante il ritorno sul ring. Un film malinconico e disperato sfortunatamente non proprio rimasto nell'immaginario collettivo cinematografico, meritando una maggior fortuna. Ottimo il cast di contorno.

_Hollow_  @  28/05/2014 05:54:27
   7 / 10
Vecchio e si vede, piuttosto pesante non riuscendo a traghettare col ritmo ... se un drammatico non intrattiene, son casini ...
Comunque ben fatto, con buoni spunti originali, ma anche sul tema si può vedere anzi altro ... uno su tutti, Kids Return di Kitano.

momo  @  15/11/2012 15:41:03
   8½ / 10
Otto anni prima che Martin Scorsese dirigesse "Toro scatenato" Hutson aveva già diretto un film "verista" non sui campioni del pugilato, filone che verrà poi seguito e quasi esasperato, ma sui perdenti. Ritraendo l'America dei falliti senza aggiungere niente di superfluo.

ste 10  @  14/04/2012 23:26:10
   7½ / 10
Film intenso nell'America più profonda, due uomini "perdenti" che creano empatia

Beefheart  @  05/01/2012 12:43:40
   8 / 10
Città, paese o nazione che sia, senza dubbio è amara, se non decadente; Quanto meno lo è nell'esistenza di questi personaggi che Huston utilizza per osservare il fallimento, l'imbruttimento, la vecchiaia e la deriva alcoolica. Il tutto ha un taglio cinico, disilluso e rassegnato, a partire dalla sceneggiatura impietosa, passando attraverso i personaggi fondamentalmente soli e sconfitti (bravo Stacy Keach, un po meno Jeff Bridges), alla fotografia spenta, fredda e demoralizzante. Un film che funziona, rende l'idea e va a segno. Grande finale.

Schizoid Man  @  07/11/2011 19:50:25
   10 / 10
(Attenzione, contiene spoiler) Finale: siamo a Stockton, una cittadina della California. Due uomini, Billy Tully ed Ernie Munger, sono seduti al bancone di un bar. Mentre consumano ciò che hanno ordinato, parlano del più e del meno, ma dato che non hanno molto da dire, la conversazione si interrompe quasi subito. Tutt'a un tratto, né Ernie né Billy proferiscono parola. Il silenzio che ne consegue è al contempo imbarazzante e inquietante. Entrambi hanno lo sguardo perso nel vuoto. Poi Ernie, visibilmente a disagio per la situazione creatasi, farfuglia qualcosa, dice a Billy che deve andare, a casa ha una moglie e una figlia che lo aspettano. Billy però prega Ernie di restare ancora un po', perché ha voglia di parlare con qualcuno.
Seppur malvolentieri, Ernie accetta: ma di nuovo, implacabilmente, cala il silenzio, e questa volta nessuno dei due oserà spezzarlo, per il semplice motivo che entrambi non hanno più niente da dire. Finisce così questo grande film di John Huston, con una scena di una tristezza abissale, di cui sono protagonisti due uomini che non hanno più nulla da dire perché la vita ha riservato loro solo delusioni. Per via dello sconforto, non hanno neanche più la forza per conversare, Billy ed Ernie. Sono letteralmente annientati.
Speravano di sfondare nel mondo della boxe, ma hanno fallito miseramente: Billy, che ha quasi trent'anni, ha tentato disperatamente di rientrare nel giro, e ce l'aveva anche fatta, ma la vittoria si è rivelata beffarda; Ernie, che di anni ne ha diciotto, sembrava promettere grandi cose, ma non ha fatto altro che andare incontro a sconfitte che lo hanno convinto a lasciar perdere col pugilato.
Se la loro vita sportiva è un disastro, non è che quella di tutti i giorni sia tanto meglio: Billy è separato dalla moglie, e, dopo aver convissuto per un breve periodo con un'alcolizzata, Oma, si ritrova solo come un cane; Ernie, invece, si è dovuto sposare contro voglia perché la sua ragazza, Faye, era rimasta incinta. Sono due perdenti nati, Ernie e Billy: per campare sono costretti a presentarsi ogni mattina all'alba nel parcheggio dei pullman, sperando di essere scelti come braccianti per lavorare nei campi dove, sotto un sole che spacca le pietre, devono raccogliere le cipolle per racimolare qualche dollaro.
Ricordate cosa dicevano ne "L'ultimo buscadero" di Sam Peckinpah? "Se questo mondo è tutto per i vincitori, che cosa resta ai perdenti?" "Qualcuno deve pur tenere fermi i cavalli". A Billy e a Ernie, invece, non è concesso nemmeno questo; finito di sgobbare in campagna, la sola cosa che possono fare è quella di andare in uno squallido bar a sorseggiare un caffè, e intanto che fanno ciò, provano a consolarsi a vicenda pensando che al mondo c'è sempre qualcuno che sta peggio, tipo il tizio costretto a passare l'intera vita dietro al bancone della caffetteria dove loro due, alla fine, si ritrovano completamente annichiliti.
Il finale sopra descritto ha lo stesso effetto di un pugno nello stomaco: è una sequenza memorabile, spietata e struggente al tempo stesso, talmente bella (stupendi i primi piani sul volto affranto di Stacy Keach mentre si guarda attorno con aria smarrita) da essere in grado, da sola, di alzare il livello del film, tanto da farlo diventare un capolavoro. John Huston racconta la storia (tratta da un romanzo di Leonard Gardner, che ha curato in prima persona la sceneggiatura) di due sconfitti, sia nello sport che nella vita, senza enfasi né retorica. Mai come in questo caso il mondo della boxe (che il regista, ex pugile dilettante, conosceva bene) ci è stato mostrato in tutto il suo squallore: allenatori arruffoni, manager approfittatori, pugili che si credono dei fenomeni e invece sono soltanto delle schiappe.
In questa ballata dai toni malinconici, Huston non risparmia niente a nessuno. "Fat City" è uno dei suoi film migliori: un ritratto del mondo del pugilato feroce e disperato, diretto con una lucidità impressionante, ottimamente interpretato sia da Stacy Keach (Billy Tully) che da Jeff Bridges (Ernie Munger). Magnifica la fotografia di Conrad L. Hall, i cui colori incorniciano impietosamente le facce dolenti dei protagonisti e gli ambienti miseri nei quali gli stessi si muovono.
Sui titoli di testa, Kris Kristofferson canta la bellissima "Help Me Make It Through The Night". "Fat City" è un film amarissimo.

7219415  @  06/07/2011 01:03:35
   7 / 10
9,2 è DECISAMENTE troppo per questo film...ben fatto si...ma non è questo capolavoro....

Smerloof  @  29/12/2010 23:50:49
   10 / 10
TheLegend  @  23/10/2009 19:39:00
   7 / 10
Buona opera secca cruda e reale;le interpretazioni sono qualcosa di unico così come l'aria che si respira per tutto il film.

Dr.Orgasmatron  @  16/09/2009 01:33:40
   9 / 10
Film senza fronzoli, realista e allo stesso tempo impassibile di fronte all'inevitabile destino già scritto per i protagonisti, che vedono il miraggio del successo ma poi restano nello squaqllore quotidiano. L'ho visto completamente in lingua originale, qualcosa nei dialoghi mi sono perso, spero di poterlo vedere in italiano

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  27/01/2009 18:44:59
   9 / 10
Un ritratto "amaro" di una california degli anni 70. Uno splendido film che racconta una storia tanto triste e significativa. Una sceneggiatura potente che ti colpisce tanto è realizzata al minimo particolare ( presa da un libro altrettanto bello ). Jeff Bridges bravo ma ha fatto di meglio, mentre Stacy Keach fa un'interpretazione da oscar. L'ambientazione è perfetta con il suo squallore che calza a pennello con gli eventi narrati, e la boxe ( che qui è solo di contorno ) rende la trama più "cattiva". Non potete perderlo.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  30/12/2008 19:11:22
   10 / 10
L'ironia sardonica è nel titolo originale, Fat city, ma dalla pellicola non traspare nulla di opulento e splendente. Palestre malridotte, squallidi bar dove l'esistenza dei personaggi è sempre appena sopra la linea di galleggiamento, il minimo per sopravvivere. Huston lo dipinge con estremo realismo, nessuna speranza di uscire da un circolo vizioso dove ognuno dei personaggi sarà prigioniero per sempre. Grandissima l'intepretazione di Stacey Keach, attore ingiustamente caduto nel dimenticatoio e da ricordare tutta la spettrale sequenza finale nella caffetteria.

The Monia 84  @  08/02/2008 20:53:24
   9½ / 10
Rari squarci di case, di vie, di fetidi bar, di juke box consumati dall'uso, di piselli in scatola rovesciati sul piatto a tiepida cottura. Sangue Fat City che in slang americano significa Eldorado: una presa per i fondelli per chi non potrà mai sottrarsi al proprio destino da fallito. Un assoluto capolavoro di John Huston. Straordinario Keach.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  13/12/2007 16:35:28
   9 / 10
Film tratto dal libro Città amara- fat city di Gardner ma splendidamente adattato al cinema. Capolavoro di scorrimento narrativo di tipo letterario, essenziale, secco, linguaggio vivo e altamente comunicativo, immediato.

Esempio di film che non si fa più, per lo meno in Italia dove si preferisce forme più intellettuali mal trasporte sullo schermo...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  14/10/2005 19:33:51
   10 / 10
Bellissimo film di John Huston.
Il regista parla con questo film di una società americana che non da possibilità a nessuno, e ne fa un ritratto amarissimo.
La boxe è un modo per sfuggire ai problemi, per vivere, per sfuggire alla povertà e dalle proprie origini. Huston segue le avventure di due personaggi, il vecchio, alcolizzato e disilluso che non riesce più a combattere nonostante vari tentativi, e il giovincello, alle prese per la prima volta con i problemi della vita.
Ma dall'ultima , memorabile sequenza, si capisce che il destino è sempre lo stesso.
Huston dirige in maniera asciutta, senza nessuna minima concessione allo spettatore, senza retorica, raccontando la vita di questi due personaggi, tra palestre sporche, campi di grano in cui si fatica per guadagnare pochissimi dollari, fino ai grezzi bar dove Keach amareggiato trascorre le giornate.

Il demente titolo italiano (Fat city significa paradiso, eldorado) non rende giustizia a questo splendido capolavoro, non famosissimo nella infinita carriera di Huston, ma certamente tra i migliori film da lui realizzati.
Naturalmente è facile intuire l'ammirazione di Clint Eastwood per questo film. L'autore in "Million Dollar baby" lo richiama notevolmente, e a tratti lo ricalca, sopratutto nella descrizione delle palestre , dei bar e della miseria in cui vivono i protagonisti e anche nella meravigliosa fotografia.

Infine c'è anche da sottolineare un altro aspetto a favore di "fat City": Il cast. Stecy Keach è bravissimo, ed è autore di una interpretazione fantastica. Keach nel film cerca di favorire un giovanissimo molto promettente, identico a lui 15 anni prima , per cercare di fagli avere successo la dove lui ha fallito.
Questo ragazzo è interpretato da un giovanissimo jeff Bridges, a inizio carriera (nel film ha 18 anni) , già molto intenso. Guardandolo negli anni successivi si capisce che da questo film e da Keach in particolare ha molto imparato.

In definitiva è un film da vedere assolutamente. Tra i film di ambiente pugilistico forse è il migliore , anche se qui , come in Eastwood tanti anni dopo, la Boxe poco centra.

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Ultima risposta 07/11/2011 20.00.09
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