city of life and death regia di Lu Chuan Cina, Hong Kong 2009
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city of life and death (2009)

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locandina del film CITY OF LIFE AND DEATH

Titolo Originale: NANJING! NANJING!

RegiaLu Chuan

InterpretiHideo Nakaizumi, Liu Ye, Gao Yuanyuan, Fan Wei, Jiang Yiyan, Qin Lan, Yuko Miyamoto, Ryu Kohata, Liu Bin, John Paisley

Durata: h 2.13
NazionalitàCina, Hong Kong 2009
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 2009

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Trama del film City of life and death

Il massacro di Nanchino è una delle pagine più nere del XX secolo, che pure può vantare un cospicuo catalogo di atrocità. Quando nel dicembre 1937, pochi mesi dopo la caduta di Shanghai, l’Armata Imperiale di Hirohito attaccò Nanchino, allora capitale della Cina, si abbandonò ad una serie di omicidi di massa, torture, stupri e saccheggi che hanno pochi eguali.

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Voto Visitatori:   8,25 / 10 (6 voti)8,25Grafico
Voto Recensore:   7,50 / 10  7,50
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Voti e commenti su City of life and death, 6 opinioni inserite

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Febrisio  @  31/03/2013 10:57:25
   8 / 10
Dopo Mao, presa la direzione di un comunismo più capitalista, la cina si apre anche al suo passato. Prende così forma ciò che è definito l'olocausto cinese.

Lu Chuan da una visione estesa di ciò che successe nello stupro di Nanchino tra il 1937 e 38. Catapultati alle porte della ex capitale, le immagini si fanno subito notare, specie quelle iniziali, per la capacità d'inquadratura e la morbidezza del bianco e nero. Abbinati a costumi, attrezzature belliche e scenari diroccati è tutto talmente semplice che lo spettatore si ritrova trascinato in una lettura più storica e coinvolgente. Un quadro impressionante e devastante in cui i fatti azzittiscono. Nel silenzio il regista approfitta dei volti che celano l'emozione. L'unica isola di salvezza dell'olocausto rimane per ironia un rifugio umanitario nazista, che fa lo stesso effetto del formaggio ai topi. Pensare che quanto visto farà da prologo agli anni successivi in Europa.

Ricordando che la visione è di parte cinese, con il pregio di non spettacolarizzarsi e di non incastrarsi in retorica, c'è da rimarcare quanto la controparte giapponese sia distinta da un personaggio emblematico incerto nell'accettare il genocidio, Kadokawa. Personaggio idealizzato per ampliare un'analisi più critica. Attraverso lui vengono concessi allo spettatore, oltre agli attimi condivisi di pietà, alcune tra le riflessioni più umane - La vita è più difficile della morte - La responsabilità di questo personaggio, ammorbidisce gli orrori di Nanchino. Pur mostrando scene di sgomento, ciò che avvenne è talmente forte che il regista risparmia allo spettatore un sanguinolento monologo di donne incatenate e stuprate fino alla morte, impalati vivi, mutilati, castrati, teste mozzate, fosse comuni, sotterrati vivi, mitragliati. Gli orrori di Nanchino avevavo generali e sergenti che facevano a gara a mozzar teste.

Finale con una città sopraffatta in tutti i sensi. Anche dai rituali di tradizione, che per quanto il giapponese di norma ricordi il samurai coinvolto tra etica e morali, questo comune immaginario fa da contrasto agli avvicendamenti testimoniati, e a quale onore e superiorità si possa mai celebrare.
Ottimo film.

Tuonato  @  01/10/2012 18:27:35
   9 / 10
Impressionante e potente ricostruzione storica della presa di Nanchino durante la seconda guerra sino-giapponese. "L'incidente di Nanchino" - beffardo eufemismo realmente utilizzato dalla frangia più moderata di giapponesi scettici circa la gravità dell'evento - si tradusse in uno dei crimini di guerra peggiori che la storia ricordi: le truppe occupanti si resero colpevoli di inimmaginabili atrocità e brutalità verso la popolazione prigioniera arrivando a violare spensieratamente la zona di sicurezza. Da ricordare che ciò che accadde - riportato con prove tangibili dai cronisti occidentali - nella città con le mura più imponenti al mondo convinse in seguito gli Stati Uniti a dichiarare guerra al Giappone.

Filmone, sotto tutti i punti i visti. Il bianco e nero dona alla pellicola raffinatezza, la fotografia è a dir poco sublime. Molto bella l'idea delle cartoline usate nei titoli e tra i vari capitoli, coraggiosa e vincente la scelta della coralità: tanti personaggi tutti ugualmente importanti, ognuno dei quali recita con la propria lingua, che sia giapponese o mandarino.

<<La vita è più difficile della morte>>

Non c'è retorica, non si parteggia apertamente nonostante la produzione sia cinese. Solo cronoca, delle più amare.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  29/08/2012 22:01:04
   7½ / 10
Del massacro di Nanchino sono rimasti pochi documenti storici, foto e rari filmati in bianco e nero, come se ci fosse stata una volontà di far rimanere questa tragica pagina di storia nell'oblio. E' probabile che dietro la scelta del bianco e nero ci sia stata una precisa volontà di restituire attraverso la finzione cinematografica una linfa vitale a quei rari reperti rimasti.
Il film di Lu Chan è la descrizione di un inferno concepito e perpetrato dall'essere umano verso altri esseri umani, privo di quella retorica stucchevole che avrebbe rovinato il film. E' una pellicola corale che guarda su entrambi i fronti senza un protagonista ben definito, ma passando da vari punti vista. Bellissimo il finale, una danza di vittoria surreale delle truppe giapponesi in mezzo alle macerie di una città distrutta che ricorda il "Topolino" di Full Metal Jacket.

dagon  @  08/05/2010 23:43:29
   8 / 10
film potente, girato molto bene, con uno stile alla "schindler's list". Merita senz'altro una visione.

Ciaby  @  06/05/2010 21:23:15
   9 / 10
Un film crudo e potente e sebbene in certe parti troppo romanzato, è un pugno allo stomaco. Tuttavia, anche grazie a bianco e nero e regia, funziona in modo eccellente. Cast strepitoso e magnifica l'attenzione su rumori (gli spari) e i silenzi. Finale MERAVIGLIOSO che strappa tante lacrime amare. Un pugno nello stomaco da vedere (e dire che i film di guerra non li ho mai digeriti).

Tom24  @  16/08/2009 12:47:28
   8 / 10
Buona trasposizione "cinematografica" dello stupro di Nanchino, tra i più feroci e spietati massacri che la storia recente ricordi. Cinematografica perchè mancano le scene più forti, come le efferate torture effettuate dai giapponesi sui civili nanchinesi, presenti inveci in Black Sun, splatter non commerciale di qualche anno fa. Il film è toccante al punto giusto, senza mai scadere nel patetico, ottima la fotografia in bianco e nero. La pellicola non è assolutamente di parte, anche se forse manca di evidenziare l'inumano stress psicologico subito dalle truppe giapponesi prima dell'invasione della città, che le ha portate a compiere azioni deplorevoli, peggio che nei lager nazisti. Manco a dirlo il film non è uscito in Giappone, dove il negazionismo è ancora incredibilmente molto forte. Una pagina di storia della quale ancora molti occidentali ignorano purtroppo l'esistenza. Informatevi, informatevi.

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