Quando sua sorella gli chiede di prendersi cura di suo figlio, un giornalista radiofonico intraprende un viaggio attraverso il paese con il suo energico nipote per mostrargli la vita lontano da Los Angeles.
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Non mi è piaciuto molto, soprattutto per lo stile, l'ho trovato un film verboso, retorico, falsamente profondo, diciamo che è proprio il soggetto che lo porta ad essere tale, con questo espediente di Joaquin Phoenix che va in giro per l'america ad intervistare i ragazzini e ne escono discorsi più vicini ai libri di Platone e Aristotele che al pensieri di un ragazzino di quell'età, io a quei tempi pensavo a giocare a pallone e tirare le pietre per strada alle persone, non avevo scoperto neanche la phiga, altro che discorsi per il futuro, ma comunque anche facendo finta siano realistici, è proprio lo stile con quel voice over costante che ripete frasi ad effetto su immagini delle città americane in bianco e nero che mi ha infastidito tanto.
Poi il soggetto in sé non è neanche malaccio, certo per nulla originale, con la solfa dell'uomo un po' distaccato, che non sente la sorella da tempo che si ritroverà inizialmente per necessità ad accudire il figlio e il progressivo avvicinamento tra due caratteri diversi che si convertirà nella crescita personale, tirando in ballo più argomenti, da un certo orgoglio tipico degli adulti, spesso inspiegabile, all'assenza di una figura genitoriale per il ragazzino che alterna momenti di grande complicità a momenti di ribellione, procedendo con i soliti alti e bassi, ma francamente anche lì, i dialoghi e lo stile li ho sentiti fin troppo ridondanti.
Tecnicamente è validissimo, non gli si può dir nulla, il bianco e nero è sfruttato anche bene e Joaquin Phoenix si dimostra l'ennesima volta un grande, qui magari in un'interpretazione più contenuta rispetto ad altre celebri uscite degli ultimi anni, però riesce comunque a bucare lo schermo col carisma, è tutto il resto che non mi è andato giù. Mills l'avevo apprezzato parecchio per "Beginners", questa volta, meh.
L'arte indipendente ha sempr'avuto due anime contrapposte: quella che compensa il budget ridotto con idee imprevedibili, sorprendenti, fuori dagli schemi, e viceversa quella che si rinchiude dentr'un format perciostesso stereotipato. Penso ch'oggi sia sopravvissuta solo la seconda, e l'A24 è una della case di produzione maggiormente invischiate con quest'indie retorico e pleonastico. "C'mon C'mon" è un film petulante? Avrebbe ottenuto l'identico disastro pure col silenzio d'un film muto. Periodicamente si sfornano lungometraggi sui rapporti intergenerazionali e m'è sembrato di guardare un reboot di "Nebraska" (Payne 2013). Terrificante che Mills, celebrato autore dei primi videoclip per gl'Air, abbia scelto un brano dall'album d'esordio degli Wire giusto per il titolo "Strange" (https://www.youtube.com/watch?v=Zv0fFtP6iIQ). Con un budget superiore avrebbe scelto i Doors di "People Are Strange"?