combat shock regia di Buddy Giovinazzo USA 1986
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combat shock (1986)

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locandina del film COMBAT SHOCK

Titolo Originale: COMBAT SHOCK

RegiaBuddy Giovinazzo

InterpretiRicky Giovinazzo, Nick Nasta, Veronica Stork

Durata: h 1.25
NazionalitàUSA 1986
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1986

•  Altri film di Buddy Giovinazzo

Trama del film Combat shock

Un reduce del Vietnam, rimasto traumatizzato dalle atrocità subite in Vietnam, vive in un buco fatiscente con la famiglia (moglie e figlio idrocefalo a carico). Il ragazzo ha un equilibrio psichico fragilissimo e, dopo l'ennesimo pestaggio subito da parte di alcuni malviventi, esploderà la sua rabbia compiendo una vera e propria strage! Ma anche l'ex-marine sta per compiere il suo massacro.

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Voto Visitatori:   7,90 / 10 (20 voti)7,90Grafico
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Voti e commenti su Combat shock, 20 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Oskarsson88  @  05/07/2020 16:30:07
   6 / 10
Apprezzabile soprattutto per l'atmosfera malatissima e disagiata e per la buona prova di Ricky Giovinazzo che trasmette altrettanto disagio e malessere. E ovviamente spicca il fatto che sia girato con un budget irrisorio.
Di contro la trama non produce troppe cose, gli altri attori e le scene non convincono e il montaggio è abbastanza amatoriale con alcune escursioni nel trash vero e proprio.
Comunque, un film da vedere, che a modo suo non si fa certo dimenticare.
PS il baby è troppo Eraserhead...

Evarg Nori  @  24/05/2019 08:09:41
   6 / 10
Prodotto e presentato dalla TROMA,della quale è reputato il titolo più serio,il film dell'italiano Giovinazzo prende di mira i devastanti effetti della guerra in Vietnam per chi vi è sopravvissuto."All'inferno e ritorno" per così dire.Considerato come un incrocio tra "Taxi Driver" e "Eraserhead",Kaufman lo definì il capolavoro della sua casa di produzione,ma i limiti del risicatissimo budget di appena 40000 dollari sono assai evidenti.In più punti il tono serioso cozza con l'amatorialità(l'episodio con le bambine,i battibecchi con la moglie).La trama è quasi inesistente,e il bambino per come è realizzato è troppo in stile Toxic Avenger per funzionare in questo contesto.Ma il protagonista,sorta di Robert Carradine italoamericano,ha una faccia da reietto alienato che non si scorda.E il prologo,il regolamento con i tre teppisti e soprattutto l'epilogo hanno il sapore del disagio profondo.Ovviamente sgradevolissimo,come l'immondizia invasa dai vermi che il protagonista osserva in una scena...Efficace lo squallore delle location.Con più soldi a disposizione,il regista avrebbe probabilmente creato un cult estremo.ma va visto.Presentato dal regista come tesi di laurea con il titolo "American Nightmares",dopo l'acquisto da parte della TROMA ebbe il titolo corrente e una locandina alla "Rambo".

Danae77  @  20/10/2015 11:39:08
   8 / 10
Ricordi di un lavaggio del cervello, sudiciume, degrado in ogni angolo dell'anima persa ed in quelli occupati dal corpo. Un uomo perso dentro se stesso, senza più freni alla pazzia, senza controllo. Una catena di eventi sempre più cattivi, i cui cerchi più piccoli si agganciano ad anelli sempre più grossi, pesanti di odio, di disperazione, di vendetta... di finta pulizia. La resa dei conti, arrivo: il punto di non ritorno in uno specchio distorto, malato come la trasmissione, marcio, disturbante. Un colpo, un altro, una carezza asciugata ed un altro ancora...la fine. Fulminante.

Filmaster95  @  04/02/2015 14:14:59
   8 / 10
Il film che mi ha creato piu inquietudine di qualsiasi altra pellicola e solo per questo si merita un gran voto.
L'aria malsana di tutta la pellicola si sente eccome,non puoi non provare compassione per il protagonista costretto a vivere ai margini della società al ritorno dalla guerra e cedere psicologicamente man mano che la sua esistenza proceda nell'unica direzone possibile.
Ovviamente il tutto è realizzato amatorialmente,con riprese poco pulite,ma come emozioni siamo diecimila volte sopra di alcuni film sponsorizzati al grande pubblico che non hanno un decimo dell'atmosfera di questo piccolo gioiellino.

alex94  @  05/09/2014 09:12:50
   7 / 10
Buon film della Troma,che riesce nel difficile compito di scuotere lo spettatore.
La trama anche se non è molto originale,si segue con piacere ed interesse,fino al violento e disturbante finale.
Buona anche l'ambientazione molto degradata in cui si svolge tutto il film.
Discreta la regia,ottima la recitazione,presente anche una discreta quantità di splatter,realizzato in maniera più che sufficiente.
Insomma vale assolutamente la pena vederlo,è sicuramente uno dei migliori della Troma.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  15/10/2013 15:21:47
   8 / 10
In Combat shock si vive in uno stato di incubo perenne. L'incubo di una guerra vissuta che ha lasciato tracce profonde nella psiche del protagonista e l'incubo di una realtà dominata da uno squallore e da una desolazione di un ritorno a casa per nulla rinfrancante, anzi peggiore della guerra stessa.
Un film che sfugge i canoni tipici della Troma, semplice come un pugno nello stomaco, magari un po' grossolano dovuto alle limitazioni low budget, ma dotato di una forza incredibile nel suscitare emozioni veramente forti. Ottima comunque la scelta delle locations: rendono perfettamente l'idea di un contesto devastato e distrutto, senza più speranza.

Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento ilSimo81  @  11/05/2013 17:59:45
   7 / 10
A ben vedere, non racconta nulla di speciale questo film.
Voglio dire, quanti film sono stati ricamati sulle storie di reduci da conflitti? Quanti soldati divenuti uomini schizofrenici, paranoici, estraniati abbiamo visto in queste pellicole?
Comunque, "Combat Shock" è efficace a riprodurre la squallida vita di questo reduce a cui la vita (o la guerra?) ha tolto tutto. O quasi. E quel poco che gli resta verrà inevitabilmente travolto dall'ultimo, definitivo tracollo della sua labile psiche, che aveva costruito intorno a lui una parvenza di innocenza per non crollare sotto il peso di sé.

Le lunghe scene inutili e vuote, la città marcia e fatiscente, i personaggi disperati o depravati, l'ambiente familiare fatto di insopportabile disperazione, le ripetute musiche distorte e disturbanti sono il modo (efficace, come s'è detto) di riprodurre nello spettatore la visione del mondo e la vita di Frankie.

La recitazione non è eccelsa, e a tratti è caricaturale; molte scelte scabrose e truculente rasentano l'horror; tanti dettagli vengono portati all'estremo risultando quasi grotteschi. Tutto questo a ben vedere non è una novità, per un film della Troma; eppure resta un film "serio", che arriva, che colpisce.

Non un capolavoro, ma un cult per gli appassionati del genere.

gianni1969  @  02/05/2013 21:00:00
   10 / 10
erano anni che avevo questo film nell'hard disk,pessima idea non averlo visto prima,e' un capolavoro assoluto,una sorpresa veramente. chiari i riferimenti a lynch e scorsese,ma i. alcune situazioni mi ha ricotdato il nostro apocalypse domani. il degrado,il marcio,la violenza di quest'opera la si respira ad ogni sequenza,con dei personaggi al limite del grottesco ma non banali e alcune scene formidabili,poi l'attore protagonista e' notevole,cosi' come la regia. peccato ed inspiegabile,come questi 2 fratelli non abbiano praticamente girato piu' nulla. cmq consegnano alla storia questo cult capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  12/11/2012 16:47:55
   8 / 10
Il degrado psichico fa il pari con quello morale e urbano di una New York orribilmente sfigurata, in cui sono costretti ad un irreale esilio i reietti di una società ancora sotto shock dopo la guerra del Vietnam.
Frankie si muove tra tossici, prostitute e criminali d'ogni specie, lui è un reduce dal passato bellico agghiacciante, prigioniero per lungo tempo ma anche figura di spicco in una feroce missione svelata attraverso dolorosi flashback.
La guerra è un'esperienza da cui non ha saputo divincolarsi, il suo presente è di continuo inondato da ricordi angosciosi e di certo non l'aiuta vivere in uno squallido tugurio, senza lavoro né soldi, perseguitato dagli strozzini e con un'ingiunzione di sfratto che pesa come un macigno.
Ha a carico moglie e figlio deforme che deve quanto meno cercare di sfamare, Buddy Giovinazzo segue il suo peregrinare tra indecenti panorami cittadini con la speranza di racimolare un lavoro o qualche soldo.
Mezzi più o meno leciti non sortiscono frutti, Frankie sembra condannato da una nazione che ha abusato dei suoi figli e ora li abbandona morenti come fossero rifiuti umani da smaltire al più presto.
Finale prevedibile ma di quelli che non si dimenticano, Giovinazzo guarda a blasonati modelli tipo "Taxi Driver" o "Eraserhead", utilizzando l'aberrante prole per sintetizzare presunti esperimenti ai quali inconsapevoli soldati vennero sottoposti.
La paranoia è resa bene da effetti sonori sgradevoli, tipo il pianto del neonato o la ricorrente colonna sonora ad opera di Ricky Giovinazzo, credibile attore principale e fratello del regista.
Produce la Troma con budget ridotto disdegnando per l'occasione le caratteristiche peculiari delle sue più celebri pellicole. Non tutto è perfetto, sono presenti alcune figure inutili o eccessivamente sopra le righe, scene al limite dell'amatoriale e una foresta del sudest asiatico molto somigliante al bosco dietro casa mia.
Fortunatamente l'importanza dei concetti subissa le imperfezioni ed elegge "Combat Shock" tra i migliori film sull'argomento.

pinhead88  @  09/06/2012 00:39:16
   10 / 10
Estasiato. Il più bel film riguardante la guerra del Vietnam che abbia mai visto, altro che i kolossal di 'sta minchia, ed insieme il viaggio più allucinante nell'underground più maledetto, marcio e degradante che si possa vedere.
Un film profondissimo, a tratti surreale e terribilmente opprimente nella sua dimensione.
Chiarissimi i riferimenti ad 'Eraserhead' e bla bla bla, non so più cosa dire.
Vedetevelo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  29/12/2010 22:10:13
   7½ / 10
Non fatevi ingannare dalla pubblicità. L'etichetta trash della Troma, in questo caso, è solo una facciata.
La storia segue le vicende in una giornata qualunque di un reduce del Vietnam e delle ragioni che lo porteranno alla pazzia più totale. Messo in scena con un budget risibile ma con le idee schiette e ben chiare, questo sottovalutatissimo e scomodo film del tuttofare Giovinazzo è senza ombra di dubbio uno dei ritratti più cruenti e spietati sui terribili e irreversibili effetti che la guerra può causare alla persona e alla psicologia di un uomo.
Violento, allucinato, squallidissimo e truculento in ogni suo singolo fotogramma, soffre sfortunatamente di parecchi difetti (che non credo sia necessario riportare) causati dai pochi mezzi messi a disposizione, e di qualche buco in sceneggiatura che ne rallenta un pochino la parte centrale. Ma la sostanza, il coraggio e la cattiveria, ci sono eccome, ed è questo che conta! Roba che a Hollywood se la sognano. Mostrare con tanta efficacia e verità il disagio, la sofferenza e le difficoltà passate da questi soldati, che hanno combattuto per la loro patria, e che per questa hanno vissuto orrori indescrivibili e visto ogni sorta di atrocità per poi essere dimenticati, ripudiati ed emarginati dalla stessa come se niente fosse, non è cosa da poco...
Un'ulteriore applauso al regista sia per la rappresentazione della periferia di NY, di cui vengono ben messe in risalto tutte le piaghe (sporcizia, pùttane, drogati, disoccupazione, criminalità) sia per la shockante, brutale e sanguinosa strage finale, di una violenza talmente inaudita (ma tristemente necessaria) da far impallidire pure quella di De Niro in "Taxi Driver" (opera verso la quale Giovinazzo è comunque estremo debitore).
Ottimo film (ovviamente bisogna sorvolare sui difetti dati dal low-budget, che come ripeto, sono parecchi), non privo comunque di puntatine trash assurde e ridicole (come il costume nippo-punk di uno dei tre strozzini che perseguitano il protagonista, o la ragazza in motocicletta davanti all'ufficio collocamenti), ma assolutamente da vedere. Meritata la fama di cult, anche se io personalmente, leggendo gli ottimi commenti del sito, mi aspettavo un qualcosina di più.

bulldog  @  18/07/2010 12:50:40
   8½ / 10
Il post-vietnam americano della Troma è un miscuglio tra il 'dead of night, deathdream' di Bob Clark, il Taxi Driver di Scorsese ed ovviamente Eraserhead.

Città luride, degrado e sogno americano infranto.

3 risposte al commento
Ultima risposta 18/07/2010 13.47.19
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chem84  @  24/04/2010 19:49:15
   9 / 10
Molti sono i film che hanno a che fare più o meno direttamente con la Guerra del Vietnam, la maggior parte dei quali di registi ben più famosi di Buddy Giovinazzo, interpretati da attori ben più famosi del buon Ricky Giovinazzo e realizzati con disponibilità finanziarie decisamente superiori a quelle di "Combat Shock",
Ma devo ammettere che pochi mi hanno colpito come questo...una crudezza unica nel raccontare la triste vicenda di quest'uomo e della sua famiglia, inserita all'interno di un contesto che definire decadente è a dir poco riduttivo.
E poi la sequenza iniziale dei corpi mutilati dalla guerra, la disperata lotta per ottenere un pezzo di pane, l'inutile, estenuante e sempre attuale coda al centro di collocamento e poi in conclusione l'inevitabile reazione finale, il tutto raccontato in un'ora e mezza scarsa, in maniera assai diretta e senza fronzoli.
Un film che senza dubbio non ti lascia indifferente...

5 risposte al commento
Ultima risposta 07/07/2010 21.39.41
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Guy Picciotto  @  13/04/2010 21:54:31
   8 / 10
il sogno americano è morto e risorto parecchie volte nel corso della storia del cinema, ma forse con combat shock è morto e sepolto per sempre.
Questo film indipendente (il migliore della troma sicuro) è un terribile affresco del degrado morale e civile degli slum metropolitani americani e dei tanti rambo che in uscita dal massacro del vietnam non fanno altro che imboccare un altra dura guerra, quella del tirare avanti quotidiano ma con la mente ormai devastanta dalla guerra. La carica di angoscia che trasmette il film sta proprio a metà strada tra taxy driver di scorsese (l'ex commilitone dalla psiche ormai alienata) e eraserhead di Lynch ( il bambino deforme vittima del dna intossicato del soldato). Sono ventate poderose di incubi quelli che vediamo durante la giornata tipo di questo reduce di guerra, in pratica un lungo calvario che si snoda lungo vie di marciume e di feccia, di siringhe usate, di prostitute dodicenni, di file demoralizzanti al collocamento in cerca di un lavoro che semplicemente non c'era negli anni di recessione carteriana di fine 70 negli usa.
Nerissimo il massacro finale, film dei cult degli anni 80, da possedere originale in bacheca tra nothing's shocking dei jane's addiction e rock for lights dei bad brains.

Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  02/07/2009 00:13:59
   5 / 10
sara' pure 1 film di denuncia , girato con pochi mezzi ( maluccio anche ) e con una buona recitazione , e il 5 infatti è dovuto al fatto che ho tenuto conto di tutti queste cose, ma è di una noia insostenibile...piu'di un ora e 15 di nulla per poi accendersi negli ultimi PREVEDIBILISSSSSSSSSSSSSSSSSSSSIMI 5 minuti....

avrei potuto dare anche mezzo voto in piu' se non fosse x 2 cose :

- il pianto di quello sgorbio è + fastidioso dei continui squlli di telefono in last life in universe ( l'insolito paragone dovuto al fatto ke ho visto ieri sera il film di pen ek e il non rispondere mai al telefono dei protagonisti è stato molto snervante )

- lo sgorbio è platealmente e malamente scopiazzato da eraserhead e ,considerato il livello totalmente differente delle 2 opere ,è imperdonabile !

se volete vedere 1 film sulla guerra in vietnam guardate jacob's ladder ke è sicuramente anni luce superiore a questo

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Andre85  @  28/09/2008 16:03:56
   7½ / 10
non è il solito film *****ne dellla troma
combat shock racconta la discesa di un giovane veterano verso la pazzia

scioccante...ci sta tutto

DarkRareMirko  @  19/08/2008 12:26:49
   8 / 10
Senza ombra di dubbio il miglior film distribuito dalla Troma, come Poultrygeist - Night of the ckicken dead è invece il migliore da essa realizzato.
Ha perfettamente ragione goat, quando dice che il budget è solo marginale quando si ha un talento come quello di Buddy Giovinazzo.
Egli ha infatti realizzato un film toccante, con scene a dir poco d'effetto (gli incredibili ed insopportabili pianti del feto tratto dall'Eraserhead di Lynch, o l'insieme di scene finali ad esempio), ben recitato ed efficace, tenendo conto di tutti i suoi limiti, come già detto legati al budget.
Lode a Giovinazzo quindi e lode anche alla Troma per scoprire e distribuire tali gioiellini.


Consigliatissimo.

phemt  @  04/10/2007 18:28:35
   9½ / 10
E’ il 1986 e Buddy Giovinazzo è un ragazzo come tanti, non ancora trentenne (è nato a New York nel 1957) è ormai prossimo alla laurea in cinematografia all’Università di Staten Island e per quella occasione ha deciso di portare come tesi un piccolo lavoro semi-amatoriale sulle conseguenze della guerra in Vietnam su un giovane reduce incapace di rapportarsi con il mondo che ha ritrovato dopo il rientro in patria…
E proprio il 1986 è l’anno del ritorno in grande stile del Vietnam sugli schermi cinematografici con quel Platoon di Oliver Stone che, oltre ad un buon successo di pubblico, si porterà a casa anche quattro oscar, proprio mentre Stanley Kubrick sta ultimando le riprese del suo personale Vietnam-movie, quel Full Metal Jacket che a conti fatti si rivelerà uno dei film più riusciti del geniale regista statunitense…
E’ il 1986 e Buddy Giovinazzo è un ragazzo come tanti che sta girando il suo primo film con una troupe formata perlopiù da parenti e amici, ma neanche lui può mai lontanamente immaginare che quella sua opera prima diventerà con il tempo uno dei più grandi Cult della storia del cinema…

Frankie Dunlan (interpretato da Ricky Giovinazzo fratello del regista Buddy) è un reduce del Vietnam che vive in miseria e in condizioni quasi disperate… Ormai senza lavoro da quattro mesi e pieno di debiti, è ossessionato dal ricordo del Vietnam e dalle violenze eseguite e subite durante la guerra… Pian piano la situazione degenererà e con essa anche la stabilità mentale di Frankie che finirà per perdere il controllo di sé stesso…
Questa in pochissime parole è la trama di Combat Shock (titolo originariamente pensato, in realtà molto più calzante, Incubo Americano) ma come spesso accade la differenza non la fa solo la storia che viene raccontata ma il modo in cui viene raccontata…
Giovinazzo opta per una narrazione non lineare dove il dramma e i problemi di Frankie si alternano ai ricordi del Vietnam e parte subito con un incubo che a conti fatti un incubo non è, prima di tutto perché è appunto uno dei tanti ricordi della guerra, ma soprattutto perché il vero incubo per Frankie è quello che sta vivendo in America in quella che per lui è la realtà…
Frankie è uomo senza lavoro, senza speranza e senza futuro, vive in una casa fatiscente con un bagno che non funziona, un frigorifero con solo del latte, i cassetti vuoti e uno sfratto in arrivo, una moglie incinta che non ce la fa più, un figlio deforme, i vicoli sporchi dietro casa, le macchine abbandonate, i barboni che dormono per terra, gli uffici di collocamento affollatissimi, drogati senza via di scampo, papponi, delinquenti, bambine che si prostituiscono, un treno che passa e la vita che se ne va… Questa è la realtà che si trova a vivere Frankie ormai oberato dai debiti, malmenato dai suoi usurai, inascoltato dal padre e snobbato dagli uffici di collocamento (“Mi dia una buona notizia”, “Sono le 13:30”)…
E mentre c’è chi è costretto a cercare una siringa tra l’immondizia, e mentre i drogati si derubano tra loro e mentre le bambine si prostituiscono per strada con leggerezza ed ingenuità, per Frankie la situazione a poco a poco è diventata insostenibile… Non può tornare a casa a mani vuote, non questa volta e mentre la moglie a casa si “guarda” un porno in una tv che non funziona e mentre il figlio deforme si lamenta senza sosta, Frankie, fuori nella “sua” giungla, decide di fare un ultimo disperato gesto... Gli andrà male perché negli incubi finisce sempre così, ma l’ultimo pestaggio, l’ultimo sopruso (identico a quello subito in guerra) risvegliano Frankie che finalmente decide di combattere contro il fantasma del suo Vietnam, finalmente decide di venire a capo del suo senso di colpa, di quel vuoto che ha dentro da anni e che non riesce a riempire… Perderà completamente il lume della ragione ma ormai avrà tutto chiaro in mente e capirà il da farsi per salvare se stesso e le persone che gli stanno a cuore… Finalmente Frankie ha trovato la via di fuga che cercava da anni…
Letteralmente impressionanti gli ultimi minuti della pellicola dove in un crescendo di un intensità rara lo spettatore assiste inerme all’epilogo di questo straordinario capolavoro… Dieci minuti più unici che rari nell’intero panorama cinematografico mondiale, una discesa negli inferi come non è mai stata mostrata prima, dieci minuti davvero impossibili da dimenticare…

“The dream is over” cantava John Lennon nel 1970 quando ormai la guerra in Vietnam stava volgendo al termine (anche se in realtà continuò ancora per qualche anno era ormai irrimediabilmente persa soprattutto davanti all’opinione pubblica americana) in quel Plastic Ono Band che di fatto suggellava il suo addio ai Beatles dopo otto anni… “The dream is over” appunto, ed è di questo che parla Combat Shock, della fine dell’American Dream, la fine per quei giovani ragazzi partiti per una guerra assurda che per molti di loro non è mai finita… La fine del sogno per tutti quelli che la guerra se la son portata appresso, può cambiare lo sfondo (non più il verde Vietnamita ma il grigio cittadino), possono cambiare i nemici (non più ragazzi gialli di cui non sapresti pronunciare il nome ma la popolazione multi-etnica americana), ma la guerra non finisce mai ed è sempre lì, nascosta tra i vicoli o tra gli alberi non fa differenza perché sempre di giungla si tratta… Ed è lì dietro l’angolo sempre pronta a saltarti addosso e desiderosa di riprendersi ciò che le spetta, il suo tributo di carne e sangue. Combat Shock parla della fine del sogno per tutti quelli che non riescono a tirare avanti, che non avendo una specializzazione non trovano lavoro, che hanno una famiglia a carico che non riescono a mantenere; parla della rovina di un uomo e di come questi prenda la strada dell’autodistruzione, ma in realtà parla della rovina di una Nazione intera…
Giovinazzo delinea anche un doppio conflittuale rapporto padre-figlio utilizzando il protagonista come spartiacque e andando a rappresentarlo prima come figlio e poi come padre. Frankie ha un padre all’antica che non accetta le sue scelte (come si evince da un ricordo durante la lunga prigionia in un campo Vietcong) ma è un perdente anche lui, non ha più niente, vive su una sedia a rotelle all’interno di un ospizio, continua a credere che il figlio sia morto lì a Saigon e non ha più né la voglia e né la forza di tornare indietro… Frankie tenta un ultimo avvicinamento che si rivelerà inutile perché, come capirà poi anche lui, è davvero morto a Saigon e dal Vietnam (se non fisicamente) non c’è mai tornato…
Ma oltre ad essere figlio Frankie è anche padre di una mostruosa creatura presa di peso da un altro superbo esordio girato anni prima (sempre con una troupe formata perlopiù da parenti e amici) da un altro geniale regista… Il regista è David Lynch e il film è quel capolavoro di Eraserhead che Giovinazzo cita vistosamente senza farsi il minimo problema…
Frankie non riconosce come “suo” il figlio deforme, per lui non è frutto del suo seme ma è figlio dell’Agente Orange, il defogliante (poi scoperto tossico) con cui gli americani irroravano il Vietnam… Ma nel disperato finale abbraccia il figlio ormai morente con amore e tenerezza in una scena che definire commovente (anche ad una seconda visione e sapendo quindi quello che succederà poi) è poco...

Interessante e solida la regia di Giovinazzo che senza fronzoli o virtuosismi racconta questa storia come meglio non potrebbe e che brilla soprattutto per trovate… Geniale il vaneggiamento durante gli anni del ricovero con tanto di auto-interrogatorio, ottima la trovata di proiettare le immagine del Vietnam sul volto dell’ormai “perso” Frankie che è finalmente venuto a capo della verità dopo un dialogo rivelatore con il televisore...
Notevole la sceneggiatura con citazione obbligata alla telefonata padre-figlio, uno dei momenti più intensi della storia del cinema, la dimostrazione di come si possa trasmettere un senso di cupa disperazione anche con un singolo dialogo se costruito come si deve…
Ottimi gli effetti splatter (molto reali malgrado il budget), eccezionale il lavoro sul bambino deforme… Intensa e partecipata la performance dell’allucinato Ricky Giovinazzo davvero estremamente convincente…

Descritto dallo stesso regista (che si regala anche un minuscolo cameo) come un incrocio tra Eraserhead e Taxy Driver, chiaramente Combat Shock non può vantare il livello registico di questi due capolavori ma per quanto riguarda l’angoscia, il senso di vuoto e di disperazione che la pellicola riesce a trasmettere il lavoro di Giovinazzo non è certo da meno…

E visto l’elevato livello del film poco importa se balza agli occhi, anche dello spettatore meno smaliziato, la grande differenza tra le scene girate da Giovinazzo nel “suo” Vietnam ricreato a Staten Island e quelle prese da immagini di repertorio, così come la strampalata e poco adatta colonna sonora del fratello Ricky non intacca più di tanto la bellezza estrema di questo capolavoro…

Recuperato e distribuito dalla Troma che gli appioppa una locandina Rambo-style, in realtà davvero poco adatta, Combat Shock fa a gara se nella (altalenante ma con sprazzi di eccellenza) filmografia della storica casa di produzione statunitense… In Combat Shock non c’è spazio per demenzialità e vistose trashate, c’è spazio solamente per il dramma interno di un uomo ormai solo contro tutti…

Cupo, disperato, pessimista, allucinato, malato, crudo, distruttivo, triste, profondissimo e commovente Combat Shock è un incubo a occhi aperti ed è la dimostrazione lampante che, quando si hanno idee valide e il talento per metterle in atto, i budget diventano puramente accessori…

2 risposte al commento
Ultima risposta 27/07/2008 16.48.47
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento goat  @  19/01/2007 16:53:38
   9 / 10
potrei non essere troppo obiettivo, perchè ho un debole per la troma e per le piccole (ma solo nel budget) pellicole come questa.
tanti sono i più o meno blasonati registi che, negli anni, si sono misurati con la guerra del vietnam e il violento impatto che essa avuto sulla mente dei reduci che ad essa sono, solo fisicamente, sopravvissuti, ma credo che mai nessuno lo abbia fatto con la spontanea brutalità di giovinazzo (allora nemmeno trentenne).
questo è un film durissimo, pessimista fino al midollo e UNICO nel suo genere.
bravissimo il ricky giovinazzo attore (fratello), un po' meno quello compositore delle musiche, che fanno proprio pena.
in conclusione che la casa di kaufman sia benedetta, perchè permette a pellicole di assoluto valore ma misconosciute come questa, di avere il riconoscimento che si meritano.



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Ultima risposta 19/01/2007 19.53.54
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Gruppo COLLABORATORI Aenima  @  04/04/2005 20:08:36
   8 / 10
Ragazzi non fatevi ingannare dalla copertina "Ramboidiana": questo film è una manata in pieno volto e non poteva essere diversamente vista la casa che lo produce...Buddy Giovinazzo dirige questo "capolavoro" ancora studente e lo propone come tesi di laurea...La mitica etichetta indipendente, che tutti abbiamo imparato ad amare grazie alle avventure "Kaufmaniane" del Vendicatore Tossico (il primo supereroe del New Jersey), decide di produrlo e ne fa una leggenda...

"Combat Shock" è una riflessione sconcertante, in chiave "TROMA" (e quindi trash), sulla violenza psicologica generata dalla guerra nel Vietnam...Partendo dalle riprese della strage fino ad arrivare al momento in cui il protagonista (interpretato dal fratello dello stesso Giovinazzo) inforna il figlioletto idrocrefalo, assistiamo ad alcuni dei momenti più brutali nella storia del cinema americano...

Un titolo CRUDO come pochi, ma incredibilmente toccante...Consigliatissimo!


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