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Film dai due volti. Non lasciatevi ingannare da una prima parte dallo sbadiglio facile, eccessivamente statica e verbosa, dove l'introduzione della vita familiare è fin troppo prolungata; dalla cena in poi, infatti e fortunatamente il film cambia di tono, con un crescendo di intensità e coinvolgimento emotivo che non può lasciare indifferenti. Il dramma familiare raggiunge qui il suo culmine, e anche le personalità dei componenti della famiglia svestono la maschera di compromesso per rilevarsi in tutta la loro naturalezza. Far capire solo alla fine i motivi dei disagio psicologico del protagonista è una scelta apprezzabile a posteriori ma che concorre a rendere pesante la prima ora di film.
Mai avrei immaginato, dopo averlo visto in "Breakfast club" e "Cuba libre" (dove è forse il peggiore tra gli attori dei due film), che Emilio Estevez potesse essere capace di una prestazione del genere: in questo film è semplicemente sublime, impressionante la sua capacità di trasmettere il dolore e il disagio del personaggio che interpreta. Pure Martin Sheen strepitoso, interprete di un padre che cerca finché può di salvare le apparenze di una famiglia "normale" e tradizionalista: il cambiamento da uomo sottomesso alla moglie a capofamiglia che impone le proprie regole è reso benissimo dall'attore. Infine Kathy Bates: la sua bravura è nota ma il fatto di interpretare sempre personaggi molto irritanti non mi permette mai di apprezzarla fino in fondo.
Belle le musiche, specialmente "Almost cut my hair" che accompagna forse la scena più bella del film. A proposito di scene belle, ho apprezzato particolarmente i momenti in cui Jason è in giardino e pensa di essere in Vietnam.