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Straordinario cortometraggio di Buster Keaton: pochi essenziali minuti in cui si mette in scena, quasi pirandellianamente, lo stravolgimento dell'identità e l'inadeguatezza dell'uomo al reale. Qualsiasi proponimento si prefigga il nostro protagonista verrà travisato dalla gente, ai cui occhi egli apparirà di volta in volta diverso da quello che in realtà è; qualsiasi azione ponga in essere sortisce degli effetti diversi da quelli voluti, perchè la volontà non può far niente in una realtà in cui l'interazione con gli altri porta inevitabilmente al travisamento. In questo sta la bravura di Keaton: nel rappresentare con estrema semplicità e naturalezza l'incomunicabilità con il mondo esterno, attraverso le "gesta" di un soggetto incapace di farsi comprendere e muoversi senza determinare equivoci e scontri, ma sempre connotato da un'espressione di impassibile rassegnazione sintomo dell'impotenza di fronte all'incontrollabile svolgersi e susseguirsi frenetico degli eventi. Memorabile il finale in cui Keaton, dopo aver fallito la sua missione con l'amata, viene fagocitato vestito da poliziotto dalla massa di poliziotti, cioè in una realtà che non gli appartiene.