cous cous regia di Abdellatif Kechiche Francia 2007
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cous cous (2007)

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locandina del film COUS COUS

Titolo Originale: LA GRAINE ET LE MULET

RegiaAbdellatif Kechiche

InterpretiHabib Boufares, Marzouk Bouraouia, Faridah Benkhetache, Sabrina Ouazani, Hafsia Herzi

Durata: h 2.31
NazionalitàFrancia 2007
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2008

•  Altri film di Abdellatif Kechiche

Trama del film Cous cous

Beiji, 6o anni, lavora alla riparazione delle imbarcazioni nel porto di Sète, vicino a Marsiglia. Poco disposto alla flessibilità che la nuova organizzazione impone, viene licenziato. Beiji è divorziato e ha una nuova compagna ma non ha perso i contatti con la famiglia. Ora l'uomo vuole realizzare un sogno: ristrutturare una vecchia imbarcazione e trasformarla in un ristorante in cui proporre come piatto forte il cuscus al pesce. Nonostante le difficoltà economiche Beiji trova l'aiuto di tutti i familiari e l'impresa pare destinata al successo.

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Voto Visitatori:   6,67 / 10 (36 voti)6,67Grafico
Miglior filmMigliore regiaMiglior attrice debuttante (Hafsia Herzi)Migliore sceneggiatura
VINCITORE DI 4 PREMI CÉSAR:
Miglior film, Migliore regia, Miglior attrice debuttante (Hafsia Herzi), Migliore sceneggiatura
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Voti e commenti su Cous cous, 36 opinioni inserite

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KitaVerde  @  26/01/2016 21:32:35
   7 / 10
Forse eccessivamente lungo, ma ha dei momenti di forte impatto. Boufares grande attore. La Graine et le Mulet comunque...

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  30/01/2014 14:00:29
   7½ / 10
Torna ad affrontare il tema che più gli sta a cuore, i 'beur', se in 'Tutta colpa di Voltaire' narrava la storia (anch'esso abbracciando uno stile molto realistico), di un immigrato clandestino, includendo tutte quelle forme di convenienza burocratica "presentati senza documenti e fatti passare per algerino", lavoro irregolare per vivere, e poi nella 2° ora iniziava a fare cinema, con una storia d'amore di veri e propri emarginati per poi tornare repentinamente sui binari di una cruda realtà con beffa nel finale, stavolta il taglio è palesemente documentaristico, questi 'strabordamenti' di pellicola in più che lascia nelle sequenze non fanno altro che trasmettere quel senso di realtà quotidiana, il tentativo di mettere a proprio agio lo spettatore con discorsi reiterati e ripetitivi come è facile scorgere in conversazioni famigliari. Temi sociali che si inoltrano in quel campo minato chiamato razzismo, di facile presa emotiva, eppure schiva tutti i clichè che possono portare i suoi protagonisti a quella sensazione di vittimismo ostracizzato, pensare anche alla 'Venere Nera', in 2 ore e mezza non c'è mai la tentazione di impregnare di quel pizzico di retorica, neanche per far emozionare, freddo e compassato per tutta la conduzione della pellicola. Fosse stata la prima opera avrebbe potuto balenare l'idea di grezzo, un montaggio spesso tralasciato, in realtà alle spalle ha già 2 ottime pellicole coincise e precise sempre sulla falsariga di questa, ricorda non poco il cinema di Farhadi, e la Ouazani non è l'unico accostamento che si può fare. Ha anche occhio, Kechiche, per queste attrici emergenti, il 2° Cesar consecutivo che fa vincere ad una di esse, senza dimenticare la magnifica Elodie Bouchez dell'esordio.

Badu D. Lynch  @  23/10/2013 23:02:07
   8 / 10
Film enorme.
Una storia sincera e meravigliosa. Il tempo scorre, la stanchezza si fa sentire, il lavoro bisogna inventarselo, il cous cous è sparito, le danze seducono, l'amore è in crisi. Ecco : rimane il sudore, gli sguardi, le lacrime e qualche abbraccio. La potenza femminile. Una vecchia milza esplode : finisce la vita. Una giovane pancia seduce : il ciclo vitale continuerà - la Famiglia. Splendido.

[Indeciso fra l'8 e l'8.5]

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  11/06/2013 18:26:54
   8½ / 10
Sulla questione leone d'oro morale: lo è a tutti gli effetti. A me Kechiche non fa impazzire, Venere nera è un filmettino non brutto, per carità, ma nemmeno di grande spessore, lo stile realista mi sta facendo venire la nausea visto che ormai sembra che tutta una nicchia di autori vogliano forzatamente fare cinema in questa maniera.
Però rispetto a "Lussuria" di Ang Lee non c'è storia: Cous Cous è veramente un bellissimo film che parte in sordina, mette qui e là dei fili inizialmente poco chiari per poi riallacciarli. E' anche prolisso e non ci sarebbe stata mala una sforbiciata ad un paio di scene seriamente inutili di cui Kechiche pare proprio compiacersi.

Allo stesso tempo il fulcro di "Cous Cous" è l'abilità di saper raccontare non tanto una famiglia complicata di immigrati di prima e seconda generazione, c'è anche quella, ma di portare avanti il discorso in modo sapiente e intelligente al di fuori del cinema stesso. Mi spiego: da un certo punto in avanti la china che prende la trama è quella di rendere lo spettatore, incantato e frustrato allo stesso tempo, sempre più partecipe degli eventi; poi arriva il momento dell'apertura del ristorante, e lo spettatore ha il suo specchio/doppio nel pubblico che si ritrova ad aspettare in una rabbia crescente un cous cous che non arriva mai. Esattamente come non arriva un finale dolce, un cibo ristoratore per la mente e una falsa consolazione da Kechiche: la storia rivela la sua tragedia di essere tremendamente incompiuta, si sospende nella magnifica scena della danza del ventre e dei giri a vuoto di Slimane che (forse) realizza inconsapevolmente il sogno di una vita sfasciata in un finale che non finisce più e che svia lo spettatore (sia esso davanti lo schermo o nel ristorante, ormai non c'è più differenza).
Quindi a mio parere e forse commettendo un pregiudizio non avendo visto che due film dell'autore, Kechiche impone il proprio fallimento cinematografico a questo stesso film, con intelligenza: il suo è un cinema che non è destinato ad arrivare da nessuna parte raccontando storie ordinarie e le storie per definizione dovrebbero avere una fine. Il realista Kechiche però ha capito che la realtà è un'altra, non finisce di certo con una scritta in sovrimpressione "FINE" a lavarsi l'incoscienza di aver confezionato un prodotto.
Il regista lo ha capito e Cous Cous è l'emblema di un fallimento cinematografico trasformato in un successo (ci dirà il tempo e altre visioni se il percorso di Kechiche sia uscito dal vicolo cieco successivo a Cous Cous con Venere Nera, principalmente è da vedere la palma d'oro di quest'anno).
Quindi si, questo film di rara forza meritava in pieno il leone d'oro e i parrucconi della critica e addirittura il pubblico lo ha capito. Solo a Venezia hanno perso un treno, l'ennesimo, per dimostrarsi competenti.


Le rotondità di Hafsia Herzi sono magiche, ti ci perdi dentro. C'è molta differenza rispetto a quelle Yahima Torres/Venere nera, un misto di attrazione e repulsione in quel caso.
Sia chiaro che Kechiche è un autore interessante ma ha dei limiti molto forti secondo me: con Cous Cous ha quasi fatto "mea culpa" ma non se n'era liberato, rischiava di diventare realmente schiavo del suo stile. Vedremo...

Bobby Peru  @  25/12/2011 21:53:03
   7 / 10
Alla fine i difetti credo siano riscontrabili nei suoi stessi pregi, la ridondanza è enorme in alcuni "momenti" (specie quella verbale)... ok uno specchio di verita, cultura, quasi un documentario, la schiettezza delle immagini, dei volti, delle espressioni, dei dialoghi, della cultura... ma quando il tutto si prolunga oltre il dovuto... "e basta ho capito".

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento agentediviaggi  @  05/11/2011 15:52:37
   7 / 10
un film dove si respirano i colori del mediterraneo e il fatalismo arabo. Può non piacere la sua lentezza, ma i visi autentici degli attori e le vicende di questa famiglia raccontate in modo credibile me l'hanno reso vivido e familiare, al punto che anche io attendevo con impazienza l'arrivo del piatto speciale.

Estonia  @  28/02/2011 13:20:51
   6 / 10
Personaggi sul filo dello stereotipo in un crescendo di dialoghi concitati. Donne logorroiche perennemente sull’orlo di una crisi di nervi e uomini pettegoli seduti al bar o concentrati a combinare disastri, dai quali si distacca solo il taciturno Slimane, mansueto per natura e quasi per necessità. La volontà di rivalsa dell’immigrato si scontra contro il muro ipocrita e sottilmente razzista della burocrazia, ma la sua personale determinazione e la solidarietà familiare contribuiscono alla riuscita di un progetto ambizioso, l’apertura di un ristorante su un barcone del porto di Sète, anche se il finale lascia intravedere un risvolto amaro. Se non fosse per il buon risultato tecnico, l’andamento prolisso e lambiccato della pellicola nel suo complesso smorza e rende irrealistico l’intento originario del regista.

VikCrow  @  11/06/2009 00:33:06
   8 / 10
Un film gustoso.
L'ho trovato molto lineare e semplice. Questo è il punto di forza del film.
Non gode di fotografia eccelsa, ma riesce comunque ad imprimere nella retina i profumi e i gusti del cous cous fatto in casa. Il colore della tradizione e della semplicità che tentano di emergere in una società sempre più disposta a tenere nascoste culture e credenze estranee.
Come gia qualcuno ha fatto notare, la scena della danza del ventre è meravigliosa.

lapensocosì  @  19/05/2009 23:57:47
   7 / 10
Buon film che parte troppo lento per poi salire di ritmo nel finale...magnifica la danza del ventre...
Non amo i finali aperti...mi piace sapere come va a finire una storia soprattutto quando non c'è alcun motivo di lasciare cose in sospeso.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  22/12/2008 12:08:09
   7 / 10
Il neorealismo made in France. molto ben girato ed interpretato divinamente, con qualche lungaggine di troppo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  01/12/2008 00:13:19
   6 / 10
Non male, ma poteva essere migliore, la prima parte troppo lenta e logorroica è riscattata dalla seconda parte e dal finale aperto.....il dramma dell'immigrazione di seconda e terza generazione.....in un paese che rimane comunque estraneo.....

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  13/11/2008 13:58:49
   7 / 10
Intrigante storia corale e popolare che presenta alcune affinità con il nostro neorealismo per stessa ammissione del regista,il bravo Abdellatif Kechiche.Il fulcro della narrazione ruota attorno a Slimane,immigrato tunisino,ormai integratosi da anni nel tessuto sociale francese,cosa che non evita qualche pregiudizio o sospetto nei suoi confronti,ma che gli permette di vivere un’esistenza dignitosa sino almeno al momento in cui perderà il lavoro.Deciso a dimostrare la propria utilità nell’ambito famigliare e societario,nonostante l’età non più verde, deciderà di trasformare in ristorante un arrugginito barcone ormeggiato nel porto della sua cittadina.
Kechiche illustra le dinamiche di una famiglia allargata,mostrando una notevole capacità nel ritrarre la quotidianità per come la vediamo e la viviamo,gesti e situazioni sono gli stessi di tante famiglie ed a tratti non sembra neppure di stare ad assistere ad un film ma di guardare i propri vicini di casa o uno spaccato della propria vita.Il maggior pregio di “Cous Cous” è proprio questo,mostrare la realtà senza inutili artifici.La dimostrazione che la famiglia e più in generale i legami di sangue sono valori per l’individuo indispensabili,sta alla base dell’idea del regista,abile a marcare stretto i propri personaggi con inquadrature ravvicinate sui volti,per cercare di coglierne anche le più profonde sfumature.Grande risalto è dato alla figura della donna,regina di questi microcosmi e risolutrice di situazioni altrimenti intricate.
Il film ha molti pregi ma anche qualche difetto non trascurabile,la durata imponente finisce con il renderlo prolisso in più punti,situazioni che andrebbero snellite vengono tirate per le lunghe attraverso dialoghi spesso interminabili ed a tratti confusi,risultando così tedianti se non addirittura fastidiosi.Kechiche finisce quindi con l’impantanarsi un poco nella sua determinata illustrazione di quotidianità pur fornendo spunti sicuramente piacevoli ed azzeccati.”Cous Cous” è quindi un’opera tutt’altro che perfetta ma sincera e vitale,costruita su un cast di attori davvero bravi,tra cui spicca la giovane Hafsia Herzi,autrice di un’indimenticabile danza del ventre nonostante un fisico non proprio da modella,ma molto più sensuale di qualsiasi stacchetto di veline e compagnia danzante.

antonioba  @  04/11/2008 09:17:18
   8½ / 10
Grandissimo film che racconta una comunità e il coraggio di intraprendere ricevuto dall'amore che la circonda superando i rapporti personali.
Film crudele e appassionante consigliatissimo

giumig  @  09/10/2008 22:51:00
   8½ / 10
Grandissimo film, pura poesia e puro cinema, con i 10 minuti finali che sono da applausi, malgrado una conclusione "aperta" a mille interpretazioni.

Regia magistrare e attori, tutti, anche le comparse, magnifici.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  01/10/2008 19:51:40
   9 / 10
Un capolavoro assoluto questo film di Kechiche, che nonostante la durata (paradossalmente poteva essere tranquillamente più lungo) , ti prende al massimo per gli staordinari personaggi e la loro complessità.

Il regista mette in scena la realtà di un gruppo di francesi- tunisini a Marsiglia , l'umile padre di famiglia che ha il sogno di trasformare un rottame di barca in ristorante galleggiante, con specialità il cous cous cucinato dalla ex moglie, I figli e le loro famiglie, l'amante e l'irriverente figlia.
E tutto il film è un susseguirsi di splendidi e lunghissimi dialoghi, fra cene e preparativi in cucina, fra drammi personali e e l'umiltà dello splendido protagionista, tra neorealismo e spazio perfino al thriller.

Strapieno di idee e di spunti (dalla separazione tra la Marsiglia degli uffici e quella + povera, l'integrazione degli immigrati), il film di Kachiche si ricorda anche per i suoi straordinari protagonisti. Slimane, interpretato da un sessantenne esordiente, e la sua figliastra, al suo primo ruolo importante, ingrassata per il film, è la protagonista assoluta nella splendida sequenza finale, dove si lancia in una spettacolare e lunghissima danza del ventre.

Quest' ultima montata tra l'altro in maniera assolutamente geniale: lei che danza, il cous cous che non arriva e il protagonista, altrove, che insegue a piedi un gruppo di balordi in moto.


Vergognosamente- e dico vergognosamente- non premiato a Venezia, dove gli è stato preferito Ang Lee, che a sua volta era già fresco di Leone a Cannes e di Oscar a Hollywood.

xanter  @  18/09/2008 14:27:40
   7 / 10
Indubbiamente un bel film, coinvolgente e semplice nel suo raccontare in maniera quasi "amatoriale" la storia di un uomo come tanti che come tanti è stato costretto a cercare fortuna altrove, lontano dalla sua terra.
Nonostante sia riuscito a farsi una vita dignitosa ed a crearsi una splendida e numerosa famiglia allargata, l'uomo vive un periodo difficile, tra problemi economici, sociali e sentimentali.

Il voto sarebbe stato più alto se non fosse che alcuni dialoghi risultano troppo lunghi e snervanti ed il finale è un grosso punto interrogativo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  16/08/2008 12:18:53
   8 / 10
E' trascorso quasi un anno dall'ultima mostra del cinema di Venezia e tardivamente (mai abbastanza) sono riuscito finalmente a vedere questo film incantevole, rendendomi conto di quanto mi ero perso allora... per inciso: le medie non fanno per me, ma la diffidenza degli spettatori verso questo tipo di prodotto mi lascia, lo confesso, assai perplesso.
Perchè il film è di una semplicità disarmante, e l'unico compìto gravoso dello spettatore è di affidarsi ai lunghi dialoghi (troppi, vero, ma sono grandiosi...) mentre la lunga durata vive una tempesta di piccole e grandi emozioni dove la denominazione "etnica" è del tutto irrilevante.
Dico questo perchè siamo ben lontani dal cinema contemplativo e simbolico di Kiarostami o Payami, o del rigore ideologico di Amos Gitai (semmai c'è qualche punto in contatto con Almodovar).
E questo "volver" filoarabo (in France) è recitato divinamente e - come già detto - vanta dialoghi strepitosi per cui non è difficile empatizzare per una serie di argomenti "popolari" che potrebbero appartenere a qualsiasi famiglia occidentale, e insegnano che il concetto di famiglia è universale, in fondo (lo scontro tra Julia e sua madre mi ha ricordato il rapporto mio con mia madre).
E, ancora una volta, un cinema (e che cinema!!!) dei PADRI, come quell'indimenticato film russo vincitore ai festival ("Il ritorno") o l'ultimo Lumet.
E' attraverso le rughe, l'amarezza e la sorprendente umiltà del protagonista (il bravissimo Habib Boufares) che noi vediamo in "cous cous" qualcosa che appartiene a noi più di quanto siamo disposti a credere.
Ha certamente meritato il gran premio della giuria di Venezia, e sarebbe stato un degnissimo Leone.
Sembra un film esile, questo, ma nel bisogno di ritrovarsi davanti a un rito anche culinario di appartenere a chiunque di essere un'unità fusa in nazioni e continenti diversi, di amarsi nonostante il dolore, o l'amarezza di un'equilibrio precario atto a stravolgere questa grande armonia, in tutto questo c'è davvero qualcosa di noi.
L'ho amato alla follia: bastano i rituali del cous-cous in famiglia con i discorsi audaci dell'unico "occidentale" presente, o la dolorosa preservazione del finale...(spoiler).

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simonssj  @  25/06/2008 12:43:33
   6 / 10
La sufficienza è il suo voto, non posso fare di più. E' una poesia, crudele, ben recitata, ma non mi ha coinvolto più di tanto. Strani e spiazzanti i 10 minuti finali

Rand  @  20/02/2008 10:48:05
   7½ / 10
Film coivolgente: molti hanno lamentato l'eccesso di urla ma è proprio la serie di discussioni, i contrrasti e le avversità a cui sono sottoposti Sliman e i figli a renderci partecipi del film, i dialoghi mai banali, ottimi, di persone "vere" e non costruite, i problemi "reali" della gente comune, immigrati e non, le mille sfumature insite in ogni discussione, nelle immagini della famiglia riunita, nel modo di vestire, mi chiedo se molti abbiano notato queste cose, un film da rivedere, bellissima e quasi ipnotica la danza del ventre, notevole la storia, la storia di tutti noi, di chi prova a fare qualcosa con le proprie mani e deve battersi contro tutti: burocrazia, banche, concorrenza ecc.
Finale aperto che lascia però l'amaro in bocca, un film attuale che mi ha riportato alle atmosfere di Marsiglia descritte da Jeab Claude Rizzo nei suoi libri. Da vedere

2 risposte al commento
Ultima risposta 20/02/2008 11.55.30
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Delfina  @  18/02/2008 12:23:34
   6½ / 10
Come molti hanno già detto, questo film è troppo lungo, davvero incredibile che sia stato tirato tanto, mezz'ora in meno come minimo ci voleva...
Per il resto, ben girato, ma con parti francamente fastidiose (i litigi lunghissimi, con le voci sovrapposte che non finivano mai); qualche sprazzo di classica commedia borghese nel secondo tempo; interessante l'anziano protagonista, e la di lui figlioccia.
Piacevole la fotografia; comunque, consigliato solo agli amanti del cinema francese (con ambientazione proletaria), e magari delle buona tavola :).
Alla fine, per le voci troppo alte, gira quasi la testa, dopo aver visto questo film.

antigone  @  04/02/2008 20:22:18
   7 / 10
Piuttosto interessante, anche se a tratti davvero
molto, troppo, lento. Era come se il regista tenesse a far lentamente calare lo
spettatore in tempi dilatati e infiniti...
Consigliata la visione pomeridiana, anche per le oltre 2 ore e mezza...

Dialoghi lunghi, riprese ampie, inframezzate viceversa da scene in
primissimo piano, quasi disturbanti, capaci di farti letteralmente entrare
nei corpi dei personaggi, nelle loro rughe, nei loro umori...
Film molto fisico in questo senso, molto arabo...

La storia cmq è interessante... ma belli son soprattutto i personaggi,
capaci tutti di staccarsi dall'anonimato cui un film corale spesso
costringe.

Film intenso e coraggioso, volutamente e orgogliosamente non patinato, a
tratti però così drammatico da sfiorare il comico. Al protagonista ne
capitano di ogni e alla fine...
Be', il finale è brusco, ma tutto sommato adeguato.
Nel complesso un 7, perchè cmq non è un film di plarica, di quelli scontati
che ti scordi dopo una settimana.

Che voglia di cous cous alla fine!

Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  29/01/2008 12:32:37
   8½ / 10
Il grano e il cefalo. Forse in italiano non avrebbe avuto lo stesso fascino, ma sicuramente il titolo tradotto diversamente ha contribuito al successo di questa pellicola comunque ben realizzata.

C.C è un film molto complesso, non facile da digerire, articolato su molteplici strutture narrative. Un film sociale, dove il mondo del lavoro sembra essere il vero protagonista. Slimane è un operaio in un porto vicino Marsiglia, e viene licenziato perchè oramai non serve più: poco disposto alla flessibilità di orario viene preferito a lavoratori immigrati più giovani. Slimane però non accetta la sconfitta e tenta di rimettersi in gioco con l'obiettivo di realizzare un'impresa privata, tentando disperatamente di ottenere aiuti economici e permessi da un sistema burocratico apparentemente ostile. Ma il film non è solo denuncia sociale.
Il regista pone l'accento sulla struttura familiare di Slimane e dà vita ad uno spettacolo corale; ogni personaggio diventa il protagonista di una dinamica familiare narrata con enfasi, e lo spettatore viene messo a conoscenza di un mondo che svela il lato più nascosto di una comunità franco-araba. Il regista affronta il mondo delle interazioni private e lo fa raccontando i traumi, i problemi economici, le personalità isteriche, le battaglie generazionali e le superstizioni di un clan ripreso però senza giudizio alcuno. La particolare tecnica cinematografica del primo e primissimo piano con dialoghi spontanei e monologhi volutamente prolissi, la scarsa attenzione estetica del linguaggio, rendono l'espressione dei personaggi particolarmente autentica.
L'incisività dello sfogo della moglie tradita rappresenta a mio avviso uno degli esempi di realismo cinematografico più convincenti degli ultimi tempi.
Non sarebbe comunque un film da Leone d'Oro (molto più giusto per questo film) se il regista non ci avesse regalato un finale sensuale, pieno di colori, suoni e sapori quasi a ricordarci che il cinema è pura arte visiva. La struttura narrativa cede al fascino di un'attrice ventenne, premiata giustamente come migliore attrice rivelazione, che inventa una danza del ventre simbolo di una vita liberamente affidata ad un destino di sorprese.

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Ultima risposta 05/10/2016 16.31.20
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forzalube  @  29/01/2008 12:25:16
   6½ / 10
Un buon affresco sociale, ma il film non mi ha convinto del tutto. Ci sono diverse parti con troppe lungaggini eppoi tra camera a mano, primi piani troppo ravvicinati, dialoghi con gli attori che parlano uno sopra l'altro c'erano dei momenti in cui si aveva il mal di testa.

Il finale poi non mi ha per niente convinto.

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1 risposta al commento
Ultima risposta 18/02/2008 12.27.53
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  14/01/2008 08:49:45
   6 / 10
La vita degli immigranti che tramandano ai propri figli "francesi" le tradizioni popolari. La voglia di inserimento, la vita quotidiana popolata di amore, tradimenti, pettegolezzi, pranzi e discussioni.
Però... troppo prolisso. Troppe urla, troppi dialoghi sovrapposti; risultato? Mi stava venendo il nervoso, l'ansia e la voglia di dire: STOOOOOOP! Basta, basta, silenzio, ricominciamo!!!
Cmq bravissimi gli attori!

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2 risposte al commento
Ultima risposta 15/01/2008 09.25.06
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norah  @  13/01/2008 14:58:53
   6 / 10
Veramente particolare questo film di Kechiche; una pellicola che analizza in maniera atipica i vari rapporti umani, ma anche un film di denuncia sociale.
Col senno di poi, affermo che il film è sostanzialmente un buon prodotto, dal quale trarre sempre nuovi spunti di riflessione; ma ahimé, una serie di dialoghi interminabili appesantiscono in maniera considerevole il film (dalla durata non indifferente) tanto da rendere, in alcuni punti, la visione ostica.
C'è da dire che nonostante tutto, i due protagonisti (la ragazza e il patrigno) sono bravissimi e il film non cade mai nel cliché.
Come dice il messaggero: solo per amatori.;-)

13 risposte al commento
Ultima risposta 13/01/2008 16.16.27
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polbot  @  13/01/2008 13:04:08
   6 / 10
6 striminzito... d'accordo, questo genere di fare cinema non è il mio genere e certamente è di qualità il film. Ma ragazzi a volte non se ne può più d'essere inondati di parole e subire delle discussioni per lo+ di chiacchere a tavola....vien voglia di uscire un attimodalla sala a prendere una boccata d'aria... troppo, troppo... anche il modo in cui si conclude il tutto mi lascia un po' così! Buone comunque le recitazioni

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3 risposte al commento
Ultima risposta 15/01/2008 09.27.02
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Cuba  @  11/01/2008 12:13:26
   7 / 10
Nel complesso mi è piaciuto e penso valga la pena di vederlo. E' un film ansiogeno dove l'utilizzo della macchina da presa con continui movimenti e passaggi di primi piani ti mette nella condizione di entrare dentro i numerosi personaggi che popolano la famiglia allargata del protagonista. Ho trovato forse troppo esasperati alcuni dialoghi...sicuaramente una scelta voluta dal regista ma che personalmente ho trovato eccessiva. Lascia molti spunti di riflessione...

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1 risposta al commento
Ultima risposta 13/01/2008 12.43.11
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Gianmaria  @  29/12/2007 13:11:23
   10 / 10
Infine, anche questo visto a Venezia, commento "Le Graine et le mulet" di Abdel Kechiche. "Cous Cous" è sicuramente il miglior film visto a Venezia, una pellicola che ti emoziona, ti fa ridere e ti fa riflettere. Una bellissima storia di famiglia, di delusioni e soprattutto di sogni. Meritatissimi tutti i premi ricevuti, Kechiche riesce a realizzare, dopo vari film dalle stesse tematiche, un vero capolavoro. Grandissimi tutti gli attori, che insieme a tutti i pregi del film rendono le 2 e 32 minuti una vera passeggiata. Consigliatissimo.
Voto:10

CAPOLAVORO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Ultima risposta 25/02/2008 11.03.24
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