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Uno dei pochissimi film di David Lynch che non ritengo un capolavoro, o giù di lì nei dintorni. Al contrario del pasticciato e mediocre "Dune" e dell'inutile "Fire Walk With Me" però questo resta a mio avviso un bellissimo lavoro, anche se tra tutti i film di Lynch è quello per cui posso maggiormente capire le perplessità al riguardo, ben più che nei più contorti ma anche più riusciti "Eraserhead" "Strade Perdute" "Mulholland Drive" e anche "Inland Empire". Il tono totalmente sopra le righe, immerso nel grottesco ben più che nel surreale e con accenni tremendamente bizzarri e precursori del pulp può certamente infastidire e se è vero che Lynch è un maestro nel modellare a suo piacimento il surreale e il grottesco è altrettanto vero che in altre occasioni, sia prima che dopo questo film, l'impasto gli è riuscito meglio.
Da grandissimo ammiratore del cinema della Lince però devo ammettere di aver apprezzato molto anche questo "Wild at Heart" sorta di personalissima rilettura di un Mago di Oz costantemente sotto acidi sospeso tra surreale, On the Road, film di formazione, grottesco, thriller e pulp. C'è poco da dire sulla trama o meglio sulla serie di eventi che si susseguono nel corso del film legati da un sottile e futile filo conduttore, filo che potremmo individuare nella love-story tra i due protagonisti, Sailor e Lula. Interessanti appunto i rimandi e i riferimenti al Mago di Oz, la madre della protagonista (ben interpretata da Diane Ladd, effettivamente madre di Laura Dern) come strega cattiva e ostacolo alla felicità e al finale lieto, l'apparizione di Laura Palm... ehm di Sheryl Lee come strega buona nel finale del film e così via. Presenti sprazzi di grandissimo cinema e di grande regia in alcune scene meravigliose: tutta la sequenza iniziale (ottimo l'uso delle musiche), la strepitosa scena dell'incidente, vera sequenza spartiacque del film, splendida sia per impatto emotivo che per resa scenica nella regia e nella fotografia, in cui appare per altro un'altra "twinpeaksiana" come Sherilyn Fenn; altri due grandi momenti, il "dialogo" tra Lula (Laura Dern) e Bobby Perù (Willem Dafoe) nella camera d'albergo e la rapina con conseguente sparatoria, in cui abbiamo un momento tremendamente, meravigliosamente Trash-Pulp. Buona anche la classica sfilza di momenti, immagini, personaggi e brevi dialoghi grottesco-surreali (qui domina ancora il primo aggettivo comunque) sparsi nel film. Ottima fotografia, particolarmente forte e accesa, vivace, infuocata e colorata nell'uso della luce, anche se non è ancora ai livelli sublimi di film successivi come "Lost Highway" "Una storia vera" e soprattutto "Mulholland Drive": i dialoghi se sei un malato del cinema di Lynch come me li puoi anche digerire altrimenti risulteranno molto probabilmente insopportabili, soprattutto nella prima parte del film, così come le interpretazioni degli attori, costantemente sopra le righe e esagitati nel nome del grottesco. Ecco, le interpretazioni; a me sono piaciute. Probabilmente abbiamo la migliore interpretazione di una giovane e provocante Laura Dern (se la gioca con la prova in "Inland Empire") anche se continuo a sostenere che come mette lei le mani nella cacca di Tric... vabbè ma questa è un'altra storia. Per quanto mi riguarda poi qui c'è il mio Nicolas Cage preferito, è il film in cui il raccomandato nipotino di Francis Ford Coppola mi ha convinto di più, divertente e istrionico è davvero, ma davvero bravo in quest'occasione, una delle pochissime prove davvero valide della sua disastrosa (in termini di qualità) carriera. Willem Defoe nel tempo a sua disposizione trova facilmente il modo di rimanere impresso in maniera indelebile nella mente dello spettatore; due anni dopo l'ottima prova nei panni di Cristo ne "L'ultima tentazione di Martin Scorsese" torna a fare ciò che gli è piuttosto congeniale: il pazzo psicopatico figlio di puta. Davvero un'altra bella prova la sua, inquietante e divertente al contempo, il suo Bobby Perù è forse il personaggio più memorabile del film grazie anche alla sua uscita di scena (vedere per credere...). Buona come già detto Diane Ladd e sempre convincente l'onnipresente signore dei caratteristi americani Henry Dean Stanton, timbra il cartellino anche Isabella Rossellini di nuovo con Lynch dopo la straordinaria interpretazione in "Velluto Blu". Evitabile e un po' noiosetto il finale non proprio riuscitissimo, evitabile anche il Cage versione Elvis Presley ma a parte questo il film per quanto mi riguarda è molto, molto bello. Lo spettacolo però, quello vero, doveva ancora iniziare...