Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
"Vorrei denunciare un omicidio!" "Si sieda... Quando è stato commesso questo omicidio?" "San Francisco, ieri sera." "Chi è stato ucciso?" "Io!"
Quale incipit migliore di questo? E' semplicemente grandioso, forse troppo visto che alla distanza il film non mantiene le aspettative create intorno a questo piccolo scambio di battute. Per carità, si tratta di un noi di tutto rispetto, girato in maniera più che buona, con ottime inquadrature (esclusivamente esterni) e ben recitato... però... però qualcosa non mi ha convinto del tutto. E credo che si tratti delle forzature rilevate già dall'utente che mi ha preceduto, in particolare le prime due riguardanti veleno e doti del protagonista. Niente di eccessivamente penalizzante (tra l'altro le ho realizzate meglio a mente fredda) ma mi impediscono di dare un voto superiore. Comunque film in sostanza buono, a parte (ancora una volta) la traduzione italiana del titolo... al solito incommentabile!
ATTENZIONE SPOILER PRESENTI L'incipit di questo noir è fantastico, eppure il film in sé non mi ha convinto appieno, forse perché è ingarbugliato mica da ridere. Parlando del lato tecnico regia e fotografia sono curate a dovere ( San Francisco è un'ambientazione sempre suggestiva, per quel poco che si vede ) ma ci sono tante cose che non quadrano, o che addirittura irritano. La storia dell'avvelenamento fa infatti acqua da tutte le parti: quale veleno ( ovviamente privo di antidoto!) non da sintomi nel breve periodo per poi uccidere nel medio-lungo? Ed era proprio necessario rappresentarlo con un'improbabile fosforescenza? E ancora, non si spiega il repentino passaggio del sig. Bigelow da tranquillo contabile ad esperto investigatore che non disdegna di maneggiare armi da fuoco. E per finire, che lagna la fidanzata Paula, appiccicosa ad un livello imbarazzante.. Fa infine un pò sorridere la superficiale rappresentazione della sanità americana: due visite mediche immediate, zero prenotazioni e tempi d'attesa, zero ticket, zero parcelle. Sarebbe un sogno.
Dopo aver diretto splendidamente la fotografia di pellicole dirette da registi del calibro di Dreyer, Lang, Hitchcock e Welles, Maté passa alla regia e dirige, tra gli altri, questo "Dead on Arrival", dimostrando una certa abilità anche dietro la macchina da presa. Ritmo a dir poco serrato e dialoghi frizzanti e altrettanto veloci sono le colonne portanti di un thriller che, considerata la sceneggiatura, non poteva e non doveva essere girato diversamente.
Buona la riconoscibile fotografia di Laszlo ("Kiss me Deadly"). Un po' meno alcune scelte registiche, tipo il sistematico e del tutto fuori luogo fischio, nell'albergo, al passaggio di una bella signora o il fatto che più di una volta gli attori si lascino scappare un'occhiata in camera; non che le stesse, è ovvio, compromettano la riuscita di quello che resta comunque un ottimo thriller.
Il thriller del '49 di Rudolph Matè fa ancora oggi una bellissima figura. Siamo molto lontani dalle atmosfere torbide che caratterizzavano i Noir contemporanei. In D.O.A. si sviluppa in maniera essenziale e sostanzialmente perfetta uno spunto davvero interessante: Un uomo viene avvelenato, ha due ore di vita e in questo tempo deve scoprire i colpevoli.
Davvero ottimo, e sicuramente insolito per l'epoca. Oggi invece ne hanno fatti due remake, di cui uno negli anni '80 (D.O.A. con Dennis Quaid e Meg Ryan) , una storia simile in versione pulp (Crank) e Michael Mann si appresta a dirigere un poliziesco sull'avvelenamento della spia del KGB Litvinienko.
D.O.A. non sta certo per "Due ore ancora" dell'idiota titolo itailano, ma per "Dead on Arrival", tradotto a sua volta nel remake come "Cadavere in arrivo".