In una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l'unica legge sembra essere quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l'amore per la figlia Sofia, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l'intero quartiere. Dopo l'ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall'esito inaspettato.
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Matteo Garrone ha l'innato pregio di fondere miracolosamente le note più intime, dolenti e poetiche del neorealismo..a una molteplicità di sfondi e livelli pregni di sensazioni oniriche, sognanti e fiabesche, fuori dal tempo e dallo spazio esistenti. Il grande Garrone compie un miracolo sia a livello tecnico (regia e fotografia pazzeschi, una messa in scena strabiliante) che a livello narrativo e di scrittura, sul quale vengono imbastite le interpretazioni magistrali di Marcello Fonte e Edoardo Pesce. La sceneggiatura e la bravura degli attori riescono a rendere realistici e tangibili i sentimenti contrastanti che si vivono durante la visione, l'immedesizazzione è d'impatto e totalmente annichilente; la parabola umana contrastata di questo povero Cristo è talmente ben raccontata che lo spettatore, nudo come non mai, comincia a sentirsi in colpa e a soffrire in prima persona per le sorti umane, le azioni e i sentimenti di Marcello. A Garrone basta un primo piano in sequenza per raccontarti TUTTO del suo personaggio, e questa è prerogativa soltanto dei grandissimi registi del cinema. Il quadro fiabesco di fantasia, oscuro, tetro, fosco e senza fine.. nel quale si muovono i protagonisti è reso in maniera mostruosa e impeccabile; ed ecco allora che tutto quanto, per noi spettatori, diventa immersivo e totalmente ammaliante: ''Dogman'' resta addosso a tutti noi.. nei minuti, nelle ore, nelle giornate e nelle settimane seguenti alla visione. Un film 'piccolo', ma grandiosamente straordinario.