In una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l'unica legge sembra essere quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l'amore per la figlia Sofia, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l'intero quartiere. Dopo l'ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall'esito inaspettato.
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Non posso che confermare quello che penso da tempo, che Garrone sia il miglior Cineasta italiano vivente del nostro tempo, e per diverse ragioni. Un film duro, cupo, senza concessioni alle grandi aspettative del pubblico classico e proprio per questo imperdibile. Si entra in una dimensione l'acida e sinistra che paralizza, senza bisogno di didascalie o stilemi d rotocalco - tipo Pasolini, un delitto italiano di Giordana per intenderci - e si respira il clima e la lezione di registi come Elio Petri, Di Leo o, piu' recentemente, Caligari. Marcello Fonte, una strana via di mezzo tra Alvaro Vitali e Franco Citti, e' una presenza incredibile e impronta su di se' infinite sfumature, dal remissivo al vendicativo, intenso piu' che mai in quell'epilogo da film di fantascienza, che non teme mai di essere prolisso o troppo metaforico. Esattamente questo ci si aspetta dal cinema italiano. Ne riparleremo domani