In una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l'unica legge sembra essere quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l'amore per la figlia Sofia, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l'intero quartiere. Dopo l'ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall'esito inaspettato.
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Mi aggrego a chi lo ritiene il miglior Garrone. Possiede tutte le abilità necessarie per superarsi, riemergere ancora più ispirato. Il Canaro di un mondo disperso nel nulla cosmico, il nostro Marcello vedrà la luce in fondo ad un tunnel nerissimo, chi lo aspetterà al di là del varco? Atmosfera ai limiti del post-apocalittico, una periferia romana trasformata in circolo del degrado. Dog-Man, accostamento azzeccato per sottolineare l'imprevedibilità dell'uomo di fronte alle più estreme avversità della vita. Cane Mangia Cane, in una location fotografata senza orpelli delicati e raggianti. Garrone toglie il respiro al protagonista, un'eterna agonia. Noi subiamo tutto quanto. Ne usciremo devastati dalla sala, attorniati da un silenzio glaciale.
Opera di una bellezza sconvolgente, che si concentra su due soli personaggi, due attori di incredibile bravura. Il segreto vincente per poter far breccia su un pubblico che, per la prima volta dopo anni di cinema italiano comico o di generi più ricercati, non sa cosa aspettarsi da una trama sospesa nell'etere, in attesa di essere compresa a fondo. Solo il finale ti sblocca e ti libera da una condizione di prigionia allucinante, per essere ripresa in spazi aperti. Non nella maniera in cui ti aspetti però.
Complimenti a Matteo, e al duo Marcello ed Edoardo...qui avete dato vita ad un Taxi Driver del nuovo millennio.