dopo la prova regia di Ingmar Bergman Svezia 1984
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dopo la prova (1984)

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locandina del film DOPO LA PROVA

Titolo Originale: EFTER REPETITIONEN

RegiaIngmar Bergman

InterpretiBertil Guve, Nadja Palmstjerna-Weiss, Ingrid Thulin, Lena Olin, Erland Josephson

Durata: h 1.01
NazionalitàSvezia 1984
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 1984

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Trama del film Dopo la prova

Terminata la prova di un allestimento del "Sogno" di Strindberg, durante un colloquio fra il regista Henrik Vogler e un'attrice della sua compagnia, la giovane Anna, la dimensione del reale si stempera nelle visioni e nei ricordi. Anna è a sua volta figlia di un'attrice, Rakel, morta tempo addietro distrutta dal demone dell'alcol. Ma ora il fantasma della donna è tornato a far visita a Anna e Henrik, e dai dialoghi fra i tre personaggi emerge, poco a poco, un complesso intrico di passioni e di pulsioni incrociate.

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Voto Visitatori:   7,40 / 10 (5 voti)7,40Grafico
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Voti e commenti su Dopo la prova, 5 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  06/12/2020 12:05:37
   6½ / 10
L'interpretazione degli attori, l'indole e il carattere dei protagonisti, la stesura dei dialoghi: tutto riconduce EFTER REPETITIONEN (Dopo le Prove) alla mano di Ingmar Bergman e alla sua passione per il teatro, qualcosa di così intimo da spingere chi ha già detto tutto ciò che voleva dire a continuare a farlo. La natura non particolarmente pungente dei personaggi e il loro background non esattamente coinvolgenti sono trascinati da una cura per l'immagine psicologica ancora elevata.

massapucci  @  24/06/2018 06:55:17
   8½ / 10
Una piccola perla, imprescindibile per gli appassionati di Bergman.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  25/08/2017 18:57:25
   7 / 10
Buon lavoro di Bergman per la televisione svedese. Esempio di quel cinema teatrale tanto caro al grande regista svedese.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  19/06/2008 13:41:20
   8 / 10
"Dopo la prova" più che la summa del regista, che individuo in "Fanny & Alexander" pur venendo prima, è la concentrazione in poco più di un'ora di tutta la capacità analitica ed introspettiva del regista svedese.
Bergman non ha mai usato un linguaggio cinematrografico particolare, la sua è sempre stata una regia piuttosto classica, Bergman ha sempre sfruttato invce il linguaggio verbale: la forza delle parole. E dei dialoghi.
Josephson è senz'altro Ingmar Bergman, che, come dall'incipit, rispecchierà la volontà e la ricerca poi della solitudine del regista stesso a fine carriera.
Una parabola sul cinema attraverso l'amato teatro, insomma la fine attraverso l'inizio, con una cinica autocritica ai propri lavori, denunciando Anna di recitare il copione della propria commedia, e di essere troppo melodrammatica circa Rakel. Strepitosa interpretazione di Ingrid Thulin, doppiata in maniera altrettanto sublime. Una delle migliori fotografie di Sven Nykvist.

Beefheart  @  13/06/2007 22:59:27
   7 / 10
Definito dallo stesso regista come "pezzo di televisione cinematografica che tratta di teatro", questo film, girato per la TV, sembra essere l'auto-rappresentazione dello suo stesso autore celato dietro al protagonista. Il vecchio regista Vogler, colto nella lavorazione della rappresentazione teatrale de "Il sogno", nei cui momenti di pausa e silenzio si ritrova alle prese con ricordi e fantasmi del passato, dà, in effetti, la netta impressione di essere l'impersonificazione dello stesso Bergman. Il tutto si risolve in una serie di lunghi dialoghi che intercorrono, durante un tardo pomeriggio, in teatro, nel dopo prove, tra Vogler, la sua pupilla attrice Anna ed il fantasma della di lei madre, defunta per alcoolismo, a sua volta famosa attrice, nonchè amante, in gioventù, di Vogler stesso. I concetti sono i tipici bergmaniani: vita, morte, rammarico, desiderio, ambizione, angoscia...
Contestualmente teatrale e metafisico, l'intero girato è circoscritto ad un palcoscenico, a poche, scarne, scenografie ed a tre-attori-tre, bravissimi, che si alternano in ottime performance; su tutti l'attempata ma, al solito, bravissima Ingrid Thulin che non esita a mostrare le sue ormai sfiorite nudità a suggello di un'apoteosi di dolore e dignità. Gli ottimi dialoghi, infine, contribuiscono a mitigare il rischio, per altro inevitabile, di monotonia narrativa. Per gli amanti del genere è caldamente consigliato.

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