e la chiamano estate regia di Paolo Franchi Italia 2012
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e la chiamano estate (2012)

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locandina del film E LA CHIAMANO ESTATE

Titolo Originale: E LA CHIAMANO ESTATE

RegiaPaolo Franchi

InterpretiIsabella Ferrari, Jean-Marc Barr, Luca Argentero, Filippo Nigro, Eva Riccobono, Anita Kravos, Jean-Pierre Lorit, Christian Burruano, Maurizio Donadoni, Romina jr Carrisi

Durata: h 1.59
NazionalitàItalia 2012
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2012

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Trama del film E la chiamano estate

Dino e Anna sono una coppia di quarantenni. Si amano intensamente ma la loro non è una relazione convenzionale: tra loro non c'è mai stato un rapporto fisico. Dino si è sottratto a questo, come se dentro di lui ci fosse una scissione netta e dolorosa tra eros e amore. Dino ha una personalità introversa e complessa. La morte suicida dell'unico fratello, Gianni, cui lui era molto legato e il successivo abbandono da parte della madre lo hanno profondamente segnato, lasciandogli nel cuore una ferita aperta e indelebile. Tormentato per non riuscire a vivere con Anna tutte le esperienze di un rapporto d'amore, Dino non è in grado di accettare l'aiuto di nessuno, nemmeno del suo psicologo, e il suo malessere si esplicita in un comportamento estremo che lo porta ad avere compulsivi rapporti sessuali con prostitute. La sua deriva lo conduce ad andare in cerca degli ex fidanzati di Anna per sapere come fosse stato il loro rapporto, fino a chiedere a loro di tornare con lei. Una sorta di autopunitivo delirio di volere allontanare da sé l'unico bene prezioso che ha: Anna...

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Voto Visitatori:   3,43 / 10 (7 voti)3,43Grafico
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Voti e commenti su E la chiamano estate, 7 opinioni inserite

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SANDROO  @  22/12/2018 22:14:18
   2 / 10
Che film brutto!

Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  26/10/2013 17:54:59
   5 / 10
Film mediocre dal ritmo mediocre con attori mediocri!

Ciaby  @  01/07/2013 16:07:04
   1 / 10
Il cinema italiano d'autore contemporaneo soffre di un'agonia terribile: sebbene non manchino, di tanto in tanto, film un minimo apprezzabili, tutti decantano la sorte triste che il cinema impegnato del tricolore non è più quello di un tempo. Mancano i fondi ecc. Scuse giustificabili ma terribili per la settima arte.

Poi, però, si scopre che di film italiani d'autore ne escono eccome e spesso si rivelano delle carognate assurde. Come si può accettare il fatto che è una cosa simile sia stata distribuita non lo so. Probabilmente rientra tra i dieci film con la fotografia peggiore che abbia mai visto (tutta sul bianco, accecante, sfocata, veramente di cattivo gusto), ma tutto è di serie b: dalla regia, alla sceneggiatura, ai dialoghi.

E tutto si prende incredibilmente sul serio: pretenzioso, finto intellettuale-chic, con un finale da bastonate sulle palle, nudi gratuiti e altre amenità.

Fintamente provocatorio, ha scandalosamente vinto la miglior regia al Festival Del Cinema di Roma.

Isabella Ferrari come migliore attrice... ma perché? Non sto dicendo che sia incapace, ma che premio è? Poverina, il suo personaggio non richiedeva alcuna espressione facciale e la regia era quello che era, ma un premio come miglior recitazione femminile quando lei praticamente, pur essendoci, sembra non esistere? Bah. Chissà come recitavano le altre.

Per il resto: putridume. Involontariamente demenziale. Neanche l'attore feticcio di Lars Von Trier, Jean Marc- Barr (ma come ci è finito qui?) riesce a salvarlo.

paride_86  @  13/06/2013 01:27:45
   3 / 10
Raramente capita di vedere film così brutti e, quando capita, si rimpiange il tempo perso nel guardarli.
"E la chiamano estate" di Paolo Franchi è un mediocre film sul tema della sessualità e della dissociazione: pessimo nel'introspezione così come nella regia, incredibilmente premiata al Festival di Roma.
La direzione degli attori è imbarazzante: se i protagonisti se la cavano (quasi), i comprimari fanno figure ridicole.

sandrone65  @  28/05/2013 23:20:38
   4 / 10
Un film singolarmente fermo, che gira e rigira intorno alla medesima situazione, vista, rivista e riproposta sempre dal medesimo punto di vista. Una coppia che si ama ma impossibilitata a coronare la passione nell'unione sessuale. Lui riesce ad esprimere la propria sessualità soltanto in freddi rapporti con prostitute e scambisti ed è totalmente incapace di avvicinarsi alla donna che ama, lei masochisticamente si isola mentalmente nel rapporto con lui e non se ne esce.
Ma non se ne esce nemmeno dal punto di vista dello sviluppo dela storia, totalmente incartata su questa ossessiva incapacità dei due protagonisti di avere rapporti sessuali e sul tormento interiore che ne scaturisce. Sempre così dall'inizio alla fine, senza variazioni d'intensità, senza scampo. E' un'apnea lunga due ore e francamente ci si fanno due maroni così...
E questo sarebbe cinema d'autore? Ma per favore....

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  15/05/2013 20:02:29
   3 / 10
Mi fa piacere non trovare commenti a questo detestabile film. Mi spiace dirlo, ma un film simile merito solo oblio. E perdonate la pigrizia, incollo direttamente una recensione che scrissi ai tempi del festival di Roma, evento in cui il suddetto film di Franchi ebbe l'onore di essere presentato in concorso e il disonore (nostro) di essere premiato come miglior regia e miglio attrice.


Le note dolci e malinconiche di Bruno Martino (da cui il titolo del film) accompagnano un notturno termale carico d'atmosfera romantica, ma quella raccontata da Paolo Franchi non è una semplice storia d'amore: E la chiamano estate è la cronaca, scomposta e disperante, di un delirio sentimentale votato alla sublimazione nel nulla, passando per l'autodistruzione di lui e il martirio masochista di lei.


Uniti da oltre un anno, Dino e Anna (Jean-Marc Barr e Isabella Ferrari) si amano follemente pur non avendo mai avuto rapporti sessuali, e se l'uomo riesce unicamente a sfogare i suoi istinti con prostitute e scambisti, la donna vive il rifiuto intimo del compagno in un'ottica di predilezione che la fa sentire unica e profondamente amata. Ma Dino si sente immeritevole di tanta fiducia, passa in rassegna tutti gli ex amanti di Anna pur di trovarle un nuovo partner e, prima che il sesso lo divori del tutto, le scrive una lettera…

Il melodramma erotico è annichilente, ma non è una questione di mero bigottismo, anzi; il film di Franchi ha la pretesa di mettere sotto la lente d'ingrandimento cinematografica un caso da manuale di socio-psichiatria trattandolo con stilemi da romanzo osé di quarta categoria.

Seppur si volesse tentare ad avvicinarsi a due personaggi tanto problematici, massacrati reciprocamente da una lontananza che non trova appigli motivabili, la sceneggiatura lo impedisce con ogni mezzo, tra dialoghi di raggelante banalità e singoli episodi dove tutto si invischia nella volgarità più gratuita.

Il regista bergamasco, ignorando bellamente l'eleganza della sottigliezza e il pregio del rigore, affoga la sua recita in un lago di ridondanti simbolismi (la camera da letto bianca, dalle tappezzerie agli arredi fino agli indumenti dei protagonisti), di irritanti ovvietà e di pruriginose toccate scandalistiche, nella speranza di rendere originali alcuni spunti onirici inseriti per dare un sapore altamente autoriale al tutto, nei fatti rendendo ulteriormente ridicolo e artificioso un film che gronda falsità ad ogni inquadratura.

Nell'esasperante reiterazione di gesti, parole e pensieri si riflette la presunzione di una scrittura misera e mortificante, e di una regia intenzionalmente altisonante ma che, in realtà, soccombe tra le mancanze di una trattazione platealmente spettacolarizzata secondo i più triti clichè.

Nella disfatta restano coinvolti due attori di buon nome come Barr e la Ferrari, costretti a dimenarsi come ossessi e a ostentare espressioni svanite e pudende in primo piano.

A salvarsi restano solo le musiche inutilmente splendide di Philippe Sarde (compositore prediletto di Claude Sautet, e chissà cosa avrebbe potuto farne il maestro francese de L'amante di una storia simile!), indegne di un film che fa dell'effetto il suo unico karma.

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