e ora dove andiamo? regia di Nadine Labaki Francia, Libano 2011
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e ora dove andiamo? (2011)

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locandina del film E ORA DOVE ANDIAMO?

Titolo Originale: ET MAINTENANT ON VA OÙ?

RegiaNadine Labaki

InterpretiClaude Msawbaa, Leyla Fouad, Antoinette El-Noufaily, Nadine Labaki

Durata: h 1.50
NazionalitàFrancia, Libano 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2012

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Trama del film E ora dove andiamo?

Libano. Sulla strada che porta al cimitero del villaggio, una processione di donne vestite di nero affronta il caloro del sole, stringono a sé le foto dei loro mariti, padri o figli. Alcune indossano il velo, altre portano un crocifisso, ma tutte condividono lo stesso lutto, conseguenza di una guerra funesta e inutile. Giunto all'ingresso del cimitero, il corteo si divide in due: uno musulmano, uno cristiano.

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Voto Visitatori:   7,37 / 10 (15 voti)7,37Grafico
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Voti e commenti su E ora dove andiamo?, 15 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

marimito  @  18/05/2019 19:46:45
   7½ / 10
Protagoniste del film sono le donne, portatrici di valori di fratellanza ed umanità, mamme e mogli di uomini prede di istinti ancestrali, di egoismi ed ire. Ho trovato poetiche e quasi oniriche le immagini di donne con veli e statue di madonne in mano che piangono insieme i loro cari o che siedono allo stesso tavolo a prendere un tè confabulando per il bene comune, anche perché le donne unite sono capaci di tutto. Forse l'unica speranza di pace per il mondo sono proprio loro.

KitaVerde  @  26/01/2016 21:38:58
   6 / 10
Allora, la Labaki è una in gamba, però ce da dire che dopo la visione, sono rimasto con troppi dubbi. Lo rivisto piu' volte, ma niente. Sufficiente.

krypton  @  05/08/2014 22:12:36
   7 / 10
"E ora dove andiamo?" è una piacevole sorpresa dal tocco inconfondibilmente femminile. Un film fresco e ben interpretato che tratta delle complesse e intricate relazioni che si possono instaurare tra gli abitanti di una piccola comunità. In Libano, questa fragile convivenza è minacciata dall'esistenza di due fazioni distinte: musulmani e cristiani. Solo il coraggio e il sacrificio di taluni potranno placare gli animi per preservare il bene che c'è di più caro al mondo: la comunità.

Film interessante: da vedere!

TonyStark  @  16/10/2013 00:59:17
   7½ / 10
film che mi ha veramente sorpreso, ben fatto e con una bella storia, che tratta problemi veri, consigliato.

edoppa  @  03/06/2013 12:14:18
   8 / 10
Storia unica, magica e verosimile!come trattare un tema così doloroso con brio e leggerezza senza cadere nel banale!!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  25/02/2013 22:28:25
   8 / 10
Noi Occidentali, abituati ad un certo tipo di cinema, spesso ci sorprendiamo quando arrivano dall'Oriente questo genere di storie cosi semplici ma cosi emotivamente forti.
In un piccolo villaggio Libanese vive una comunita' che convive amorevolmente malgrado le diverse radici religiose...musulmani e Cattolici di diviso hanno solo il cimitero,sembrerebbe!
I media portano alla conoscenza della guerra in corso e l'amichevole convivenza si trasforma presto in rancore reciproco.
Le Donne, il cui desiderio è quello di non vivere da sole senza marito o figli, cercano con vari stratagemmi di distrarre i duellenti.
Tra finte apparizioni, belle Donne (l'unica caduta di tono del film) e coktail di droga la strada sara' ardua e si dovra' arrivare ad'una scelta radicale per far riflettere la popolazione.
Una splendida commedia che non tralascia la parte piu' drammatica di questo popolo che convive con le sue stesse paure!
Non eccezionale il lavoro del cast ma questo "E ora dove andiamo?" è sicuramente un giolellino del nostro tempo.

folco44  @  21/02/2013 17:34:36
   8 / 10
Film intelligente, che ancora una volta fa capire quanto noi maschietti siamo limitati. Per risolvere i problemi ci vuole sempre l'intelligenza delle donne, che in questo caso utilizzano ogni metodo, dal più tragico al più divertente.
Complimenti a questa bella regista.

topsecret  @  08/01/2013 16:37:18
   7 / 10
Cosa non si fa per evitare una guerra intestina e mantenere l'ordine e il rispetto nella stessa comunità.
Un film interessante, piacevolmente coinvolgente e di discreta fattura, in possesso di buoni propositi, un cast capace e un mix di dramma e commedia che intrattiene il pubblico senza clamori o enfasi eccessiva.

Regista Ricky  @  03/03/2012 11:32:49
   2 / 10
se dovessi dare un nome ad un mattone sceglierei questo film
assolutamente in disaccordo con i voti altri
non ho trovato nessuna originalità in questo film e tanto meno nessun divertimento nelle scene che dovrebbero strappare qualche risata.

a parte l'elogio ad ammazzarsi di droga con la insulsa canzoncina ma scherziamo? facciamo lotte su lotte per dire alla gente non dorgatevi e queste alle parole "Hascis come oro abbonda" drogano gli uomini della comunità? VERGOGNA

tornando al film
la trama ha troppi elementi messi in gioco e nessuno sviluppato decentemente. Parlo della tv, delle ucraine ( non hanno senso di esistere un registratore potevano trovare un altro modo per metterlo in una casa tanto per dirne una) poi la vegognosa presa in giro dei veri miracoli con la vecchiaccia in trance.
alla fine ho detto
che bo....ata
e al contrario di alcuni la scena iniziale è ridicola a mio giudizio

4 risposte al commento
Ultima risposta 03/06/2013 12.17.29
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tumbleweed  @  21/02/2012 08:46:42
   8 / 10
La scena iniziale ti rimane veramente nel cuore per molto tempo, le donne sono meravigliose, con la loro danza che batte il tempo della vita. Gli uomini, anzi, gli ometti per così dire, ne escono un po' malconci, e va benissimo così. Ogni tanto vorrei mettermi nei panni di Yvonne e rimanerci un po', giusto per ricordarci che noi donne abbiamo polso. Molto suggestive anche le immagini del bivio al cimitero e del ponte quasi inesistente.

viagem  @  20/02/2012 11:50:14
   8½ / 10
Film davvero notevole e spiazzante principalmente per il registro utilizzato. Un elogio della tolleranza tutto al femminile, una commedia anche un po' musical per raccontare la tragedia delle guerre di religione.
In fondo tutto gi nella prima bellissima scena: donne cristiane e musulmane tutte insieme a piangere i loro uomini in una litania che sembra una sorta di danza, quasi a riecheggiare la prima scena di Volver.
La regista riesce a raccontare in maniera assolutamente non banale e quasi con leggerezza il dramma dell'integralismo religioso, sviluppando personaggi curiosi e tentativi improbabili per impedire ai loro uomini di scatenare la violenza.
In un clima un po' alla "train de vie" che avvolge tutto il film spiccano per alcune scene che colpiscono al cuore lo spettatore:

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
La contrapposizione donne-uomini o coscienza-barbarie piuttosto che cristiani-musulmani mostra in maniera efficacissima l'idiozia del fanatismo religioso e rende questo film un vero e proprio manifesto di pace, tanto forte quanto leggero il suo stile.

polbot  @  19/02/2012 20:16:17
   6 / 10
Film che affronta l'eterno problema della convivenza di culture diverse, saltellando tra vari registri..dal comico al drammatico e viceversa. Ho trovato però la confezione acerba, la sceneggiatura un po'altelante, i personaggi un po' buttati là.. Non mi ha convinto pienamente e mai coinvolto..

1 risposta al commento
Ultima risposta 20/02/2012 09.52.47
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Kitiara31  @  19/02/2012 01:25:06
   9½ / 10
Piccolo CAPOLAVORO. Pieno di grazia, di lacrime e di risate. Un film che si è rivelato una magnifica sorpresa: visto che anche dalla locandina, dove c'è solo la bella protagonista, ma manca l'elemento più importante del film : l'amicizia tra donne, capace di superare anche l'odio della guerra. Fatevi un regalo: prima che sparisca dalle sale, andate a vederlo. Vi farà bene!

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  07/02/2012 20:50:18
   9½ / 10
Con CARAMEL ci aveva dato un assaggio del suo talento e adesso Nadine Lebaki con E ORA DOVE ANDIAMO? afferma il suo talento di promettente regista, che esordiente, esce dal cinema di nicchia come una luce diffusa illuminando gli spettatori di tutto il mondo con il suo piccolo capolavoro. Si, un piccolo capolavoro che non manca di una buona tecnica cinematografica, un soggetto originale al meglio sviluppato con una delicatezza che solo lei sa mettere.

Il film si apre con diverse riprese di campo che inquadrano un paesaggio arido, secco, dove vige il silenzio. Un silenzio che viene interrotto esternamente con un sottofondo di musiche tradizionali e da una voce narrante e internamente dalle urla, dai canti e dai passi di alcune donne vestite di nero. Un lamento profondo che sale verso l'alto, verso un dio comune ma che per motivi arcaici divide fratelli da secoli. Le vediamo li con la loro danza che rende così armonioso l'insieme e carica di drammaticità la scena intrinseca di lacrime e solitudine in quel posto dimenticato da dio. Una solitudine che accresce in scene come quelle dell'attraversamento del fine sentiero con sotto un dirupo profondissimo. Un posto che a noi occidentali pare così lontano, così diverso, così buffo. L'ambiente non ci appartiene per niente ma ad un certo punto magicamente diventa tutto così famigliare, echi nella nostra mente riaffiorano.
Nel piccolo villaggio si conoscono tutti ma spinti da orgogli religiosi si odiano e sono pronti a prendere il fucile e ad ammazzare il proprio vicino, quando è solo una questione di credo che a questo punto diventa una guerra frivola, senza senso, come del resto tutte le altre guerre, guerre che portano distruzione, morti, drammi, guerre che finiscono in un grumolo di macerie, guerre che vengon scritte sulle pagine dei libri di scuola per poi essere dimenticate..

Posto su uno sfondo contemporaneo il film tratta il delicatissimo scontro tra musulmani e cristiani, argomento di accese discussioni che durano da tempi remoti su non si sa quali problemi, ma solo volendo dimostrare che la propria religione è la migliore.

La regista anche se tratta un tema difficile non butta per niente sulla solita facile strada della drammaticità il tutto ma inserisce pezzi musicali con una fantasia intrinseca al cinema che è allo stesso livello della realtà e soprattutto usa un lato molto ironico per raccontare l'intera vicenda e ne è la prova la scena miccia in cui un ragazzo rompe la croce cristiana e partono le accuse e i dispetti, da un danno giovanile fatto con "ingenuità" si arriva alle mani e alle armi. Le uniche che sembrano capire che farsi la guerra è inutile, che non esiste motivo valido per uccidersi perché di religioni diverse, sono le donne. Donne forti nell'animo e nel corpo, lottano fino alla fine escogitando piani per nascondere verità pericolose e per proteggere i loro uomini da una morte stupida.

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Crimson  @  29/01/2012 13:26:31
   8 / 10
Spoiler presenti.

"Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca. La coscienza non è la stessa per tutti. Quindi, mentre essa rappresenta una buona guida per la condotta individuale, l'imposizione di questa condotta a tutti sarebbe un'insopportabile interferenza nella libertà di coscienza di ognuno."

(Mahatma Gandhi)

Il linguaggio della tolleranza che si erge sulla rivendicazione della propria verità.
Nadine Labaki affronta un tema così impervio con una naturalezza che manda allo sbaraglio qualsiasi sovrastruttura intellettuale fuorviante, e pariteticamente evita di scivolare nel classico, mediocre, "facile" melodramma a cui siamo tanto avvezzi, malgrado almeno in un punto della narrazione illuda di essere sul punto di farlo.
Immagino che la regista abbia dovuto misurarsi fin troppo spesso con il tema del conflitto. Più l'evento accade, più ci si interroga sulle cause che l'hanno scatenato. Il nonsense che scaturisce dalla riflessione è ovvio, ma talvolta non è semplice argomentarlo senza scadere nel solito stile populista incapace di lasciare una traccia.
Non saprei proprio come definire la poetica di questa regista. Respinge il dramma con il sarcasmo e il genere "commedia" con il piglio dell'ironia intelligente. Pertanto si districa attraverso diversi piani contingenti e non perde mai di vista il messaggio che intende trasmettere.
Questo caleidoscopio di ampie sfumature, pur ricco di rimandi (le mie associazioni mentali sono state: 'Volver', 'Donne senza uomini', 'Anche le tartarughe volano' – il personaggio di Satelite è praticamente plagiato -, persino 'Il ciclone'!) risulta anomalo e degno di grande interesse.
'E ora dove andiamo?' è un racconto che nasce nel particolare per raggiungere l'universale.
L'incipit è di una bellezza rara e indica immediatamente che esiste una profonda spaccatura nel microcosmo descritto. La convivenza del villaggio/mondo è apparentemente pacifica, ma quando si tratta di dialogare sul tema della religione, gli uomini perdono il senno e si azzuffano.
E' un film che coglie la fragile suscettibilità di chiunque si senta portatore della verità del creato. La convinzione è spesso talmente radicata e intransigente rispetto alla critica che basta un minimo, placido scossone alla sua struttura per scatenare una reazione rabbiosa e cieca.
Potrebbe sembrare un lezioso esercizio di stile improntato su quanto la donna per natura sia in grado di utilizzare meglio il lobo frontale rispetto all'uomo; tutt'altro. Sebbene sia concepito da una donna e nondimeno risulti un film "al femminile", descrive un altro modo di intendere il concetto di 'forza'. Scritto così mi rendo conto che tutto ciò possa sembrare una sciocchezza clamorosa, ma il calore seducente che nasce dal gruppo delle donne è un'energia trasfigurante e di ardua caratterizzazione.
I tentativi per distrarre gli uomini, vero leitmotiv del film, seguono una crescente consapevolezza della propria incidenza fino al colpo di genio finale: scegli me o la tua religione? Se vuoi mantenere accanto a te ciò che ami devi essere disposto ad accettare anche un suo cambiamento radicale.
Per amare l'essenza di una persona devi imparare ad accogliere la manifestazione della sua testimonianza di essere vivente.

"Every liberty is an element of collapse.
Differences invite a decline. Order is just a piece of paper.

Block a man-made light by a wall.
I see through a crack.
If we could discuss equally again.
When the object turns into us,
That's when we can start to live."

(Tetsuya Fukagawa)

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