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Il talentuoso Shinji Imaoka, un esperto di pinku eiga, sforna un anno dopo lo splendido Lunchbox, un'opera altrettanto interessante.
Leggermente meno riuscito del Cestino Da Pranzo, Frog Song è tutto sommato un'ottima pellicola. Imaoka, come negli altri suoi film (ed è proprio questa la caratteristica interessante), riesce a raccontare storie drammatiche e interessanti tramite uno dei generi cinematografici più sottovalutati: il pink. Al contrario di moltissimi B-Movies (sia pornazzi, sia di altri generi), in cui il sesso è sempre presente a danno della trama (pornazzi) o viene usato come metodo per attirare l'attenzione degli spettatori (nei B-Movies di altri generi, specialmente horror), nei film del regista il rapporto sessuale ha sempre un ruolo importante, sì, ma che mai sovrasta il lato melodrammatico (e in questo caso, le canzoni lo rendono un vero e proprio melodramma) e poetico della storia. Imaoka riesce infatti ad amalgamare storie di amore e/o amicizie sincere ad altre storie di tradimenti, lussuria e amore fisico: ne escono film che sono bombe di puro erotismo. Ciò accade anche in Frog Song, opera dalla trama interessante e che presenta tutte queste caratteristiche.
Come se non bastasse, il nostro caro regista si dimostra spesso e volentieri molto stravagante, se non addirittura folle: già dal suo primo film, Bottled Vulva, in cui un uomo confeziona come souvenir una vulva strappata ad una ragazza che ha stuprato, fino al suo ultimo lavoro, Underwater Love, la bizzarra storia di un Kappa scatenato. Frog Song è decisamente meno "pazzerello" di altri lavori del regista, ma presenta comunque qualche elemento abbastanza assurdo, come il fatto che le protagoniste vaghino per la città con, a volte, un costume da rana, altre volte, comportandosi come rane. Il finale è davvero splendido e originale.
Come sempre, discreta anche la fotografia e brave le attrici. Sempre ottima la colonna sonora.
Insomma, Frog Song è un gradino più in basso dello splendido, e decisamente più poetico Lunchbox, ma è comunque un ottimo film, bizzarro e interessante.
Imaoka è un artista. Un regista da non prendere alla leggera, sebbene il genere di film da lui prediletto (i pinku eiga= film erotici giapponesi con velleità artistiche) possiede idee assolutamente geniali e fuori dal comune e riesce a mettere in scena storie amorose-erotiche mai viste in precedenza.
Riuscì a confezionare un capolavoro come “Lunchbox”, filmetto di 60 minuti che centrifugava con maestria sesso, amore, poesia, ponendosi al vaglio tra cinema erotico e cinema d’autore. “Frog Song” è molto meno erotico di “Lunchbox”, come se Imaoka volesse stringersi nel genere “dramma d’autore” piuttosto che “Pinku eiga”, ma inevitabilmente questa volta delude: non fraintendetemi, il film è buono e non lo considero minore a “Lunchbox” solo perché il numero di scene esplicite è piuttosto limitato, ma è minore per la messa in scena meno realista e schizofrenica al contempo. Imaoka punta all’assurdo e continua a stupire: l’ossessione di Akemi per le rane, la battaglia con le baguette, la danza finale che coinvolge tutti i passanti, ma alla gran lunga manca quel senso di profonda poesia che in “Lunchbox” riusciva a distruggere il cuore.
Un film brutto? Nient’affatto, senz’altro però poco riuscito e poco coinvolgente. Ma non preoccupatevi: Shinji Imaoka è comunque un regista da tenere sott’occhio.
Ho letto in internet alcune trame di altri suoi film e sono ora perfettamente consapevole della sua follia (il suo primo film si chiama “Bottled Vulva” e parla di un tizio che letteralmente imbottiglia una vulva umana da venerare e un altro film “Despite All That” sprigiona l’attenzione su un’insegnante di liceo che si veste con la divisa scolastica per sedurre il marito e arriva addirittura a invitare una sua alunna – lesbica- per rendere più grintosa la loro vita sessuale).
Film pazzi e folli, ovviamente, peccato che siano difficili da reperire.