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La banalità del titolo rispecchia la misera essenza di questa pellicola, deprecabile compendio di archetipi horror dei quali il fan accanito, e non solo, ne avrà fin sopra i capelli. Conor McMahon dopo un debutto di prassi ("Dead Meat") si era ritrovato coccolato ben oltre i suoi meriti per via di un scialbo filmetto come "Stitches", una horror-comedy per me anonima ma non per molti altri, i quali attendevano il regista irlandese al varco della terza prova. Purtroppo con "From the dark" il passo indietro è di quelli imbarazzanti, anche perchè la trama è veramente troppo scarna e priva di qualsiasi intuizione vincente; a ciò si aggiunga la totale assenza di momenti tensivi e una messa in scena fastidiosa, rovinata dalla fotografia eccessivamente cupa. L'ambientazione palustre è poco sfruttata, a differenza degli scontati interni, elevati a scenari principali di una caccia all'uomo che una creatura a metà tra Nosferatu e i mostri albini di "The Descent" scatena nei confronti di una coppia in viaggio non si sa verso dove. Dopo il più classico degli incipit - con male risvegliato inavvertitamente- ci si sorbisce una serie di dialoghi privi di alcun costrutto. Scaramucce inerenti la vita matrimoniale e l'itinerario migliore tengono banco, sino a finire impantanati in un viottolo di campagna. A seguire interminabile lotta con colpi di scena ampiamente prevedibili e una caterva di imprecazioni a fare da corollario alla consueta sfilata di comportamenti idioti da parte dei protagonisti. A poco serve l'impegno, soprattutto fisico, di Niamh Algar per rendere più interessante la portata. Non mancano momenti patetici (da sbellicarsi la scena dell'anello) e (si aspirerebbe, ma non è così) impressionanti, in cui si giunge all'autolesionismo in quanto l'essere mostruoso quando morde infetta la sua vittima. Nemmeno nei momenti clou McMahon riesce a convincere, vende aria fritta e lo sa bene, tenta disperatamente di nascondere le carenze che purtroppo per lui vengono tutte a galla.