Preda dell'alcol per consolarsi degli scarsi successi letterari, scrittore in crisi allontana da sé il fratello e la donna che lo ama. Tenta il suicidio, ma la donna non si rassegna...
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Senza sconti né patetismi, un angoscioso viaggio nell'incubo dell'alcoolismo: se da una parte il ripetersi delle azioni del protagonista può rivelarsi alla lunga meccanico ( sbronza, recupero delle qualità motorie, ricerca di denaro per tornare a bere, sbronza e via di nuovo ) colpisce dall'altra la lucida ed a tratti orrorifica messinscena della debolezza umana della dipendenza, maneggiata con cura ed una certa misura da un mostro sacro della settima arte come Wilder. Visto oggi perde certamente un poco di forza ( ormai neanche i film più crudi sulla droga riescono a fare sensazione ) ma considerato che è una pellicola del '45 le va riconosciuta il rispetto che merita. A dir poco straordinaria la prestazione di Ray Milland.