heimat 3 - cronaca di una svolta epocale (2004)

Nel terzo Heimat Reitz sembra avere effettivamente perso quella incredibile capacità di narrare le storie senza farle pesare, lento ma in maniera spedita; a volte sembra girare a vuoto o peggio su sé stesso. Le trame e sottotrame non prendono più come una volta.
Hanno influito negativamente i problemi produttivi ancora più accentuati che fanno assestare questo terzo e ultimo (?) Heimat "solo" sulle 11 ore. Poi mancano personaggi che ti entrano nel cuore come nel primo Heimat e soprattutto in quel capolavoro di sconvolgente bellezza che è il secondo, infatti si ritrovano vecchi personaggi che già conosciamo da Heimat (Anton, Ernst) e dei nuovi ora come ora mi viene in mente solo Gunnar, macchietta che poi diventa maschera tragica della nuova Germania unificata.

Vale comunque la visione perché racconta dei dieci anni in cui la Germania e il mondo intero hanno fatto un passo fondamentale che le nuove generazioni subiranno sulla loro pelle. Vale la pena vederlo perché ci sono scene che raggiungono la liricità dei due Heimat che abbiamo imparato ad amare (specie l'episodio Gli Eredi, uno dei più crudeli di sempre).
Il terzo capitolo è più amaro e pessimista, finisce questa volta non con musica che esce dalla terra o con un giovane uomo che torna a casa per aspettare, bensì con lacrime.

Ma come tutte le più grandi Opere, Reitz in realtà non mette la parola Fine a questo suo monumentale progetto, e Heimat 3 (come Heimat, come Heimat 2) rimane opera viva, che finisce un suo ciclo ma che non si conclude del tutto.
E infatti come finale (sempre che si possa chiamare tale) Reitz ha recuperato vecchie scene escluse dal montaggio finale dei tre Heimat e le ha assemblate in una storia (Frammenti) con Lulu Simon, rappresentante la nuova generazione, a narrarla. E a spiegare magari il perché di queste sue lacrime finali che non facevano presagire nulla di buono.