Antoine Doinel è un ragazzo solo, indesiderato e incompreso. Per ribellarsi, marina la scuola e commette dei piccoli furti. Quando, con l'amico René sottrae una macchina da scrivere per pagarsi una gita al mare viene arrestato e mandato in un riformatorio.
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Perla della Nouvelle Vague di rara eleganza;una pellicola immortale che proprio per il tema di carattere universale trattato, non invecchierà mai. Un groviglio di emozioni ,incorniciate in una Parigi fotografata come non mai. Il finale mi ha ricordato quella poesia...
Elle est retrouvée. Quoi?L'Eternité. C'est la mer allée Avec le soleil.
Assieme a "I cugini" e "Le beau Serge" di Chabrol e soporattutto "Fino all'ultimo respiro" di Godard questo film di Truffaut segna l'avvio della Nouvelle Vague, che deve il suo successo al legame col giovane pubblico parigino. "I 400 colpi" è un film importatissimo sotto vari punti di vista, innanzitutto diede inizio al filone autobiografico, inoltre intensificò la diffusione del finale aperto e soprattutto del fermo immagine. Risulta importante per lo stesso regista dato che introduce il personaggio di Antoine Doinel, suo alter-ego e protagonista di altri film. Un film importante dunque ma soprattutto coinvolgente nel raccontare la fine dell'infanzia e l'ingresso nell'età adulta.
Guardi un film a volte e ti verrebbero da dire tante cose, poi scorrono gli ultimi minuti e tutto quel che fai e rimanere in silenzio ad assaporarteli. Capolavoro.
Generalmente non vado matto per i film francesi che trovo spesso lenti e pesanti ma per non essere prevenuto mi sono andato a comprare questo dvd dopo aver visto qualche recensione.Risultato un film sorprendente sulle inquietudini vissute da un adolescente causate dal mancato affetto e dall'abbandono da parte dei genitori. Scena finale da antologia del cinema.
La citazione del romanzo di Balzac è un'esplicita dichiarazione di poetica, ovviamente collegato al movimento della "Novelle Vague" (Nuova Onda) di cui Truffaut è uno dei fondatori, una poetica che trova il suo principio guida nel realismo della narrazione ed in particolare in questo film il richiamo al romanzo di formazione e all'autobiografia.
Sicuramente tra i più bei film che abbia mai visto... mi ha preso dall'inizio alla fine per il suo ritmo, le sue immagini, i dialoghi e la storia, raccontata senza retorica e al contempo senza leggerezza ne superficialità. Non dimostra minimamente i quasi 40 anni di età. Finale da brrrrrivido. Stupendo!
GUARDARE IL MONDO CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO E' UN'ESPERIENZA MERAVIGLIOSA CHE CI PUO' INSEGNARE MOLTO, E CHE CI FA ACCORGERE DI COME L'UOMO, NELLA SUA "CIECA OTTUSITA'", ABBIA TRAGICAMENTE COMPROMESSO LA SUA ESISTENZA. ANTOINE VIVE NELLA SUA DIMENSIONE DISTANTE E INCOMPRENSIBILE AGLI OCCHI DEI "GRANDI": EGLI APPARE COME COME UN PERDENTE; MA, IN REALTA' I VERI PERDENTI SONO COLORO CHE NON LO CAPISCONO. EMBLEMA DI QUESTA INCOMUNICABILITA' CON IL MONDO DEI MINORI E', PARADOSSALMENTE LA SCUOLA. PROPRIO QUEL'ISTITUZIONE CHE DOVREBBE INSEGNARE, PRIMA ANCORA DELLE MATERIE CULTURALI, IL "MESTIERE DELLA VITA", SI PRESENTA, INVECE COME UN COACERVO DI REGOLE VUOTE E INUTILMENTE RIGIDE. ANCHE LA REALTA' FAMILIARE, PER ANTONOMASIA LUOGO DI PROTEZIONE DEI FIGLI, VIENE RIBALTATA NELLA VISIONE INGENUA, MA IMPIETOSA, DEL PICCOLO ANTOINE.
UN FILM CHE FA RIFLETTERE MOLTISSIMO E CHE APRE GLI OCCHI SU MOLTI ASPETTI DELLA SOCIETA' OCCIDENTALE.
Un film di denuncia sociale in punta di piedi. Come un sistema educativo e scolastico ottusi ed ingiusti possono distruggere l'infanzia ad un bambino, giorno dopo giorno, in silenzio, nella totale indifferenza di tutti. Le ultime sequenze poi, sono pura poesia visiva.
La scena di quando legge Balzac e poi mette il suo ritratto al muro e gli accende un cero è troppo forte. Poi vabbè ci sono la scena di quando parla con la psicologa di cui si sente solo la voce e il finale di quando la sua fuga termina una volta rrivato al mare.
primo lungometraggio del regista francese francois truffaut, e primo capitolo del ciclo di antoine doinel, infatti seguiranno altri film , sempre del regista francese, che vedranno protagonista antoine. il film è costruito su alcuni spunti autobiografici ed è interpretato da un attore che diventera l alter ego del regista. i 400 colpi è una delle opere piu importanti della nouvelle vague e ancora oggi riesce a colpire lo spettatore per la sua autenticita : un poema sulla solitudine di un adolescente come tanti altrie attraverso ad una perfetta regia semi-documentaristica , che prevede l adolescente presente in ogni inquadratura, truffaut interroga, descrive, emoziona e suggerisce. molte le sequenze che restano indimenticabili, una su tutte la scena finale che è tra le piu belle ed emozionanti della storia del cinema. il titolo significa fare il diavolo a 4. CAPOLAVORO
La delicata linea di confine tra l'infanzia e la maturità, in cui sogni ancora ma con la pretesa di realizzare, e allora fuggi di casa, ti improvvisi adulto, scappi da una scuola opprimente, da una famiglia lunaticamente gelida. E la meta è il cinema della città, la piccola catarsi di celluloide che illude e coccola. Bellissimo il finale.
Strepitoso esordio di Truffaut, con una pellicola che ha nelle immagini e nella critica a società e famiglia il suo punto di forza. Bellissimo il finale, pessimista e malinconico. Capolavoro.
Ritrovare Antoine dopo tanti anni equivale (ancora) a una riscoperta... esiste perchè Truffaut l'ha inventato, e nel nostro immaginario l'abbiamo inglobato come fosse un parente o un amico d'infanzia. E' il concretismo assoluto di T., un autentico grido di allarme verso quel tipo di società che oggi annienta ogni impronta di realismo, di invidualità Quel grande, immenso amore per il cinema inteso come sopravvivenza e fuga, riabilitazione e salvezza, paura e speranza Truffaut lo trasmette ancora radicalmente in tutti noi: il senso imperfetto del nostro limite di appassionati spesso "casuali". Le immagini esercitano un potere, e al tempo stesso hanno un disperato bisogno di dare un senso alla storia. E' questo il segreto dei grandi film, coltivare la propria arte senza comprendere che saranno destinati a lasciare un tempo indefinito nei nostri sogni come suggeriva Hsiao-Hsien ("che ora è laggiu'?"). E nell'ultima immagine, il volto davanti alla cinepresa, la mer per dirla alla Debussy, e l'unica collocazione indiscreta della mdp l'unica penetrazione (ehm) nel disagio del protagonista. Oppure rispecchia il nostro annientamento o soltanto la capacità di stordirsi (la sequenza mirabile della giostra) Essere altrove, ovunque, vivere nel bisogno di un'amore che non c'è: piu' che giusto riabilitare la carenza con un imminente e bellissimo "L'amore a vent'anni", ma prima di tutto c'è un'aderenza a un'adolescenza che finisce
E quel patrigno che incoraggia il figlio a "coltivare il successo e avere iniziativa" o quei ruderi dell'istruzione che correggono nell'autorità che il 68" ha diabolicamente e adeguatamente rinnegato?
Tutta la lucida verità di Truffaut racconta semplicemente Antoine e la sua "fuga" quotidiana. Un raro esempio in cui l'autore diventa unico confidente del personaggio, mentre sa già che molti spettatori parleranno di "ribellione giovanile" e via dicendo.
Truffaut come ideoma paterno che, data l'identità celata del vero padre di A,, riveste una dimensione tutta particolare: anche se T. aveva solo 27 anni.
"I 400 colpi" comunica un immenso bisogno di libertà, e annuncia - a due anni dall'amarcord giovanile di "le matins" (splendido cortometraggio d'esordio) la nascita di un cinema che esprime nell'IMMAGINE la definitiva risposta a tutto
già perfetta la regia, trama avvincente e resa ancor più interessante dall'interpretazione dei ragazzini che occupano gran parte delle scene..superbo il coraggio di truffaut, francese che criticava la francia, e nn è cosa banale come un italiano che critica l'italia..
Il più bel finale che abbia mai visto con un pianosequenza da pelle d'oca.
E' geniale Truffaut nel mostrarci il rapporto tra genitori o insegnanti e figli: quando li inquadra entrambi spesso uno dei due non compare del tutto, come per dimostrarci la loro incomprensione e non-ascolto. Truffaut non si prende la responsabiltà di collettivizzare i problemi dell'infanzia e dell'adolescenza a tutti i bambini e ragazzi del mondo: infatti all'inizio, per parecchi minuti, fa delle bellissime vedute di Parigi con al centro la torre Eiffel per dimostrare che la sua è una storia fortemente autobiografica, ma in cui ci si può (ed è sicuro di questo) riconoscersi.
Mi ha convinto a vederlo un amico, e ha fatto bene... la storia ha qualcosa dei romanzi di Dickens, ma è molto più amara e distaccata, e rappresenta una forte critica verso le istituzioni, delle quali è messa in luce tutta l'inadeguatezza; molto, molto bello, e tecnicamente impeccabile.
mentre si vede il film sembra di leggere un romanzo, tanto è ben descritto questo scorcio di vita del piccolo Doinel.
Da piccolo incompreso ha la sfortuna di non essere accettato e capito ne dalla famiglia (che si comporta in maniera infame) ne dalla scuola, e proprio le istituzioni pubbliche lo segneranno notevolmente una volta dentro il riformatorio.
metto un voto in più perchè ho trovato magnifica la fuga, e dove va a concludersi
Ha fatto la storia del cinema, ma personalmente non mi entusiasma; oltretutto altri episodi della saga mi hanno coinvolto maggiormente rispetto a questo esordio. 'I 400 colpi' è un bel film che descrive l'incapacità delle istituzioni di comprendere e di gestire un ragazzo, e di esasperarne pensieri, comportamenti e emozioni. E' la fotografia di una società vittima del conformismo, in cui se non ci si adegua a regole e a schemi prestabiliti si viene tagliati fuori. Antoine Doinel è il riflesso del Truffaut uomo, fin da questo primo capitolo della saga. La figura più inquietante per me è quella della madre, che addirittura nell'ultimo capitolo della saga viene parzialmente riabilitata dal figlio. Al pari della scuola e del riformatorio è rea di mostrare un'inettitudine esorbitante nei confronti di Antoine, ma per me è ancor più raccapricciante per il fatto che a livello affettivo si comporta come un'estranea.
un truffaut d'esordio già straordinariamente completo, forse per la storia particolarmente sentita (in quanto potremmo dire autobiografica) forse per quel suo sguardo acuto e trasparente che accarezza i paesaggi e ne fa scenari interiori. la famiglia, la scuola, la prigione, il riformatorio... e per contro parigi, il cinema, i libri (bellissimo il cero votivo a balzac!), ed infine il mare e lo sguardo di antoine che non potendo valicarlo, si volta verso la macchina e sembra poggiarsi direttamente su di noi. bellissima ed amara rappresentazione della fuga che non rappresenta il raggiungimento della libertà.
Questo film ha fatto sicuramente storia... nulla da dire... di valor... ma non riesco a dargli di più visto nel 2005...sorry. N.b. terribili le musiche...
Questo film è l'inzio dei uno dei più grandi amori che ha conosciuto il cinema, quello di Truffaut per le immagini. Uno dei migliori film di sempre. Questa è storia.
Un elogio alla pazzia legata all'ordine istituzionale... In questa opera prima, Truffaut, analizza alcuni dei temi salienti rappresentanti i punti chiave in quella che potremmo definire "un'analisi del quotidiano secondo il regista". Un film ricco di spunti su cui riflettere, fotografie in cui perdersi, misteri non rivelati... L'immagine della società opprimente, ai danni di una libertà emotiva, viene mostrata attraverso lo sguardo di un'adolescente "ribelle" (la scelta, non casuale, di questo momento "passeggero" nella crescita di ogni uomo, simboleggia il punto di svolta nel "conflitto istituzionale"). E qual'è l'arma "concettuale" societaria più potente se non la paura del concetto stesso (contestualizzato in una visione quasi "Marxista" del vivere odierno)? Antoine, bloccato dal terrore per il professore e la famiglia, non può fare a meno di cercare una via di fuga, trovata involontariamente e inconsciamente nella paura della madre: in questo paradiso fittizio si scorgono i primi momenti di gioia innaturale mostratici da Truffaut, subito smentiti dallo scorrere degli eventi (è interessante notare come, già in questa prima Pellicola, egli descrive la figura femminile come qualcosa di "divino troppo umano", legando il suo ruolo al destino dell'uomo e al suo dolore...). Solo nella figura del compagno di scuola (personaggio che, in modo analogo, subisce le ingistizie imposte dal "caso"), Antoine riesce realmente a confrontarsi con le ambizioni; ma nel momento chiave della proiezione la sua realtà viene isolata dal mondo circostante, ed egli è costretto ad affrontare "da solo" (altro concetto chiave dell'opera del regista), la realtà dei fatti...Da brividi il finale, pessimista e rivelatore... I 400 colpi è un film grandioso, delicato e crudele...Forse la massima espressione di tutta la "Nouvelle Vague". Capolavoro!
Il film d'esordio di Truffaut, uno dei primi della Novel Vogue, insieme con "Fino all'ultimo respiro" di Godard. Strepitoso esordio col botto, inizia la saga di Antoine Doinel!
Questo film è importante almeno per due motivi: -è stato il film che ha dato il via alla Nouvelle Vague. -è stato il primo film di Truffaut,un grande regista destinato a lasciare il segno nel mondo del cinema,sia come autore che come critico,grazie al suo Il cinema secondo Hitchcock.
I 400 colpi è un film quasi completamente autobiografico sul mondo dell'adolescenza,descritta giustamente come un periodo di crisi e ribellione.
La scena più bella,nonchè la più famosa,è sicuramente il finale.