i gatti persiani regia di Bahman Ghobadi Iran 2009
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i gatti persiani (2009)

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locandina del film I GATTI PERSIANI

Titolo Originale: KASI AZ GORBEHAYE IRANI KHABAR NADAREH

RegiaBahman Ghobadi

InterpretiHamed Behdad, Ashkan Koohzad, Negar Shaghaghi

Durata: h 1.46
NazionalitàIran 2009
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2010

•  Altri film di Bahman Ghobadi

Trama del film I gatti persiani

La storia di due ragazzi che hanno un sogno: portare l’indie rock iraniano in giro per il mondo, per far capire che nel loro paese non tutti pensano alla produzione della bomba atomica, ma anche a cose ben più utili e importanti. Nader e Ashkan sono in cerca di una band con cui andare a Londra e in giro per l’Europa a portare un messaggio di pace e di speranza attraverso la musica.

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Voto Visitatori:   7,13 / 10 (19 voti)7,13Grafico
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Voti e commenti su I gatti persiani, 19 opinioni inserite

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ElleEsse  @  06/07/2013 19:12:27
   7½ / 10
Racconta quello che ancora oggi, a 30 anni dalla rivoluzione Khomeinista, è la realtà della gioventù di Tehran. Il regista ha vissuto la rivoluzione a dieci anni, e quindi ne ha subito gli effetti quando era adolescente, proprio come i protagonisti del film. Una rivoluzione che, cominciata dalle donne, le ha poi viste coperte e relegate nella vita casalinga, che non possono uscire se non accompagnate da un parente. Niente è cambiato in trent'anni, anche se le donne in Iran superano gli uomini negli studi universitari e in alcune zone di Tehran, le più borghesi, si vive all'occidentale e spesso le donne possono andare in giro a capelli scoperti e truccate, salvo non essere beccate dalla polizia, che le porta in galera per una notte per svilirle e minacciarle. Sembra che stia parlando del film, ma questa è la realtà che ho sentito negli anni raccontata da un mio amore che ha la stessa età del regista, e che mi racconta che i suoi nipoti, figli di sua sorella, rivivono esattamente quello che lei, il regista e Marjane Satrapi, autrice del bel fumetto Persepolis, hanno vissuto nella loro adolescenza. E che anche oggi i ragazzi iraniani, come quelli ben interpretati dagli attori del film vivono. Però non è un film di cronaca, perchè con l'aiuto della musica e dei luoghi dove i ragazzi si ritrovano, dà un tocco di magia a quella che potrebbe essere "solo" critica sociale. Davvedé....

topsecret  @  13/09/2012 11:03:10
   7 / 10
I vari stili musicali presenti e presentati in questo film lasciano intendere di come la pluralità di caratteri è accomunata dalla voglia di fare musica in libertà in un paese dove ogni passo è controllato e soggetto a limitazioni, controlli e richieste di permessi.
Un film che forse non è perfetto nella regia, ma che ha un qualcosa da raccontare e lo fa in maniera convincente, coinvolgendo il pubblico, trasportandolo a contatto con giovani iraniani in cerca di libertà, la libertà di potersi esprimere con quello che più sanno fare.
Interessante, musicale e ben interpretato è un film che si lascia seguire con interesse senza scadere nella retorica o annoiare.
Orecchiabile anche la buona musica proposta.

Kitiara31  @  11/07/2012 12:19:57
   7 / 10
E' un film che in un alcuni aspetti non è riuscito, ma l'atmosfera della segregazione che opprime i giovani iraniani viene resa benissimo.
Sarebbe forse stato meglio tradurre anche i testi in persiano delle musiche.
Film triste, ma sicuramente consigliato

isaber  @  17/08/2011 13:57:21
   7 / 10
La parola "film", per la maggior parte di noi, si riferisce a un prodotto, di valenza o meno artistica, ad uso e consumo per il nostro intrattenimento, qualsiasi sia il messaggio che veicola. Noi diamo per scontato il fatto di entrare in un qualsiasi videonoleggio o sala cinematografica e poter guardare il film che abbiamo scelto. Diamo per scontato, alzandoci al mattino, di poter accendere lo stereo e riprodurre la musica che preferiamo per iniziare meglio la giornata. E se non fosse così? Se un film fosse, per esempio, l'unico strumento attraverso il quale denunciare una realtà e mostrala agli occhi del mondo? E' questo il caso del secondo lungometraggio (il primo è Il tempo dei cavalli ubriachi) del regista Baham Ghobadi: I Gatti Persiani. Il titolo fa riferimento alla proibizione, vigente in Iran, di portare fuori cani e gatti, la cui segregazione in casa viene paragonata a quella dei giovani protagonisti del film i quali, per fare musica, sono costretti a rintanarsi e nascondersi.
"Basato su fatti, luoghi e persone realmente esistenti": il regista sceglie la forma da docufiction per introdurci nella vita di una coppia di ragazzi, Negar e Ashkan, che desiderano fare musica (l'indie rock è il loro genere) e, frustrati dalle leggi e dalle restrizioni vigenti nel loro paese, sognano di andare a Londra per partecipare a un festival.
uardando questa opera senza sapere nulla del suo contesto storico si concluderebbe facilmente che si tratta dell'ennesimo film sui sogni e le speranze del mondo dei giovani, qui canalizzati soprattutto verso la musica. Ed è proprio questa una delle caratteristiche che più mi ha colpita: il fatto che, nonostante la drammatica situazione denunciata dal film, esso è in qualche modo leggero, animato com'è dalla vivacità e dalla volontà di non arrendersi dei ragazzi. Il film è stato girato di fretta, in soli 18 giorni, con una strumentazione digitale (a causa della difficoltà ad ottenere l'autorizzazione a girare film in 35 mm, proprietà dello Stato) e durante le riprese la troupe è stata soggetta diverse volte a fermi da parte delle autorità. Ogni pezzo musicale è suonato da veri musicisti underground. Non solo indie rock: anche rap etnico, hard rock, musica tradizionale persiana. La progressione della trama viene interrotta dai momenti musicali, in cui la storia letteralmente si arresta per lasciare spazio a veri e propri videoclip: sulle note della musica scorrono immagini della Teheran tanto amata, nonostante tutto, dai suoi figli. Nel film si avverte infatti questo rapporto di amore-odio dei ragazzi nei confronti della patria: il desiderio, da un parte, di fuggire all'estero (ma perchè l'Iran, come sbotta Nadir davanti all'ennesimo rifiuto di un'autorizzazione, è un paese che costringe tutti a scappare) e ,dall'altra, la voglia di restare per imporsi, lottare per un paese ricco di arte e bellezza, soffocata da un regime ingiusto.
La videocamera, incollata ai personaggi, prende per mano lo spettatore e lo porta a scoprire i luoghi più nascosti, verso il basso della terra, in scantinati, seminterrati, cortile dopo cortile, porta dopo porta, in appartamenti privati, al lume delle candele, o verso l'alto del cielo, su terrazze e palazzi in costruzione, nell'aperto della campagna, dentro le stalle (con la disapprovazione delle mucche), ovunque questi ragazzi energici, speranzosi, appassionati dicono la loro protesta pestando sugli strumenti. Bahman, con questa opera, ha voluto dare un'occasione ai giovani iraniani per raccontare la loro storia ai giovani di tutto il mondo attraverso il linguaggio universale della musica.

1 risposta al commento
Ultima risposta 06/07/2013 19.14.42
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  22/09/2010 14:47:57
   7½ / 10
Straordinario apologo sulla libertà e sulla determinazione a perseguirla nonostante le costrizioni di un regime terribile.
La Londra sognata ci fa riflettere, come in uno specchio, sulla libertà che nonostante tutto abbiamo e alla quale siamo tanto assuefatti, da meravigliarci e commuoverci per l'eroismo con cui questi ragazzi persiani rischiano tutto pur di realizzare la loro autenticità attraverso i mezzi (la musica rock) che proprio l' "occidente" propone loro.
La cosa più bella è che si intuisce quanto vogliano restare persiani: lo dice il rapper guardando Teheran dall'alto (una città tutt'altro che invitante) eppure l'amore per la propria terra è linfa vitale: "Il mio rap non sarebbe nulla se non fossi qui".

Da brividi la giustapposizione fra la sequenza in tribunale, in cui uno dei personaggi arriva ad umiliarsi in modo brutale pur di non subire una pesante multa e 85 frustrate (frustate!), e lo fa in modo quasi meccanico, quasi normale. E poi, immediatamente dopo, liberatoriamente, il regista ci propone il primo dei due "videoclip" innestati nella sua bellissima pellicola, andando lì dove c'è vita e ragione di vita, nello stile, nella espressione dei corpi e nella semplice realtà quotidiana.

Il montaggio è notevole; la mdp a mano nervosa che spesso taglia i volti (o parte dei volti) trasmette una continua ansia e precarietà, ma anche vitalismo, il contrario della rassegnazione.

Questo film è un apologo i cui limiti (lievi) stanno in protagonisti che ci fanno compagnia per la durata del film e le cui vite non ci segnano in profondità, ma restano bozzetti accennati, nel contesto di una realtà disegnata resa, viceversa, in modo tanto impressionante. Anche il finale, così drammatico, non ci segna in profondità perché non abbiamo avuto modo di affezionarci veramente alle persone, quanto alla loro causa.

forzalube  @  14/08/2010 03:09:57
   7½ / 10
Il montaggio frenetico, la parlantina di Nader e gli inserti sitle videoclip

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rendono appieno la vitalità dei protagonisti costretti a scontrarsi con l'assurdità del regime fino

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Merita la visione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  05/07/2010 14:54:20
   7 / 10
Per due ragazzi iraniani il sogno accarezzato da anni può diventare realtà. Autori di un apprezzato disco di indie-rock vengono invitati in Europa per partecipare ad alcuni festival musicali, purtroppo uscire dal paese non è facile, occorrono passaporti e visti. Per ottenere ciò si affidano all'estroverso "maneggione" Nader, in grado, a quanto pare, di raggirare i veti delle autorità e procurare la documentazione necessaria per l'espatrio. Nel frattempo i ragazzi si concentrano nel reclutamento di musicisti al fine di completare la line-up della band, in modo di poter proporre i propri brani dal vivo con il corretto accompagnamento.
Ghobadi ci trascina attraverso le trafficate strade di Teheran mostrandoci l'impressionante vitalità artistica di un paese oppresso da un regime senza volto, perchè uguale a tanti altri e mirato sempre all'annullamento del singolo e al diritto di libera espressione. Il regista racconta le difficoltà delle band e dei vari musicisti nel trovare luoghi adatti in cui suonare senza dover correre il rischio di essere arrestati e addirittura le problematiche nell'allestire un semplice concerto mediante cui far sentire la propria voce. Perseguitati, perché ritenuti portavoce di un movimento artistico impuro in quanto motivo di aggregazione e condivisione, quindi da reputarsi immorale, di conseguenza emarginati come i gatti persiani del pertinente titolo, costretti secondo le leggi iraniane a vivere nascosti tra le mura domestiche in quanto impossibilitati a scorrazzare liberi. Il film ci presenta svariate realtà e diversi modi di affrontare la convivenza con l'afflizione quotidiana del sentirsi ostacolati. In realtà la pellicola da questo punto di vista soffre di un certo schematismo e a tratti si inceppa mostrandosi ripetitiva nonostante regia e montaggio a supporto degli intermezzi musicali siano di ottimo livello.
"I gatti persiani" non trascende mai in toni particolarmente tragici, almeno sino al finale che arriva inatteso e privo di ogni speranza, funzionale nel rendere bene il dramma di un paese costretto alla totale oscurità.

vermeer  @  16/05/2010 03:47:06
   8 / 10
un film importante, che con tuti i suoi difetti di forma si lascia vedere apprezzare assolutamente riportare al pubblico al quale consiglio la visione.
ASSOLUTAMENTE CONSIGLIO.

Jumpy  @  06/05/2010 01:31:12
   7½ / 10
Dopo una prima parte solo apparentemente scanzonata, tra tantissima musica (si passa in un batter d'occhio dal jazz al metal) affronta, senza scampo, tematiche piuttosto crude, con un finale...

TheLegend  @  28/04/2010 18:58:16
   7 / 10
Film semplice con tanta musica.
La sceneggiatura è un pò troppo banale ma l'aria che si respira guardando questo film non ti ci fa pensare molto.
Un manifesto per la musica iraniana anche se i temi di libertà e di voglia di fuggire non sono affrontati in modo molto approfondito.

patt  @  28/04/2010 16:24:09
   8 / 10
E' film e docufilm, ma in ogni caso ti continua a girar dentro, per le musiche, veramente belle e varie, per le "atmosfere" sgarrupate, perchè loro sono tutti così buoni e propositivi e perchè

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1 risposta al commento
Ultima risposta 28/04/2010 16.30.27
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polbot  @  26/04/2010 12:14:54
   6 / 10
Sufficienza legata alla sorpresa nello scoprire tutti questi gruppi rock iraniani!!! Per il resto la confezione è dal punto fotografico apprezzabile, ma la sceneggiatura lenta, noiosa, quasi inesistente

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Ultima risposta 28/04/2010 16.28.31
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willard  @  22/04/2010 09:33:44
   8½ / 10
"Se pensate che questo sia un mondo di *****, è perché non avete visto gli altri"
Il pensiero di P. K. Dick sopra riportato descrive benissimo la realtà che viene raccontata da questo piccolo grande film.
Un film di denuncia contro il regime iraniano, che usando la musica rock e le sue molteplici contaminazioni come motore di propulsione della narrazione, mostra i vari volti di una città viva, ma torturata come Teheran sotto forma di tanti videoclip.
Colonna sonora, ovviamente, ottima; stile registico che tende a dare un tocco documentaristico alle inquadrature, con riprese nevrotiche e dialoghi frenetici.
E' una commedia, in fin dei conti, ma lascia un tale amaro in bocca che concludo come ho iniziato: "Se pensate che questo sia un mondo di *****, è perché non avete visto gli altri".
;-)

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Ultima risposta 09/04/2011 19.11.11
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  19/04/2010 22:57:26
   8 / 10
"Persiano vuol dire che è di questo paese", può sembrare una dichiarazione ad effetto ma colpisce più del dovuto. Come si possa conciliare l'amore per la patria con un regime stolto che impone il veto anche sull'ascolto della musica, è davvero un mistero. Ma l'Iran - figlio delle rivoluzioni e non solo dell'integralismo - è una méta a sè stante. Guardando il film riesci non solo a conciliare i due aspetti - la vitalità del suono come espressione di libertà e la repressione della polizia di stato - ma a sentirti parte integrante di un diritto sociale.
Si possono superare certe ingenuità stilistiche, come il ricorso all'indie rock (termine sbagliato perchè troppo generico), l'eccesso verbale dei personaggi, il tono farsesco che cerca disperatamente di recuperare una dimensione non più univoca di "popolo", il miraggio di una fuga più espressiva che concreta, perchè alla fine si resta divorati (dilaniati) da questo strano realismo, impossibile da comprendere, soprattutto nella sequenza dove un uomo baratta con la polizia la sua libertà, arrivando ad umiliandosi come un cane davanti ai suoi guardiani (a pensarci, è una scena che mette i brividi).
E tra scene di vita iraniana assemblate come un videoclip urbano - cfr. questo film vanta uno dei montaggi più potenti visti al cinema in questi anni - il "nemico invisibile" si annida tra intercettazioni telefoniche e maxi retate, mentre la band - quasi una risposta sociopolitica ai commitments di alan parker - sogna una fuga (im)possibile con l'unico scopo di diffondere il diritto alla propria musica (per gli esperti una via di mezzo tra i sophia e i blonde redhead).
Ma ciò che colpisce davvero di questo strepitoso puzzle di overdose occidentale in oriente è tutta quest'aria "garage", da squad postmoderno, tra sotterranei e dimore adibite a feste, riportando per un attimo alla luce una vera e propria dimensione punk (non nel senso di anarchica) tanto cara alla Londra più volte citata dai protagonisti.
Un film oltretutto poco meno che stupendo, che asseconda l'astrusa persuasione del nostro stupore, davanti a quel miraggio del "proibito" dove è lecito andare (v. con quanta facilità si entra in galera - per una chitarra magari - e quanto è difficile finirci in Italia per ben altre "colpe")

Gruppo REDAZIONE maremare  @  19/04/2010 00:43:02
   8 / 10
Un immenso e vitale videoclip sulla città di Theran, la sua gente e il suo stupido regime.

La musica ai tempi del colera.

Crimson  @  03/08/2009 15:15:56
   8½ / 10
Dopo il bellissimo 'Persepolis' un altro film che spero si diffonderà nel resto del mondo e riscuoterà il suo meritato successo. Il regista è lo stesso del meraviglioso 'Anche le tartarughe volano'.
Questo è di gran lunga uno dei migliori film proiettati durante lo scorso festival di Cannes (insieme a 'Un prophete' e 'Polytechnique' è quello che ho apprezzato maggiormente). Un ritratto toccante e commovente di una realtà, o meglio dire 'della realtà' nascosta di un paese. Il film è stato girato ovviamente senza autorizzazione, clandestinamente. Con taglio documentaristico mostra e raccoglie voci ed esperienze di vita, piccoli e grandi escamotage per sfuggire ad una legge barbarica che proibisce la libertà di esprimere il proprio estro creativo. Dotato di una grandissima capacità comunicativa attraverso il linguaggio della musica, non è solo un film musicale. Tratteggia ritratti di vita di una nuova generazione stanca di sottostare ad un regime soffocante. L'alba del malessere serpeggiante sfociato nei recenti scontri e (mal)celati massacri all'indomani delle elezioni in Iran. Ma questo film è stato girato diverso tempo prima: facendo mente a ritroso di un solo anno, dopo 'Valzer con Bashir' un nuovo, profetico (?) lungometraggio ad aprirci gli occhi.

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