Billy Flynn è stato un grande campione di boxe, ma ha dovuto ritirarsi perché subì un trauma al cervello. Adesso non se la passa bene: fa lo stalliere, è pieno di debiti per il vizio del gioco, ma si consola con l'amore del figlio, che vive con lui dopo che i genitori si sono divisi. La madre si fa viva e Billy decide di affidare a lei il piccolo; poi torna sul ring per ottenere i soldi che gli servono.
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Ben lontano dal film di Vidor del 1931 con Jackie Cooper e Wallace Beery che esaltò la storia con un realismo vigoroso, questo primo film di Zeffirelli negli Usa è un'accozzaglia di clichè strappalacrime che, fra l'altro, tende quasi sempre ad esaltare la sconfitta (anche fatale) del "vincente/perdente" (tutta la moralina dell'eroe dalla vita affettiva e privata distrutta dove l'ho già sentita questa storia?). Si salva unicamente per l'interpretazione di Voight e la presenza della sempre affascinante Dunaway.