I progetti faciloni di ascesa sociale di un immobiliarista, il sogno di una vita diversa di una donna ricca e infelice, il desiderio di un amore vero di una ragazza oppressa dalle ambizioni del padre. E poi un misterioso incidente, in una notte gelida alla vigilia delle feste di Natale, a complicare le cose e a infittire la trama corale di un film dall’umorismo nero che si compone come un mosaico. Paolo Virzì stavolta racconta splendore e miseria di una provincia del Nord Italia, per offrirci un affresco acuto e beffardo di questo nostro tempo.
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Inizio dalla fine, dagli effetti, per dire che raramente in una sala cinematografica ho avvertito sbuffi di irritazione, risate amare o soffocate invettive lanciate contro alcuni dei personaggi come durante la proiezione di questo film. Sentimenti palpabili che sono perdurati sui titoli di coda quando in molti tra noi, sconosciuti, ci siamo guardati negli occhi, con desolazione direi, accomunati da una visione che ci ha lasciati tutti con l'amaro in bocca. Il capitale umano non è una semplice fotografia di un pezzo d'Italia, non è solo uno spaccato di realtà attuale: questo film rivolta l'anima delle persone e ce la fa vedere così com'è, direttamente, senza veli protettivi e quello che vediamo ci disgusta e tocca un po' tutti. E' un film sull'uomo che parla, agisce, sente come il "capitale umano" del titolo, che vive la sua vita pienamente aderente e trasformato nella sua intimità in quello che era, ma non lo è più, un ossimoro. E poi sulle fratture che produce dentro le persone e tra le persone, sullo scollamento e la solitudine, sull'abbrutimento e la codardia.
Bravissimi tutti gli interpreti a dar vita ai loro personaggi, hanno trasmesso esattamente quello che volevano essere. Un gran bel film che