il caso kerenes regia di Calin Peter Netzer Romania 2013
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il caso kerenes (2013)

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locandina del film IL CASO KERENES

Titolo Originale: POZITIA COPILULUI

RegiaCalin Peter Netzer

InterpretiLuminita Gheorghiu, Bogdan Dumitrache, Natasa Raab, Florin Zamfirescu, Vlad Ivanov, Ilinca Goia

Durata: h 1.52
NazionalitàRomania 2013
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 2013

•  Altri film di Calin Peter Netzer

Trama del film Il caso kerenes

Cornelia è una donna benestante dell'alta società a cui non manca nulla, se non l'affetto del figlio Barbu, al quale dedica tutte le sue attenzioni in maniera ossessiva. Quando Barbu è coinvolto in un tragico incidente, Cornelia si dimostrerà pronta a tutto pur di evitare che finisca in prigione, senza capire che la vera libertà a cui il figlio aspira può concederla solo lei stessa...

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Voto Visitatori:   6,53 / 10 (15 voti)6,53Grafico
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Voti e commenti su Il caso kerenes, 15 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR dubitas  @  06/08/2016 14:08:31
   7½ / 10
Telecamera un po' instabile, ritmo lento (ma mai soporifero) sono mali necessari che lo spettatore dovrà sopportare se vuole godersi "Il caso kerenes', un gioiello nascosto nella selva di pellicole banali e piatte che l'attualità ci propina.
Perché, volendo ammettere il carattere ''atipico'' di un film che sembra mostrare, in tutto e per tutto, una visione diversa di ciò che è il cinema e di ciò che dovrebbe rappresentare, probabilmente ricollegabile alla tradizione cinematografica rumena, non si può rimanere indifferenti di fronte all'abilità di analisi psicologica con cui Netzer ci fa conoscere il rapporto tormentoso madre-figlio.
Cornelia non è una madre ''dispotica'', come qualcuno l'ha definita : è una madre apprensiva fino all'estremo, pronta a corrompersi pur di salvare l'unico granello di felicità che le rimane : suo figlio. Qualcuno potrebbe ritenerla il simbolo di un'alta borghesia che, cinicamente, cerca di anteporre ai sentimenti l'illusione delle apparenze e l'ostentazione dei beni di lusso : è l'impressione iniziale, che si può ricavare da una visione non troppo attenta. Nel suo sguardo e nella rivelazione delle sue debolezze è possibile intravedere il suo carattere ''troppo umano'', un ' umanità fragile e piena di sensi di colpa, che vorrebbe solamente il bene, ma si trova a dover fronteggiare l'ostacolo di un figlio apatico e incapace di recepire il suo affetto e una verità spiazzante, tragica che nessuna promessa in ''denaro'' può cambiare. E' in questo conflitto, continuo, in cui lo spettatore non può che immedesimarsi, che consiste il carattere ''tragico'' del ''caso kerenes'' : avvertiamo, fin da subito, l'ineluttabilità del destino, l'incapacità di fronteggiarlo, nonostante ogni sforzo.
L'ambiguità del finale rivela l'irremovibilità del conflitto e del dolore : un dolore condiviso, anche quando è taciuto, soprattutto quando ad esso si associa la vigliaccheria di coprirsi il volto per non vederlo e per non sentirlo.

Oskarsson88  @  01/09/2015 01:00:14
   6 / 10
Molto pathos, stile Dogma, brava l'attrice.. ma succede pochissimo e risulta un po' noioso, specie in tutta la prima parte.. un po' meglio alla fine.

codino18  @  08/05/2014 19:12:33
   6 / 10
Anche io non sono d'accordo con la media così alta, un drammome molto pesante che tratta un argomento triste e comunque troppo lento
Sufficiente comunque x intensità ed emozione

calso  @  02/02/2014 21:37:37
   6 / 10
Non capisco il perché di questa valutazione così alta, il racconto di come i soldi possano permettere di aiutare il proprio figlio colpevole di un investimento...indagata bene la personalità di tutte le persone coinvolte ma a tratti è veramente noioso e la mediocrità degli attori non fa che peggiorare la situazione

2 risposte al commento
Ultima risposta 22/09/2014 00.17.24
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vale1984  @  05/01/2014 11:49:14
   6 / 10
non capisco un voto tanto alto, io l'ho trovato drammatico ma troppo lento e un pochino piatto. Non è entusiasmante e non è così forte nelle emozioni sebbene il tema sia intenso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  20/12/2013 17:19:28
   7½ / 10
Una figura materna dominante, sottilmente dispotica e manipolatrice, che è abituata ad avere tutto sotto il suo controllo. La scena iniziale che la vede gran cerimoniere del suo ricevimento per il proprio compleanno rende l'idea anche del potere che essa dispone, della sua rete clientelare di rapporti.
ha tutto sotto il suo controllo tranne che per suo figlio, adorato fino all'ossessione e che quest'ultimo rifiuta in maniera altrettanto brutale. La tragedia dell'investimento colposo diventa quindi la resa dei conti tra questo rapporto tra una madre che approfitta del fatto per poter riavere sotto il proprio tetto e un figlio che vuole spezzare definitavamente il cordone ombelicale di un rapporto insostenibile.
Questo film rifletto molto la cifra stilistica del recente cinema rumeno, scegliendo un punto di vista privilegiato, in questo caso la madre Cornelia, per descrivere attraverso l'evoluzione del rapporto madre/figlio lo spaccato di una società problematica, tra divisioni sociali e generazionali profonde. Sceneggiatura molto solida, priva di inutili fronzoli ed un finale molto particolare, ambiguamente aperto.

Kitiara31  @  03/12/2013 21:37:11
   7 / 10
Una madre, un figlio, un legame dove odio e amore sono divisi nettamente. La madre ama il figlio ossessivamente, il figlio la odia ferocemente. Fino al giorno in cui il destino mette la madre di fronte ad un'altra madre e al suo dolore. Sullo sfondo, la Romania e i suoi contrasti, la ricchezza e la povertà, la legge e l'inganno.
Davvero intenso, bravissima la protagonista.

Clint Eastwood  @  29/09/2013 11:35:50
   7 / 10
Il nuovo cinema romeno attinge parecchio dal quello francese e con ottimi risultati. La giovane generazione di questi registi (Mungiu, Puiu, Porumboiu, Netzer) hanno il coraggio di andare oltre e scoprire nuovi orizzonti con esiti molto positivi. Però, allo stesso tempo, rischiano facilmente di tirarne fuori una caricatura di quello che si vuole mostrare o accentuare e IL CASO KERENES (orribile titolo italiano) non è del tutto immune alla caricatura, specie il finale forzato e falso che fa leva sulla sconosciuta cultura/rituali romeni. Ma in genere sono ottime prove e per chi è rimasto impressionato dal finale "teso" consiglierei la visione di ZHIT'/LIVING del russo Sigarev.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  05/07/2013 18:39:28
   7 / 10
Cornelia e Barbu: due personaggi magistrali e intriganti che vanno ben oltre una sceneggiatura priva di fronzoli per un film volutamente ingessato - come in molti film rumeni - dal suo rigore stilistico. La vera differenza, che rende Il caso kerenes interessante, è data proprio dalla stilizzazione tutt'altro che ortodossa dei personaggi. Cornelia non suscita la minima simpatia (nemmeno la sua morbosa maternità tutt'altro) fino alla fine, tanto che la sua improvvisa fuga morale suscita più diffidenza che clamore. Luminita Georghiu è letteralmente fantastica, un'attrice notevole, sembra una via di mezzo tra Gena Rowlands e Marianne Faithfull. E poi c'è Barbu, il figlio. Così isolato e apparentemente ribelle, e invero così fragile, con il suo bisogno di tagliare il cordone ombelicale (ti ricorda quasi Padre e figlio di Sokurov, in versione materna). Gli ultimi trenta minuti del film sono certamente i più emozionanti. Per il resto il film gira tra stilismi Chabrolliani e i Dardenne, ma a forza di ricordarci qua e là una realtà sociale corrotta come quella rumena (fantastico il testimone disposto a farsi pagare per cambiare la sua versione dei fatti) si modula in una monotematicità che risulta invadente, e per questo a tratti un pò fastidiosa. Comunque un buon film nel suo genere

suzuki71  @  05/07/2013 10:32:29
   7 / 10
Una interessante investigazione che gioca sia sul versante sociale che personale, ben interpretata e ben diretta col solito stile asciutto del regista rumeno che, alla fine, scolpisce caratteri solidi con drammi o risorse infiniti anche se apparentemente normali e banali - come noi, del resto.

Tuonato  @  26/06/2013 11:32:53
   6½ / 10
E alla fine arriva finalmente il dolore. Ma quello ipocrita che nulla ha a che vedere con la redenzione, si (com)piange esclusivamente se stessi. Forse pure con scarsa convinzione.

Elementi di continuità con l'ottimo '4 mesi 3 settimane 2 mesi' nella denuncia del tessuto sociale rumeno, ma dal confronto risulta meno potente (anche visivamente) nella critica.
A mio avviso il regista attinge da Chabrol (lente d'ingrandimento sull'ambiente borghese, asettico e insensibile) e da Haneke (realismo esasperato quasi documentaristico, assenza di un finale con banalizzazione della morale, nessuna spiegazione esplicita allo spettatore il compito di trovare le risposte).
Ma Calin Peter Netzer non è - ancora? - né Chabrol né Haneke.

gianni1969  @  25/06/2013 22:57:33
   9 / 10
grandissima perla che arriva dalla romania,una gradevole sorpresa,recitata magnificamente,per gli amanti del buon cinema da non perdere assolutamente. per ulteriori approfondimenti,rivolgersi al commento sottostante,veramente ottimo

Crimson  @  25/06/2013 11:05:31
   8½ / 10
Spoiler presenti.

La camera mobile non costruisce né argomenta, bensì raccoglie, immersa nel baratro profondo, evidentissimo, tra chi fa parte del sistema degli intrallazzi e chi ne è fuori.
Una madre dispotica, soffocante e morbosa nei confronti di un figlio ormai adulto. Salotti borghesi voraci che si insinuano dappertutto, contaminando persino una centrale di polizia, tutt'altro che impermeabile alla corruzione.
La manipolazione della verità, attraverso una rete fittissima che adopera fondamentalmente due strumenti, veri e propri leitmotiv del film: il telefono e il denaro. Il primo garantisce la velocità delle informazioni, il secondo mette a tacere, produce un vantaggio rispetto ad una situazione.
La Romania post-regime appartiene ad una casta cha altera, appiattisce, gonfia con una facilità disarmante.
La pellicola di Netzer si traduce letteralmente 'La posizione del bambino', piuttosto che 'Il caso Kerenes'. Il titolo italiano determina un taglio politico-giudiziario che non è che la superficie del film.
L'inchiesta perde di interesse fino ad evaporare. Gli indizi permettono di restituire la verità dei fatti. Al regista preme addentrarsi intimamente nei personaggi, continuando a seguirli da vicino nella quotidianità, piuttosto che in un'aula di tribunale.
E' un film che verte essenzialmente ed esponenzialmente su una madre e su un figlio. Luminita Gheorghiu è Cornelia, il centro della scena. Una presenza ingombrante che non si ostina a defilarsi, nemmeno quando il figlio le impone di non tenere più in mano le redini del rapporto, pena il distacco assoluto. O forse lì le scatta qualcosa nella mente, il primo corto circuito di una strenua attitudine. Metterà a tacere il testimone, farà lo stesso con la famiglia pagando il funerale, pensa. Invece entrare in quella casa di periferia le suscita un processo di identificazione. Fino a quel momento il suo personaggio non ha che specchi vuoti in cui riflettersi. Scopre la dignità del padre del bambino, assetato di giustizia verso il colpevole materiale (Barbu) ma pronto allo stesso tempo a venir giudicato egli stesso colpevole per non aver tenuto d'occhio il figlio; la compostezza della madre. Piangono all'unisono la perdita di un figlio. "Almeno lei ne ha un'altro" esclama Cornelia. Non fa che parlare dell'infanzia di Barbu tra le mura di una famiglia che Barbu stesso ha annichilito, e lei sordidamente tentato di scagionare, contro la volontà stessa di suo figlio.
Il finale restituisce una dimensione umana ancora possibile, nel dolore più intimo di codici innati che accomunano le madri, i bambini, gli esistenti.
Barbu si decide a prendere l'iniziativa, scende dall'auto. Cornelia è rientrata sconvolta.
Un imbarazzo palpabile dinanzi al padre del bambino, una riconciliazione. In quella stretta di mano si riallacciano sia le dimensioni sociali che di giustizia umana.
Lo spettatore è chiamato ad un ruolo difficile ma raro nel cinema contemporaneo, e per questo ben accetto, ossia di dover raccogliere le situazioni nude e tutt'altro che didascaliche fino ad interpretarle sulla scia delle proprie sensazioni e del proprio bagaglio culturale. Non è semplice. Si esce dal cinema spaventati dall'ambivalenza del confronto finale. Le sfumature sono molteplici, tali da non permettere un processo di colpevolizzazione né di piena comprensione. Cornelia è un personaggio meschino, ma l'essere madre dinanzi ad una madre che ha perso un figlio pur non riscattandola la terrorizza, richiamandola ad una legge della natura a cui si è sottratta a lungo.
Prima di entrare in quella casa, diligente all'idea di un compito da sbrigare (depositare il denaro e uscire), non aveva parole tanto da richiedere la presenza della "nuora". Una volta immersa in un dolore universale ha trovato a suo modo le parole per sfogarsi (e Carmen opportunamente e intelligentemente si è defilata dalla situazione).
Ciò che esterna può essere visto come un pulirsi la coscienza, eppure "si è vista"! E Barbu di conseguenza "si è liberato".
Sulla scia di Mungiu e degli altri cineasti del Nuovo Cinema Rumeno, Călin Peter Netzer offre un'opera terza di grande portata che, giustamente premiata con l'Orso d'oro a Berlino, lo inserisce tra i nomi di spicco dell'ondata di registi del proprio paese apprezzati all'estero.
Un film intimo, raro e speciale che occorre non giudicare a caldo.

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