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Sorta di seguito ideale di "Racconto Crudele Della Gioventù", Oshima descrive un Giappone senza futuro in questa pellicola sia politica sia influenzata dal neorealismo nella sua accurata descrizione della realtà sottoproletaria che cercava di tirare avanti nei tristi anni del dopoguerra. Bella la fotografia e di buon livello regia e cast. Non all'altezza delle opere migliori di questo regista ma un buon inizio per approcciarsi alla Nouvelle Vague giapponese ( di cui Oshima è stato uno degli esponenti più importanti).
Film piuttosto caotico nel suo svolgimento, ma forse anche per questo efficace nel descrivere lo stato d'abbandono e di degrado dei sobborghi si Osaka durante la fine degli anni '50. Ciò che si fa maggiormente apprezzare sono un paio di piani sequenza molto efficaci (per esempio quello nel bar con il vecchio ubriaco che fa chiamare la moglie) e la fotografia, con alcune immagini di suggestivi tramonti che richiamano il significato del titolo.
Racconto di formazione per Oshima. Lo vidi parecchio, parecchissimo tempo fa su fuori orario di Ghezzi. Lo stile embrionale di questo suo debutto non lo rende meno affascinante dei suoi capolavori ma i tempi della narrazione lo rendono poco coinvolgente. Ottima la fotografia e le metafore. Un genio in formazione, il cui capolavoro, per ora, resta per me L'IMPERO DEI SENSI.
Uno dei primi film di Oshima, brutale rappresentazione della vita nei sobborghi giapponesi del secondo dopoguerra. Un'opera totalmente pessimistica, in cui dominano sopraffazione, violenza e tradimento. Film ostico di un grande regista.