il divo regia di Paolo Sorrentino Italia 2008
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il divo (2008)

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locandina del film IL DIVO

Titolo Originale: IL DIVO

RegiaPaolo Sorrentino

InterpretiToni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Giorgio Colangeli, Piera Degli Esposti, Alberto Cracco, Lorenzo Gioielli, Paolo Graziosi, Gianfelice Imparato, Massimo Popolizio, Aldo Ralli, Giovanni Vettorazzo

Durata: h 1.50
NazionalitàItalia 2008
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 2008

•  Altri film di Paolo Sorrentino

Trama del film Il divo

Il film racconta la vita di Giulio Andreotti, ma solo in una parte ristretta, ovvero dalla fine del suo settimo governo, aprile 1992, alla vigilia del processo di Palermo, dove fu rinviato a giudizio per associazione mafiosa, con in mezzo la mancata conquista del Quirinale, la strage di Falcone e la malattia.

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Voto Visitatori:   8,00 / 10 (218 voti)8,00Grafico
Miglior attore protagonista (Toni Servillo)Miglior attrice non protagonista (Piera Degli Esposti)Miglior fotografiaMiglior truccoMigliori acconciatureMigliori effetti specialiMiglior colonna sonora
VINCITORE DI 7 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior attore protagonista (Toni Servillo), Miglior attrice non protagonista (Piera Degli Esposti), Miglior fotografia, Miglior trucco, Migliori acconciature, Migliori effetti speciali, Miglior colonna sonora
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Voti e commenti su Il divo, 218 opinioni inserite

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Dick  @  08/09/2016 15:11:38
   5½ / 10
Iconoclasta, iperealista con quel trucco alla "Dick Tracy" dove Sorrentino più che Andreotti sembra Lionello al bagaglino, ma un po troppo lezioso ed autocompiaciuto. Più che raccontare uno spaccato recente del paese attraverso la figura del politico più famoso, citato e criticato, fa una sorta di riflessione sul potere che onestamente non ho trovato molto riuscita. Poi, come è stato già scritto, non è il solito Andreotti che siamo stati abituati a vedere, privo d' ironia e sempre torvo. Per non parlare della già citata scena dell' omicidio di Lima

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Bah!

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER che se non erro fa del Giulio nazionale

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER lascia il tempo che trova ed è esagerata e distrae a mio parere da quello che ha combinato un' intera classe politica ed imprenditoriale nostrana di cui Andreotti era "solo" un esponente, per quanto dei maggiori!

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Ultima risposta 08/09/2016 15.13.19
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ulysses1  @  04/05/2015 23:08:22
   5 / 10
L'idea di utilizzare il grottesco poteva essere buona, ma qui sconfiniamo direttamente nella macchietta. Dopo aver visto il film per i primi 20 minuti fortissima era l'impressione "questo è il Bagaglino"! Le continue mediocri caricature rovinano tutto, come peraltro ho letto anche in recensioni di critici cinematografici. Parlare di questo film come di un capolavoro è pura follia, ma anche definirlo un gran film è troppo. Film molto deludente mi sembra più aderente alla realtà. Fermo restando che Sorrentino è tecnicamente bravo, nulla da dire, anche se troppo compiaciuto della sua bravura... Una domanda per chiudere: ma come si può pensare di candidarlo all'oscar?! Come può un pubblico internazionale capire le vicende italiane che neanche noi riusciamo a capire fino in fondo?!

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Ultima risposta 08/09/2016 15.14.20
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  24/08/2013 17:01:30
   9 / 10
Punto in più, punto in meno, il succo non cambia. Questo è un film straordinario. Come straordinario è l'autore. E purtroppo il personaggio.

Ieri ho rivisto per la quarta volta "La Grande Bellezza" e ormai non ho dubbi. Sorrentino è un autentico maestro del linguaggio cinematografico. I suoi film sono tutti capolavori di perfezione e intelligenza tecnica. E' un autore, un uomo che ama il cinema profondamente, è una sintesi mirabile di ciò che erano i programmi della Nouvelle Vague. E' un mistico, un esteta, un cinico e spietato analista, un letterato demodé, un bambino che guarda a bocca aperta la vita.

"Il divo" è forse il film di Sorrentino che mette d'accordo tutti. Anche "Le conseguenze dell'amore" certo, ma è un film che appartiene ancora alla fase in cui Sorrentino era quasi autore di nicchia, meno chiacchierato, forse ancora fuori dai suoi temi più scottanti, quelli che riguardano la vera Italia. In questo senso "Il divo" e "La grande bellezza" vanno a braccetto. In uno, la Politica. Nell'altro, una totale assenza di qualsivoglia riferimento alla situazione reale del Paese (tranne forse quello straordinario Giulio Moneta). Sul film in sè c'è poco poco da dire. Si possono obiettare alcuni momenti di esasperato tecnicismo (l'omelia), oppure di forzatura nella scrittura (il monologo liberatorio sul Potere, rivolto a una moglie mirabilmente rievocata in un flashback sinistro, una proposta nuziale in un cimitero), ma in generale questo è un film che viene sparato direttamente nell'olimpo dei capolavori italiani e mondiali. Basti solo a pensare all'uso magistrale della dialettica in campo-fuori campo durante l'intervista.

"Io credo nella volontà di Dio"

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Ultima risposta 24/08/2013 19.38.38
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Invia una mail all'autore del commento marco986  @  14/10/2011 20:50:05
   9 / 10
Capolavoro di Sorrentino(che si conferma un grande regista forse il migliore in Italia)grande Servillo nelle vesti di Andreotti.Nota di merito per quel bravo e sottovalutato attore che è Buccirosso

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Ultima risposta 14/10/2011 20.57.10
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  02/02/2011 16:08:06
   9 / 10
Chi è Giulio Andreotti?

Andreotti è il Gobbo,Belzebù,il Papa nero,la Volpe,la Sfinge,il Divo Giulio.

Andreotti è uno spietato difensore del potere che non si ferma davanti a nulla per proteggerlo,ordina omicidi e decide le sorti dell'Italia,ha le mani in pasta dappertutto tra chiesa,politica,banche e mafia.

Andreotti è l'uomo più perseguitato d'Italia,accusato di tutto "guerre puniche a parte".

Andreotti è tutto e niente,un'ambiguità che non si può sciogliere e mai verrà sciolta,una figura solitaria e curva che ricorda una tartaruga,sibillino e intelligente,imperturbabile e imperscrutabile; ma questa testuggine ha tra le sue mani il destino dell'Italia da tutta la durata del dopoguerra fino agli inizi degli anni '90,è il Potere incarnato.

Andreotti è l'ambiguità del potere in tutta la sua essenza come mai c'è stata nel belpaese ma come ce ne sarà ancora in Italia.


Raccontare uno dei periodi cruciali della nostra storia politica non è cosa da poco,e sarebbe plausibile farlo con uno stile documentaristico da fiction. Sorrentino ha tra le mani la patata bollente che ti cambia una carriera ma sfrutta la sua occasione realizzando un capolavoro di incredibile attualità formale e stilistica: una pellicola così non sembra essere uscita dalle mani di un regista italiano. Ma solo gli italiani possono comprendere tutti i collegamenti,i politici,i mafiosi,le stragi,i rimandi e gli avvenimenti raccontati con ironia,drammaticità,cinismo e un gusto del grottesco che lascia spiazzati.
Questa fa de Il Divo un film comprensibile in larga parte solo agli italiani ma che grazie allo stile di Sorrentino unico e coraggioso,sfrenatamente moderno,ha conquistato da subito anche gran parte della stampa e del pubblico estero sorpreso quanto noi di quanta qualità nascosta e coraggiosa possa esserci ancora dopo il tramonto del cinema nostrano che da anni arranca privo di idee.
Non è solo una questione di trattare argomenti scottanti e difficili,ma il modo in cui questi temi arrivano alla luce con coerenza ed originalità: la potenza delle immagini,dei dialoghi,delle interpretazioni,della fotografia e delle musiche sono fondamentali anche più di una sceneggiatura che affonda il colpo senza mai esplicitarsi,ambigua fino alla fine in linea col personaggio di cui tratteggia personalità e biografia,pur rimanendo negli ambiti dell'ultimo governo Andreotti.
Del Divo non ci vengono raccontate che storie di ordinario potere,gettando ombre (tantissime) sulla montagna di stragi ed omicidi di cui potrebbe essere stato il mandante. Sorrentino sa bene il suo mestiere,maliziosamente e in maniera implicita collega il filo di sangue dei frequenti misteri e assassinii (Pecorelli,Calvi,Sindona) con Andreotti senza mai condannarlo direttamente. Sono rimandi volutamente scontati,da notare in proposito (al di là dell'incipit capolavoro e stilisticamente da orgasmo) l'omicidio Lima con un Andreotti che incita i cavalli durante una corsa mentre due mandanti rincorrono Lima per finirlo.
Ancora,assistiamo al ritratto privato del Divo Giulio,alla sue devozione per chiesa e famiglia (la moglie,l'unica che potrebbe capirlo davvero ma anche lei in realtà estranea alla sua vera natura). Ma tutto è trattato superficialmente non nel senso di raffazzonato o imperfetto ma perché scavare a fondo di un'ambiguità del genere è impossibile.
Così si dipana la storia d'Italia in uno dei suoi periodi più terribili e delicati in cui gli uomini di palazzo cercano sfrenatamente potere a più non posso tra invidie,litigate,intrighi senza rendersi conto di come il potere,quello vero,sia sempre e solo nelle mani di una persona,sempre lui,sempre Il Divo.
Un Servillo monumentale non si limita a fare il camaleonte o imitatore,scava il suo personaggio nelle fondamenta e rende splendido un film già eccezionale di suo.
Il monologo in cui si autoconfessa è una scena che dovrebbe essere nella storia del cinema,a mio modesto parere,e in cui si esplica un tema fondamentale dell'etica andreottiana: è necessario compiere il Male per fare il Bene. Questo fa di Andreotti una persona maligna? La domanda resta irrisolta,lui resta impunito ma rimane il mistero di una persona fondamentalmente sola e imperscrutabile come tutti i personaggi tratteggiati fino ad adesso nei film di Sorrentino: cos'ha Andreotti di diverso da un Titta di Girolamo o da un Geremia de Geremei? Sono imprevedibili fino all'ultimo,è vero,ma Andreotti esiste e non è un invenzione,questa è la differenza fondamentale rispetto agli altri.
La forte sensazione è che Sorrentino sia riuscito ad avvicinarsi più di tutti al ritratto perfetto dell'uomo politico più complicato ed importante della seconda metà del novecento italiano.

Il senso ultimo del film? Veramente è qualcosa che stiamo vivendo tutt'oggi e che,mettiamoci l'anima in pace,vivremo per sempre ovvero quest'ambiguità del Potere,inspiegabile se non agli occhi di chi lo detiene.

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Ultima risposta 02/02/2011 16.27.22
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davmus  @  02/01/2011 16:44:27
   5½ / 10
L'ho trovato lento, un pò pesantuccio, in un castello di "ipotesi accusatorie" probabilmente verosimili...ma niente di definito.
Non mi è riuscito a prendermi!

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Ultima risposta 25/01/2015 16.29.16
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pinhead88  @  26/05/2010 02:05:39
   7 / 10
Un film che offre molte caratterizzazioni,cosa difficile da trovare al giorno d'oggi.più che per lo spunto di denuncia sulla ex-classe dirigente mi viene da apprezzarlo di più proprio per questo motivo.buona prova di Sorrentino.

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Ultima risposta 23/11/2011 17.54.54
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  14/04/2010 16:44:36
   9 / 10
Novello Hellraiser che si cura l’emicrania con l’agopuntura. Star seguita da un manipolo di guardie del corpo ed esposta alla luce inebriante dei flash. Personaggio quasi metafisico che si rifugia nei confessionali “espiando” (o condividendo) col prete di fiducia le proprie colpe.

A proprio agio nella sua deforme postura, è un cattivo gobbo di Notre Dame che frequenta la Chiesa come se ne fosse il padrone, giusto un gradino sotto a quello di Dio (“I preti votano, Dio no”).
Solo, insonne, apparentemente apatico e pervaso da uno humour quasi britannico, immerso nelle tenebre come un Colonnello Kurtz in mezzo a una giungla di cemento, fuoriclasse politico invulnerabile e Padrino che elargisce dolci (le pillole rese meno amare hanno fatto la fortuna della DC). Si parla di Giulio Andreotti, il politico italiano più misterioso e discusso dei suoi tempi (ma è opportuno ricordare che è ancora in vita).

Ce lo racconta splendidamente Paolo Sorrentino: con carrellate in avanzamento così come in improvvise rinculate, la sua macchina da presa scivola su oggetti e corpi, fa un uso appropriato di ralenti, macro, primissimi piani suggestivi e rivelatori. Il regista italiano non si ferma mai, danza sul corpo di Andreotti fischiettando, perfettamente a suo agio.
Sconfina nell’onirico e nel surreale, lo sospende e lo interrompe talvolta con un accenno di taglio documentaristico introducendo immagini sgranate, quasi volesse distaccarsi e rinfrancarsi dalla verità e la realtà politica ma sempre lucidamente presente di fronte all’oggettività storica e sociale del nostro paese.

Sfiora il manierismo quando lascia eccessivo spazio ai gesti e ai toni di voce di Servillo, costretto a bisbigliare per tutto il film imballato nella gobba e ammiccante dietro la maschera del trucco. E abusa di ricercatezza con una messa in scena estremamente schierata e feroce a dispetto dell’enigmaticità del personaggio.
Poi rimedia con una colonna sonora bella, aggressiva e significativa che va dalla technopop targata anni ’80 di “Da Da Da”, al flauto di Vivaldi, da Bruno Martino alle seducenti track scritte da Teho Teardo.
Si infarcisce di troppi dialoghi epici, come le frasi e aforismi senza tempo pronunciati da Andreotti e da chi gli sta dintorno: una battuta via l’altra come schema difensivo dagli attacchi dei delatori. Manca solo quella più famosa: “Il potere logora chi non ce l’ha”, presa in prestito in realtà da Talleyrand, diplomatico francese del XVIII secolo.

C’è bisogno del rassicurante e accomodante refrain di Renato Zero (simbolo perfetto di travestitismo/trasformismo e voltagabbana per eccellenza) nei “migliori anni” per non farsi sopraffare dai dubbi sulla vera identità di chi abbiamo sposato e che ha vissuto sempre al nostro fianco. E questo lo sa bene la moglie Livia, ben interpretata da Anna Bonaiuto.
Lo show deve andare avanti: basta una doppia aspirina e si va in scena come il coreografo di “All that jazz”, a recitare nel teatrino politico italiano approfittando della mancanza di limpidità delle maggiori istituzioni, e le cronache delittuose stanno lì a dimostrarlo.
Nella sua abbagliante imperfezione ma sempre con l’urgenza di dire, di esternare le cose che veramente si pensano, rendiamo grazie a questo autore che, caparbio oltre ogni limite, ha saputo ancorare senza indugi e cedimenti, un pezzo d’Italia malandato e corrotto.

“Il Divo” è un frammento barocco, come la scenografia che a volte circonda le vicende con un’incisività visiva senza pari che entra, alla maniera di un vorticoso refrain antropologico, nella nostra memoria e lì si fissa. Coesa con l’incedere del soggetto, a fianco di uno stato emotivo ora misticheggiante ora filosofico, la direzione artistica è una riproduzione amplificata dell’arcano e del contraddittorio.

Ma è il momento di finirla di puntare il dito verso/contro Andreotti: oggi abbiamo a che fare con un nuovo, inarrivabile Divo, talentuoso e tristemente famoso per le battute, pronto anch’egli a calcare vanitosamente la scena politica come quella delle aule giudiziarie.

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Ultima risposta 29/04/2010 18.56.48
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bulldog  @  05/02/2010 22:45:48
   4 / 10
Primo film che vedo di Sorrentino.
Ok,la regia con i suoi abili movimenti di macchina è splendida,la fotografia è altamente suggestiva.

Ma oltre a questo cosa rimane?
Un cinemino che si compiace,proteso ad enunciare teoremi e scontatezze facendo ricorso al grottesco e all'enfasi ironica.
Risultato finale?
Mediocrità,non mi interessa.


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Ultima risposta 24/11/2011 09.44.46
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paolo80  @  04/01/2010 01:46:37
   7½ / 10
Una pellicola riuscita davvero molto bene, che mostra uno spaccato di storia italiana, naturalmente romanzata ed adattata allo stile cinematografico.
Ottime le musiche scelte, così come certe inquadrature, veramente realizzate molto bene.
La visione scorre in maniera piacevole, e l'interesse per la vicenda si assesta su livelli alti durante tutta la visione dell'opera.

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Ultima risposta 23/11/2011 17.57.05
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TheLegend  @  21/10/2009 18:38:12
   7 / 10
Il talento di Sorrentino è innegabile,devo ammettere che è un regista che apprezzo molto.
Questo film,tuttavia,mi ha un pò deluso;dal punto di vista tecnico è sensazionale però di fatto la storia non ha attirato la mia attenzione più di tanto...Probabilmente non è nemmeno un limite del film ma della storia di Andreotti non è che me ne fregasse molto....

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Ultima risposta 04/12/2009 20.05.34
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RedPill  @  18/09/2009 00:27:53
   6 / 10
Breve analisi semi-biografica, firmata Sorrentino, che esula completamente dai classici documentari didattici a scopo informativo, perché non si limita a riportare freddamente nomi e date in rigoroso ordine cronologico, ma si sofferma, anche divertendo, sulla personalità pubblica e privata del soggetto.Un film in tutto e per tutto quindi, che racconta con astuzia e "ironica serietà" ciò che cadde sulle spalle di un intero paese, tra il 1991 e il 1993, quando mafia e corruzione si erano ormai insinuate radicalmente anche tra le più alte cariche di stato.Ad alleggerire il peso del tema trattato, situazioni un pò grottesche e una colonna sonora perfetta, associata con innegabile bravura e originalità alle immagini proposte.Una sceneggiatura a tratti provocatoria e un Servillo in gran forma completano l'opera di un regista, che si compiace un pò stilisticamente, ma che ha il grande merito di mantenersi sempre al di sopra delle parti, dettando i giusti tempi ad una pellicola che subirà un leggero rallentamento in occasione di qualche, se pur ben fatto, monologo.Nel suo insieme risulta quindi un lavoro di ottima fattura, da cui non ne esco però pienamente soddisfatto e che per questo, difficilmente rivedrò.

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Ultima risposta 26/11/2011 12.44.33
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  25/07/2009 09:44:00
   7½ / 10
Sorrentino conferma la sua bravura con un film a tratti grottesco, girato e fotografato con maestria.
Azzeccatissima la presentazione dei personaggi che sembra richiamare a Leone e al primo Tarantino (quello de "Le iene").
Il difetto di Sorrentino sta proprio nella sua bravura, perché a volte forza la mano cercando continuamente l'inquadratura ad effetto anche quando non c'entra nulla (vedere il dolly sull'omelia o alcuni sguardi in macchina degli attori).
E comunque, è sempre molto meglio parlare di "surplus stilistici" che della loro assenza e sorrentino si conferma uno dei registi italiani che fa più sperare per il futuro.

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Ultima risposta 29/08/2009 21.38.20
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inferiore  @  17/07/2009 17:40:10
   7 / 10
Erano ormai parecchi mesi che mi promettevo di vedere questa pellicola. Un film acclamato da critica e pubblico che non potevo assolutamente perdere anche se il tema centrale risultava a me in parte sconosciuto.
E' la prima volta che vedo Sorrentino all'opera e il risultato mi pare più che soddisfaciente.
Se non sono riuscito ad apprezare in tutta la sua bellezza oggettiva il film è perchè la storia non mi ha mai attratto fortemente.
Per narrare le vicende del senatore a vita Giulio Andreotti, Sorrentino, non intraprende la solita scorciatoia della biografia dimessa e scontata, ma si incammina in una strada enigmatica, equilibratamente grottesca e forse surreale.
Belli i colori della fotografia, ottima la colonna sonora senza un vero tema centrale e fantastico Toni Servillo (uno dei migliori attori italiani in circolazione) .
Seppure non mi abbia catturato alla grande non posso certo dire che mi abbia annoiato a morte, percui una bel 7 è più che legittimo.

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Ultima risposta 17/07/2009 18.28.34
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Alex2782  @  04/07/2009 22:51:58
   6½ / 10
film italiano ben fatto, siamo abituati a vedere film italiani pietosi ed appena c'è un film che va sopra la media schifosa, lo elogiamo.

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Ultima risposta 16/11/2009 10.36.40
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Reservor dog  @  16/04/2009 17:20:50
   9 / 10
Ennesima dimostrazione di talento e classe da parte di Sorrentino che, da par suo, racconta la storia della figura più controversa e ambigua nella repubblica italiana del dopoguerra.
A pensare cos’abbia rappresentato il personaggio Andreotti per oltre quattro decadi, sembrerebbe davvero impossibile ricostruirne la figura e le vicende che ne hanno caratterizzato la vita politica così come quella privata, eppure, usando sapientemente i flashback e focalizzandosi su 4 o 5 periodi salienti, il regista ci trascina in una storia che sembra il frutto della mente contorta di un talentuoso scrittore noir. Ma siccome la realtà quasi sempre supera la più fervida delle immaginazioni, ciò che viene raccontato è (ovviamente in parte) la storia della famigerata “Prima Repubblica”.
Tra le tante lodi che bisogna fare al regista vi è sicuramente quella di mostrare tutto ciò che si è detto e scritto su Andreotti: il bacio a Riina, il benestare agli omicidi, la connivenza con la malavita, ecc. Ma questa è la verità che vediamo, che poi viene prontamente smentita dalla verità Andreottiana, che non è certo meno credibile della precedente e che induce a far vacillare ciò che davamo ormai per vero e inconfutabile. Perché ad Andreotti e difficile non credere: è calmo, pacato, colto, pronto alla battuta come a far valere il suo status di uomo politico, e mentre i suoi compagni di merende scappavano in Tunisia, si suicidavano, o venivano ripresi durante una sessione di tribunale con le bave alla bocca talmente la paura e la vergogna erano insopportabili, lui rimaneva al suo posto, impassibile, immobile, a disposizione dei giudici in qualsiasi momento e per qualsiasi chiarimento.
Innumerevoli processi, udienze, appelli e ricorsi non furono sufficienti ad infliggere una condanna permanente, e, piaccia o meno, la storia si ricorderà di Andreotti come uno dei pochi “non colpevoli” di quel riprovevole mezzo secolo di storia italiana. La verità, se davvero ce n’è una, ormai è palese, se la porterà nella tomba il senatore a vita, insieme alla consapevolezza che le affermazioni di innumerevoli pentiti (pentiti sì, ma solo dopo esser stati arrestati) non possono esser sufficienti ad inchiodare un uomo che ha nuotato fra gli squali per una vita intera e, in un modo o nell’altro, ne è venuto fuori.
Ciò che rimane è comunque la consapevolezza che Andreotti era, ed è, ben consapevole della necessità di sporcarsi le mani per poter governare un paese e per quanti siano i suoi detrattori bisognerà far i conti col fatto che quest’uomo è stato scelto per ben 7 volte dai suoi concittadini come primo ministro, e pertanto le colpe sono sue come di chi ha insistito ad eleggerlo; ma questa è una storia che in Italia si sta tutt’oggi ripetendo, e pertanto sembra che vada bene così.
Inutile commentare la prova di Servillo, a mio parere un attore che nulla ha da invidiare ai mostri sacri della storia del cinema (la sua unica pecca è essere italiano). Chapeau.

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Ultima risposta 25/11/2009 16.50.53
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  11/02/2009 03:51:42
   4 / 10
Forse non ho capito un tubo di sto film, o forse è girato male e un pò "underground", ma non ho apprezzato per niente "il Divo". Il modo di raccontare di Sorrentino mi lascia indifferente. Che significa questa specie di biografia realizzata alla buona e che non sa essere profonda e tagliente come invece dovrebbe essere? Sembra la brutta copia di vecchie pellicole gangster riadattate in lingua italiana. Prodotto scadente.

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Ultima risposta 25/01/2015 16.31.50
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Tony Ciccione90  @  14/01/2009 19:19:47
   8½ / 10
Tecnicamente, anche se non me intendo per niente, questo film mi sembra perfetto: inquadrature spettacolari, particolari interessanti, scorci suggestivi. Le colonne sonore che accompagnano il film poi, sono stupende e, anche se "elettroniche" molto azzeccate. Servillo è una macchina da guerra, molto più che in Gomorra. Bravissimi anche gli attori intorno a lui, tra cui Buccirosso, che recita finalmente in un film serio. Che altro dire? Film coraggioso che parla delle vita del politico più noto d'Italia, mostrando le sue presunte nefandezze, ma anche la sua incredibile intelligenza e sagacia e smisurata cultura. Consigliato. E' ossigeno per il cinema italiano.

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Ultima risposta 14/01/2009 21.12.27
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JOKER1926  @  21/12/2008 01:09:55
   5½ / 10
"Il Divo" di Sorrentino è una pellicola che tratta la vita, frangenti della (presunta) spettacolare vita di Andreotti…
Il film è colmo di retorica, frasi e scenografie oratorie accompagnano lo spettatore per tutto il tempo; l'inizio mostra allo spettatore un filone di vittime collegate alla politica, per tutto il tempo la massa assisterà a monologhi e chiacchierate filosofiche fra i vari esponenti politici.
E' inutile dire che il tutto gira intorno al "Divo" (uno dei tanti soprannomi del politico), in primo piano vengono messi i suoi umori, cinismo, freddezza…
La scena che vede Scalfaro divenire presidente è una delle migliori, Andreotti è quasi sbeffeggiato da altri politici, ma Giulio Andreotti si alza e applaude… esempio di impassibilità e temperanza…
La pellicola in Europa non avrà sicuramente tantissimo successo per ovvi motivi, in Italia invece "Il Divo" ha sbancato al botteghino (anche se a Me non convince)…
La storia del film, ovvero i movimenti politici e mafiosi generatesi dietro le "quinte" della penisola sono esposti da Sorrentino con molta disinvoltura, alcuni passaggi infatti potrebbero essere estremamente "ingarbugliati", ma comunque era difficile fare diversamente.

"Il Divo" sul piano tecnico presenta sicuramente una miriade di pregi, fotografia ineccepibile, colonne sonore interessanti e sequenze particolari.
Ma comunque il regista punta tutto o quasi sulla congetturata prolissità, i dialoghi ampollosi e i vari lussuosi scenari sono l'enfasi della retorica; alcune scene a dir poco precettistiche delizieranno gli animi della accattona, superficiale, ipnotizzabile massa spettatrice.

Il tutto da persone logiche non sarà tollerato, infatti c'è un gran bel abuso della magniloquenza, il perno del tutto come detto sono le frasi, le battute di Giulio Andreotti.
Nel complesso la pellicola raggiunge quasi la sufficienza, non mancheranno scene buone ma allo stesso tempo ci saranno scene superficiali e di presunto impatto visivo.
Sorrentino butta molto fumo negli occhi, spettatori devastati dalla "corteccia" cinematografica della regia, ma in fin dei conti la sostanza è veramente poca… se non nulla…

Tiro le somme…
La pellicola è elegante, a volte fin troppo, ma non entusiasma mai, essa si limita nel suo compitino, ovvero quello di riportare fedelmente o quasi pezzi di vita di un politico che ha fatto storia (in ogni caso, sia nel bene che nel male) in Italia; la regia "infarcisce" il tutto con smisurata retorica… risultati non eccelsi…

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Ultima risposta 16/11/2009 10.55.18
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Invia una mail all'autore del commento franx  @  17/11/2008 23:06:10
   4 / 10
Mi sento un po' strano per il fatto che non mi sia piaciuto affatto.
Una puntata di report sarebbe stata meglio.
Questo film non dice assolutamente nulla sul personaggio Andreotti, è un'accozzaglia di sentito dire e riviste scandalistiche, come se il regista non fosse più informato dell'uomo della strada.

Non ha nulla ache vedere con, per esempio, IL MURO DI GOMMA oppure IL CASO MATTEI, di cui speravo di ritrovare la potenza recitativa degli attori e l'incredibile attualità.

Ma se lo confrontassi con questi ultimi, dovrei dare zero, perchè non mi ha lasciato proprio nulla.

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Ultima risposta 27/12/2008 15.55.33
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benzo24  @  17/11/2008 18:59:09
   5 / 10
il niente! è questo che sorrentino voleva filmare? sicuramente si, visto anche il finale. però ciò che è palese è invece la confusione. certo è un bel vedere (la regia, le interpretazioni etc.) però è un gioco vuoto e fine a se stesso, dove non esiste neanche più la sorpresa (per chi sorrentino lo conosce già). rimane un film di fantascienza simpatico e un pò sciocco...ma solo un cieco potrebbe gridare al capolavoro.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Granf  @  12/11/2008 20:09:30
   9½ / 10
Prendendo in prestito una frase del Divo Giulio, posso affermare con certezza che Sorrentino ha la coscienza di essere di statura media ma sinceramente io se mi giro attorno non vedo giganti...

Superfluo spendere alcuna parola per commentare questo capolavoro che ha contribuito, insieme a "Gomorra" di Garrone, a riportare alto il livello del nostro cinema. E' inutile negare, però, che Servillo meriti non solo parole, ma applausi scroscianti. La sua postura, la camminata, l'espressione, la voce... da Oscar.
Paolo Sorrentino parla con le immagini.

"Io non credo nel caso ma nella volontà di Dio"

"I preti votano, Dio no…"

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Enzo001  @  09/11/2008 19:54:16
   10 / 10
E qui ci sgancio di gusto il votone, alla faccia delle piccole imperfezioni di sceneggiatura.
C'è poco da fare: è un film strepitoso.

"Presidente, sta entrando una brutta corrente"

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  05/11/2008 14:18:58
   10 / 10
Se qualcuno avesse ancor dei dubbi riguardo Paolo Sorrentino gli consiglierei di guardare questo film.Eccellente affresco di inizio anni ’90,quando all’orizzonte si cominciava ad intravedere il declino di una determinata classe politica,ormai marcia ed incapace di governare con efficacia il paese.Quest’aria di cambiamento coinvolse anche Giulio Andreotti,il grande dinosauro della politica nostrana e presunto burattinaio di mille misteri,travolto ma non sconfitto dal nuovo "ordine" politico,capace di cadere in piedi nonostante le gravissime accuse a suo carico.Una parte della storia del bel paese e di questo discusso personaggio vanno a braccetto nel grottesco disegno di Sorrentino,virtuoso dell’immagine ma anche regista capace di trattare argomenti scottanti con una leggerezza impressionante,spiattellando il suo punto di vista,comune a quello di molti italiani, con arguzia, senza farsi prendere la mano e miscelando il proprio pensiero con ciò che le cronache riportano e riportarono.
La vita pubblica e quella privata di questa sorta di vampiro politico,capace di trarre energia vitale dalle disgrazie altrui e di sopravvivere per sua stessa ammissione a tutti coloro che lo circondavano,vengono alternate in una pellicola dal delizioso sapore surreale/grottesco,in grado di ispirare sequenze d’antologia a profusione.
La geniaità di Sorrentino risiede soprattutto nel rifuggire i pericoli di un narrato didascalico,il regista non ha timore di personalizzare a suo piacimento gli avvenimenti che costellarono la vita di Andreotti,dando sfogo alla propria immaginazione per rappresentare le nevrosi,i tic,la coscienza e le ambizioni di quest’uomo enigmatico,totalmente assorbito dal raggiungimento del potere e dal mantenimento dello stesso.
Di grande livello le interpretazioni degli attori a partire da Toni Servillo,ormai sodale quasi imprescindibile del regista campano e decisamente a suo agio nell’ abito sornione del protagonista.Eccezionale anche l’accompagnamento musicale,da encomiare inoltre il lavoro svolto sui dialoghi,tutti da gustare parola per parola e degni di riflessioni profonde.La classe del regista si nota anche dai piccoli particolari,ad esempio l’espediente di presentare tutti i protagonisti mediante una scritta color rosso sangue,come quello versato in dosi copiose durante quegli anni, appare come vezzo forse poco originale ma assolutamente funzionale ed emblematico.
“Il divo” è un’opera che assorbe l’attenzione in maniera poderosa,talmente perfetta da far paura quasi quanto l’uomo che ritrae,un magistrale esempio di cinema contemporaneo ad opera di un regista che se fosse nato in America staremmo qui ad osannare come il nuovo messia della settima arte.

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Crimson  @  23/09/2008 19:25:54
   8 / 10
Ho dei ricordi vividissimi del biennio 91-92: grillo che torna in tv dopo 5 anni e ne ha per tutti, anche per la 'scatola nera' di Andreotti (quella battuta riportata nel film l'ho vista in diretta: avevo 9 anni); le parate di Schmeichel alla semifinale dei campionati europei e il gol di Vilfort in finale contro la Germania; la maestra che opera il condizionamento psicologico su noi poveri bambini, a proposito della guerra in Iraq: ricordo l'incazzatura di mio padre quando riportai il disegno in cui scrivevo 'gesù aiutaci da Saddam'.
E poi l'omicidio di Salvo Lima, la catena di suicidi legati all'inchiesta sulle tangenti, le autobombe a Falcone e Borsellino. I fatti più eclatanti lasciano il segno indipendentemente dall'età, eppure Tangentopoli oggi è stata un pò messa nel dimenticatoio. A maggior ragione lo stragismo degli anni '70 e '80, di cui fortunatamente non sono stato testimone. Questo film riporta alla luce tantissimi ricordi con una ricostruzione impeccabile, una regia esemplare e una narrazione mai dispersiva, capace di cogliere sempre il punto delle questioni e di porre inquietanti interrogativi: su quest'uomo, su una casta.
Un film superbo, sicuramente uno dei migliori che ho visto nel corso di questa rassegna. E al tizio che il giorno dopo blaterava 'ma mi metto nei panni di un finlandese: cosa vuoi che glie ne importi di un film su un politico italiano?' vorrei mostrare la scena di 'Io & Annie' in cui lui si reca al cinema a vedere 'l'immagine allo specchio' di Bergman e un tizio dietro di lui parla dell'ultimo di Fellini.

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Danton  @  15/08/2008 14:03:45
   5 / 10
Sempre la stessa retorica. Cose già viste

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Jjanawas  @  30/07/2008 12:28:24
   6 / 10
Tecnicamente non si discute. Alcune scene sono meravigliose, la scena della camminata notturna con la scorta che segue è meravigliosa. Ma lo trovo un film scorretto, lo sfogo nella parte centrale fa confessare ad Andreotti responsabilità mai accertate. Quando si fa un film che si basa su una storia vera (quella di circa 50 anni di Italia..), bisogna attenersi ai fatti. Quella scena ha rovinato tutto. Il classico film che parla male dei potenti solo per fare scalpore.

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Ultima risposta 16/11/2009 11.20.09
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Mario Sapia  @  27/07/2008 12:57:02
   8 / 10
Eccellente lavoro di un regista che conosce il mestiere suo. L'ultima parte della vita politica di un mito vivente, Giulio Andreotti, è proposta con un elegante mescolanza fra sceneggiatura priva di fronzoli e direzione d'altri tempi. L'uso davvero straordinario delle inquadrature che alternano particolari anatomici a sequenze di campi lunghi i cui i margini non sono mai lasciati al caso e che ricordano molto da vicino mani come quella di Sergio Leone, veicola perfettamente la recitazione di Toni Servillo, difficilmente eguagliabile, quella di Anna Bonaiuto, come sempre elegante e minuziosa, nonchè le prove superbe di Flavio Bucci e di Piera degli Esposti.
Stupefacenti, ipnotiche quasi ,due scene in particolare: quella dei coniugi Andreotti che guardano insieme la televisione, e quella della portiera dell'auto, attraversate entrambe da una carica di tensione drammatica che la dice molto lunga sul mestiere di Sorrentino. Sfiora la genialità la scelta di utilizzare le donne, personaggi di contorno ma a loro modo importanti, per fare da controcassa intimistica alla figura politica del "Divo Giulio".
I nei, se vogliamo, per cui non do il "dieci" sono rappresentati dall'assoluta assenza di menzione dell'omicidio Borsellino, dalla ricostruzione del rapporto con Totò Riina e, minimale senz'altro ma va pur detto, dalla scelta sbagliata dell'attore per interpretare il parroco di Andreotti.

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Massacratore  @  26/07/2008 22:45:30
   5 / 10
Che delusione: da Sorrentino uno si aspetta un gran film. Dai vostri voti anche...
Invece è un accozzaglia di luoghi comuni e Andreotti non è intelligentemente simpatico come nella realtà

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Ultima risposta 16/11/2009 11.22.09
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Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  23/07/2008 13:08:46
   9 / 10
E' davvero stupendo poter dire che i due film più belli della stagione siano italiani.
Un film magnifico, un ritratto surreale, grottesco, caricaturale destinato a far scuola. Questo è davvero Cinema con la "c" maiuscola.

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viagem  @  23/07/2008 09:20:25
   10 / 10
Ma quanto si è divertito Sorrentino a girare questo film!?
L'ottimo regista napoletano lancia la sua proverbiale visionarietà oltre ogni confine, confezionando un film tiratissimo, pieno di ritmo e letteralmente "spettacolare" su di un personaggio che invece ha caratterizzato la propria esistenza per regolarità, ripetitività e assenza di emozioni.
Moltissime scene geniali che passeranno alla storia, prima tra tutte la riunione della corrente.
Forse in alcuni casi l'estetica è un po' fine a se stessa, ma tutta assolutamente da gustare. Memorabile il personaggio di Cirino Pomicino e come al solito di livello la colonna sonora.
Molto facile cadere sul genere documentario o fiction quando si racconta la vita di un personaggio così noto, ma Sorrentino oramai sembra condannato a produrre dannatamente solo dell'ottimo cinema.
Capolavoro.

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Ultima risposta 03/08/2008 18.12.43
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Invia una mail all'autore del commento Atton  @  18/07/2008 15:18:27
   9 / 10
E fu così che scoprii Paolo Sorrentino!!! Un regista di straordinario talento e ancora più grande immaginazione che dipinge in maniera sapiente con tanta ironia e fantasia ma anche tantissima realtà il più controverso personaggio della storia della nostra repubblica. Quasi tutte le scene sono superlative dal punto di vista tecnico ma mai fine a se stesso. Si perde un pochino nel finale ma è un piccolissimo difetto. Dopo questo film ho visto immediatamente "Le conseguenze dell'amore" e mi sento di poter affermare che Sorrentino attualmente è il miglior regista italiano. Strepitoso!!

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Ultima risposta 28/10/2008 17.23.41
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Gruppo STAFF, Moderatore Kater  @  19/06/2008 13:33:39
   8 / 10
Difficile spiegare perchè ma questo film non mi ha convinto sino in fondo.
Per quanto sia splendida e sontuosa la fotografia, bellissima la regia, azzeccatissima la colonna sonora e da antologia alcuni momenti - la rappresentazione della morte dei "nemici", l'arrivo della "corrente" - ho la sensazione che Sorrentino sia stia eccessivamente votando all'estetica e che qui abbia già cominciato ad esagerare. Non mi aspettavo certo una narrazione tradizionale perchè conosco il suo stile ma la ricerca della scena illuminata alla perfezione e trattata come una sorta di quadro frena il ritmo della storia.
Personalmente ho sempre trovato delle similitudini tra il cinema di Greenaway e quello di Sorrentino dal punto di vista estetico. La ricerca della simmetria, di alcune particolari cromie, l'amore per i momenti surreali, le immagini che possono vivere a se stanti tanto sono belle e perfette. Forse per questo (e forse sbagliando) vedo in S. un pò lo stesso dannoso percorso dove, ad un certo punto, questa ricerca del bello prevale sul film, sul suo contenuto, e si perde il senso di fare cinema.

Questa rimane un'opera affascinante ma ci vedo i segni della decadenza e prediligo i lavori precedenti.

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nutellakiss  @  17/06/2008 19:22:48
   7 / 10
L'Italia non si smentisce mai...In galera ci vanno solo le persone innocenti.

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pippopluto  @  16/06/2008 21:33:12
   8½ / 10
Gran bel film.
Fa sempre piacere vedere che gente con coraggio ce nè ancora in giro

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Ultima risposta 18/06/2008 13.14.25
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Gruppo COLLABORATORI martina74  @  12/06/2008 18:57:28
   10 / 10
“Presidente, sta entrando una brutta corrente”

Abituati come siamo al becerismo politico di quella che doveva essere la salvifica Seconda Repubblica, guardiamo con una strana punta di nostalgia la politica corrotta fino al midollo pre-Mani Pulite, che nascondeva i suoi misfatti sotto la facciata cristiana e devota di Andreotti.
“Il Divo” è un film che lascia quasi senza parole, per la grandezza della rappresentazione di una Roma del potere molle e barocca, buia e caravaggesca, sbraitante e sbruffona eppure sommersa, sotterranea, strisciante e quasi rassicurante nel suo ripetersi ciclica. Andreotti, un uomo che parla per aforismi, è arrivato alla Costituzione già vecchio, forse potrebbe dirci qualcosa di come si sono estinti i dinosauri… e soprattutto nel suo sconfinato archivio di uomo senza fantasia potrebbe raccontarci tutti i Misteri d’Italia per i quali Carlo Lucarelli si scervella in faldoni di documenti paludosi e pieni di omissis.
Andreotti è il potere per antonomasia, l’uomo immortale che racconta a Scalfari di essere monitorato in ogni suo spostamento eppure lascia trapelare una faccia oscura di dimensioni abnormi, tanto oscura da far gelare il sorriso sul volto della sua cinematografica moglie Anna Bonaiuto.
“Il Divo” fa riaffiorare dall’acqua scura il corpo di Calvi, il fantasma di Moro, il bacio con la Belva, la P2, Cirino Pomicino, Salvo Lima, il prontuario dei farmaci gestito da Sua Sanità, Piersanti Mattarella, Mino Pecorelli, il comandante Dalla Chiesa e la bomba che squarciando l’autostrada di Capaci uccise colui che – forse unico – voleva combattere la mafia, anche quella sottile che si insinua nelle stanze del potere.
Ma “Il Divo” non è un film pesante, didascalico, retorico come tanti film sull’attualità politica. “Il Divo” è un film straordinario in ogni suo aspetto: innovativo nella regia, perfetto nella fotografia, potente nella colonna sonora, incredibile nella recitazione.
E, mentre uscendo dalla sala ci chiediamo da CHI siamo stati e siamo governati, non possiamo che gioire per questo Rinascimento del cinema italiano, giustamente premiato.
Sorrentino rules.

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Ultima risposta 17/06/2008 08.32.18
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Vegetable man  @  11/06/2008 12:16:44
   10 / 10
L'ho rivisto una seconda volta, e ne sono rimasto ancora più colpito.

Cercherò di essere molto conciso, perchè già altri prima di me hanno speso parole d'elogio.
Prima di tutto, l'aspetto formale: fotografia, montaggio, sceneggiatura sono originali, arditi, perfettamente levigati, senza sbavature.
In secondo luogo, i contenuti: è tornato il grande cinema politico italiano. Questo è un discendente diretto di "Todo Modo", il suo specchio grottesco deforma la realtà restituendone per miracolo una cifra piuttosto esatta. Davvero splendido, un film che lascerà un segno indelebile. E l'affluenza del pubblico non può che fare piacere: in Italia non ci sono solo commedie adolescenziali e drammoni di trentenni in crisi.
Assolutamente necessario vederlo.

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Ultima risposta 11/06/2008 12.17.52
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  11/06/2008 11:42:00
   9 / 10
"Non ho vizi minori".

Ha una straordinaria potenza visiva questo acuto, avvolgente, eversivo ma paradossalmente quasi affettuoso omaggio di Sorrentino ad Andreotti e più in generale alla politica.
Una continua italianissima metonimia, surreale e grottesca, che prende giustamente la forma di chi è politicamente preesistente (e successivo) alla Costituzione e che, non ho dubbi, ci seppellirà tutti.
L'ala moderata della mafia, che scioglie le vittime nel caffè, si innerva nei palazzi per consolidare la democrazia, spurgandola degli elementi inquirenti. Il potere ti strozza con nastri di seta, dicevano a suo riguardo, ed è proprio questa sensazione di soffocamento da impotenza che disturba e affascina nel film, quasi una sindrome di Stoccolma, un sentimento strano misto di repulsione e nostalgia, per forzare il paradosso.
Forse perché è buono questo sapore di cinema anni '70 ma nessuna sorpresa in fondo in questi tempi in cui anche il pudore della facciata è caduto e che ormai superano ampiamente (vizi minori compresi) quanto denunciato nel film, nella assordante indifferenza generale.
Tecnicamente eccellente, a cominciare dai primi folgoranti minuti e da alcune sequenze splendide (in chiesa, in casa e nella requisitoria solitaria); musica, regia e montaggio accompagnano in modo impeccabile un film più lucido e maturo di quanto potessi immaginare. Servillo, una maschera, più che sorridere fa gelare il sangue, ottima anche la Bonaiuto, unica crepa e continuo contraltare privato della pubblica imperturbabilità dell'istituzione.

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Ultima risposta 12/06/2008 19.28.16
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  11/06/2008 00:32:46
   9 / 10
“Signora, gradisce UN trasgressione?”

Una sequenza di omicidi e stragi apre il film con un ritmo che rende perfettamente l’idea della tempistica dei misfatti italiani negli anni a cavallo tra i ’70 e gli ’80, riproducendone appunto l’impressionante sequenzialità criminale con cui la politica e la storia recente italiana si è evoluta. È un incipit visivamente strepitoso, che ricorda tantissimo, nella potenza evocativa, il grande cinema di Scorsese e, in qualche misura, quello più pomposo – ma esteticamente (e politicamente) non meno efficace – di Oliver Stone.

L’uomo in più

Giulio Andreotti è la figura politica più complessa, longeva e rappresentativa della storia dell’Italia repubblicana: simbolo ecumenico e graffiante del Potere, riassume in sé i caratteri profondi della cosidetta Prima Repubblica (che in lui si identifica totalmente), col suo carico perverso e glorioso di sviluppo economico e delle strutture democratiche italiane al prezzo di tragiche doppie fedeltà e strategie occulte e sanguinarie. Praticare (anche) il Male per avere il Bene (del Paese, si sottintende) è il senso che “Il Divo” Andreotti (secondo Sorrentino, e non solo) dà del suo operato, ma che nel confessionale diventa piuttosto una giustificazione e una discolpa sulle proprie responsabilità politiche, storiche e – da ultimo – giudiziarie.

L’amico di famiglia

A un certo punto del film c’è una scena in cui Andreotti distribuisce pacchi di pasta, biscotti, giocattoli e soldi ad alcune famiglie indigenti. È l’unica concessione al minimalismo che vediamo nel film.
Sorrentino sceglie di raccontare, dell’estesa storia andreottiana, il periodo che segna il tramonto del protagonismo politico del divo Giulio. Non è un film realista in senso stretto, né un’opera documentaria ed esaustiva sul personaggio di Andreotti. Sorrentino trova il modo migliore di raccontare una storia profondamente italiana senza ricorrere all’enunciazione didascalica (e un po’ pedante) di fatti e misfatti (come per es. in “Segreti di Stato” di P. Benvenuti, eloquente sin dal titolo), ma proponendo la sua particolare visione d’autore che reinventa un’intimità del personaggio di Andreotti, collocandolo nel contesto delle vicende italiane degli anni ’90. Con una splendida regia venata come sempre di surrealismo e grottesco, Sorrentino mostra un verosimile volto del Potere senza la pretesa, appunto didascalica (e pedagogica), di rivelarci la verità assoluta sull’ambiguità della figura andreottiana, che da sola rappresenta il potere stesso in Italia.
Il Divo dialoga spesso con la propria coscienza, si autoesamina, si autoassolve prima che lo facciano pubblicamente in tribunale. Non aspetta il giudizio della Storia, anche se nella coscienza gli resta la ferita aperta del rapimento e uccisione di Aldo Moro, una sorta di spettro persecutorio che gli aleggia attorno costantemente.
L’impossibilità storica di raccontare fatti ed eventi non provati trova una geniale soluzione nella rappresentazione onirica del bacio con Totò Riina: il surreale, in questo caso, descrive un’ipotetica realtà meglio di un convinto (e rischioso) realismo, accentuando i caratteri comico-grotteschi che attraversano il film in alcune sue parti. D’altronde l’ironia – anzi, il senso dell’umorismo – è proprio l’arma in più che possiede Andreotti, quella risata (a denti stretti) che ci seppellirà…
Splendida colonna sonora, con brani originali di Teho Teardo.

“Presidente, sta arrivando una brutta corrente”

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Ultima risposta 13/06/2008 13.12.48
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edo88  @  09/06/2008 16:32:41
   9½ / 10
Un film stupendo, che mi ha affascinato e catturato dalla prima all'ultima scena e che mi ha fatto uscire dalla sala a bocca mezza aperta. Non me lo aspettavo per nulla così e ritengo che non lo si debba affatto perdere finché lo si può trovare al cinema.
Una regia perfetta e potente (mi è rimasto particolarmente impresso l'arrivo all'abitazione di Andreotti dei suoi amici "collaboratori"), un Sorrentino che non conoscevo per nulla ma che entra di diritto tra i 3 migliori registi italiani contemporanei (mi procurerò al più presto i suoi precedenti lavori).
Prima parte capolavoro, seconda leggermente inferiore.
Non si cade in nessun cliché e non si ha la sensazione di vedere un film di denuncia o persino di parte. Anzi, la sceneggiatura è costruita in modo tale da dare una visione oggettiva, ordinata e chiara dei fatti, come fosse una mente razionale ad esaminarli senza preconcetti.
Il personaggio di Andreotti è costruito veramente bene ed è ciò che più affascina del film; non ti stanchi un attimo di vederlo e vorresti sapere sempre più cose di lui. Il merito va però soprattutto al monumentale Servillo, dannatamente perfetto e che spero veramente riceva qualche importante riconoscimento, come se lo meriterebbero Sorrentino e il film stesso (il premio della Giuria a Cannes spero sia stato solo l'inizio di una lunga serie).
Ottimi anche la colonna sonora, la fotografia, il montaggio (da quello che posso capirne io, molto efficace) e l'intero cast.

Sono felice che il cinema italiano si stia risollevando così, questa sembra la sua buona annata (vedi "Gomorra").

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Ultima risposta 11/06/2008 00.38.20
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Invia una mail all'autore del commento vittoriopoteri  @  09/06/2008 13:24:06
   9½ / 10
un grazie sincero al regista Sorrentino che non conoscevo e che mi ha regalato 2 ore avvincenti.
Questo infatti è un film innovativo dal punto di vista della regia e credo che possa essere preso come modello dai registi della nuova generazione.

Con delle inquadrature sorprendenti, una colonna sonora coinvolgente riesce a raccontare con un linguaggio sperimentale la vita "spettacolare" del protagonista.

Visti i temi trattati si poteva cadere nella trappola del solito film noioso di denuncia, invece si entra nelle stanze del potere e negli animi dei protagonisti riuscendo a cogliere la dura realtà dei fatti,

se volete fare del bene e vivere una vita serena.....
state lontani dalla politica.....

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Ultima risposta 11/06/2008 23.38.14
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filosofo  @  09/06/2008 01:52:59
   7½ / 10
Bello!! Gomorra in confronto è una ca.gata disumana!
Di certo è un film molto coraggioso, e il vero andreotti naturalmente non ha fatto niente per censurarlo. Se lo avesse fatto sarebbe stato ridicolo come invece l' aveva consigliato il suo avvocato che l'aveva salvato dal famoso processo!
D'altronde è un uomo intelligente e non è affatto scemo!
Comunque mi sono un po rotto le palle per una cosa... in Italia per fare film belli bisogna solo parlare di mafia? Ne sono un esempio Gomorra (Che a me ha fatto schifo) e il Divo che entrambi hanno avuto un discreto successo. E sono stati in programmazione allo stesso periodo.
Mah

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Ultima risposta 09/06/2008 23.55.40
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  08/06/2008 22:01:13
   8 / 10
Devo ancora capire bene il senso del film. Sono rimasto un po’ perplesso. Quello che invece ho capito e apprezzato è invece lo stile particolare e anticonvenzionale. Forse è proprio nello stile che si nasconde il messaggio del film. Certamente il filone artistico a cui si è rifatto il regista è quello del cinema espressionista. Ho sempre notato una certa rassomiglianza fra la figura di Andreotti e il Nosferatu di Murnau e qua e là nel film Sorrentino sembra volutamente accennarci.
Der resto, come nei film espressionisti, anche qui c’è un’atmosfera buia, chiusa, quasi claustrofobica. Le scene sono quasi sempre girate di sera o di notte, oppure in interni mal illuminati. Predominano i colori rossastri. In ogni caso la figura di Andreotti è sempre associata alla penombra, al buio; quasi mai alla luce piena. Gli effetti lumistici sono curatissimi e come nei film espressionisti le luci e le ombre distorcono i tratti, accentuano i contrasti e creano un’atmosfera cupa, gravata di ansie e angosce. I primi piani insistiti esaltano ancora di più il lato espressivo dei personaggi. Anche la musica con i suoi ostinati e angosciosi assoli classici, intervallata da scoppi di assordante musica moderna, si combina a fondo con le immagini e ne esalta l’atmosfera.
L’accentuazione espressionista sta anche nel fatto che i personaggi sono isolati dal contesto, posti al centro della scena e esasperati. Il filo narrativo è molto esile e si affida al bagaglio di conoscenze storiche e giornalistiche dei fatti a cavallo fra ‘70 e ‘90 che deve avere lo spettatore (un adolescente è tagliato fuori dalla comprensione del film). Non a caso spesso c’è bisogno delle didascalie come in un film muto, per indicare chi recita in quel momento.
Non si vuole quindi spiegare perché sono accadute certe cose, ma gettare luce (o ombra) sulla personalità enigmatica che potrebbe stare dietro questi fatti. Però anche Sorrentino è costretto a gettare la spugna, in quanto pure lui non può far altro che certificare l’impenetrabilità di una tale figura umana. Il personaggio della moglie serve proprio a testimoniare l’ermeticità del protagonista che non si apre con nessuno, nemmeno con la persona che affettivamente gli sta più vicino. Servillo poi è bravissimo nel riprodurre la maschera di impassibilità, gelo, ironia, distacco, viscidità che ha sempre caratterizzato anche dal vero Andreotti.
Per poter penetrare al di là della cortina di ferro, Sorrentino si affida ai fatti accidentali. Vengono messi in risalto i malesseri e tic di Andretti, i frequenti mal di testa, le insonnie, gli accenni a nervosismi. Il fatto stesso che sfugga sempre ai confronti diretti affidandosi alle ironie e alle battute viene fatto passare per una specie di sfida con la verità, come un tentativo di dimostrarne l’illusorietà, l’impossibilità di raggiungerla. Sembra quasi che Andreotti non voglia negare tutti i fatti turpi che gli vengono addebitati, ma semplicemente sfidare gli altri a dimostrare che siano veri.
Si cerca di insinuare che al di là di tutto non ci sia una coscienza in pace con se stessa, lo stile espressionista poi accentua l’aspetto demoniaco e inquietante del personaggio, infine per “smitizzare” il personaggio gli si mette accanto una corte fatta di personaggi a dir poco grotteschi. Si tratta quindi di “suggerimenti” indiretti, suggestioni o intuizioni, ma niente di più.
Le mie perplessità stanno anche nel fatto che il film non aiuta a capire meglio i fatti e l’Italia di quell’epoca. La risposta migliore a Sorrentino l’ha data Andreotti stesso nel film, quando rispondendo alle accuse fattegli da Scalfari ha risposto secco: “la situazione è molto più complicata”. Inoltre non si può ridurre tutta la filosofia di Andreotti all’idea di poter fare anche del male per poter fare del bene. Quale è questo bene?
E poi, mi domando, non è che questo film alla fine abbia amplificato ancora di più il mito di Andreotti nell’immaginario collettivo e che in fondo lo abbia ancora più esaltato? Sto ancora cercando di sciogliere questo dubbio.

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Ultima risposta 11/06/2008 14.29.17
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR bellin1  @  08/06/2008 10:30:18
   5 / 10
Non sono uscito dal cinema soddisfatto. Ho avuto l'impressione che la tanta carne al fuoco che un giulio Andreotti può dare non sia stata sfruttata a dovere. Sicuramente Meglio la prima parte che non la seconda.
In quest'ultima la parte giudiziaria del processo (con i vari intrecci mafiosi) diventa confusa, difficilmente seguibile e anche un po' stucchevole. La prima parte, invece, è maggiormente quadrata e di qualità. Discreta anche la colonna sonora, ma non basta. Interessanti qua e là alcune citazioni (es. quella del diverso ruolo di De Gasperi e Andreotti in una chiesa), ma l'esasperazione di giulio andreotti, fatta così, non è credibile. In una media tra prima parte e seconda esce un prodotto pienamente mediocre. 5+

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Gruppo COLLABORATORI paul  @  07/06/2008 21:31:18
   9 / 10
Rappresentare sul grande schermo la più enigmatica figura della nostra repubblica, forse la più enigmatica della millenaria storia italiana, poteva sembrare un'impresa ardua, se non impossibile. Ci è riuscito, con uno stile "sorrentiniano" al 100%, proprio Paolo Sorrentino. Il Divo (per antonomasia) non ci viene descritto con noiose (ed improbabili) immagini da cinema verità, ma con un'ironia che riesce a non scadere mai nella caricatura. Laddove Gomorra è tanto neo-realismo, qui siamo a neo-cinema allo stato puro. Gomorra e Il Divo: ed il cinema italiano torna ad essere Cinema. E si riparte.

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Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento L.P.  @  07/06/2008 20:07:16
   10 / 10
Siamo in presenza di un film strepitoso. In sala ero completamente annichilita dalla potenza delle immagini create da Sorrentino che credo sia davvero uno dei migliori registi a livello internazionale.
Dopo tutto quello che avete già detto voi su Il Divo, non voglio essere ripetitiva e quindi mi limito a scrivere che sono orgogliosa di avere un autore del genere nel mio paese, coraggioso e dotato di uno stile personalissimo e unico.
Capolavoro.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  07/06/2008 13:02:44
   9 / 10
"Se non riuscite a parlar bene di una persona, non parlatene…"

Il Divo di Sorrentino è un film fantastico. Poi per gli appassionati di politica e soprattutto per tutti coloro che sono interessati alle collusioni tra mafia e politica diventa sublime.
Personalmente mi è piaciuto di più che Gomorra, seppur entrambi siano strepitosi.
Toni Servillo è straordinario. Postura, movimenti, tono di voce, sguardo. Una prova profondamente studiata e fatta con grande passione per il personaggio.
Un ritratto di Andreotti cinico e a tratti grottesco. Un personaggio completamente immerso nel suo ermetismo bugiardo e a tratti profondamente contraddittorio.
Un tuffo al cuore quando ho visto Salvo Lima, Cirino Pomicino e l'inizio descrivente la Loggia P2 a cui partecipò anche il nostro Presidente del Cosiglio.
Un film sulla memoria a mio avviso. Per non dimenticare Falcone, Calvi, Ambrosoli, Moro e tanti tanti altri. Per non dimenticare personaggi come Riina, Di Maggio, Badalamenti e tantissimi altri che influirono pesantemente sulla vita politica.
Un film per ricordarci anche che mediante il nostro voto abbiamo permesso al fascista poi democristiano Ciarrapico di sedersi ancora su quelle poltrone e che mafia e politica sono andate e vanno tutt'ora a braccetto tanto da aver condannati per mafia ancora presenti nella vita politica del nostro paese.
Regia di Sorrentino strepitosa, per un film splendido e giustamente premiato a Cannes.

"Gli alberi, per cerescere, hanno bisogno del concime."

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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  06/06/2008 15:27:39
   8 / 10
Un macchiavellico Nosferatu moderno (il modo di indietreggiare del “divo” ha infatti richiamato alla mia mente il vampiro di Murnau): è così che Sorrentino dipinge la figura di Giulio Andreotti, presentandocelo nella sua aura di ambiguità in cui Bene e Male coesistono e si compenetrano a vicenda.
Sono tre, a mio avviso i momenti cruciali del film: l’inizio, in cui si ritrae grottescamente Andreotti con la fronte puntellata di aghi come rimedio alle sue emicranie, le quali possono essere lette come la somatizzazione del profondo conflitto interiore di un uomo costretto ad agire al di fuori dei canoni dell’etica; lo strepitoso faccia a faccia con il giornalista Scalfari, che si conclude con l’inappuntabile chiosa di Andreotti il quale ribatte a tutte le illazioni del suo interlocutore e le ribalta –facendo leva proprio su una considerazione di quest’ultimo- affermando che la realtà delle cose non è semplice e manicheisticamente inquadrabile nei concetti di Bene e Male, perché è talmente sfaccettata e complessa da rendere impossibili giudizi univoci; e infine la chiusa del film, in cui il regista si sofferma sul monologo di Andreotti, che si compendia straordinariamente con l’assioma machiavellico secondo cui “bisogna perpetrare il male per garantire il benessere della società”. Da questo enunciato prende forma il personaggio descritto superbamente da Sorrentino, il quale se da un lato propone una sorta di giustificazione “scientifica” al modo di gestire la Cosa pubblica da parte del maggior esponente della DC, dall’altro, seppur in maniera fantasiosa, rappresenta la realtà dei fatti di quel cruciale decennio politico, senza lesinare sui suoi aspetti più scomodi e scabrosi. Il grande merito del regista è stato quello di riuscire a coniugare un umorismo sopra le righe e quasi surreale, oggettivato da personaggi ai limiti della macchietta (in particolare quello di Cirino Pomicino) e da situazioni grottesche (come il party celebrativo del settimo governo Andreotti e la scena da “ultima cena” che vede riuniti Andreotti, i principali esponenti della sua corrente e il cardinale), ad una inquietante descrizione degli eventi storici che ci mostrano gli intrecci tra Politica, Mafia e Chiesa. In più, Sorrentino ha saputo umanizzare il personaggio del “divo”, tracciandone un profilo privato e psicologico (cosa che non è riuscito a fare il Moretti de “Il Caimano”) che mette a nudo la complessità dello stesso, facendocelo apparire come un uomo integralmente consacrato allo Stato, e per questo impossibilitato ad approfondire e a consolidare i rapporti umani. Nella vita di Andreotti la ragione di Stato è venuta prima di tutto: prima della famiglia, dell’etica, del sentire cristiano e anche dell’amicizia, come dimostra il sacrificio di Aldo Moro, il quale ci viene presentato come la fonte del suo più “lancinante” cruccio.
In ogni caso, al di là di tutte le teorizzazioni che si possono postulare sull’azione dello statista, al di là delle nubi che si addensano sul passato di Andreotti e delle assoluzioni e archiviazioni con cui si sono chiusi i processi e le inchieste che lo hanno riguardato, rimane ferma e pesante come un macigno quella sentenza che penale che lo ha riconosciuto colpevole del reato di associazione per delinquere nei riguardi di cosa nostra fino al 1980, estinto per prescrizione. Nonostante ciò Giulio Andreotti è senatore a vita, e insieme a lui continuano a fare i parlamentari numerosi altri politici pregiudicati. Questà è la politica italiana, il resto sono solo ciarle.

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Gruppo COLLABORATORI matteoscarface  @  05/06/2008 19:41:47
   9 / 10
Di fronte alle già innumerevoli lodi qui sotto, che condivido in pieno, non mi sento di aggiungere altro. Non è il film migliore di Sorrentino, ma è quanto di più originale abbia regalato lui a noi e al cinema italiano degli ultimi venti anni. Una vera perla. I primi 15 minuti parlano da soli. Toni Servillo anche.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  05/06/2008 18:45:05
   9 / 10
Sono senza parole: un film letteralmente strepitoso, che forse inizia dove finisce "Il Caimano" Morettiano (o l'utopia di una giustizia equa mai realizzata). Probabilmente è tutto ciò che il pur ragguardevole film di M. non è riuscito a essere: ora un grande dramma epico di stampo shakesperiano (reminescenze del Giulio Cesare, non a caso...), ora un'opera acre dal sapore vagamente ferreriano (alcuni spunti ricordano il vetriolico "L'udienza"), ora una sorta di psicodramma che sfocia nell'oratorio (memorabile l'autorequisitoria del protagonista davanti a null'altro che se stesso...).
Non fa ridere come vorrebbe far credere: se oggi abbiamo per la terza volta un presidente del consiglio ex-P2 lo dobbiamo proprio al Divo Giulio, e ai suoi ehm insegnamenti: non per nulla, oggi il capo dello stato abbraccia il ruolo di statista disciplinato e autorevole (faccia di bronzo compresa) davanti al paese che continua a incensarlo...

Un film che evita fortunatamente tutti i manierismi che avevano inficiato il precedente "L'amico di famiglia", altro ritratto "monster" che non mi aveva però del tutto convinto, consegnando Sorrentino alle definitive grandi realtà del cinema italiano di oggi (c'è persino un trattamento del Divo degno del Sokurov de "Il sole", ovvero la parodia della maschera di sè).

Servillo anima, fino allo sfasamento, l'uomo prigioniero delle sue falsità, logorato dalla distanza "demoniaca" con la vita, la morte (anche quella altrui) e la coscienza.

Ne esce il ritratto impetuoso di un uomo che ha difeso con un'ambigua forma di intelligenza (l'impeto da assumere in presenza di uno stato cieco, ma non ancora sordo) una mole enorme di scandali e pagine oscure della nostra storia.

Memorabili sequenze, tra tutte il Divo e la sua scorta mentre scorgono i messaggi anarchici sulle mura delle strade, in una notte (italiana) muta e silente come tante.

Emblematica la scelta di un simbolo, quello della famigerata scatola nera dell'Uc10 di Ustica, che ricorre come testimone di un vorticoso abisso dove la nostra storia è costretta a soccombere, in eterno

"Io sono trasversale" (cit.)

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Ultima risposta 08/06/2008 17.16.18
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polbot  @  04/06/2008 14:15:52
   10 / 10
Più che il cinema che racconta Andreotti...è Andreotti che si fa cinema. Prova cinematografica superba. Non era facile, e non tutti capiranno. Pazienza.
Servillo lascia senza parole. Il film ha il pregio poi di non spiegare, ma di farti uscire con molta curiosità.
Ora...dopo Titta, Geremia e Giulio... Paolo devi cambiare e provare a spaziare in altri meandri del genere umano!!!
Non vedo l'ora..

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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  03/06/2008 10:34:55
   9½ / 10
Già dalla locandina s’intuisce la sapiente ironia del regista: il capo chino in costante preghiera al Dio di cui segue la volontà perchè nulla dipende dal caso e quelle manine giunte, unico veicolo comunicativo di un Andreotti privo di sguardo: unico accesso a lui, l’interpretazione del codice della sua gestualità. Neanche la moglie Livia, ad un certo punto, sembra riconoscerlo, pur pensando sia impossibile vivere tanto tempo con un uomo senza sapere chi è veramente.
Sorrentino interpreta Andreotti concretizzando, seppur grottescamente, l’immaginario collettivo di un uomo politico che ha orchestrato quarant’anni della storia politica italiana, dei suoi irrisolvibili misteri di cui si fa indecifrabile depositario. Eppure dall’ironico ritratto di Sorrentino, il divo non ne esce malissimo, non come la sua “corrente” democristiana, non come il Vaticano. E’ probabile che Machiavelli avrebbe approvato il talento politico da accondiscendente manovratore, Scalfari lo definì in modo appropriato un Talleyrand, Sorrentino lo immagina come l’essenza della forza occulta del Potere, i cui meccanismi sono stati, sono e saranno sempre sconosciuti al cittadino; non lo giudica, però, ne esaspera l’indecifrabilità e non manca di esasperare ironicamente anche la vanità politica e l’opportunismo dei suoi “amici” e nemici.
Eccellente come sempre Servillo , capace di non scivolare mai nella macchietta , strepitoso nel cinico monologo-confessione, nell’annoiata impassibilità durante le sedute in Parlamento, nel trattenuto e giocoso affetto del rapporto con la moglie, compagna consapevole(?) di vita.
Sorrentino conferma il suo stile innovativo di fare cinema, riuscendo a raggiungere ottimi risultati con un soggetto difficile come pochi. D’altronde il cineasta italiano ha già ampiamente dimostrato le proprie peculiarità artistiche, prima fra tutte la capacità di realizzare la funzione maieutica che il cinema dovrebbe fare propria, ma che solo i Grandi registi possiedono e Sorrentino è fra i pochi, non deve dimostrare più nulla.

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Gruppo REDAZIONE maremare  @  02/06/2008 02:09:15
   8 / 10
Film di difficile valutazione.
Iniziamo subito col dire che Sorrentino è un signore regista e lo dimostra pure in questa sua ultima opera.
Vola alto e si cimenta con un soggetto lastricato di bucce di banana: il divo Giulio Andreotti.
In perenne bilico tra il grottesco e il pamphlet, il surreale e il docudrama, il film alterna momenti memorabili (l'inizio è folgorante) ad altri in cui l'effetto Bagaglino è sempre dietro l'angolo. Del resto il personaggio è talmente grottesco in sè che, nonostante l'interpretazione superlativa di Servillo, è difficile non riandare con la memoria a Oreste Lionello o alle vignette del grande Forattini.
In fin dei conti l'impressione è che Sorrentino da una parte non vorrebbe prendere posizione e descrive il figlio prediletto di una certa Italia con i suoi vizi, le sue debolezze: un borghese piccolo piccolo acuto e un po' fanfarone, un Giulio così come viene visto nell'intimità dalla moglie (è la parte migliore del film).
Del resto Sorrentino non può non prendere posizione nella seconda parte, forse la meno riuscita, dove sterza sulla cronaca giudiziaria, raccontando quello che già tutti sappiamo.
Personalmente avrei concluso il film mezz'ora prima sulla scena memorabile di Giulio e la moglie seduti davanti alla televisione, mano nella mano, dopo che egli ha comunicato alla moglie di essere indagato per mafia.
Sulle note de ' I migliori anni della nostra vita' di Zero, la moglie di Giulio (interpretata da una superlativa Bonaiuto) osserva il marito: in quello sguardo c'e tutto il dubbio di una donna che si chiede chi sia l'uomo che ha sposato.
Comunque, nonostante alcune imperfezioni, questo rimane un film da non perdere, sia per il talento di un grande regista, sia per il tentativo di fare luce sull'enigma Andreotti. Forse la verità dell'enigma risiede nella frase che il parroco di S.Maria in Lucina dice al fedele Giulio: 'Tu e De Gasperi siete gli unici ad essere venuti tutti i giorni in Chiesa, solo che lui veniva per parlare con Dio, tu per parlare coi preti'.
Giulio Andreotti: un uomo nato per essere statista, che poteva svolgere solo quella professione e il cui unico scopo era quello di avere voti.
Come li ottenesse lui non voleva saperlo, a quello ci pensavano le 'brutte correnti'.

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Borg  @  01/06/2008 11:19:58
   7 / 10
Tagliamo subito la testa al toro: Sorrentino non fa un film d’inchiesta, alla fine non prende posizione su Giulio Andreotti. Questo sarebbe anche coerente con il personaggio stesso, rappresentazione esasperata del mistero, eppure continua ad esserci il sospetto di una mossa astuta da parte del regista, che sceglie sicuramente la strada più comoda. Sarebbe stato più interessante e divertente se ci avesse detto chiaramente qual’ è la sua idea nei confronti del divo Giulio, novello Nosferatu (mostro cinematografico ed espressionista che più di una volta sembra reincarnarsi nel protagonista di questo film)…
Non è un film d’inchiesta dicevamo, il modello di Sorrentino è il cinema di Elio Petri (realtà che si mischia alla fantasia e al grottesco. Ricordiamoci almeno del bellissimo “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” con un Gian Maria Volontè meraviglioso, psicopaticissimo, perversamente geniale e in pieno delirio d'onnipotenza!)…
Certo però, che guardare ad Elio Petri non avrebbe comunque impedito a Sorrentino di dirci chiaramente cosa pensa di Andreotti, ma tant’è, il politico in fondo suscita solo tante domande (anche ai suoi stessi colleghi), e il regista pare allinearsi, salvo quando, in una riuscita confessione immaginaria, gli fa ammettere le sue colpe (che pure non vengono menzionate chiaramente).
In quel momento l’Andreotti di Servillo prende la forma del gran burattinaio che per favorire il bene deve compiere anche azioni deplorevoli e contemplare il male.

Ecco, l’ultimo film di Sorrentino, a dire il vero, sembra più una storia firmata da Elio Petri ma girata con cipiglio postmoderno da un Quentin Tarantino di passaggio (il regista italiano deve prendere molto sul serio le ultime lettere del proprio cognome)…
E’ un buon film? Valido (senza gridare al miracolo però), anche se la vicenda, che racconta il periodo che va da Tangentopoli al processo per mafia del senatore a vita, è talmente ricca che spesso potrebbe essere difficile da seguire ( soprattutto se non si è un pò a conoscenza de “la vita spericolata di Giulio Andreotti”, come recita il sottotitolo)…
Inoltre, ed è uno dei difetti che più mi irritano di Sorrentino, la regia è così generosa di virtuosismi che spesso rasenti l’ubriachezza totale, no dai, quando è troppo è troppo, un po’ si deve limitare: dolly, ralenti e carrellate a più non posso!
Sorrenti’, abbiamo capito che non sei un “fictionazzo”, ma anche il senso della misura vorrebbe la sua parte…
Detto questo, il blasonato regista italiano ( che già mi immagino artefice dell’ennesima rinascita del cinema italiano assieme al Matteo Garrone), riesce a creare in questa pellicola ottimi ed ispirati momenti, nonché immagini sinceramente belle e convincenti: il montaggio degli omicidi/suicidi mi è piaciuto molto, Andreotti all’alba con la scorta idem, l’incontro con un somigliantissimo Totò Riina pure, in più la scena in cui Giulio e sua moglie Livia tenendosi per mano vedono Renato Zero in Tv, e la donna sembra essere colta dal dubbio, rimane davvero impressa nella mente…
Divertente anche il party danzante tenuto per festeggiare il nuovo governo!

Toni Servillo, minchia, ha fatto un lavorone: il suo Andreotti, oltre a sfuggire all'imitazione da Bagaglino (non che ce l'abbia con l'imitazione del bravo Oreste Lionello, ma di certo al cinema non avrei voluto vedere l'imitazione dell'imitazione), è l’immagine del potere oscuro che vorrebbe continuamente esistere e dirigere ( e Moro spenderà parole inequivocabili a riguardo) e della solitudine più disarmante…
Cast azzeccato, molto bravo Buccirosso-Paolo Cirino Pomicino.

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G-nomo  @  31/05/2008 16:07:29
   6½ / 10
Film visivamente molto bello con un'impostazione surreale.
Dall'inizio alla fine si è scelto di usare INQUADRATURE e LUCI ad effetto. Una scelta che trovo discutibile, perchè, prese singolarmente sono tutte molto belle, ma alla lunga stancano terribilmente.
Spettacolare l'entrata nel cortile degli elementi della "combriccola".
Non per tutti.

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2502rik  @  31/05/2008 15:12:00
   3½ / 10
Mediocre film italiota girato volgarmente con finta maestria da un regista più furbo che bravo
Grottesca interpretazione di Servillo che ricorda colpevolmente Oreste Lionello del Bagaglino
Per chi ama il cinema un vero calcio sullo scroto, per chi è superficialmente attratto dal cinema un grande film.
Consigliato a quelli che vogliono parlare di qualche cosa di pseudosottoculturale questa estate sotto l'ombrellone.
Ennesima dimostrazione che per l'italia non c'è più nessuna speranza nel cinema, meglio puntare sulle cose che sappiamo fare bene, come la pizza, il calcio e farci raccomandare negli uffici pubblici

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marco86  @  31/05/2008 13:42:22
   8½ / 10
grandissimo.
innanzitutto per la regia,originale e di personalità.poi per gli attori,soprattutto per Servillo.e anche,tantissimo,per il montaggio audio-video.

ma poi grandissimo per il modo originale in cui è stato descritto un certo modo di fare politica,tipico della prima repubblica.l'ambiguità di andreotti,che,con le parole di Montanelli,è o il più astuto criminale d'italia,o il più grande perseguitato d'italia.
alla prima mervagliosa sequenza criminale,si può contrapporre la delicatissima scena del Divo mano nella mano con la moglie davanti la tv.oppure la solitudine di andreotti:"crede che questa folla oceanica mi abbia fatto sentire meno solo?"
la moglie poi è un personaggio interessante,anche lei vittima dell'ambiguità del marito (non sa se è colpevole o innocente delle varie cose di cui è accusato,ma gli sta sempre vicino).

davvero,sono riusciti a rendere appieno l'enigma andreotti,tant'è che dopo aver visto il film non si riesce quasi a risolvere la domanda di montanelli di cui sopra.anche se chiaramente la domanda di montanelli era una domanda retorica...

le scene d'antologia sono molte.le prime due che mi vengono in mente:l'incipit,e la ricostruzione dell'incontro con Riina (il regista non prende posizione in merito;non dice se c'è stato davvero o no,se è probabile o no.si limita alla cronaca,cioè al racconto del pentito).



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Ultima risposta 06/06/2008 11.32.14
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Invia una mail all'autore del commento logical  @  31/05/2008 12:40:22
   7½ / 10
C'è una specie di osmosi nel cinema italiano, gli attori sono una grande famiglia che invecchia, generalmente bene, e che si sposta a macchia d'olio, tra un film e l'altro.
Le trame si assomigliano, le cose che raccontano hanno quasi lo stesso sapore, come gli odori delle scale dei condomini urbani. La scelta di Cannes sottolinea questo fenomeno: Gomorra e Il divo sono lo stesso film, la stessa nervosa e compiaciuta impotenza, lo stesso sguardo informato e complice perché sempre assente al presente e condannante al passato, quando tutto è passato.
La camorra uccide, la politica uccide, la vita uccide, si resiste, si fanno le feste, si canta "i migliori anni della nostra vita" a squarciagola come ex-sorcini, come delfini di craxi, come dorotei baciapile, come uomini con la scorta. La musica, in entrambi i film, ha una forza dirompente, fa riconoscere l'Italia e ricorda che da noi i drammi elisabettiani non hanno fortuna. Ci arrangiamo da soli, contro il fato, i demoni e le parche. Le nostre famiglie provvedono a tutto.
Una grande fotografia, un cast di cloni eccezionali, un altro presepe faciale che racconta lombrosianamente ogni funzione sociale.
Ora, aspettiamo che passi anche Berlusconi per - poi - raccontare la mafia, la faccia di Dell'Utri, le feste con le veline, i giudici da internare, i rifiuti da spartire, i ponti da costruire, le centrali da riesumare, la piaggeria per gli americani, gli affari con i russi, le televisioni, i giornali...
Si potranno premiare almeno quattro film ex-aequo.

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Ultima risposta 25/06/2011 02.58.14
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lubol  @  30/05/2008 18:49:08
   9 / 10
Che bello vedere un film con una regia così bella. potrà non piacere, ma è innegabile che la cifra di Sorrentino sia distinguibile. Nella grande melassa del cinema di oggi non è un vanto da poco. Per me vale il discorso di Into the wild: il protagonista potrà risultare simpatico o antipatico (nel caso di andreotti credo che la seconda sia più probabile), ma quello che va apprezzato è come viene raccontata parte della sua storia. Cioè benissimo.
Bravissima Piera Degli Esposti, non riesco a esprimermi su Servillo: nel monologo è fantastico, ma per il resto... non vi sembra un po' troppo caricaturale? Nei dettagli è perfetto, ma nel portamento mi lascia un attimo spiazzato.

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Ultima risposta 30/05/2008 19.45.17
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Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  30/05/2008 12:53:51
   9 / 10
Altro capolavoro. Sorrentino calca la mano sull'ironia grottesca ed esasperata e la scaglia, con conseguenze devastanti, sull'immagine del "gruppo" Andreotti; più o meno l'effetto che avrebbe un tornado su un lenzuolo steso fuori. Maniacale cura dei dettagli, nelle inquadrature come nei tempi e nell'uso delle musiche(fenomenali ed essenziali), nella fotografia come nella direzione degli attori. Spiazzante nella sua originalità e tagliente nella sua invettiva.
Strepitose le sequenze iniziali avvolte e trasportate dalle note di "Toop Toop" dei Cassius. E Servillo.. beh.. è Servillo.

Sorrentino scrive e dirige, cosa che ormai pochi registi fanno, e per l'ennesiva volta si impone attraverso il suo personale, in questa pellicola più che in altre, modo di fare cinema.

Andreotti, dopo aver visto il film, ha detto «è molto cattivo, è una mascalzonata, direi. Cerca di rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto». Sottoscrivo la prima parte.

Lo andate a vedere. Grazie.

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Ultima risposta 30/05/2008 16.47.10
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diego81  @  29/05/2008 14:07:48
   10 / 10
Sarò di parte perchè adoro Sorrentino e tutto quello che fa... Ma qua credo che si sia veramente superato.
Un grandissimo film, un film che era veramente insperabile nel panorama italiano degli ultimi anni ma che finalmente è arrivato.
La prima ora è una bomba esplosiva con uno stile visivo superlativo.
Scene magistrali da applausi.
Un grandissimo film, lo ripeto con orgoglio per il cinema italiano, se è questo.

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Ultima risposta 29/05/2008 23.42.35
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Marenco  @  28/05/2008 20:26:57
   6½ / 10
Il divo. Ovvero: molto rumore per nulla. Come è ormai consuetudine nel mare piatto del cinema italiano dove basta una monetina (nello specifico questa) per scuotere un pò di acque.
Trattasi di film "a tesi". Relatore il signor Paolo Sorrentino. Che ha dimestichezza con la macchina da presa, un pò meno con la scrittura. Se è vero che il film se lo è scritto da solo, avrebbe fatto meglio ad affiancarsi ad uno sceneggiatore con la mano più esperta. Esasperato da tempi teatrali e dalla recitazione sommessa di un mostruoso Servillo, il film dimostra ancora una volta che il film migliore di Sorrentino resta la sua opera prima. Ovvero quell'"Uomo in più" che resta un cult nel cuore degli appassionati di cinema.
Questo "Divo" incanta pochissimo, entusiasma meno.
Troppa carne al fuoco per confluire ad un'unica dimostrazione: la colpevolezza di Andreotti, novello Ceucescu del panorama politico italiano, con molti cadaveri nella scatola nera e molta intelligenza in zucca.
Pieno zeppo di caratteristi fra i quali si segnalano gli esilaranti Buccirosso e Flavio Bucci, è a metà strada fra il film-inchiesta (ma l'inchiesta dov'è???) e il reportage vero e proprio.
Sorrentino cita spesso gli archivi di Andreotti. Ma farebbe meglio a citare le sue fonti visto che trae conclusioni affrettate, pur non avendo poteri per farlo.
La sua unica fortuna? L'ironia e la saggezza del divo Giulio che anche stavolta difronte a tanta diffamazione e a materiale per querele immediate, ha fatto spallucce (larghe) con la solita flemma. A proposito: Sorrentino non ci ha fatto vedere l'inferno che lo accoglierà nel momento del trapasso. Qualche battuta sulla bocca di Satanasso, non ci stava poi tanto male...

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Ultima risposta 03/06/2008 22.51.34
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The Legend  @  28/05/2008 20:20:58
   6½ / 10
Tanto clamore per... nulla.

Una mascalzonata, un film maligno, un ritratto troppo cinico e cattivo com'è stato definito dal 'vero' Andreotti' ?

Nulla di tutto questo. A me sembra, invece, che da questo film esca il ritratto di un eroe indistruttibile, colui che riesce sempre ad avere l'ultima parola. Vincente.

Sorrentino ha avuto paura di calcare la mano, e così ha disegnato un andreotti sicuramente aderente al personaggio, ma che la complessità della figura avrebbe dovuto indurre ad osare di più.

La sceneggiatura non ha dovuto fare troppi sforzi nella ricerca delle abbondanti battute brillanti presenti, semplicemente perchè queste appartengono al repertorio del personaggio reale. Per interpretare il quale, la scelta di Servillo si è rivelata alla fine, secondo me, sbagliata: il grande attore napoletano ha reso un decimo di quello che può dare, costretto com'è in un imperturbabile maschera di cera impassibile agli eventi.

Se è vero che Andreotti ha solo un espressione facciale per tutte le occasioni, allora sarebbe stato meglio scegliere un attore - anche esordiente, perchè no - semplicemente più simile a lui fisicamente, non c'era bisogno di scomodare tanto talento per fargli indossare un'espressione facciale sempre identica a se stessa. La migliore maschera grottesca è invece quella di Pomicino.

Resta una buona pagina della nostra storia recente, scritta con cura e stile asciutto, e la sensazione che, come il fratello Gomorra, si potesse certamente fare di più.

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Ultima risposta 11/03/2011 23.23.07
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