il figlio di saul regia di Laszlo Nemes Ungheria 2015
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il figlio di saul (2015)

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locandina del film IL FIGLIO DI SAUL

Titolo Originale: SAUL FIA

RegiaLaszlo Nemes

InterpretiGéza Röhrig, Levente Molnár, Urs Rechn

Durata: h 1.47
NazionalitàUngheria 2015
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2016

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Trama del film Il figlio di saul

Protagonista del film è Saul Ausländer (Géza Röhrig), membro dei Sonderkommando di Auschwitz, i gruppi di ebrei costretti dai nazisti ad assisterli nello sterminio degli altri prigionieri. Mentre lavora in uno dei forni crematori, Saul scopre il cadavere di un ragazzo in cui crede di riconoscere suo figlio. Tenterà allora l'impossibile: salvare le spoglie e trovare un rabbino per seppellirlo. Ma per farlo dovrà voltare le spalle ai propri compagni e ai loro piani di ribellione e di fuga.

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Voto Visitatori:   7,82 / 10 (36 voti)7,82Grafico
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior film straniero
Miglior film dell'Unione Europea
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior film dell'Unione Europea
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior film straniero
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Voti e commenti su Il figlio di saul, 36 opinioni inserite

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Commenti negativiStai visualizzando solo i commenti negativi

DogDayAfternoon  @  23/12/2018 10:05:55
   5 / 10
Sinceramente mi aspettavo molto di più. La visione non è semplice, quasi tutta sottotitolata, ma ciò che più infastidisce è la regia con un uso spropositato della camera a mano ad inseguire il protagonista di spalle, che personalmente dopo un po' ho trovato particolarmente irritante. Anche la trama è abbastanza scarna e molte scene sono troppo semplicistiche. Il tema ovviamente merita il dovuto rispetto, ma il modo in cui è fatto il film ne impedisce il coinvolgimento e di conseguenza vengono annullate qualsivoglia emozione e sopraggiunge presto la noia.

JOKER1926  @  22/03/2016 01:59:38
   5 / 10
La shoah, nella storia contemporanea, raffigura uno dei più grandi disastri dell'uomo occidentale, fra miseria e pazzia.

Tale amara e tragica trattazione, nel corso del tempo, è diventata, legittimamente, un vero e proprio filone cinematografico. Il dramma, molte volte, accompagnato da storie di singoli personaggi deportati, o gruppi, è stato sinonimo di sofferenza, e il Cinema vende sofferenza.

Fra le svariate produzioni sull'olocausto ebraico annoveriamo una nuova, degli ultimi tempi, "Il figlio di Saul". La regia di Laszlo Nemes ha poi vinto anche nella notte degli oscar, l'operazione cinematografica (probabilmente per il contenuto pesante), a nostro avviso, ha ottenuto un premio che va oltre il vero merito prettamente "cinematografico"; quando si tratta di tematiche forti e dolorose il meccanismo di votazione diventa fazioso, "Il figlio di Saul" , all' anagrafe, è il miglior film straniero dell'anno.

Se l'amante del Cinema non avesse visto il prodotto del debuttante regista, dopo la patina degli oscar, è "costretto", nel nome perlomeno della curiosità, a prender visione del film.

"Il figlio di Saul", a nostro giudizio, già dal plot iniziale si muove in modo sbagliato. Dalla trama e quindi dall'esasperazione di Saul, protagonista del film, traspare un qualcosa di quasi surreale che non si coniuga a dovere con una situazione deragliata e deragliante dei campi di concentramento.
Metabolizzata la grossa forzatura, ossia l'ideale di Saul, l'uomo vuole dare una morte e un riposo dignitoso ad un innocente bambino, il film cerca di destreggiarsi attraverso un tecnicismo quasi collaterale.
La veduta dei lager qui viene mostrata al pubblico con una vena diversa, lo stile de "Il figlio di Saul" è impostato sulla morfologia del documentario, la camera a mano e le inquadrature, quasi in soggettiva, rappresentano quel tecnicismo, come accennato sopra, che divincola dalle standardizzazioni il film; a nostro parere la diversità non sempre si bagna nelle acque della positività.

Vien fuori un film chiassoso che poggia su un caos biblico così forte da annullare persino la sensibilità dello spettatore, la cosa è assolutamente negativa. Manca empatia, i personaggi sono troppo bui, lo spettatore ha bisogno di "affezionarsi" a qualcuno. In caso contrario la visione è indifferenza.
Attraverso un montaggio pessimo "Il figlio di Saul" diventa ripetitivo e soprattutto confusionario con delle sequenze che sono delle copie. Si arriva ad un finale povero e senza speranza, agghiacciato estremamente.

Il film di Nemes è un mero esercizio di stile che funziona solo nella sequenza iniziale, poi si perde e non trasmette drammaticità, ma solo freddezza. Fotografia diversa sulla Shoah ma veramente poco efficace e penetrante.

130300  @  02/02/2016 23:56:10
   5 / 10
Come per il film di Di Caprio i dialoghi sono davvero sacrificati e trascurati. Una sorta di documentario ben ripreso, su un tema però spesso già rappresentato.
Non suscita particolare interesse vedere scene di sterminio, come non ne suscita l'altamente improbabile storia di Saul.
sala piena, ma pubblico annoiato e tramortito.
a mio avviso rimandato

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