il gioiellino regia di Andrea Molaioli Francia, Italia 2011
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il gioiellino (2011)

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locandina del film IL GIOIELLINO

Titolo Originale: IL GIOIELLINO

RegiaAndrea Molaioli

InterpretiToni Servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum, Fausto Maria Sciarappa, Lino Guanciale, Vanessa Compagnucci, Lisa Galantini, Renato Carpentieri, Gianna Paola Scaffidi

Durata: -
NazionalitàFrancia, Italia 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 2011

•  Altri film di Andrea Molaioli

Trama del film Il gioiellino

La Leda è una delle maggiori aziende agro-alimentari del Paese: ramificata nei cinque continenti, quotata in Borsa, in continua espansione verso nuovi mercati e nuovi settori. Quello che si dice un gioiellino. Il suo fondatore, Amanzio Rastelli, padre padrone dell'azienda, ha messo ai posti di comando i suoi parenti più stretti: il figlio, la nipote, più alcuni manager di provata fiducia - malgrado i loro studi si fermino al diploma in ragioneria. Un management inadeguato ad affrontare le sfide che il mercato richiede a Leda. E infatti il gruppo s'indebita. Sempre di più. Non basta falsificare i bilanci, gonfiare le vendite, chiedere appoggio ai politici, accollare il rischio sui risparmiatori attraverso operazioni di finanza creativa sempre più ardite... La voragine è diventata troppo grande e si prepara a inghiottire tutto.

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Voto Visitatori:   6,65 / 10 (40 voti)6,65Grafico
Voto Recensore:   5,00 / 10  5,00
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Voti e commenti su Il gioiellino, 40 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento Phelps  @  20/01/2021 22:52:00
   5 / 10
Cast d'eccezione per un film che alla fine non ti lascia nulla. I fatti non sono spiegati del tutto bene, la personalità di nessun personaggio viene fuori in modo da rimanere impressa specie quella del capo marketing e non c'è mai tensione. Finale scialbo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  02/05/2020 20:27:23
   7 / 10
Storia della Parmalat , con i necessari cambi di nomi e loghi , che ha sovverchiato il panorama economico italiano a fine millennio .
Sceneggiatura buona e filante , si analizzano i pasticci della società ,l'arrivismo menefreghista dei vari dirigenti e l'imbarazzo del padrone che messo alle strette non sa più che pesci pigliare più intento a salvare la facciata anche se il castello sta crollando . Buone le recitazioni anche se Servillo è sprecato in un ruolo non da protagonista e la Felberbaum non sempre convince ,a tratti è apatica.

Goldust  @  21/03/2019 16:10:15
   6½ / 10
Il caso Parmalat rivisto e romanzato per esaltare, pur con le debolezze tipicamente umane, una grande epopea di stampo famigliare finita a gambe all'aria. Operazione coraggiosa per il minimo di ricostruzione che si è voluta dare alla vicenda ma incompleta ( e/o superficiale ) per il taglio che si è scelto di dare alla stessa: nessuna conseguenza morale e legale per i protagonisti, nessuna parola per i dipendenti e gli azionisti truffati nell'inevitabile crack. Molaioli sembrerebbe propendere per un tono assolutorio generale, o forse semplicemente ama troppo i suoi personaggi e ancora di più i relativi interpreti, tanto da trasformare il contabile di Servillo in un adone. Peccati gravi o veniali importa poco perché la pellicola risulta essere scorrevole, adagiata in una bella atmosfera da provincia esattamente come nel precedente "La ragazza del lago".

Invia una mail all'autore del commento DarthCloud23  @  14/01/2017 22:26:30
   6½ / 10
Solitamente non mi piacciono i film italiani ma questa è un eccezione. Ben recitato e ben raccontato. Se vi interessa la storia del fallimento della Parmalat allora non perdetelo.

fabio57  @  29/06/2016 13:46:14
   7½ / 10
I fatti raccontati nel film sono tutti realmente accaduti e ogni riferimento a cose e persone non è assolutamente casuale. Ciò premesso , bisogna capire però quanto questa ricostruzione cinematografica sia realistica ed efficace. Servillo è come sempre un gigante e lo stesso dicasi per Girone, tuttavia il film lascia perplessi in alcuni passaggi. Falsificare i bilanci e reggere il peso di una somma di espedienti contabili di quelle proporzioni ,è un esercizio laborioso e difficile, lo sanno anche quelli che non sono esperti economisti, nel film sembra un gioco da ragazzi. Su questo forse il regista è stato piuttosto sbrigativo. Il lavoro comunque è sostanzialmente valido

Charlie Firpo  @  02/04/2015 12:32:36
   6½ / 10
Buon filmetto sulle vicende finanziarie della Parmalat qui camuffata con il falso nome di Leda.... personalmente avrei lasciato Parmalat, ci sono tanti film dove si citano i nomi originali e non vedo perchè bisogna in qualche modo proteggere il nome delle aziende italiane, ma forse avevano paura di qualche causa legale.

pak7  @  05/01/2014 03:43:56
   7 / 10
Ripercorre e si rifà alle vicende del crack Parmalat: un'opera vista in maniera forse troppo distaccata, ma non per questo non efficace. Bene Girone, Servillo un pò sottotono, ma non per colpa sua.

drobny85  @  30/09/2013 21:00:09
   7½ / 10
C'è poco da dire, buona ricostruzione di uno dei grandi crack italiani d'inizio anni duemila. La regia di Andrea Molaioli è ottima, a dimostrazione che il nostro cinema non sia solo improntato alla commedia.
Mi voglio però soffermare per qualche riga su Toni Servillo, un attore bravissimo, è su persone come lui che dovremmo maggiormente puntare per far conoscere il cinema italiano al di fuori dei confini nazionali. L'avevo già apprezzato né "La grande bellezza", ritrovarlo casualmente in questa pellicola di cui fino a settimana scorsa ignoravo l'esistenza, non è stata solo una bella sorpresa, ma anche una gradita conferma.

Rag. Botta: "Ma dove ***** è sta banca?..." -Guardando ad altezza uomo-
Assistente: "È questa……….LA Banca" -Con fare sornione, alzando lo sguardo su di un maestoso grattacielo-

gemellino86  @  25/09/2013 09:22:31
   6 / 10
Non mi ha preso più di tanto anzi a volte mi ha un po' annoiato. Il ritmo è lento e alcuni personaggi fanno contorno alla vicenda. Guardabile ma niente di speciale.

topsecret  @  26/06/2013 18:50:43
   6 / 10
Nonostante il tema trattato sia interessante e sempre attuale, il lavoro di Molaioli manca di incisività e di una buona sceneggiatura che consenta allo spettatore di lasciarsi coinvolgere. Non bastano le prove discrete di Servillo e Girone a mandare avanti la baracca, che manca anche di ritmo e di personaggi che lasciano il segno.
Personalmente non lo giudico un brutto film, ma è molto lontano dall'essere accattivante e coinvolgente da meritare più di una sufficienza stiracchiata.

Invia una mail all'autore del commento Totius  @  17/05/2013 20:13:36
   6½ / 10
Non male ed ovviamente un grande Servillo come sempre. Ottimo dal punto di vista della cronaca per avere un quadro generale di quello che è stato uno dei momenti più critici per i risparmiatori italiani...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  15/03/2013 17:07:13
   6½ / 10
La storia del crac Parmalat "romanzato" in un film dal sapore quasi documentaristico, molto freddo e spersonalizzato ma che in qualche modo riesce ad essere interessante dall'inizio alla fine.
Andrea Molaioli non è un regista molto esplicito o da pugni nello stomaco, si lascia seguire però. Questo anche grazie alla scelta di attori che gli portano un contributo fondamentale: c'è il solito grande Toni Servillo che riesce a destreggiarsi in modo camaleontico inventandosi un personaggio sgradevole e freddo, eppure a suo modo affascinante; cosi come Remo Girone dietro l'aria bonaria e da persona perbene rivela lati inquietanti e amorali. E amorali sono un pò tutto il circo di personaggi del film, che pur non essendo scritti in modo entusiasmante riescono a catalizzare l'attenzione grazie agli attori.
C'è un che di vertiginoso nelle scene in cui viene illustrato il modo in cui "fregare" il prossimo, inventandosi conti e soldi mai esistiti in un labirintico gioco di scatole cinesi alla fine delle quali non trovi nulla perché nulla c'è.
Le strizzate d'occhio ai referenti reali sono azzeccate ma una in particolare va citata: la visita al presidente del consiglio in una grande villa, la libreria enorme da dove Girone tira fuori una bibbia ma è solo un cartonato, dentro non c'è nulla, è tutta un'apparenza. "Ricordati di ridere alle sue barzellette".
La trama spesso si impantana comunque spesso e volentieri, vista la sceneggiatura davvero modesta e una regia fin troppo monotona e che osa poco o niente. Che anche questo film sia come il Gioiellino? Nel dubbio, meglio goderselo almeno per la recitazione di vecchi cavalli di razza.

Tuonato  @  27/12/2012 23:33:32
   7 / 10
Si scrive Leda, si legge Parmalat.
Cos'era Parmalat?
Negli anni 90 un colosso della produzione industriale del "made in Italy", vanto dell'intera provincia e non solo.
Il gioiellino. Finto. Al massimo bigiotteria.

<<...se un imprenditore ha un debito di 10 mila euro è un problema suo
se è di 100 mila euro è un problema della banca
se è di 10 milioni di euro allora il problema è dello stato>>

Mangiata la foglia, successivamente, la pubblica accusa dimostrò come Parmalat fosse già messa male negli anni 80.
Fu indagata per aggiotaggio, falso in comunicazioni, ostacolo all'esercizio delle funzioni di vigilanza della Consob, associazione a delinquere e bancarotta.
Un paio di critiche all'ottimo Molaioli vanno mosse: il personaggio di Ernesto Botta è davvero troppo simile al Titta Di Girolamo di Sorrentino e l'eccessivo buonismo di fondo con cui tratteggia tutti i personaggi principali, come fossero più vittime che carnefici.
Nei titoli di coda si danno le colpe al mondo finanziario. Leggendo tra le righe, o informandosi meglio, emerge chiaramente come i politici da foraggiare, in un modo o nell'altro, abbiano le colpe maggiori dell'intera vicenda.

JOKER1926  @  22/11/2012 16:50:56
   6½ / 10
Andrea Molaioli, regista de "La ragazza del lago", si ripropone, nel 2011, con un nuovo film; certo cambieranno gli scenari e la trama ma attori come Toni Servillo saranno sempre pronti all'uso in prove di grande importanza, praticamente riuscitissime.
"Il gioiellino" di Molaioli è il ritratto, efficace e sintetico, della crisi e del fallimento di una importante aziende di alimentari, la Parmalat. Nel film, ovviamente, a fungere da prestanome la "Leda" ma, senza alcuna esitazione, il tutto appare chiaro.
Nella produzione italiana sono vari gli aspetti degni di nota. Appurato che "Il gioiellino" non è nessun tracotante capolavoro riesce comunque ad offrire una buona cornice tecnica. Gli attori partendo da Servillo danno una prestazione sicuramente positiva; la fotografia è all'altezza della situazione e lo stile di Molaioli non è da boicottare, regia sempre attenta, il lavoro alla camera è da apprezzare integralmente.
La storia è forse la cosa più semplice da gestire; il regista riprende le situazioni reali cercando, quando è possibile, di inserire un po' di enfasi, ma con cautela. Molaioli ricalca, spesse volte, lo stile e gli atteggiamenti dell'italiano, fra pregi , difetti e abitudini.
"Il gioiellino" merita di esser visto, può ritornare utile per chi non conosce, nemmeno un po', le vicende che colpirono la Parmalat qualche anno fa.

JOKER1926

Invia una mail all'autore del commento albatros70  @  14/10/2012 10:04:55
   7 / 10
Quoto in pieno il commento di pasionaria che mi precede. Sullo sfondo la vicenda finanziaria che viene snocciolata senza troppo entrare in particolari e dettagli che forse avrebbero potuto appesantire fino all'eccesso il film (ma in ogni caso ben sviluppata) ed in primo piano le sfaccettature psicologiche e le angoscie di chi, quella vicenda, la viveva giornalmente. Il tutto, manco a dirlo, con uno strepitoso Servillo. Da vedere!

Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  11/09/2012 16:05:01
   6½ / 10
Il film-inchiesta di Molaioli non delude grazie alla grandezza di un solo interprete, che riesce a conferire un senso al tutto. Parlo di Servillo, autentica maschera greca del nostro cinema, di cui andare fieri.
Se infatti il film voleva porre l'accento non tanto sulle vicende finanziarie arcinote, bensì sulla psicologia e sui sentimenti dei suoi protagonisti, ebbene ci riesce solo con il "ragioniere" di Servillo; il resto è annebbiato da una patina di'inconsistenza, mai approfondito a dovere( ad esempio il gesto estremo di uno dei dirigenti dell'azienda).
Tra tante figure superficiali che si perdono nelle trame intricate della vicenda, solo quella di Servillo, appunto, riesce a donare un briciolo di sostanza al film.

Invia una mail all'autore del commento anthonyf  @  23/08/2012 22:53:49
   8½ / 10
Un film di denuncia sociale, diretto da Andrea Molaioli al suo secondo lungometraggio, dopo il sublime "La ragazza del lago", interpretato in modo semplicemente straordinario dal fido Toni Servillo e da un carismatico ed intenso Remo Girone. Si tratta oggettivamente di una pellicola stilisticamente perfetta, realizzata in modo lento e cadenzato, ma al tempo stesso scorrevole e sobriamente puntiglioso, retta magnificamente dalla recitazione di alto livello e da una sceneggiatura dello stesso Molaioli interessante e mai banale, con riferimenti al crac Parmalat onesti e mai moralisti... una ricostruzione quindi oggettiva e sobria, e già per questo, tanto di cappello.
Consideriamo in oltre un lato tecnico e un dispiego di mezzi molto consistenti, con una colonna sonora di Teho Teardo, reduce di "Gorbaciof" e de "La ragazza del lago", semplicemente splendida, e una fotografia intensa e lucidamente utilizzata, specialmente nei lunghi campi privilegiati da Molaioli.
Un film ricco anche di scene d'antologia, quasi tutti guidate dal grandissimo Toni Servillo: un impiegato che lo vede passare lo ferma e gli dice: "Buongiorno, dottore". "E che, siamo diventati tutti dottori!" gli risponde freddamente il ragionere Botta, "io resto ragionare!". Stessa cosa, i primi giorni di collaborazione tra Servillo e la Felberbaum, semplicemente spettacolari... un grande film, realizzato in modo perfetto, coraggioso nella sua denuncia sociale, mai banale o scontato, con una recitazione immensa... Ecco il "nostro" cinema italiano.

scabo  @  30/05/2012 22:37:26
   6½ / 10
Film che scorre via abbastanza bene e che risulta interessante perchè ispirato alle recenti e drammatiche vicende dell'azienda Parmalat. Lo consiglio, poi Servillo è come sempre impeccabile

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  03/05/2012 00:17:03
   6 / 10
Dopo il sorprendente "La ragazza del lago" anche io come molti attendevo con trepidazione e buoni propositi questa opera seconda di Andrea Molaioli che stavolta decide di prendere spunto da un fatto vero...il crack Parmalat con famiglia Tanzi annessa,oltretutto il caso è tornato di recente sui giornali con una nuova condanna per l'ex-patron.
Stranamente vengono cambiati i nomi e sinceramente non se ne capisce il motivo...lo stile è quasi documentaristico e solo il personaggio di Servillo (guarda caso) suscita interesse,mentre gli altri seguono tutti i cliche' del caso!
Appare forzata e inutile la storia d'amore...
Insomma un passo indietro dopo il bel debutto.

ste 10  @  24/04/2012 22:17:43
   7 / 10
Discreta ricostruzione, al solito bravo Servillo, obiettivamente risulta abbastanza piatto e non sufficientemente profondo anche se credo sia legato alla paura di querele

Reservor dog  @  24/04/2012 08:45:57
   7½ / 10
Che non si potesse certo raccontare quel che è stata la Leda/Parmalat in appena 2 ore era chairo, ma davvero non capisco tutte le critiche piovute addosso a questo film.
La storia è difatti ben raccontata e ben interpretata, e, ciò che più conta, mette in risalto quelli che sono stati gli aspetti fondamentali di questa terribile vicenda: l'incapacità di supportare le geniali intuizioni imprenditoriali con un'adeguata struttura societaria e la criminale sfrontatezza con cui si è fatto finta di non vedere ciò che stava accadendo.

maitton  @  21/04/2012 01:23:38
   7½ / 10
il ritmo da fiction in effetti ce l'ha, ma del resto, voglio dire, siamo a parma mica ad arcore.

e'un ottimo film che fotografa degnamente una triste realta'.
servillo, anche se forse non il miglior servillo, e'importante, perche'e'un grande attore e perche'rende eccellente un film.

prima o poi vorrei vederlo all'opera con qualche superbig di hollywood.





Invia una mail all'autore del commento DjAlan78  @  29/03/2012 16:40:39
   6½ / 10
Il talento del buon Servillo tiene su una baracca che ha il difetto di essere troppo simile ad una fiction e che manca di momenti di reale pathos drammatico.

marcodinamo  @  22/11/2011 19:27:57
   5½ / 10
Si poteva, e si doveva fare molto meglio!

the saint  @  21/11/2011 11:52:49
   6 / 10
poteva essere meglio... tony servillo è comunque un mostro di bravura!

BuDuS  @  14/11/2011 23:12:39
   6½ / 10
Il film mi è piaciuto e credo merita una visione anche solo per conoscere bene uno dei casi di cronaca finanziaria più importanti del nostro paese.

Tuttavia, aldilà della mera esposizione cronologica dei fatti, non si va, quindi, nulla di eccezionale.

nicholas82  @  11/11/2011 20:57:12
   6½ / 10
Non sono solito vedere film italiani ma questa storia mi è piaciuta, ben interpretata dagli attori.
Film interessante che racconta la caduta di un impero italiano.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  30/09/2011 13:21:40
   6 / 10
Il pregio principale di questo film è di essere un prodotto cinematografico di denuncia, cosa che in Italia negli ultimi tempi è abbastanza rara.
La storia riesce ad essere piuttosto scorrevole nonostante il film tratti un tema difficile da raccontare.
I personaggi soffrono un po' di un mancato approffondimento.
Regia abbastanza buona; bella prova, come sempre, di Servillo; sceneggiatura a tratti lacunosa.

2 risposte al commento
Ultima risposta 30/09/2011 14.05.34
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LoSpaccone  @  28/09/2011 17:36:56
   5½ / 10
Lo stile distaccato, quasi asettico, di Molaioli andrebbe pure bene, a patto però che l'analisi psicologica e culturale sia profonda, puntigliosa e attenta alle innumerevoli sfumature che il racconto di un pezzo della storia recente del nostro paese dovrebbe avere. Invece da questo punto di vista il film non va oltre
una lettura di facciata, quasi una semplice cronologia, degli eventi salienti. Una lettura senza dubbio ordinata, equilibrata per come tiene sulla scena i diversi personaggi, ma da film così mi aspetto di più.

piripippi  @  23/09/2011 17:13:46
   8 / 10
un bel film davvero, molo più bello degli ultimi 2 di servillo. molto realista e senza false ipocrisie.assomiglia un po alla storia della parmalat.un film da vedere

outsider  @  21/07/2011 10:51:33
   9 / 10
Questo di Molaioli è un prodotto di alto livello.
Un film reale con uno stile da fiction. Questa è la nota stonata nella sala cinematografica.
Il caso Parmalat visto da dietro le quinte, quasi a voler filtrare i disastri sulla forza lavoro ( ridotti quasi a zero nella rappresentazione, lasciati sottintendere con qualche inquadratura ristretta delle proteste e del lancio di due cartoncini di latte nella fase finale) e la "voragine" ( termine curioso…chi vedrà capirà) creata dal discorso azioni.
Per il resto viene ritratta questa azienda italiana come fulcro di valori, cultura, solidità.
Il Dottor Rastelli ( alias Mr. Parmalat ) è sempre riuscito a vincere, schivare, ammortizzare ogni crisi.
Con l'appoggio di qualche politico importante, cosa indispensabile, ha sempre mantenuto la mission
come centrum dell'obbiettivo, mai ridisegnandone il core business.
Tutti gli uomini dell'azienda sono sapienti, acculturati, eccellenti nelle loro posizioni operative.
Non basterà però questa perfezione del management di questa realtà storica, che, come tutte le aziende italiane, ha dietro una famiglia e un seguito di teste capaci, successivamente addirittura affiancato dalla
nipote portatrice di elevatissima cultura, di operatività dall'elevato standing , ex Morgan Stanley, a guardare sul binario giusto.
Il Deus ex machina e anima nera del gruppo, Top Manager Servillo, sarà quello che sapientemente terrà dritta la torre, insieme alla ragazza, poi consapevole del tracollo imminente. Storie drammatiche e altri disastri, visto che poi si vedrà cosa accade se si da l'ok all'egoismo personale ( i miliardi che la nipote mette clandestinamente da parte), alla depressione ( il Direttore Commerciale Dr. Magnaghi, bocconiano di provata esperienza, prima Product Manager e poi promosso) che si suicida etc.
Insomma, una realtà italiana grande, potente, che viaggiava con Jet privati e che credeva in cultura e valori solidi, più articolati di quelli che portano un non visto presidente del consiglio ad adornare con la Bibbia finta la libreria della villa di Arcore ( sarà vero?) che non riesce a fare un passo indietro, a cedere la maggior parte delle azioni a investitori stranieri ( di questi giorni peraltro l'assorbimento della Parmalat da parte dei francesi) al momento giusto per sopravvivere.
Una storia come tante, alla fine, solo che, al contrario di altre, in questa il Governo non reggerà la ditta e i capi si adopereranno in mosse disoneste ed oscure per temporeggiare, per ritardare la frana che sommergerà tutto e tutti.

Bevete più latte, si diceva in un episodio di "Boccaccio ‘70", quello col grande Peppino De Filippo.

Outsider consiglierà la pellicola agli amanti dell'ars recitatoria et recitativa e a chi volesse un film italiano vedere.
Outsider metterà il pollice su, a guisa di un camionista danese o tedesco che, con il baffone lungo, biondo e umido di un buon boccale di birra bevuto in questa estate calda, sporge il suo braccio sinistro e con un sorriso largo alza il pollice esibendo il braccione di maschio possente.

Acculturatevi pargoli, l'Italia è stata anche questa.

Vegetable man  @  19/07/2011 13:03:19
   6½ / 10
Un film che risulta godibile, in pieno stile sorrentiniano, in gran parte grazie alla presenza del sempre istrionico Toni Servillo. Tuttavia, al di la' del piacere delle immagini e delle scene, la trama manca di incisivita' e si perde in una parte finale del tutto inadeguata e tirata via....ascesi senza catarsi.

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Sabatoun  @  20/04/2011 11:37:09
   6 / 10
La mia impressione è che il film non affondi mai come avrebbe dovuto e potuto fare, e che ci sia una costante e gravissima mancanza di profondità psicologica nei vari personaggi, tutti troppo macchiettistici.

Dal regista de "la ragazza del lago", onestamente, mi aspettavo di più.

valis  @  06/04/2011 23:23:22
   8 / 10
bel film di Molaioli, già apprezzato per la ragazza del lago, almeno ci si allontana dalla commedia che, pur apprezzabilissima, sta infestando le italiche sale.
la vicenda parmalat viene affrontata solo sotto alcuni aspetti escludendone altri, del resto sarebbe stato necessario un film tipo the cure for insomnia per comprenderli tutti.
politica, finanza e, sopra tutto, la potenza e la responsabilità delle banche che hanno sacrificato i propri clienti sull'altare del profitto.
Bond, derivati, future e quant'altro che alla fine sono finiti nel solito posto vale a dire in c.u.l.o. ai risparmiatori.
da riflettere anche sul ruolo dei politici,non a caso nel film la bibbia nella libreiria del presidente del consiglio è finta.
per concludere se hai un debito di 10.000 euro è un problema tuo se hai un debito di 100.000.000.000 di euro è un problema della nazione.

The Legend  @  20/03/2011 09:57:15
   9 / 10
Sono andato a vedere questo film con l'aspettativa di assistere a un capolavoro, spinto dai voti bassi che avevo visto raccolti su questo sito. E' notorio, per chi non lo sapesse, che il valore di un film è sempre inversamente proporzionale al giudizio espresso dagli utenti di questo portale.

E, puntualmente, le mie aspettative non sono andate deluse, essendomi trovato difronte un film bellissimo, che racconta come meglio non avrebbe potuto quindici anni di storia italiana, riassunta in uno dei suoi casi più sconvolgenti ed emblematici.

Molaioli, il ‘fratello minore' di Sorrentino, dimostra di essere cresciuto dal pur valido La Ragazza del lago, e se è vero che con attori come Servillo e Girone si gioca sempre sul sicuro, stavolta anche tutti gli altri personaggi di contorno risultano indovinati, merito da dividere con una scrittura mai banale dei dialoghi e con la felice scelta musicale di Teho Teardo, in questa occasione meno invasiva del solito.

Il gioiellino è davvero… un gioiellino.

6 risposte al commento
Ultima risposta 13/04/2011 17.18.40
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forzalube  @  11/03/2011 06:10:26
   4½ / 10
Malriuscito ibrido tra documentario e fiction che non soddisfa su nessuno dei 2 versanti.
Troppo superficiale e senza attendibilità (visto che non si usano neanche i nomi veri) sul primo fronte, totalmente privo di pathos e di interesse sull'altro.
La sceneggiatura è carente, i dialoghi sono poveri ed i personaggi diventano delle macchiette prive di spessore.
C'erano mille altre possibilità per trattare la vicenda Parmalat ed in questi giorni in cui esce il dvd di "The social network" mi vien da pensare chissà che cosa sarebbe riuscito a fare Sorkin con un materiale simile.
Meno male che il gestore del cinema m'ha fatto il biglietto ultraridotto (3,5 euro).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  10/03/2011 22:22:50
   6½ / 10
Il film di Molaioli è un progressivo distacco dalla realtà, dall'economia reale formata da beni tangibili e primari come può essere il latte fino a sostituirli gradualmente con gli strumenti derivati, autentiche seghe mentali di una finanza ormai fuori controllo. Tanti anni fa vedendo uno spettacolo di Grillo si soffermò un'attimo sui future: "Cos'è un future? Compri dei prodotti che non ci sono, di un'azienda che non esiste, con i soldi che non hai.....e le banche ti finanziano!". Nel film di Molaioli il latte viene versato per la strada, le catene di bottiglie, confezioni yogurt ecc. non vengono più mostrate, si entra sempre più nel fittizio e nell'irreale.
Il gioiellino non è un film facile sulla carta, si corre il rischio di incorrere in eccessivi tecnicismi e di sacrificare i personaggi a vantaggio della vicenda narrata, ma il regista riesce a creare una sufficiente amalgama delle componenti, senza però essere esente da difetti. I crimini finanziari sono una materia piuttosto nuova, cinematograficamente parlando, difficile da raccontare ma il film mantiene una certa fluidità, non annoia e riguardo i cosidetti tecnicismi, il regista ne evidenzia il lato assurdo in maniera divertita, quando (anche in questo caso) si passa dalla scelta e dal giudizio di qualità di un succo di frutta da lanciare sul mercato (prodotto reale e concreto) alla scelta del prodotto finanziario talmente complicato da spiegare e capire da lasciare attoniti gli uditori.
Sul lato dei personaggi il film mostra delle lacune, leggermente schematico la manager d'assalto Felberbaum, sacrificato troppo il Magnaghi di Filippo Guanciale, colui che più di tutti soffre il trauma di un così repentino cambiamento. Ottimo come sempre Servillo, ragioniere sposato anima e corpo con l'azienda, disposto a tutto pur di salvare quella che considera, più dello stesso proprietario, la sua creatura.
Pur non essendo un film perfetto, Il gioiellino ha il pregio indiscutibile di farci vedere un cinema di denuncia che in Italia non si vede più tanto spesso negli ultimi anni. Se questa può essere un'opportunità per stimolare pellicole di questo tipo, ben venga.

1 risposta al commento
Ultima risposta 20/04/2011 11.31.11
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  10/03/2011 17:10:12
   6½ / 10
Ascesa e caduta di un magnate di provincia: Amanzio Rastelli alias Calisto Tanzi. E' l'opera seconda (dopo il pluripremiato "La ragazza del lago") di Andrea Molaioli, pervasa di cupezza, tristezza, senso di morte perenne. "Il gioiellino", così amava chiamare la propria società Tanzi, pecca probabilmente nella rappresentazione dei protagonisti, quasi imprigionati nei loro ruoli, uniti visceralmente alla loro società con la quale affonderanno. In realtà, i fatti stanno in modo ben diverso e vengono tralasciati interi aspetti che meglio avrebbero reso la vicenda.

andreapau  @  07/03/2011 10:43:55
   6 / 10
Come ne "La ragazza del lago", Andrea Molaioli sceglie la provincia per raccontare come l'ossatura portante del sistema Italia affondi salde radici anche al di fuori dei centri nevralgici del potere.
Che sono soltanto la punta dell' iceberg o un capro espiatorio cui rivolgere i nostri strali e la nostra indignazione nei momenti di difficoltà, ma in realtà frutto legittimo di occhi che si chiudono, strette di mano che si lavano l'un l'altra, omaggi alla moglie del finanziere, devozione a Dio Patria Famiglia, ostentazione della Tradizione quale valore aggiunto (nonostante sia oramai un valore sottratto).
Saldate in maniera indissolubile e complice attraverso il rito dell'Apparenza che si traveste da Sostanza, fino a sostituirla come fosse un lacciuolo ingombrante.
Estremamente rassicurante nella sua quotidiana normalità, nelle paste la domenica al bar dopo la messa, i 15000 euro al mese e vacanze pagate del manager cresciuto in loco e sposato con ragazza RIGOROSAMENTE dei paesi suoi, nello stile di vita parco e morigerato e anche nell'ovatta che protegge figli mammoni viziati con la Ferrari ma incapaci di chiamarsi un taxi da soli, nel rifiuto dell'IMPRENDITORE a farsi chiamare TYCOON, perchè in fondo rimane uno di noi e se ce l'ha fatta lui perchè non dovremmo riuscirci noi?
L'importante è ADEGUARSI perchè nessuno ha interesse a snidare la polvere da sotto il tappeto...troppo faticoso, troppo pericoloso.
Anche smuovere un granello potrebbe provocare IL crollo.
E' una istantanea impietosa di un sistema che ci vede tutti coinvolti, una rappresentazione del dna del nostro paese e una risposta al perchè nulla puo' cambiare.
E' una fotografia senza contraffazioni, che mostra il rifiuto di un intero popolo a crescere, a prendersi delle RESPONSABILIATA', coccoloato e vezzeggiato da padri della patria che privilegiano la furbizia ai danni dell'intelligenza, l'approsimazione al rigore,che disprezzano la moralità, che ti mandano a "prendere" il caffè quando cominci a fare domande ovvie ma scomode.

Queste sono le riflessioni che la pellicola suscita se si dispone di mezzi di elaborazione sufficienti e conoscenza degli accadimenti.
In assenza di questi requisiti il film soffre di una notevole "zoppìa" comunicativa, a mio avviso un difetto imperdonabile per quella che potrebbe essere una docu-fiction.
Suggerisce (ma elabora frettolosamente,superficialmente,didascalicamente) il dramma legato alla "sprovincializzazione" della impresa italiana e al suo ingresso nel mondo dei "grandi" (o finanziario) , il mutamento degli equilibri di potere,il passaggio di testimone tra referenti politici, il devastante ingresso della criminalità nel salotto buono e paradossalmente che i "comunisti di m e r d a" ci hanno danneggiato piu' in veste di ex-marxisti (ovvero oggi) che quando occupavano Ungheria e Cecoslovacchia.
A testimonianza della debolezza di un sistema (quello capitalista) che puo' vivere soltanto sul sopruso e la disuguaglianza elevata a dogma,anche nelle sue forme piu' "eticamente accettabili".
Suggerisce,dicevo...ma suggerisce a chi sà,a chi conosce già.
La narrazione è zoppicante,non brillante (forse per scelta voluta di conservare il carattere provinciale,dimesso, "contadino" della imprenditorialità italiana che NON riesce a cambiare nel mondo che cambia,a sottolinearne la sconfitta),poco documentaristica e nel contempo poco "fictionata",con dialoghi "apocalittici" di poca verosimilità e spessore.
Bravo ma meno convincente del solito Servillo,che tratteggia un arido ragioniere che non vuole "diventare dottore perchè rimane un ragioniere",innamorato convivente dell'azienda,che erige un muro tra sè e qualunque affettività distraente.
Fastidioso ma bravo Girone,credibile come vecchio piagnone ipocrita,barracuda in (suo malgrado) una vasca di squali e a mio avviso deludente l'attrice che interpreta la nipote.
Interessante il finale,molto profetico:

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  06/03/2011 23:57:00
   5 / 10
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