Nick, agente di cambio, abita vicino alla lussuosa villa di Jay Gatsby, arricchito in modo misterioso. Daisy, sua cugina, è stata un tempo amante di Gatsby, ma ora è sposata al ricco e cinico Tom. Gatsby riesce a incontrarla, proprio grazie a Nick, e le chiede di divorziare. Lei rifiuta ma Tom, convinto dell'infedeltà della moglie, minaccia il rivale. Infine, sarà proprio Daisy, investendo una donna con la macchina di Gatsby, a provocare l'intervento del marito, che lo ucciderà credendolo responsabile.
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Sontuoso (la seconda, dopo la versione del 1949 con Alan Ladd) adattamento del classico di Francis Scott Fitzgerald: rispetto al vecchio film, la scelta di Robert Redford è assolutamente azzeccata, adatta anche fisicamente alla parte di questo dandy moderno e del mondo inquietante e un po' corrotto che rappresenta. Ma "Il grande Gatsby" fu infinitamente di più: un libro che racconta le profonde radici di un Sogno Americano e l'ascesa inquietante nel mondo della "società dell'apparenza", e il film di Clayton non riesce a cogliere benissimo queste sfumature. Probabilmente è vero che da un romanzo epocale sia difficile trarre un buon film, ma ciò che traspare è soprattutto l'aspetto glamour della vicenda. Almeno se Clayton si fosse chiamato De Palma (v. Black Dalhia) avremmo avuto un film deludente ma tecnicamente inarrivabile. Invece la performance di Redford vale tutto il film