il laureato regia di Mike Nichols USA 1967
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il laureato (1967)

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locandina del film IL LAUREATO

Titolo Originale: THE GRADUATE

RegiaMike Nichols

InterpretiDustin Hoffman, Anne Bancroft, Katharine Ross, Murray Hamilton, Buck Henry, Brian Avery, Walter Brooke, William Daniels, Elizabeth Wilson, Norman Fell, Alice Ghostley, Marion Lorne, Eddra Gale, Richard Dreyfuss, Arthur Tovey, William H. O'Brien, Frank Baker, Elisabeth Fraser, Elaine May

Durata: h 1.48
NazionalitàUSA 1967
Generedrammatico
Tratto dal libro "Il laureato" di Charles Webb
Al cinema nel Settembre 1967

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Trama del film Il laureato

Dopo aver finito il college, Benjamin Braddock, ritorna in famiglia tra la noia e l'imbarazzo ed instaura una relazione con la signora Robinson. Quando però Benjamin conosce la figlia della signora Robinson, Elaine, se ne innamora; la madre per evitarlo svela la loro relazione ma il giovane tra la disperazione tenta il tutto per tutto per conquistare Elaine.

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Voto Visitatori:   8,20 / 10 (146 voti)8,20Grafico
Miglior regia
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior regia
Miglior film commedia o musicaleMiglior regista (Mike Nichols)Miglior attrice in un film commedia o musicale (Anne Bancroft)Miglior attore debuttante (Dustin Hoffman)Miglior attrice debuttante (Katharine Ross)
VINCITORE DI 5 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior film commedia o musicale, Miglior regista (Mike Nichols), Miglior attrice in un film commedia o musicale (Anne Bancroft), Miglior attore debuttante (Dustin Hoffman), Miglior attrice debuttante (Katharine Ross)
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Voti e commenti su Il laureato, 146 opinioni inserite

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hghgg  @  17/02/2014 21:48:13
   8 / 10
Credo sia il film americano che più di tutti rispecchia l'atmosfera del periodo in cui è stato concepito, dell'anno in cui è stato girato, la seconda metà degli anni '60, il 1967, l'anno della Summer of Love, della nascita definitiva della cultura Hippy e della sublimazione di un genere/non-genere musicale che diventava adulto, la psichedelia; ed anche il periodo in cui i giovani, la nuova generazione prendeva il dominio e lottava contro le vecchie generazioni, contro il mondo, contro se stessa, unione e solitudine, conflitto interiore e utopia di libertà. "Il Laureato" miglior film di Mike Nichols, mette al centro dello schermo tutto questo unendoci anche una complessa e osteggiata storia d'amore, ponendosi quindi come ponte perfettamente inquadrato nell'atmosfera del biennio '66-'67 tra il vecchio cinema americano e la New Hollywood in procinto di uscire dal ventre dell'arte proprio a cavallo tra quel 1967 e il 1968 con le opere prime di Scorsese e Coppola e con "Ciao America" di De Palma. Ma se la New Hollywood sarà voce e musa della fine dell'utopia Hippy e della morte definitiva del sogno americano, tra il 1968 e la prima metà dei '70 ("Midnight Cowboy" "Cinque pezzi facli" "Panico a Needle Park" "Mean Streets" "Badlands" "La Conversazione"), sublimando poi il funerale degli Stati Uniti e la solitudine del giovane uomo americano rispetto alla società, con le opere mature della seconda metà dei '70 ("Taxi Driver" "Il Cacciatore" "Apocalypse Now" "Quel pomeriggio di un giorno da cani") mettendo al centro la sconfitta e la perdizione giovanile di fronte alla crudezza della vita, "Il Laureato" si pone ancora ben lontano da tutto questo, in un anno che è il fulcro e l'apoteosi di quel sogno fallito dell'America che si era trasformato nel sogno di libertà degli allora nuovi giovani americani.
Lontano, eppure già così vicino; perché "Il Laureato" non è ancora New Hollywood eppure nel personaggio di Benjamin c'è già buona parte di ciò che caratterizzerà tanti volti del nuovo cinema indipendente americano: Benjamin, egregiamente interpretato da un esordiente Dustin Hoffman che sarà appunto uno degli attori e dei volti simbolo della New Hollywood, è già "l'uomo comune" il "ragazzo comune americano" il simbolo della nuova generazione, in lotta contro la società, che lo emargina, e con se stesso, oltre che con i dubbi e i pregiudizi delle vecchie, sconfitte, generazioni di ex-giovani americani. E in perenne scontro con il futuro. Nel personaggio di Benjamin c'è già tanta New Hollywood. Non ce n'è sempre altrettanta nel resto del film che come detto prima rispecchia perfettamente, in tutti i suoi aspetti, il 1967, film quindi moderno eppure stilisticamente ancora ancorato al vecchio cinema americano, ovviamente se confrontato con ciò che verrà successivamente e da cui quest'opera verrà decisamente superata per coraggio, avanguardia e spinta innovativa, oltre che per crudezza di immagini e temi.
"Il laureato" è insomma tutta una contraddizione, un tira e molla tra due epoche diverse a lui passate e future eppure perfettamente incastrato nella sua epoca, un mirabile esempio di film che è passato, presente e futuro allo stesso tempo e sono pochi i film che hanno queste caratteristiche. E non per questo risulta ingarbugliato o pesante anzi, grandissimo merito alla regia di Nichols che rende il tutto perfettamente centrato, godibile, divertente (il film ha delle sequenze e delle battute per me davvero spassose) con un occhio ad atmosfere quietamente lisergiche. Non è un caso perché questo film con la musica è un tutt'uno anche se è musica lontana dalla psichedelia. Lontana ma non troppo, ancora una contraddizione. Le musiche sono infatti principalmente pezzi del duo Folk-Rock Simon&Garfunkel (autori di diversi bei dischi tra il 1966 e il 1970). C'è l'etereo brano leit-motiv del film "The Sound of Silence" pezzo apparso sul disco "Sound of Silence" del 1966 e utilizzato nel film l'anno successivo. La sua straordinaria tessitura melodica, quieta, lontana, eterea e indubbiamente dal vago sapore psichedelico (per quanto riguarda il rilassamento sensoriale che provoca) accompagna più di una scena del film, commuove e trasporta nel sogno; forse è il miglior brano del duo. Se non ricordo male anche la quasi altrettanto bella "Scarborough Fair/Canticle" appare nel film, brano d'apertura del disco (sempre del 1966) "Parsley, Sage, Rosemary and Thyme" altro gioiello del duo. Simon & Garfunkel scrivono poi un inedito appositamente per il film, una prima versione di un altro dei loro capolavori, scritto proprio per un personaggio del film (uno dei più memorabili personaggi del cinema anni '60). Parlo ovviamente della celeberrima "Mrs.Robinson" la cui versione definitiva è stata poi inserita nel miglior disco, a mio parere, del duo "Bookends" del 1968 il loro disco più coraggioso e psichedelico. Una colonna sonora eccellente, ed eccellente non solo per la qualità delle canzoni ma anche per come Nichols permette a queste di accompagnarsi alle sue immagini. Sublime.

Rinnovo ancora la mia lode per l'ottima regia di Nichols che resta solida ed è sempre molto efficace. Ancora non abbandonata ai feroci (e per me, sia sempre chiaro, immensi) sperimentalismi tecnici e visivi di alcuni suoi giovani colleghi (Scorsese, De Palma e Schlesinger su tutti) è comunque, in quel 1967, una regia fresca e nuova, movimentata e pur piantata a terra (altra contraddizione) fantasiosa ma non ancora pronta a spiccare il volo, comunque rassicurante nel suo esser qualcosa di nuovo nel cinema americano. Ottimo in ogni caso il lavoro di Nichols che ci regala bellissime sequenze e inquadrature e gestisce divinamente il ritmatissimo e rapido finale, rassicurante lieto fine nella sua ribellione giovanile e nella sua indefinibilità. Finisce bene si (se pensiamo a certi finali di film New Hollywoodiani...), ma resta sospeso, un destino totalmente messo in dubbio, indecifrabile, imperscrutabile, dubbi e paure di un'intera generazione che cavalcava un sogno sono riflessi negli sguardi prima felici e poi cupi del protagonista e dell'infine suo conquistato amore (forse). Se sarà veramente un lieto fine, non lo sapremo mai, c'è solo una speranza, quella speranza che nel 1967 animava un'intera generazione. Qui sta la grande novità de "Il laureato" ora il prossimo passo sarebbe stato eliminare, troncare il lieto fine, distruggerlo perché non c'era nulla di possibilmente lieto nella morte del sogno americano che tanto realisticamente e crude(l)mente i nuovi registi americani avevano intenzione di raccontare, i dubbi cominceranno a svanire, la desolazione a farsi più chiara. Ma ai tempi de "Il laureato" per affrontare il baratro ("You're Just Pissin' in the Wind" cantava gelido Neil Young in "Ambulance Blues" nel 1974, il brano che mise definitivamente una lapide sopra l'American Dream, dopo il Watergate e le dimissioni di Nixon).
Ovviamente finali sospesi o drammatici c'erano già stati nel cinema americano (vi dicono nulla "La fiamma del peccato" del '44 e "Viale del Tramonto" del '50 entrambi di quell'immenso regista che fu Billy Wilder ?), la differenza è che l'eccezione e il coraggio diventò prassi e dovere, necessità di sputare in faccia alla società americana che li costringeva soltanto a "pisciare al vento", differenza fu anche nel realismo, nella crudezza, cinica, a-moralistica, nuda e cruda con cui i nuovi cineasti americani mostravano ciò che era soltanto realtà e da lì non si fugge. I nuovi registi americani che per oltre un decennio sconfissero i produttori, ebbero il pieno controllo sulle loro opere, e divennero AUTORI e non più registi-esecutori, le conseguenze sono su schermo e su dvd e le ho già citate.

"Il laureato" da un inizio a tutto ciò, si pone come indubbio precursore della New Hollywood, film coraggioso e nuovo pur restandosene tranquillo nel suo status di film simbolo del 1967, della stagione in cui il sogno era vivo, i dubbi e i contrasti interiori potevano ancora essere mitigati dalla fiducia e dall'utopia.
Se devo trovare un difetto a questo film be sta nella sua "incapacità" di restare con gli anni qualcosa di davvero fresco, di cui si percepisse chiaramente la portata innovativa. Il suo esistere in un limbo socio-culturale-temporale, il suo essere un ibrido coraggioso tra qualcosa che era finito e qualcosa che stava nascendo oggi lo porta a risultare non invecchiato benissimo, sospeso in quel suo 1967, in un ruolo di precursore superato dai propri figli. I grandi capolavori della New Hollywood fino alla prima metà degli anni '70 (nel biennio 75-76 la New Hollywood divenne il linguaggio definitivo e riconosciuto del cinema americano, perdendo quindi il suo status "underground" e grezzo, non necessariamente quello realista e innovativo, fortunatamente) proprio nel loro essere tremendamente grezzi, feroci, aggressivi, senza speranza, sperimentali, allucinati, acerbi, lenti e sonnolenti, conservano ancora oggi tutta la loro carica innovativa e la loro forza espressiva; anche quelli indubbiamente invecchiati meno bene ed oggi magari più pesanti visto il loro tremendo realismo e il loro ritmo blando come fossero girati sotto eroina o potenti psico-farmaci ("Panico a Needle Park" è l'esempio più ovvio) risultano, almeno a me, più freschi e moderni rispetto a "Il laureato", ancora chiara è la loro forza innovativa, sono ancora attuali nel loro disperato nichilismo o nel loro grido d'aiuto. "Il laureato" è un gran bel film che però resta chiuso in un limbo tutto suo, che gli permette di superare il passato e di anticipare il futuro senza però potercisi tuffare realmente all'interno e perciò trovo sia meno attuale e, semplicemente, meno bello per il sottoscritto rispetto ad altri titoli citati.

Resta un film molto bello, non sempre il ritmo è eccellente e la sonnolenza-psichedelica a volte rischia di diventare noia e basta ma quando la regia di Nichols accelera si assistono a momenti splendidi ed anche ad alcuni molto divertenti (questo è un aspetto che riprenderà soprattutto Scorsese) che mi hanno strappato più di una risata. I dialoghi sono un ibrido tra cinema americano classico e dialoghi più secchi e moderni, più realistici e stradaioli, la recitazione meno impostata e più libera, improvvisata, incisiva, diretta. Dustin Hoffman apre la strada alla nuova generazione di grandi attori e attrici americani degli anni '70 che inventarono la recitazione cinematografica moderna, lasciandosi alle spalle lo stile tipico degli attori fino ad almeno la prima metà degli anni '60. Recitazione secca, fresca, libera, più spesso frutto di improvvisazioni, uno stile moderno, nuovo, di straordinario impatto di cui Hoffman fu fautore insieme ai vari Jack Nicholson, Robert De Niro, Al Pacino, Jill Clayburgh, Diane Keaton, Meryl Streep, Gene Hackman e chi più ne ha, ne metta. Con loro e con il loro stile il cinema era più vicino al vero, con loro si identificavano gli uomini di tutti i giorni e i giovani degli anni '70. Uno stile più "popolare" (POP) magari mutuato dal teatro di strada, dal teatro moderno (Al Pacino, Jill Clayburgh) dal purissimo talento venuto dalla strada e dalla concezione moderna del "Metodo" (De Niro) e così via, che riuscì a rinnovare totalmente il linguaggio cinematografico attoriale più fresco e moderno, così come i registi, ora autori, padroni della loro creatura e liberi dalle costrizioni delle produzioni, stavano facendo col linguaggio cinematografico totale, ovviamente limitatamente all'America, prendendo inoltre grande ispirazione dalle precedenti rivoluzioni cinematografiche di questo tipo, ossia la Novelle Vague francese nata di fatto con Truffaut nel 1959 ("I 500 Colpi") e ancora più indietro il Neorealismo italiano ("Roma città aperta" Rossellini, 1945). Ispirazione e nuovo cambiamento, nuova rivoluzione.
Con "Il laureato" possiamo cominciare ad assaporare questo nuovo linguaggio ma non ancora a vederlo.
Dustin Hoffman ci trascina nella storia, è già un istrione, un attore completo, espressivo, talentuoso, capacissimo nell'entrare nel personaggo, il prototipo dell'attore moderno, del "nuovo attore americano". Si consacrerà come uno dei più grandi attori di sempre appena due anni dopo con "Midnight Cowboy".
Ma oltre a lui, sua rivale sullo schermo è un'attrice che si rinnova e si rimette in gioco, un'attrice che nel tramonto della vecchia Hollywood aveva già fatto cose egregie e continua a farne nel 1967. Anne Bancroft, la grandissima Anne Bancroft ci regala una delle migliori prove della sua carriera (almeno per quanto riguarda il cinema, poi c'è il teatro ma è un altro discorso). Lei, spietata, sensuale e perfida, da vita a quella straordinaria Mrs. Robinson personaggio tanto carismatico da ricevere in dono una canzone scritta appositamente per lei, proprio per questo film. La Bancroft duetta meravigliosamente con il giovane Hoffman, la classe della generazione anni '50-'60 con la nuova rampante classe di attori che rendono onore alla categoria. La Bancroft buca lo schermo, è perfetta, un'interpretazione straordinaria, da vita al personaggio come poche altre volte ho visto fare, uno dei casi in cui l'attore si annulla diventando il suo personaggio in tutto e per tutto, certo non c'è da stupirsi se Mrs. Robinson è uno dei migliori personaggi femminili (e non) forse della storia del cinema tutto. Bancroft mostruosa.
Onore a questi due grandi attori e a Nichols che dirige molto bene questa fondamentale rampa di lancio tra un'epoca e l'altra del cinema americano e al contempo questo simbolo della gioventù e della cultura giovanile americana post-universitaria del 1967. Al netto di una sceneggiatura non eccellente, con qualche buco e pesantezza e al netto di una resa al logorio del tempo, "Il laureato" resta un bellissimo film da vedere, se possibile, più volte.

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Ultima risposta 18/02/2014 09.31.39
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