Giovane ebreo, appassionato della corsa, s'imbatte in criminale di guerra nazista che torna dall'Uruguay a New York per entrare in possesso di diamanti, custoditi per lui dal fratello ora defunto. Duello mortale.
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La sceneggiatura alla base di questa celebre pellicola anni '70 è a tratti ingarbugliata e ci mette una vita ad introdurre adeguatamente i personaggi, soprattutto quella sorta di ambiguo dandy interpretato da Scheider. In generale tuttavia è un dramma che funziona bene, spesso teso ed avvincente, con almeno tre scene da consegnare alla storia: quella iniziale con il litigio nel traffico asuon ti tamponamenti, quella del prefinale con Szell che vaga agitato tra i negozi ebraici di New York ed infine quella ben più famosa del sadico interrogatorio, con bisturi e trapano protagonisti. Grandiosi tutti gli interpreti; Olivier ritornerà nella sgradevole parte di un ex nazista anche nel successivo "I ragazzi venuti dal Brasile" di Franklin J. Schaffner, altro splendido film.
Mi aspettavo di più, ad essere onesto. Bello eh, intendiamoci, però mi ha convinto poco sotto il profilo della sceneggiatura, inutilmente ingarbugliata e con molti passaggi che mi sono parsi poco credibili. Fortunatamente rimedia con una regia che sa creare un'atmosfera perennemente tesa e dei personaggi resi interessati da delle ottime interpretazioni.
In dubbiamente un ottimo film. Non tra i miei preferiti ma bello. Dustin Hoffman bravissimo. Ottimo Laurence Olivier e in palla anche Roy Scheider (finchè c'è). Il film mantiene una tensione costante e la sceneggiatura secondo me è scritta molto bene.
Il maratoneta è uno di quei thriller irrinunciabili, prodotto e diretto in un periodo d'oro per il genere. La tensione si mantiene veramente altissima e la scena della trapanazione del dente fa venire ancora i brividi. Inoltre con un cast d'eccellenza, dalla perfezione di Hoffmann, al carisma da villain di Olivier (un cattivo che rimane scolpito nella memoria), all'ambiguità morale di Roy Scheider.
Film pluripremiato, sempre bello, che fa venire ai giovani la voglia di correre. Moltissimi i contenuti, eccellente la recitazione, agghiaccianti alcuni momenti, stupende le riprese, fantastico il finale, grande il senso. Perche' solo fino agli anni '70 e '80 facevano cose così grandiose? Oggi? Solo effetti speciali?
Grandissimo film di spionaggio, ove s'incontra un Hoffman in una delle sue migliori interpretazioni, ha un ritmo lento, incalzante e minuzioso, coerente con le produzioni analoghe di quel periodo. In alcuni passaggi, appare anche un po' contorto,Inadatto a chi ha paura del dentista.
Bel film, il titolo non ha molto a che fare con la trama, non fatevi ingannare :-) Non do un votone, perché nonostante un paio di scene davvero eccellenti e un alto livello di recitazione alcune cose non mi tornano per nulla (le inserisco nello spoiler).
Come mai c'é questo accanimento verso il fratello del corriere? Ma soprattutto cosa credevano di estorcergli con la tortura di cosí eclatante che potesse compromettere i piani del nazista? Una volta assassinato il fratello, non potevano semplicemente prendere i diamanti e scappare in Uruguay?
Non lo annovero tra i capolavori del decennio ma un posto di riguardo lo merita. Un bel film di spionaggio, che deve buona parte del suo apprezzamento alla performance degli attori capitanati dal grandissimo Dustin Hoffman.
La storia è un po' complicata ma, pur se con parecchie forzature, risulta intrigante fin da subito. Anche i personaggi hanno tutti il loro fascino, e quell'aura di mistero che si respira durante tutta la durata del film aiuta molto ad apprezzarlo.
Thriller cinico, morboso e imprevedibile, con un grandissimo cast di attori capitanati da un impeccabile Dustin Hoffman. Gli intrecci sono complicatissimi, così come sono molto sofisticate le personalità dei vari personaggi (soprattutto Scheider, di cui si sa molto poco, ma anche la Keller e lo spietato Oliver non scherzano in quanto a complessità caratteriale) Gli sviluppi sono quelli tipici dei thriller/polizieschi anni 70, ovvero molto lenti ma curatissimi nei dettagli, il che permette allo spettatore di avere sempre una visione dell'insieme a 360° mano a mano che la storia prende forma. E' altrettanto vero, però, che la durata non è proprio esigua, e tra una vicenda e l'altra è facile rischiare di perdere il filo se non si presta la massima attenzione a tutti gli elementi del quadro. Ciò nonostante, il ritmo è complessivamente buono e la trama è assai intrigante, quindi alla fine ci si arriva senza troppi problemi. La pecca più grande del film, se vogliamo analizzare a fondo, è quella dell'esasperare un po' troppo alcune situazioni, come ad esempio la sequenza iniziale oppure la parte in cui Szell si avventura nel quartiere ebraico. Però in fin dei conti il film va valutato nel suo insieme, e qui, onestamente, siamo davanti ad un gran bel film, che a quasi 40 anni dalla sua uscita ha mantenuto intatto tutto il suo fascino.
Thrillerone anni 70 come non se ne vedono più. Infatti dopo che avevo finito di assistere alla visione, ho riflettuto molto sul fatto che i thriller di oggi sono molto diversi da quelli anni 70-80. Quelli erano thriller più violenti, cinici e spietati, oggi invece è sempre o quasi sempre tutta roba trita e ritrita, per non parlare poi della commercialità. Detto questo passiamo all'analisi di questa pellicola: senza dubbio è bella, possente, poi giustamente diventata cult. La cosa che più mi ha sorpreso, è l'inquietudine che si respira. Un'atmosfera davvero agghiacciante, poi è vero che è pur sempre un thriller, però l'aria, sembra quella di un film horror fatto come si deve. Ed è uno dei punti a favore del regista, il quale oltre a creare questa fantastica aura da brividi, dirige l'opera ottimamente, regalandoci un paio di scene da antologia (vedi spoiler). C'è una gran caratterizzazione dei personaggi, poi ho trovato ottima la direzione di Roy Scheider, e qui il regista è stato molto bravo perchè per un bel pezzo, è bravo a non farci intuire minimamente, che egli è strettamente legato con Babe. Si calca molto la mano sulla violenza, la quale è presente in gran quantità, e alla fine, complessivamente ci quadra bene. Altra cosa che Schlesinger dirige sapientemente, sono le scene dove c'è più tensione. Poi c'è un gran ritmo, magari c'è qualche punto un po' più lentino, però è roba da poco. Sviluppati molto bene i numerosi colpi di scena che succedono. Forse l'unico difetto registico è 1-2 scene poco credibii, anche se in questo caso c'è la collaborazione della sceneggiatura. Quest'ultima d'altro canto, non è male, ci sono dei grandi dialoghi, una buona linearità e un'ottima costruzione degli avvenimenti. Del resto, oltre a quella che ho citato prima, qualche altra pecca c'è, come ad esempio, alcuni punti un po' troppo confusionari ecc... Fotografia non eccezionale, peccato, perchè in una pellicola del genere, dal punto di vista estetico, avrebbe fatto molto effetto. Colonna sonora invece straordinaria, una delle più belle che abbia mai sentito, azzeccatissima e davvero inquietante. Cast stellare: Olivier fantastico, ammetto che il suo personaggio mette una certa ansia. Sadico, cattivo, perverso. L'attore fa tutto quello che può per essere più crudele possbile e ci riesce dannatamente bene. Forse uno dei personaggi più cattivi del cinema. Hoffman d'altro canto, non è che faccia una straordianria interpretazione, fa il suo compito bene, però ammetto che mi sarei aspettato qualcosa in più da lui. Scheider invece molto bravo, come l'attrice che interpreta la compagna del protagonista. Schlesinger con questo film vuol dare una certa rivincita agli ebrei, dopo gli orrori subiti durante la guerra. Senza dubbio un bel messaggio, anche se non è l'unico regista che un suo film inverte i ruoli di nazisti ed ebrei, basta pensare al recente "Bastardi senza Gloria" di Tarantino. Bello il finale.
Bel film, non qualcosa di eccezionale, però molto valido e penso anche che è giusto che sia diventato un cult. Consigliato.
Le scene ovviamente sono quella del dentista, e quella dove Szell cammina per il ghetto ebraico e viene riconosciuto da due ebrei reduci dai campi di concentramento.
Filmone come non se ne vedono piu'. Recitazione ai massimi, bei dialoghi, regia personalissima nelle inquadrature (riflessi su e attraverso vetrate, inquadrature da sotto, da angolazioni particolari), partecipazione delle comparse in scene piene di impatto, tanto che NY stessa diventa protagonista. Sequenze culto:
La tortura dentistica ovviamente e l'incredibile sequenza al quartiere dei gioiellieri, con la vecchia che grida il nome del nazista, la gente che accorre e il pugnale a scatto!
"Il Maratoneta"... mi trovo sempre combattuto quando ci penso perchè lo ritengo un film dalle due facce: da un lato pecca di una sceneggiatura inverosimile, bucherellata e confusionaria che purtroppo non passa inosservata (basti pensare alla scusa assurda con la quale tutta la vicenda ha inizio, ma di esempi ce ne sono parecchi) dall'altro lato invece sfoggia una regia serrata che sa costruire efficacemente i momenti di suspense (la fuga notturna in strada o la famosa tortura dentistica) un'ottimo uso del sonoro (specie nel fiatone del protagonista) e grandissime intrpretazioni di Hoffman, Olivier, ma soprattutto Roy Scheider (che non è mai stato valorizzato quanto meritava, di fatto è lui il protagonista assoluto della prima parte del film, ma sembra che non se ne accorga mai nessuno).
Insomma, i personaggi sono approfonditi alla rinfusa, la trama è bruttina ed incoerente, e molti degli sviluppi sono poco o nulla credibili; in compenso i momenti tesi e spettacolari sono buoni e tanti, mentre le interpretazioni degli attori tutte di alto livello (da ricordare anche quella di un ottimo William Devane, futuro protagonista del "Rolling Thunder" di John Flynn).
E' una pellicola che quando capita riguardo volentieri, ma non posso negare che il contrasto di cui ho parlato più su mi ha sempre lasciato con un retrogusto dannatamente amaro.
Un bel film che ha i suoi pregi ma anche i suoi bei difetti.
Il Maratoneta è un film del 1976 diventato nel tempo molto famoso ed apprezzato dagli amanti del Thriller. La vicenda è ben architettata e vede come protagonisti 3 attori di grande calibro,come Roy Scheider che regge benissimo tutta la prima parte,e Dustin Hoffman e Laurence Olivier (candidato agli Oscar) che danno il meglio nella seconda. La trama come dicevo scorre bene e non presenta particolari forzature,escluse forse un paio di scene,e alla fine il tutto combacia in un finale chiarificatore. La pellicola è rimasta famosa per una serie di scene che ancora oggi funzionano benissimo,come quella del secondo attentato a Doc oppure quella cult della tortura. Come dicevo ci sono un paio di forzature e alla fine dei giochi il movente che spinge il tutto,rivisto oggi,risulta un po debole. Nonostante queste piccole mancanze il film è consigliato,ed è imperdibile per chi ama i Thriller vecchia maniera tanto diversi da quelli odierni.
Le sequenze incriminate che mi non mi sono molto piaciute sono quella in cui Hoffman riesce a prendere un Taxi in piena notte nonostante il suo aspetto stravolto e contraddittorio (atto di pietà del conducente?) e quella che vede Doc ferito a morte dirigersi verso la casa del fratello nonostante il lungo tragitto da percorrere.
Gran film! Sceneggiatura un po' rappezzata e priva di colpi di scena ricercati ma nonostante la durata il film si segue che è una bellezza. Il Dottor Szell tra i villains più carismatici della storia del cinema, incredibile vedere con quale naturalezza entra nel ghetto ebraico solo per sapere il valore di alcuni diamanti. Tutta la sequenza del ghetto è senza dubbio la più memorabile dell'intero film, più della seduta dentistica e delle scappatelle di Hoffman.
Il paradigma del thriller: tensione altissima, situazione intricata ed un cattivo veramente cattivo. Ne "Il maratoneta" c'è tutto, con l'aggiunta di un eccellente coppia di protagonisti in cui, per una volta, Hoffman è surclassato dal suo comprimario, uno straordinario Laurence Olivier in un ruolo del tutto atipico per lui. Epperò il suo Dr. Szell è indimenticabile, uno dei malvagi più malvagi ed epici della storia del cinema, che raggiunge il suo apice nella famosissima scena della tortura sulla sedia da dentista. Strana carriera quella di Schlesinger, capace di girare due film come questo e Midnight Cowboy e poi di navigare in acque mediocri, senza riuscire ad imprimere la propria impronta nella new Hollywood come molti altri suoi colleghi. Curioso, poi, come in questo film Dustin Hoffman non venga doppiato da Ferruccio Amendola ma da Giancarlo Giannini che scimmiotta Ferruccio Amendola, in una delle sue prove al doppiaggio meno convincenti.
Bisogna ammettere che gli anni li porta tutti ma rimane un ottimo thriller/drammatico con una manciata di star d'altri tempi (persino Laurence Olivier)...la scena del dentista è da panico. Sceneggiatura eccezionale e regia ottima...
ottimo film con un grande Dustin Hoffman. Un film drammatico e a tratti inquietante e carico di suspense che tiene alta la tensione fino alla fine. Imperdibile !!!!
"Il maratoneta" è un thriller piuttosto intricato, certamente non molto "plausibile", ma tutti i difetti sono riscattati da una tensione e da un pathos sempre crescenti, che culminano in uno splendido finale. Perfette anche la fotografia e la regia di Schlesinger, caratteristico il montaggio fatto di dissolvenze incrociate di tipo sonoro (il suono della scena successiva "invade" il termine della scena precedente, creando sorpresa, attesa o inquietudine). Le interpretazioni degli attori sono anche quelle veramente notevoli. Ottimo prodotto, legato strettamente all'atmosfera degli anni in cui usci (seconda metà degli anni '70), ma tutto sommato ancora piacevole e di effetto se visto pure oggi. Il "non plausibile" fa parte ovviamente del genere thriller e normalmente viene accettato, purché non ci siano contraddizioni o smagliature troppo evidenti. In questo film non ce ne sono, a parte una:
Come fa Doc a giungere a casa di suo fratello Babe ferito a morte, senza essere notato da nessuno? Fa tutta la strada a piedi conciato in quella maniera?
Ci sono poi le solite forzature, come il protagonista che la fa sempre franca e che alla fine ha la meglio. Ma tutto questo è accettato, anzi quasi previsto. L'importante è che la vicenda ci tenga con il fiato sospeso, ci faccia soffrire e trepidare come soffre e trepida il protagonista, ci faccia sentire "piccoli eroi avventurosi" anche solo per 2 ore. C'è poi tutta la ricostruzione perfetta di New York che ce la fa proprio vivere dal di dentro, sia nei suoi monumenti simbolici, sia nel suo ventre fatto di quartieri degradati e violenti. La parte tecnica del film è quindi promossa a pieni voti. Dal punto di vista della storia narrata, questo film si situa nel solco dei film sfiduciati e pessimisti (tipici degli anni '70) che puntano più che altro a mostrare le conseguenze negative della rivoluzione liberalizzatrice, sociale e culturale, degli anni '60. Come dire: "avete voluto una società non coercitiva, non oppressiva, avete voluto liberarvi dell'ordine e delle regole, avete voluto il riscatto dei ceti bassi (i proletari, gli immigrati)? Ecco il risultato: non funziona niente, c'è degrado, confusione, violenza, insomma una mezza catastrofe". Anche se esagerata, in qualche maniera la sensazione coglieva un sentire comune piuttosto diffuso e anche il pensiero di tanti intellettuali, i quali avevano la sensazione che la realizzazione del "moderno" (tutti i progetti di benessere, integrazione, realizzazione individuale) non sia stata fatta a dovere o con lo spirito giusto. Il risultato senz'altro ha deluso, se non altro a livello etico, sentimentale e ideologico. Il mondo sarà più moderno, più sfavillante, ma è un mondo invivibile, senza più solidarietà, con tanta indifferenza, frustrazione, rabbia; un mondo dove non c'è una istituzione salda e sana (pure la polizia o i servizi segreti sono bacati e corrotti) e dove non resta che la dura sopravvivenza con tanta amarezza e tanta solitudine. Il film che ha inaugurato questo filone è stato "Cane di paglia" di Peckinpah e in effetti pure in questo film se ne sentono gli echi (sia nel protagonista, Dustin Hoffman, sia nel suo personaggio di debole e studioso che si improvvisa duro e infallibile carnefice).
Un film a mio parere sprecato... un'occasione mancata, ma di molto. Con un soggetto come quello del "Maratoneta" era impossibile sbagliare: il criminale nazista in fuga, lo studente anticonformista timido e appassionato della corsa, il fratello ambiguo dalla professione sconosciuta ma facoltosa, il rapimento, la fuga, l'epilogo... tutte tematiche interessanti, che potevano essere sviluppate con una narrazione molto semplice, ma efficace e con un pizzico di tensione e di adrenalina in più. Che dire... "The Maraton Man" parte bene... la sequenza iniziale con Hoffman che corre e gli vengono inquadrate le gambe (non c'è sonoro, si sente solo il suo respiro e la musica) è formidabile... la lite tra l'ebreo e il nazista in macchina ci può essere... ma poi comincia una noia mortale, con scene mal collegate tra di loro, recitazione fiacca (sebbene ci siano Hoffman e Olivier!), svolgimento lento e prolisso... non è colpa della regia, a mio parere, perché essa c'è e si sente... probabilmente è colpa della sceneggiatura... troppo ripetitiva e sonnolenta per un thriller. A parte la scena cult che noi tutti conosciamo (quella del dentista), il film si regge davvero a stenti... Non voglio dire con ciò che il film sia brutto, ma nemmeno che sia bello. E' un prodotto sprecato, ben diretto, ben recitato, che vale una singola visione, ma che non va nemmeno troppo ossequiato perché prolisso in tutta la sua durata e banalotto in molte sequenze. Peccato.
Un cast del genere era degno di una sceneggiatura da inchino.....purtroppo non è stato così.....l'intreccio è appena sufficiente e il tutto si risolve troppo facilmente e prevedibilmente.
Il fatto che "Il maratoneta" sia stato realizzato a distanza temporale pressoché ridottissima da "I tre giorni del Condor" la dice lunga, molto lunga. Siamo in un periodo, cinematograficamente parlando, in cui le varie regie, nel 1976 č la volta di John Schlesinger, regista anche de "Un uomo da marciapiede", cercano di aprire scenari demagogici in cui si instaura un palco di critiche e di denuncie verso i servizi americani, sempre corrotti e scorretti. Dulcis in fundo , su larga scala, gli attacchi al Nazismo e ai propri membri nel nome di un odio stereotipato. Insomma, per non tirarla per le lunghe, questo in America, quello degli anni settanta, č il momento cruciale per confezionare thriller intrisi in un qualcosa di poco semplice e sempre "illecito" in cui il potere sale, negativamente, in cattedra. Non č un caso che ne "Il maratoneta" assorbono importanza, o perlomeno risonanza, tematiche come la "tirannia" che persuade gli Stati Uniti di America e quella del "Maccartismo", buttate lě nel film per cercare di almanaccare un clima poco disteso e troppo agitato.
C'č poco da fare "Il maratoneta" č politica, demagogia, il contenuto calca troppo contesti e dinamiche "enfatizzate" cercando di mandare all'inferno sistemi polizieschi presenti, passati e futuri. Se spostiamo il discorso al fatto tecnico c'č da dire che il "Maratoneta" assume imponenza attraverso attori di una formidabile compattezza, di impatto la carismatica prova del celebre Hoffman. La fotografia, la scenografia militano a livelli non ordinari, in senso spiccatamente sublime.
"Il maratoneta" poggia le sue basi su un grande lavoro di colori intensi abbracciati da una fotografia spettacolare che ingrandisce a dovere le situazioni lanciando lo spettatore in uno splendido alone di mistero e di "sporcizia". Il ritmo č sempre costante, noia scongiurata. L'unico "problema" che avvolge il prodotto cinematografico del 1976 č la sua manovra a mani basse in argomenti politicamente prestabiliti e standardizzati. Cercando poi di analizzare la sceneggiatura, la storia in ambito maggiormente "tecnico" e meno personale possiamo affermare che quella del "Maratoneta" č una narrazione abbastanza ermetica nella prima parte che cerca di aprirsi nel finale proponendo qualche leggera forzatura fino ad un finale teso ma poco incisivo.
Facile fare un buon film quando puoi vantare nel cast Dustin Hoffmann e Laurence Olivier, o comprimari, se così li possiamo chiamare, di lusso come Roy Scheider. Facile fare presa sul pubblico, mischiando temi classici come l'ex criminale nazista in fuga in Sudamerica e d un intricata storia di spionaggio e traffico di diamanti. Molto meno facile era, almeno per gli standard del 1976, mantenere alta la tensione per quasi due ore di film. Schlesinger ci riesce benissimo, firmando una delle sue opere migliori, con sequenze memorabili, visita dentistica ovviamente inclusa, ed inquadrature che hanno fatto scuola e citate poi in decine di film successivi (vero De Palma?). Il finale è in sintonia con l'evoluzione del personaggio Babe, anche se si è data un po troppa corda alla facile tendenza gigionesca dei due contendenti. Ottimo anche il doppiaggio italiano, con un più che convincente Giannini. Ce ne fossero ancora oggi di film di "genere"così!
1. "E' sicuro?" è un tormentone che difficlmente si dimentica 2. Spilz che gira fra le gioiellerie ebraiche di Manhattan e viene riconosciuto da due ex deportati è girata in modo magistrale 3. L'arrivo di Babe nella casa di campagna è da brividi
Nel genere preferisco i tre giorni del condor ma anche questo è ottimo, finale escluso che proprio non lo digerisco. Vale la pena vederlo per numerose sequenze.
ho trovato questo film abbastanza sopravvalutato, più che altro perchè le scene del diverbio iniziale e della famosa tortura sono apici in un contesto abbastanza ordinario e raramente si raggiunge la stessa intensità nel resto della storia. a tratti un po' forzato, con una trama che finisce per essere arzigogolata creandoci confusione intorno, mette anche troppa carne al fuoco e non approfondisce bene alcuni temi che invece vengono affrontati perdendoci del tempo per introdurli (la morte del padre su tutti). restano comunque ottime le interpretazioni, in special modo quella del fratello interpretato da Roy Scheider e ovviamente del protagonista.
un taxista prenderebbe a bordo di notte uno con indosso solo i pantaloni del pigiama, tutto sporco e totalmente sconvolto? non lo so...come non so se sia tanto veritiero neanche tutto ciò che accade da quando Dustin Hoffman riesce ad entrare nel portone di fronte alla sua abitazione.
Indubbiamente una bella prova per gli attori. La storia non è eccezionale e, soprattutto, il finale delude abbastanza (non capisco come l'autore del romanzo, sceneggiandolo, lo abbia cambiato in questa maniera abbastanza discutibile)
Un riuscitissimo connubio di cinema di genere hollywoodiano e free cinema inglese da cui proviene il regista John Shlesinger. Dustin Hoffman e la sua recitazione stile "metodo" sono impressionanti per realismo e partecipazione emotiva, comunque anche quella gelida e monolitica di un Laurence Olivier non è da meno che consegna un memorabile "villain" cinematografico. Della pellicola si apprezza soprattutto la capacità di costruire un perfetto meccanismo di tensione di matrice hitchcockiana ma con un punto di vista registico più intimo e che come il miglior cinema anni '70 vuole anche documentare e presentarsi realisticamente, con una concessione secondaria allo spettacolo o perlomeno non prevalente, qui in grado di far emergere certe ombre storiche del passato fin troppo recenti.
"Ma perché questo ragazzo non recita e basta!"... Così il vecchio Olivier lamentava aspettando, stanco e malato, il momento di cominciare le riprese dei propri duetti con Hoffman costantemente impasticcato al fine di simulare il dolore e lo stordimento conseguenza delle torture subite; mentre conseguenza dell'impasticcamento era il continuo dimenticare le proprie battute.
Grande thriller spionistico. Grandi interpretazioni, buona ambientazione e buona regia. Per gli amanti del genere da non perdere.
Agghiacciante thriller cospirativo con momenti di grandissimo cinema di genere (l'alterco iniziale tra automobilisti e la vecchia che riconosce Olivier tra la folla sono solo due dei tanti momenti di palpitante tensione che il film offre). Coraggioso, teso e spedito, senza mai un cedimento, un cult da cineteca che lasciò il segno nella cinematografia del periodo. Schlesinger dirige con uno stile elegante ma secco, riuscendo a proporre una metropoli alienante di grade effetto spettacolare. Superlativi il fuggiasco Hoffman e il mefistofelico Olivier, prezioso cast di contorno. Occhio alla sequenza della tortura odontoiatrica. Un film magnifico.
forse mi attendevo di più... mi è piaciuta qui e la qualche scena. Quella iniziale con inseguimento in macchina... poi altre. Ma in generale, mi attendevo di più.
Un thriller psicologico compatto e ben architettato. Terribili( in senso buono ) alcune scene davvero singolari (Il dentistaaa). Un cast immerso nella parte e ritmo palpitante. Premi meritati.
Un grandissimo Dustin Hoffman nei panni di un laureando che si trova coinvolto suo malgrado in un intrigo internazionale dopo l'assassinio di suo fratello. Qualche buco nella trama non rovina del tutto la buona prova di un intero cast!
Un bel film degli anni '70 con una bella trama intrigata quanto basta e con un cast eccellente dove spiccano su tutti un convincente Hoffman e un sadico Olivier. Fidatevi, è un buon film......è sicuro!
Laurence Olivier è difatti cattivissimo in questo film, interpretando il ruolo del mad doctor per stessa ammissione di Goldman (autore dell'omonimo ottimo libro da cui il film è tratto) ispirato alla figura del famigerato dottor Josef Mengele, boia in camice bianco del campo di concentramento di Auschwitz. Il fatto è che, 2 anni più tardi, proprio lo stesso Olivier (in un ruolo buono però) sarà posto contro Mengele (interpretato da un grande Gregory Peck) ne I ragazzi venuti dal Brasile!
In questo film l'ottima sceneggiatura di Goldman, adattata dal suo stesso libro, è proprio fantastica, gli attori son tutti grandissimi (anche Hoffman se la stracava) e la regia è buona.
Fatevi un favore però e vedetevi il film direttamente in DVD o in VHS, dal momento che la versione Mediaset è ultramegaipertagliata, e, indovinate, proprio nelle varie sequenze della tortura odon*****tica.
Grande Hoffman, ma il cast al completo è di tutto rispetto. Un film che parte lento ma poi, in un crescendo, rapisce lo spettatore. Personaggi ben caratterizzati, scene cult, un film di genere secondo me troppo poco conosciuto (e apprezzato) dalle nuove generazioni.
Splendido dramma dai risvolti politici diretto con mestiere da Schlesinger,che aveva gia diretto Hoffman in un Uomo da marciapiede.Bravi tutti gli attori con un applauso alla formidabile interpretazione del dentista nazista data da Olivier.
Uno studente universitario si trova coinvolto in un agghiacciante complotto ordito da un mostro nazista che tenta di recuperare un bottino di diamanti. Ottimo thriller costruito su una trama in fondo esile ma girato in modo superbo. Le musiche inquietanti, le inquadrature virtuose e le grandi interpretazioni di questo incubo sulla persecuzione ci incollano alla poltrona mentre il maratoneta cerca di salvarsi la vita, tra agguati notturni e torture da lager. Da antologia la scena della tortura odontoiatrica e quella in cui il sadico nazista viene riconosciuto per strada dalle sue vecchie vittime. Laurence Olivier fa gelare il sangue. Magnifico.
Per i canoni odierni risulta un po lento, soprattutto nella prima parte. La storia è ben congeniata, non ci sono forzature e non mancano i colpi di scena. Ottima la prova del giovane Hoffman.
A tutti gli amanti del cinema consiglio la visione immediata,perchè genere a parte...è veramente bello. Questa pellicola del 1976 è un grande esempio su come costruire un grande thriller. Ogni inquadratura, ogni personaggio, ogni oggetto ha un suo perchè. Musica e fotografia perfetta cosi come perfette sono le interpretazioni del cast. Uno dei migliori Olivier di sempre. Just One little advice... non guardatelo se i dentisti vi procurano un certo disagio.
Uno dei migliori thriller mai fatti credo.Storia coinvolgente, appasionante, grandissima interpretazione di Hoffman. Insomma una rarità assolutamente da vedere
Il Maratoneta di John Schlesinger e'la dimostrazione tangibile di come gli americani un tempo sapevano sfornare thriller di altissima qualita'....la pellicola(tratta da un romanzo di William Goldman)rievoca fin dalle prime scene i fantasmi dell'olocausto,con un ritmo capace di salire letamente per un puzzle intricatissimo dove ogni singolo perosonaggio nasconde una sua verita'...stracolmo di tensione allo stato puro(impossibile non citare la tortura dentale subita da Hoffman,la corsa al Central Park,l'aggressione a Scheider in albergo o l'agguato nel bagno),il film vanta un trittico di interpretazioni da urlo:il piccolo Dustin in stato di grazia,Laurence Oliver in uno dei personaggi piu'cattivi della storia de cinema,piu'l'ottimo e sempre elegantissimo Roy Scheider.Indimenticabile e spietato il finale,per quello che considero a tutti gli effetti un cult imperdibile.
a me è piaciuto davvero molto sopratutto xke dustin è veramente grande... mi è piaciuta molto la storia e cm viene raccontata.. la scena finale poi per me è bellissima.. un bel film
Un thriller di quelli fatti davvero bene, come se ne vedono pochi oggi. Un duello freddo e cupo tra un facoltoso criminale nazista ed un laureando ebreo che ha già molte ombre nel suo trascorso famigliare. Un duetto magistrale tra due attori di serie A, le scene migliori infatti sono quelle in cui Laurence Olivier e Dustin Hoffman si trovano faccia a faccia. La scena della tortura dentistica credo sia rimasta impressa a molti..."è sicuro?"
FILM AD ALTISSIMA TENSIONE, CON UNO SGUARDO AI RAPPORTI INTRICATI, E POCO PULITI, DEI SERVIZI SEGRETI AMERICANI ED ALLA CORRUZIONE DELLA POLIZIA. HOFFMAN NON NE SBAGLIA UNA.
bel bel bel thriller.. anche se devo dire ke a tratti è un po..lento.. soprattutto nella prima parte .. pero poi nella seconda si ripiglia molto .. dustin hoffman sorpendente oltre che per l'interpretazione.. per la fisicanza !! bello cmq
Davvero un bel thriller, con un ottimo cast. Un po' lento nella prima parte, parecchio movimentato nella seconda. A parte la scena della tortura, mi è piaciuta moltissimo quella in cui Babe scappa via correndo in autostrada, con i suoi aguzzini che lo inseguono in macchina.
Da vedere assolutamente... ma non se avete paura del dentista.
Bel thriller, con uno stupendo Hoffman ma soprattutto un magnfico Olivier. Un crescendo di tensione e suspance che culmina con un finale travolgente. Comincia in maniera intricata e incomprensibile ma, man mano che il film va avanti, tutti gli elementi del racconto si uniscono come i tasselli di un mosico fino a formare un quadro completo della vicenda. Indimenticabile la scena della torturadel dentista. Nonostante tutto mi sembra eccessivo considerarlo un capolavoro e soprattutto la scenggiatura, decisamente scarna, influisce ad abbassare il voto.
Un buon thriller, anche se me lo avevano dipinto quasi come un capolavoro. Il primo tempo scorre abbastanza male, nn c'è caratterizzazione dei personaggi e nn decolla, bisognerà aspettare il secondo tempo per vedere le scene più interessanti e per cogliere la trama. Un grande Dustin Hoffman e un altrettanto bravo Giancarlo Giannini nel doppiarlo.
Ma che rabbia nei due vecchiatti all'inizio del film! Per andar bene: un tedesco nostalgico del nazismo ed un ebreo. Due pazzi.
Babe, un ragazzo universitario, incomincia una storia con una ragazza incontrata in biblioteca. Un'aggressione nel parco, al momento, non gli dice niente. Lo lascia solo sconvolto e lo comunica al fratello maggiore che è lontano per lavoro. Dall'arrivo di quest'ultimo la vita si complica. Bel film. Ricco di tensione e di colpi di scena. Rivoltante la tortura del dentista, tranquillo e rassicurante, senza emotività. Bravissimo il giovane Hoffman, ma ottimo il bastardissimo, perfido, cinico Laurence Olivier.
verra ricordato piu per le scene di tortura dentale(molto feroci) che per le tematiche antirazzismo che cerca di trattare...rimane comunque un bel film e con un'ottimo finale in crescendo! piacevole
Un film thriller molto famoso, ma che forse ha ricevuto consensi un po' troppo esagerati (sopratutto da parte del grande pubblico). Dopo una prima piuttosto lenta, in cui il ritmo è basso e dove certi passaggi sembrano un po' troppo farraginosi (voto 6), il film ingrana la quarta nel secondo tempo regalandoci sequenze davvero interessanti (voto 8). Tutti i passaggi che nel primo tempo sembravano portare ad un binario morto, trovano nella parte conclusiva del film la giusta via e lo spettatore, con un po' di attenzione, riuscirà a completare il puzzle. La sequenza del dentista è d'antologia ed è un simbolo del cinema thriller americano anni '70. Comunque anche altre scene hanno riscosso la mia totale approvazione: quella nel teatro dell'Opera, ma anche e sopratutto il bellissimo epilogo. Magistrale l'interpretazione del vecchio "Laurence Olivier", ottima quella di Roy Scheider e ben riuscita anche quella del piccolo Dustin Hoffman. Ormai diventato vero cult del genere, "Il maratoneta" è consigliato a tutti gli amanti del thriller, anche se ribadisco che è ben lontano dal poter essere definito come un vertice del genere stesso.
Il maratoneta è sicuramente uno di quei film che hanno lasciato una traccia indelebile nel panorama del cinema pur non essendo dei veri e propri capolavori.Alcune scene di questo thriller sono infatti indimenticabili,in particolar modo quelle podistiche della corsa a Central Park e dell’inseguimento notturno,anche se a onor del vero su tutte si staglia quella della tortura che sicuramente fara’ provare raccapriccio e tensione a tutti coloro che odiano andare dal dentista(e non solo). Schlesinger,firma un buon film,seguendo la miglior tradizione del thriller,dissemina la trama di personaggi,storie ed indizi,spezzetta il tutto fuorviando lo spettatore e dona a quest’ultimo la possibilita’ di ragionare su cio’ che sta vedendo sino a trascinarlo al completamento del puzzle che trovera’ il suo inevitabile climax nel finale ad alto tasso drammatico. Non tutti i meccanismi sono perfettamente funzionanti, causa una sceneggiatura che ruota intorno a molti personaggi e si basa su sviluppi risolti in alcune occasioni un po’ troppo velocemente. Il film comunque a mio avviso seppur imperfetto è sicuramente godibile,visto che si presta anche a qualche approfondimento non banale,tanto per cominciare è interessante notare la denuncia per nulla velata di eventuali collusioni tra criminali ed autorita’,poi il regista mostra come a tanti anni di distanza l’incubo del nazismo e dell’olocausto siano ancora vivi e si celino nelle coscienze e nei ricordi degli uomini,mostra inoltre che l’ingordigia e la sete di denaro siano spesso la causa della distruzione di un uomo. Hoffman fornisce una delle sue prove migliori,ben supportato dall’inquietante Laurence Olvier e da Roy Scheider.
E' un thriller davvero ben congeniato, ben elaborato e coinvolgente, e si sente subito che è derivato da un romanzo. Forse rispetto ad altri film di spionaggio come "I tre giorni del condor" è più hollywoodiano, ma gli attori sono strepitosi, superbo Hoffmann, bravo anche Olivier e buona parte anche per Roy Scheider. La giusta dose di suspence per un film che tiene attaccati allo schermo.
Un thriller di buona fattura. Il film risulta costruito bene, la storia evolve in maniera ordinata ma con buon ritmo, tale da mantenere alta l'attenzione dello spettatore.. anche i diversi personaggi ruotano bene intorno al protagonista "Il Maratoneta" , ben interpretato dal giovane Dustin Hoffman.. Manca cmq qualcosa per renderlo un capolavoro, un'idea che possa illuminare la storia.. quest'ultima parte da una situazione di apparente normalità per poi complicarsi nel suo evolvere. Film da vedere..
Veramente bello. Molti temi si intrecciano nel film: i servizi segreti americani che in segreto aiutano gli ex-nazisti per scovare altri nazisti e uno studente universitario che si trova preso nel mezzo. Lawrence è fantastico nel ruolo del nazista, anche considerando che ha interpretato il ruolo opposto ne " I ragazzi venuti dal Brasile'. Hoffman dà ottima prova. Un po' troppo lungo e poco credibile in alcuni tratti. Finale lievemente americanato.
un grandissimo thriller,ad anni di distanza ho ancora scolpita in mente la simpatica sequenza della rimozione del tartaro a hoffman,fantastica. film degno di nota.
Davvero uno dei migliori thriller psicologici che abbia mai visto! Una spirale che parte lentamente per poi avvolgerti del tutto sul finale, da manuale!
ottimo Dustin Hoffman, in un triller originale e ben realizzato con tempi che variano da lenti a veloci, e rendono così ancora più avvincente la trama! alcune scene memorabili e trovate scopiazzate qua e la negli anni a seguire!
Basterebbe solo dare un'occhiata allo strepitoso cast, per rendersi conto rapidamente, con che cosa abbiamo a che fare. Oggi forse non è più così ...purtroppo, i grandi nomi vengono messi principalmente dalle produzioni, per un sicuro richiamo di pubblico ... basterà? Non lo so. Negli anni settanta mettere insieme tanti "solisti" non poteva che generare che un qualcosa di eccezionale. Lo stesso regista che qualche anno prima aveva diretto Dustin Hoffman, in quel capolavoro che si chiamava: "Un uomo da marciapiede", riesce ad affascinare ancora una volta lo spettatore con questo straordinario film, attraverso un'appassionante storia mozzafiato. Un meraviglioso Laurence Olivier, nella parte dello spietato dottor Szell che perseguita "Babe" (Dustin Hoffman) con la freddezza dello sterminatore nazista, un ruolo da non protagonista che inevitabilmente si rivela di primo piano, per l'indiscutibile bravura dell'attore inglese. Nulla togliendo al pluripremiato protagonista, che pur di salvarsi,ingaggia una vera e propria battaglia all'ultimo sangue, ritrovandosi solo contro tutti, in un'inspiegabile vicenda umana che gli è capitata suo malgrado. Rovinandogli l'esistenza e trasformandolo in un altro uomo che in maniera meticolosa mette a frutto la sua particolare intelligenza e la sua bravura nel ... correre, per sfuggire alla morte sicura. Ottimo Roy Scheider,( indimenticato protagonista de "Lo squalo") nella parte dell'ambiguo fratello maggiore.Quale scelta migliore, infine, per l'addetto capo dello spionaggio : William Devane.
Un bellissimo thriller psicologico, pieno di tensione, con una musica angosciante, una splendida fotografia e grandi attori . Bravissimo Hoffman, superbo Olivier, e una ottima parte riservata anche a Roy Sheyder. Da antologia la sequenza della tortura ai danni di Hoffmann, rimane sicuramente impressa. Nella prima parte è più psicologico, nella seconda parte è più spettacolare. Forse la seconda parte funziona di più e rimane più impressa. Il finale comunque non mi convince, ma nel complesso è un film più che buono.
Posso garantirvi che ve le sognerete la notte queste parole!! Un thriller fatto davvero come si deve, angosciante, da cardiopalmo... Un film che mischia in maniera magistrale diversi generi (dallo spionaggio al più classico dei gialli), risultando un capolavoro! Due dei mostri sacri di Hollywood (Hoffman e Olivier), appartenenti a 2 generazioni di attori differenti, danno vita a personaggi che sono entrati di diritto nella storia del cinema. Superbe anche colonna sonora e scenografia. Il film cresce vorticosamente fino all'incredibile finale...MAGNIFICO!