il passato (2013) regia di Asghar Farhadi Francia 2013
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il passato (2013)

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locandina del film IL PASSATO (2013)

Titolo Originale: LE PASSÉ

RegiaAsghar Farhadi

InterpretiBérénice Bejo, Tahar Rahim, Ali Mosaffa, Sabrina Ouazani, Pauline Burlet, Elyes Aguis, Babak Karimi, Valeria Cavalli, Jeanne Jestin

Durata: h 2.10
NazionalitàFrancia 2013
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2013

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Trama del film Il passato (2013)

Dopo quattro anni di separazione, Ahmad arriva a Parigi da Teheran su richiesta di Maria, la moglie francese, per espletare le formalitŕ del loro divorzio. Durante il suo breve soggiorno, Ahmad scopre il rapporto conflittuale che Maria ha con sua figlia, Lucia. Gli sforzi Ahmad per cercare di migliorare questo rapporto sveleranno un segreto del passato.

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Voto Visitatori:   7,40 / 10 (15 voti)7,40Grafico
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Voti e commenti su Il passato (2013), 15 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Thorondir  @  25/07/2022 10:39:51
   7½ / 10
Si torna per mettere definitivamente a posto le cose. D'altro canto l'amore non c'è più (o forse si). Ma nonostante ciò restano dei legami, perchè il passato non si può cancellare. È da queste basi che Farhadi costruisce, in terra di Francia, un melò densissimo di dialoghi e di vulnerabilità umane. Che siano le giovani generazioni o gli adulti, il passato, le scelte che lo hanno plasmato, continuano a rodere gli esseri umani. E anche quando lo si vorrebbe mettere alle spalle, questo persiste e al massimo si può cercare di conviverci. In tal senso è semplicemente splendido il piano sequenza finale con la sua forza umana e cinematografica.

fabio57  @  26/05/2015 12:16:10
   6 / 10
Al di là delle entusiastiche recensioni e della fama di cui il regista meritatamente gode,il film è lento,monotono, noioso.Il tema trattato è certamente importante e non si può sminuire,ma il racconto è dilatato eccessivamente e poco coinvolgente.Ottime le intenzioni, un pò meno la realizzazione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  15/04/2015 15:30:25
   7½ / 10
Dopo quel capolavoro di "Una separazione" il regista Farhadi sembra dare un seguito alla vicenda e si occupa di cio' che avviene dopo la separazione. La sua ufficializzazione tramite la firma consensuale delle carte per il divorzio. Per farlo la coppia, ormai divisa da anni, si deve incontrare per qualche giorno in quel di Parigi.
L'equilibrio, molto sottile, su cui poggiava la famiglia crolla del tutto e subentrano incertezze e incoffessabili verita'. Quelli che subiscono di piu' a livello psicologico, come è normale che sia, sono i figli.
Nella sua solita naturalezza il regista compie un altro grande lavoro, solo apparentemente puo' sembrare un "semplice" dramma familiare ma è molto di piu'.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  12/01/2014 23:38:10
   8 / 10
Farhadi allenta la morsa al fondamentalismo islamico e in questa pellicola tocca un tema più universale, il senso di colpa, che il tempo non ti aiuta a superare come si dice, se la persona a cui hai fatto il danno convive e la vita te lo sbatte in faccia di continuo. Farhadi si dimostra un autore in grado di maneggiare la materia più variegata, di stampo neorealista medio orientale, invoca tinte thriller in più di un'occasione, ma è sapiente l'uso che ne fa nella ricostruzione del flusso di coscienza, in questo scarica colpa che alla fine li vede tutti protagonisti dello stesso 'omicidio'. Ogni personaggio ricettacolo di un lavoro sopraffino del regista, rievocare l'imbarazzo della quotidianità con mini sequenze che sembrano superflue ma sono quelle nella quale è più avvertibile il disagio della persona, Lucy truccata come uno zombie con questi occhi rossi sin dall'inizio muove qualche sospetto nello spettatore, questa depressione silenziosa che l'avvolge e la emargina da un rapporto affettivo con la famiglia. Comunque Farhadi ricrea quel fil rouge che si porta dietro dalle ultime 3 opere, la separazione coniugale, il focus sulla donna (più avvertibile negli altri dato che poggiava sull' emancipazione dai retaggi islamici), ma anche queste riprese in auto che sono le più sintomatiche per ricreare la natura della quotidianità delle relazioni umane. Inferiore no a 'Una Separazione' però quest'ultimo si fa preferire per l'eterogeneità dei temi, una sommossa al fondamentalismo, lo demolisce mostrando tutti i paradossi che limitano una 'normale' convivenza. La perizia tecnica della quale è dotato è straordinaria, una sequenza finale nella quale poteva venir meno il suo rigore sentimentale invece si districa bene nel campo minato in cui era finito, infine una Bejo che rimembra quei drammoni settantini che vedevano protagonista una Loren spettinata, imbruttita proprio per contestualizzarsi alla figura della casalinga proletaria.

freddy71  @  12/01/2014 04:35:49
   7 / 10
bel film.....anche se gli attori non sono all'altezza della sceneggiatura....

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/01/2014 00:08:51
   7 / 10
Il passato è la composizione di un mosaico emotivo. Tessera dopo tessera si delineano i caratteri ed il loro percorso emotivo in un viaggio a ritroso dove troviamo le loro fragilità e le loro insicurezze. Il film di Fahradi è una vicenda di personaggi che conosciamo gradualmente e dove i caratteri apparentemente secondari sono utili a capire i ruoi primari. Vengono centellinate molto efficacemente le varie rivelazioni per sorprendere ed assimilare le varie emozioni. Qualche volta, pur non andando molto sopra le righe, scivola un po' nelle sorprese da soap opera, ma riesce a mantenere un approccio realistico e non si perde credibilità nei personaggi.

aitante68  @  11/12/2013 09:55:17
   8 / 10
Sono contento di essere riuscito a vedere questo film in extremis l'ultimo giorno di programmazione. Il migliore che ho visto quest'anno insieme a vita di Adele. Intenso, emozionante, ben recitato. finale toccante. Consigliato.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  08/12/2013 22:11:50
   7½ / 10
Il film è piuttosto lungo (è diviso infatti in tre tempi) ma non è affatto noioso. Ruota intorno a 3 personaggi che vivono nella Parigi moderna. Due di loro (gli uomini) sono di origine arabo-iraniana. C'è da dire che la nazionalità, la cultura o l'eventuale religione non incidono per niente nella storia. L'oggetto sono i sentimenti umani, la loro natura complessa, inestricabile, contraddittoria, quasi incomprensibile ai soggetti stessi. Soprattutto ci si trova a fare i conti con le conseguenze della natura instabile dell'animo umano. Ciò che si è fatto (se si poteva evitare o no, le sue conseguenze) pesa come un macigno sui destini delle persone ed è quasi impossibile rimuoverlo. Da qui infiniti conflitti, incomprensioni, distacchi, litigi, riconciliazioni, in un balletto che non ha conclusione né soluzione.
Apparentemente "Il passato" adotta uno svolgimento narrativo simile a quello delle telenovelas. Infatti si presentano alcuni personaggi senza alcuna indicazione sulla loro storia e sul loro carattere, poi piano piano, attraverso lunghi dialoghi, piccole scene rivelatorie, supposizioni, sospetti, rovesciamenti, colpi di scena, come in una specie di puzzle, si costruiscono le loro storie e i loro stati d'animo, con un ritmo che prende e appassiona, coinvolge lo spettatore.
A differenza delle telenovelas (in cui l'accento è posto sulla morbosità, la stranezza e la sorpresa dei vari "colpi di scena" emotivi) qui l'accorgimento narrativo è usato per penetrare nella natura umana, per proporci degli esseri imperfetti e contraddittori. "Il passato", agganciandosi alla tradizione francese dell'esprit de finesse, scava, scruta impietoso per rivelarci la fragilità e l'instabilità del nostro essere umani.
Il regista alterna scene di stile tradizionale a campo-controcampo (che ricordano appunto le telenovelas) ad altre in cui utilizza la tecnica dell'inseguimento (tipica dei film dei fratelli Dardenne). In ogni caso gran parte della riuscita del film va alla sentita e partecipata recitazione degli attori.
A parte i limiti e le convenzionalità (quelli che lo fanno assomigliare alle telenovelas) è pur sempre un bel excursus nella fragilità umana.

codino18  @  05/12/2013 17:33:38
   6 / 10
La sufficienza la merita non c'e' dubbio, pero' a me sembra veramente troppo esagerata questa media. Un po' troppo lento e con un finale che ho capito poco....

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  02/12/2013 01:46:33
   8½ / 10
Forse Pirandello avrebbe definito il film -un dramma sul dramma di vedersi vivere-. Samir e Marie, Lucie, Leà e Fouad, si specchiano improvvisamente negli occhi di Ahmad (l' "ospite", per usare un' espressione pasoliniana). Scoprono di vivere sulla punta emersa di un iceberg.
C'è un' azione che delimita il film, ed è il tornare indietro, il riandare i propri passi. L' auto che fa retromarcia all' inizio, Samir che avanza lungo il corridoio, alla fine, finché una scintilla lo costringe a voltarsi. Poco prima il medico l' aveva raggelato con una sentenza emblematica: "Non si può sapere".
Giungono poi quella lacrima, magari solo un riflesso involontario, quelle mani che s' abbracciano, senza stringersi, sul lenzuolo bianco. Non v'è nulla di certo, certo v'è qualcosa di straordinario.

suzuki71  @  26/11/2013 00:07:42
   8 / 10
Chi è cosa? E cosa è la causa delle nostre azioni? Ancora una volta una ricerca di senso dove, forse, non ce n'è. Bambini e adulti sullo stesso piano, adulti che in preda alle ricerche e alle passioni diventano peggio che bambini che al contrario vivono drammi e mostrano profondità che gli adulti non hanno. Un passato che sfugge e che inchioda e che trascina indietro in un film teso e drammatico all'ennesimo potenza, sempre inaspettato, con un intenso finale, elegante e simbolico come pochi.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  24/11/2013 12:20:01
   8 / 10
alcuni spoiler

Quando un regista risulta così riconoscibile si avverte sempre una strana sensazione. Da un lato c'è il piacere,
anche solo personale, di aver già "immagazzinato" la sua cifra e il suo stile, di esser già riusciti in soli 2 film ad individuare quali sono le caratteristiche principali del suo far cinema. Sensazione che poi porta ad una riflessione più ampia su questa meravigliosa arte che, appunto, fuori da effetti digitali dai film in catena di montaggio, riesce ancora ad essere una disciplina in cui il regista risulta riconoscibile.
Dall'altro lato della medaglia però già con soli due film, praticamente identici, si inizia ad avere la paura che manchi un pò di poliedricità e di inventiva, che si sappia fare, certo benissimo ma una sola cosa.
Resta il fatto che Il Passato, come fu Una Separazione è un'altra grande opera del regista iraniano Fahradi, un mago degli script e delle direzione degli attori. A proposito, che piacere rivedere il Rahim de Il Profeta e la Benjo di The Artist...
Ancora una volta una separazione come tema principale, ancora una volta una straordinaria prova del cast, ancora una volta un film che basa gran parte della sua forza in dei dialoghi magnifici e tremendamente realistici, ancora una volta un uso degli interni quasi teatrale, ancore una volta la sensazione non di un film che prende un pezzo di vita ma di una vita che entra in un pezzo di film.
A Fahradi non interessano trucchetti, colpi di scena o scene madri (anche se a livello metaforico ne sono individuabili più d'una), a lui interessa raccontare una storia anche non notevole, anche semplice e restituirla nel modo più realistico e meno cinematografico possibile.
Anche se, e qui c'è lo scarto più grande con il precedente film, mentre in Una Separazione la semplicità della vicenda era quasi disarmante qui si tinge leggermente di giallo e di thriller perchè tutti i personaggi, e noi spettatori con loro, andiamo alla ricerca della verità, al cercar di capire cosa sia successo e perchè il giorno che la moglie di Samir ha tentato il suicidio.
La magia del film è che in un modo o nell'altro tutti i personaggi possono essere colpevoli e non esserlo. Tahir e Marie con la loro storia clandestina, Lucie con le sua mail, la lavorante con quella bugia. Non parliamo di colpe morali perchè quelle, gioco forza, sono tutte nella coppia fedifraga, ma delle colpe effettive che hanno portato a quel gesto. E il passato del titolo piano piano viene fuori portando in superficie amori probabilmente mai finiti, segreti mai rivelati, azioni mai confessate.
Chi ama chi? E chi deve espiare colpe? Chi deve sostituire un vuoto con un pieno?
Il film lavora su delle sottigliezze psicologiche labilissime, ogni personaggio è allo stesso tempo caratterizzato in maniera meravigliosa ma sfuggente, indecifrabile. Lo è Marie che passa da uomo in uomo per coprire chissà quale disagio, lo è Ahmad, probabilmente il personaggio più "puro" e positivo ma anch'esso con i suoi scheletri nell'armadio, lo è Lucie (una grande nuova attrice) che non ce la fa più a vedere un uomo diverso vicino a sua madre dopo che ha visto andar via sia il suo vero padre che quello che di fatto l'ha cresciuta (Ahmad). Lo è anche il piccolo Fouad, personaggio minore in apparenza, ma forse il più tragico, quello che ha vissuto lo shock più grande. E, forse, quello che sa qualcosa.
Il finale è il vero capolavoro del film, è il finale che già immaginavo e speravo a metà visione.
Quel letto, quella donna.
E lui che torna indietro per farle sentire il suo profumo.
Perchè tornare indietro, perchè? Eppure la situazione sembra incontrovertibile, eppure i medici te l'hanno detto, eppure nemmeno i profumi servono.
Nella risposta a questa domanda c'è quasi tutta la lettura del film.
E in quella mano che leggermente stringe l'altra.
Ma quello che Samir non ha visto e noi, se attenti, invece sì è quella lacrima che scende.
Se tu l'avessi vista Samir sarebbe tutto più facile per te.
Capire cosa fare, dove andare.
O forse più tutto difficile.
Noi l'abbiamo vista, senza il dettaglio, senza esser messa in evidenza, l'abbiamo vista laggiù piccola e lontana.
Va cercata.
Bisogna esser fortunati a vederla.
Perchè è semplicemente magnifica.

6 risposte al commento
Ultima risposta 09/12/2013 11.46.58
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Lory_noir  @  24/11/2013 00:11:01
   6½ / 10
Farhadi torna con un altro dramma familiare. Il suo stile è molto posato ma intenso, i silenzi pesano molto e gioca con equilibri precari sia per quanto riguarda le inquadrature che nella storia, con i personaggi. Devo dire però che ho preferito Una separazione. La trama qui mi è sembrata un po' dispersiva, come se alla fine non andasse a parare da nessuna parte.

farfy  @  15/11/2013 19:48:14
   8 / 10
Intimo e pirandelliano. Uno spaccato di vita di una famiglia descritto in modo delicato. Bravi gli attori, interessante la caratterizzazione dei personaggi. Contrariamente al cinema di Hollywood qui si parla di vita vera, non si seguono cliché e immagini stereotipate.

axel90  @  30/10/2013 16:17:35
   7½ / 10
A quasi 2 anni di distanza da quello che può essere definito il suo lavoro più compiuto "Una separazione", Farhadi continua la sua filmografia costruendone un seguito spirituale, basato sempre su una maestria tecnica ordinaria ma forte e una scrittura rigorosa ma sempre completa e penetrante. Così come lo è stato per "Una separazione", "Il passato" è un intreccio elegante di vite, sguardi e contraddizioni. Un sapiente gioco di scatole cinese e matrioske da svelare quasi alla stregua di un thriller d'autore, il tutto è sempre girato intorno all'ineluttabile difficoltà di capire il prossimo, di non poterlo conoscere sino in fondo. Senza prendere nessuna decisione, Fahradi è un giudice imparziale che non condanna e non elargisce, non vede né colpevoli né vittime, ma lascia che la vita sia un fluire sempre perpetuo. Senza più guardarsi indietro c'è chi desidera dimenticare il passato, chi invece non può farlo.

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