il ragazzo con la bicicletta regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne Francia 2011
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il ragazzo con la bicicletta (2011)

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locandina del film IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA

Titolo Originale: LE GAMIN AU VÉLO

RegiaJean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

InterpretiCécile de France, Thomas Doret, Jérémie Renier, Fabrizio Rongione, Egon Di Mateo, Olivier Gourmet

Durata: h 1.27
NazionalitàFrancia 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 2011

•  Altri film di Jean-Pierre Dardenne
•  Altri film di Luc Dardenne

Trama del film Il ragazzo con la bicicletta

Cyril ha quasi dodici anni e una sola idea fissa: ritrovare il padre che lo ha lasciato temporaneamente in un centro di accoglienza per l'infanzia. Incontra per caso Samantha, che ha un negozio da parrucchiera e che accetta di tenerlo con sé durante i fine settimana. Cyril non è del tutto consapevole dell'affetto di Samantha, un affetto di cui ha però un disperato bisogno per placare la sua rabbia.

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Voto Visitatori:   6,78 / 10 (25 voti)6,78Grafico
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Voti e commenti su Il ragazzo con la bicicletta, 25 opinioni inserite

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freddy71  @  25/08/2018 12:42:03
   6 / 10
bel film dei Dardenne.....forse un pelino sotto gli altri due precedentemente visionati....Enfant e il matrimonio di lorna.

AMERICANFREE  @  07/07/2015 23:16:45
   7 / 10
In passato ho visto altri film dei fratelli dei Dardenne e non potevo non vedere quest'altro film.Lo stile rispecchia i film precedenti, bravi nel trattare temi difficili, senza mai cadere nella retorica.Il film narra la storia di un bambino ripudiato dal padre e solamente grazie all'incontro di una donna, la sua vita sembra restituirgli affetto e serenita'.Ottima la recitazione, con la bella e brava Cecile.Io lo consiglio vivamemte

Invia una mail all'autore del commento albatros70  @  15/04/2015 22:34:54
   6 / 10
Il bambino nella prima mezz'ora è quasi indisponente per le sue continue ribellioni e insubordinazioni. Il film si lascia guardare ma personalmente mi ha lasciato più di qualche perplessità

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  19/06/2014 18:41:27
   7 / 10
Quasi una favola. Un film semplice e sentimentale, ma non lacrimoso. Buono.

pak7  @  25/03/2014 16:26:41
   7 / 10
Il cinema dei Dardenne non è assolutamente per tutti, particolare per il modo in cui viene girato, molto spesso senza colonna sonora incentrato assolutamente sui protagonisti e sulla storia. Un cinema incisivo, "Il ragazzo con la bicicletta" non ne è da meno, una storia ben scritta e ben raccontata, secondo me inferiore a L'enfant, che mi prese decisamente di più.

topsecret  @  27/12/2012 12:54:52
   7 / 10
Un film apprezzabile, una storia convincente che riesce a esprimere tutta una serie di emozioni e sentimenti che avvolgono i protagonisti e che ce li fanno apprezzare per intensità e umanità.
Il finale è un po' freddo: una lezione che il giovane protagonista accetta senza battere ciglio.

Oskarsson88  @  25/10/2012 22:01:14
   7 / 10
Non sono un fan dei Dardenne...anzi in realtà ho visto solo Il figlio ma mi sfavò di brutto. Ho ripreso con quest'altro e lo stile è sempre il solito, con la macchina da presa da vicino, stile asciutto, ma almeno stavolta qualche avvenimento c'è e la storia mi è parsa più interessante. Resta che non lo stile che apprezzo ma quantomeno il film non è malvagio.
Seppure ci siano un paio di scene molto poco credibili:

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vale1984  @  12/06/2012 18:38:04
   6 / 10
Film triste, piatto e poco interessante malgrado la forte storia del bambino abbandonato dal padre ed affidato per i we ad una parrucchiera che lo conosce e decide di accoglierlo...la storia è drammatica e le vicende sono interessanti ma il film manca di forza e corposità.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  29/05/2012 13:41:54
   7½ / 10
Nuovo gioiellino dei fratelli Dardenne che raccontano un altra storia sul difficile mondo dell'infanzia...
Il protagonista è un ragazzino Belga orfano di madre a abbandonato dal Padre che trova rifugio solo nella sua bicicletta e che cerca di recuperare l'affetto perduto con una parrucchiera conosciuta per caso...
In questo stato sociale è facile fare cattivi incontri che portano il ragazzino sull'orlo della delinquenza!
L'analisi è molto asciutta e impregnata di realismo ma non ha una vera e propria risoluzione finale...forse l'unica pecca di un bellissimo film!

Burdie  @  25/05/2012 23:07:21
   6½ / 10
...una colonna sonora aiuterebbe il fim

Ciaby  @  09/02/2012 15:21:31
   9½ / 10
Meraviglioso. Dopo il deludente "Il Matrimonio Di Lorna", i Dardenne riscoprono il loro estro assoluto nel raccontare storie di vita ai margini, disperate, ma leggere e con una speranza. Alterna la bellezza del quotidiano con la malattia perversa dell'attaccamento al vuoto. Il finale, enigmatico e simbolico, è la summa.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  20/01/2012 11:50:49
   5½ / 10
Vabbè, gli ho fatto un pensiero perché c'era Cécile, però i Dardenne mi stanno un po' sul ca…
Moralismo, cinismo maschile da quattro soldi (qui gli uomini sono tutti senza sentimenti e senza un briciolo di ragionevolezza) e uno style français abbastanza ripetitivo.
Poche scene coinvolgenti, e poi i personaggi sono irritanti.

marcodinamo  @  22/11/2011 19:30:18
   6½ / 10
Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  18/11/2011 15:06:29
   7 / 10
Cyril è solo bambino ma ha già conosciuto la spietatezza più crudele,quella di un padre irresponsabile e codardo (l'attore feticcio Jérémy Renier) che non vuole più avere a che fare con lui.Rabbioso e toccante nello sforzo di aggrapparsi con le unghie a quel rapporto basato su un amore unilaterale,costretto in una specie di casa d'accoglienza,troverà nella bella parrucchiera Samantha quel diritto alla felicità ingiustamente negatogli.La donna diventa punto cardine della sua vita,insieme alla fermezza nel voler riconquistare le attenzioni del padre e l'ossessione per la sua bicicletta,ultimo legame con quella normalità familiare dalla quale è stato rigettato.
Un racconto di insensibilità genitoriale che i Dardenne addolciscono con il loro solito stile mai urlato e minimale,teneramente malinconico e ancora una volta esemplare nel cogliere un disagio appartenente ad un età già trattata con successo in alcune delle precedenti opere.
Per quanto efficace nel dare spessore alle inquietudini del giovane protagonista il film sembra cadere un poco nella povertà di alcune situazioni,proposte senza alcuna spiegazione coerente e con un freddezza fin troppo rispettosa di una certa sobrietà.
L'affetto di Samantha infatti lascia presagire qualcosa di profondo,tanto che preferirà Cyril al suo compagno,ma francamente questo amore sembra ingiustificato e si accumula ai molti "non detti" di una pellicola che resta tuttavia molto valida nell'inquadrare con stile quasi documentaristico un bisogno essenziale.
Molto bravo il ragazzino,idem Cécile De France che dopo aver lavorato con Eastwood si toglie lo sfizio di collaborare con i fratelli Dardenne,sicuramente elementi di spicco nel panorama del cinema europeo di nicchia.
Non il miglior film della premiata coppia,tuttavia sempre in grado di affascinare con il loro tocco perfetto nell' affrontare temi delicatissimi con un esclusivo senso della misura.

Rand  @  28/06/2011 16:38:01
   8½ / 10
Ormai i Dardenne non sbagliano un film, lo stile è quello di sempre, semplice ma potente. Come sempre la storia di diseredati, in questo caso un bambino abbandonato dal padre. Intenso il piccolo protagonista, non da meno cecile de france, che ritorna in un piccolo film dando corpo ad una buona interpretazione. La storia è doceamara, con intensi inserti musicali da Mozart a Bethoven, ambientata come sempre in Belgio o in Francia, rivela una realtà dura e incerta. Dove il ragazzo con la bicicletta si muove cercando di essere accettato dagli adulti, che spesso lo usano per mitigare il propio egoismo. Come sempre lo stile"Dardenne" si avvale di dialoghi serrati, movimenti di MDP veloci ma senza fronzoli, il tutto a corollario della storia, premio meritato all'ultimo festiva di Cannes.

dagon  @  19/06/2011 21:48:31
   5 / 10
Boh... forse l'ho approcciato male, ma mi è sembrato il solito film "da festival", realizzato da registi che già sanno che, a prescindere, si parlerà di capolavoro o, se va male, di "grande film" e che sanno ocme compiacere il proprio pubblico leale.
Minimalismo di maniera, anticonformismo studiato (al punto da diventare, paradossalmente, conformismo), assenza di musica che fa molto "fico", finale "aperto" per uno spiazzamento ad effetto.... Se penso che un tempo gli "equivalenti" di questo film erano pellicole come "i 400 colpi"...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  14/06/2011 18:44:37
   7 / 10
I Dardenne si rinnovano senza tradirsi, allestendo una versione al contrario di "Pinocchio" che si regge tutta sulla loro capacità di sguardo morale e di programmatico scetticismo verso i luoghi comuni più insinuati, e per questo difficili da scalfire, nel comune buon senso.
La chiave di lettura del film, e la spiegazione di un finale che appare sottotono, sta secondo me nel confronto fra i due padri. Non se ne salva nessuno dei due: e il ragazzo, demolito il mito paterno a causa dell'esempio negativo del padre del suo aggressore, ipocrita e viscido, solo così si libera definitivamente del peso di un'assenza.
Tuttavia, nella messa in scena di questo episodio i Dardenne mi sono apparsi per la prima volta opachi e meno intransigenti del solito, quasi avessero fretta di portare la vicenda verso un deliberato lieto fine che non fosse banale.

Mi resterà nella memoria a lungo, invece, l'uso della musica.
Novità nel loro cinema, pochissime note deflagrano (sottolineando le svolte della vicenda) con una potenza vivissima, e restano scolpite nella memoria del film.

antoniook  @  07/06/2011 20:49:33
   3 / 10
Ma come posso dare più di 3 a questo film... Uno dei film più noiosi che abbia mai visto. Tanto è noioso che ci si aspetta sempre che succeda qualcosa che riesca a dar valore a questo film ma alla fine, quando ho capito che il film era finito, l'unica parola che sono riuscito a dire è stata una...... Mah!!!!
Mia nipote a 5 anni avrebbe scritto un copione meno scontato

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Ultima risposta 12/06/2011 21.21.06
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aitante68  @  07/06/2011 16:55:10
   7½ / 10
molto bello. al pari degli altri film dei fratelli Dardenne

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  02/06/2011 15:10:53
   8 / 10
L'ideale prosecuzione narrativa di "L'enfant" (palma d'oro al Festival di Cannes del 2005), quasi a formare un dittico sull'irresponsabilità paterna, ancora una volta impersonata dall'attore feticcio Jeremie Renier. I fratelli belgi Dardenne sfornano l'ennesimo prodotto real-documentarista, ma ad ogni prova fanno comunque emozionare lo spettatore, seppur la colonna sonora, di matrice "kieslowskiana", sia limitata ad un semplice tema di musica classica (davvero appropriato ai punti di svolta del film) e l'uso della macchina a mano sia sempre più limitato come già nell'Enfant. Meno ermetico, forse più aperto alla comprensione di tutti, "Il ragazzo con la bicicletta" fa riflettere e commuovere, dando una spaccato della società odierna e chiudendo con una sequenza di rivincita morale d'antologia.

Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  31/05/2011 12:51:57
   7 / 10
E' un ideale seguito de "L'enfant" questo ultimo film dei Dardenne, nel quale il processo di deresponsabilizzazione (quasi una "de-filiazione") paterna si avvia a definitivo compimento, mentre contemporaneamente si realizza in pieno quel maternage sociale della donna che diventa universale attraverso l'assunzione del ruolo materno indipendentemente dalla maternità reale e diretta.
"Il ragazzo con la bicicletta" non ha, però, la compiutezza espressiva e stilistica degli altri lavori dei Dardenne, e finisce per essere un po' ridondante rispetto all'opera stessa dei due fratelli registi belgi.

The Legend  @  29/05/2011 23:25:10
   4 / 10
Fosse ancora in vita la mitica Sandrona, sarebbe stato un continuo "che barba, che noia" per tutta la durata del film. Che è, diciamocelo, una palla colossale.

Una sorta di (malriuscito) Oliver Twist del terzo millennio, totalmente incapace di emozionare e di far sentire lo spettatore vicino alle vicende dei due lacrimevoli protagonisti, nonostante la discreta prova dei due attori principali (donna e bambino).

Finale da censura: in una parola, uno strazio.

willard  @  25/05/2011 13:15:57
   8 / 10
Un'altra piccola e toccante vicenda dalla regia dei fratelli Dardenne, con la quale si portano a casa il Gran Premio della Giuria a Cannes 2011 (dopo aver vinto la Palma d'Oro nel 1999 con "Rosetta" e nel 2005 con "L'Enfant").

Cyril è un ragazzino difficile (interpretato dal bravo Thomas Doret), vuole a tutti i costi essere sicuro che suo padre l'abbia veramente abbandonato, non riesce proprio a crederci (e chi ci crederebbe?).
Ma la consapevolezza di questo fatto lo porterà a cercare con tutti i mezzi di far riconsiderare la posizione del padre per riprenderselo.

In breve tempo passerà attraverso esperienze devastanti, nel bene e nel male, che lo porteranno, nel finale, ad una maturità scioccante.

Piccoli gioielli cinematografici... ;-)

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  25/05/2011 00:36:35
   7½ / 10
Condivido quasi ogni singola parola dell'ottimo commento precedente al mio, ma rimango frastornato e forse lievemente deluso. Il nuovo Dardenne, che giostra gli stessi schemi e argomenti dei film precedenti (con un finale che cita il capolavoro Le fils, ma per diverse ragioni mi ha piuttosto sconcertato) non riesce secondo me a sfuggire alla sensazione di un esercizio stilistico perfetto ma informe, privo del necessario coraggio di esprimere compiutamente il senso di smarrimento di Cyril, che pure nella prima parte del film è reso con assoluta efficacia. Il tema dell'"orfanismo" morale alla fine è lo stesso che accumuna tutti gli emarginati dei loro film, che non sono nè vittime designate nè carnefici spietati, ma seguono semplici e clamorose direttive dei sentimenti individuali. Le loro azioni negative possono essere dettate da tanti fattori, come nel caso del ragazzino, e raramente credono alla gravità delle loro conseguenze. I personaggi di contorno, come il padre e lo spacciatore di quartiere, hanno colpe ben più gravi, ma non esistono come condanna morale nel mondo dei fratelli belgi. Possono essere indirettamente responsabili ma le colpe cadono sui figli e sui (metaforici) fratelli "minori".
Come la figura materna assente e rimpiazzata da una donna che, inizialmente, non si capisce come possa provare e perchè tanto affetto per questo ragazzino inquieto.
Proprio nell'epilogo finale, ho l'impressione che i Dardenne ritraggano le loro mani per rifugiarsi nell'anticonvenzionalità - non so quanto rassicurante - di una lezione morale più che pertinente (chi ha pagato per le sue colpe non può perdersi a lungo, eppure il comportamento delle "vittime" diventa ambiguamente scorretto anche di fronte alla gravità del danno subìto).
Il film è bellissimo, intendiamoci, ma lascia una sensazione di irrisolto, di freddezza da cineasti indipendenti.
Per molti versi i Dardenne sono gli unici eredi plausibili di uno dei più grandi e dimenticati cineasti del cinema (e non solo) francese del Novecento, quel Marcel Pagnol da cui rubano frammenti (l'amicizia di Cyril con i bulli del quartiere) di grande lirismo umano

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Ultima risposta 26/05/2011 21.57.13
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Crimson  @  22/05/2011 11:44:35
   8½ / 10
Numerosi spoiler presenti nel commento.

Un film concentrato sul divenire della strutturazione di un'identità in età preadolescenziale, ecco perché lo spettatore non fatica a scoprire le cause della situazione di frustrazione di Cyril.
In questo quadro caratterizzato da labilità affettiva e fragilità del destino, il vero focus narrativo è ciò che accadrà.
Ogni film dei Dardenne mi costringe a vivere un altro film, interiore, in cui devo riarrangiare e rimettere in discussione le mie convinzioni più radicate e uniformi.
Il protagonista vive una situazione di abbandono paterno che non riesce ad accettare, e una quotidianità in una dimensione aliena (l'istituto).
La bicicletta rappresenta l'affannosa e disperata riappropriazione di un elemento attraverso il quale affermare la propria identità.
Non mi è per nulla simpatico, il piccolo Cyiril, dopo una buona mezzora. La sua ipercinesia è destabilizzante.
Il primo cambiamento dei due film, quello proiettato sullo schermo e quello che avviene nella mia mente, avviene quando comincio a rendermi conto che la condotta irrefrenabile del ragazzino non è disturbata ma congrua ad un contesto in cui egli dovrebbe essere tutelato da una figura genitoriale che al contrario si mostra assolutamente anaffettiva.
La sequenza del ristorante è disarmante per la sua drammaticità. Come accade sempre in un film dei Dardenne, non concorrono elementi cinematograficamente esterni (una colonna sonora o un particolare utilizzo dello zoom o di un'inquadratura) rispetto ad una pura e naturale descrizione della realtà. Ciò personalmente mi fa vivere ancor più agghiacciante un dramma e in questo caso IL dramma di un abbandono.
Cyril che si arrampica su un muretto, che vuole imitare e accompagnare il padre nella sua attività (mescolando due salse) si riappropria ai miei occhi di una infanzia legittima che si sta sgretolando in tempo reale.
Jeremie Renier, con Fabrizio Rongione uno dei due attori feticcio dei fratelli belgi, ricopre ancora una volta il ruolo di un padre inetto e distante.
Cyril non ha gli strumenti per comprendere che il suo abbandono (giunto attraverso un discorso indefinito, abbozzato, in cui il "non farti vedere più" è un codardo quanto fanciullesco tentativo di liberarsi di un onere, non di assolvere una funzione di padre, cosa che gli spetterebbe per natura e per legge) avviene fondamentalmente per un totale rigetto nei suoi confronti, non per una questione di denaro.
La confusione nel riconoscere una nuova figura di tutela, sostegno e aiuto, essere costretto a vivere in una nuova dimensione aliena, rappresentata non più dall'istituto ma dall'abitazione di una "madre" che non riconosce e a cui si è legata solo per ragioni di comodità (fuggire dall'istituto), lo spingono a delinquere per recuperare del denaro da consegnare al padre.
Samantha è l'esatto opposto del padre naturale di Cyril, è una figura materna, inspiegabilmente prodiga al punto di lasciare il compagno per dedicarsi al bambino (in quello che è francamente il punto più basso toccato da questo film – alludo alla sequenza in auto).
Siamo al punto di maggior frattura narrativa – e non solo – del film.
Mi trovo a pormi troppe domande, perché Samantha fa tutto ciò per Cyril, perché il ragazzino pestato sente il bisogno di una vendetta così accanita, perché l'edicolante è così disumano, cosa realmente si sia scatenato nella mente di Cyril da indurlo a trasformarsi così radicalmente e in un lasso di tempo così breve. L'amore permette tutto questo. Con la logica, a distanza di giorni, ammetto che questa parte finale lascia troppi punti oscuri, lo sostengo poi proprio io che sono così cerebrale, attento a sviscerare i processi di ragionamento dei personaggi del film, per comprendere i meccanismi di una determinata riflessione e di conseguenza di una nuova modalità comportamentale.
Ma in tutta sincerità è stato naturale accantonare ogni tentativo di questo tipo e restare incantato dal gesto finale, che esprime una tale tolleranza, una tale umanità, da farmi uscire dal cinema commosso: lacrime di felicità.
Qualcuno dice che il cinema dei Dardenne, senza la magia che spetta al cinema inteso tradizionalmente come strumento di modificazione della visione della realtà attraverso una lente appunto alternativa rispetto a quella che ci riserviamo più o meno volontariamente, quotidianamente, non faccia vibrare.
A me ogni volta accade l'inverso, è come se negli ultimi anni quasi solo lo stile simil-documentaristico mi permetta di riappropriarmi del dramma genuino e a della freschezza di un gesto che mi fa sentire così vivo.
Un film che trasforma le convinzioni più intime dello spettatore senza melodrammi ma con una (apparentemente) semplice descrizione di una quotidianità è qualcosa di sublime che solo il grande Cinema riesce a trasmettere. Ancora una volta i Dardenne ci mettono realmente dinanzi alle nostre rigide prevenzioni, ai nostri stati d'animo arrugginiti da un modo di ragionare e di vedere le cose secondo un'ottica per nulla camaleontica.
Nell'incertezza alcuni sentimenti umani hanno ancora la forza di prevalere e di affermare un segnale inequivocabilmente tangibile e di comunione.
Non è certo il primo film dei registi belgi che si chiude con un segnale positivo.
Il suo incedere non è fluido e "naturale" come gli altri, ma la dimostrazione che ancora una volta mi sia commosso (senza alcuna volontà di farlo), me lo fa già amare quanto i precedenti.

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Ultima risposta 03/05/2012 15.00.32
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