Steven è un cardiologo: ha una bellissima moglie, Anna, e due figli, Kim e Bob. All'insaputa di costoro, tuttavia, si incontra frequentemente con un ragazzo di nome Martin, come se tra i due ci fosse un legame, di natura ignota a chiunque altro. Quando Bob comincia a presentare degli strani sintomi psicosomatici, la verità su Steven e Martin sale a galla.
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Nichilismo e distruzione nel film di Lanthimos: il senso di colpa si umanizza in un ragazzino che trascende nel metafisico e paranormale e impone la vendetta simmetrica. Il film di Lanthimos è violento, asettico, disturbante senza aver quasi mai bisogno di pigiare sulla violenza o il sangue (mi ricorda un po' Haneke): siamo di fronte ad un horror dell'anima, dove l'elemento disturbante è dato dall'assoluta freddezza dei protagonisti e della messa in scena, e da un utilizzo superbo della macchina da presa, sinuosa, fluida, sempre impeccertibilmente in movimento e posta su piani sfasati rispetto ai personaggi (inquadrati quasi sempre dall'alto o dal basso). Uno di quei film che ti gelano le ossa perchè hanno qualcosa di umano raccontando l'inu-mano. Va assaporato in ogni minima sequenza e mandando giù la tipica cripticità del cinema di Lanthimos. Cinema, appunto. Quello che si vede sempre più raramente.