il segreto di vera drake regia di Mike Leigh Gran Bretagna 2004
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il segreto di vera drake (2004)

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locandina del film IL SEGRETO DI VERA DRAKE

Titolo Originale: VERA DRAKE

RegiaMike Leigh

InterpretiImelda Staunton, Philip Davis, Peter Wight, Adrian Scarborough, Heather Craney, Daniel Mays, Alex Kelly, Sally Hawkins, Eddie Marsan, Ruth Sheen

Durata: h 2.05
NazionalitàGran Bretagna 2004
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2004

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•  Link al sito di IL SEGRETO DI VERA DRAKE

Trama del film Il segreto di vera drake

Il film ripercorre la storia dell'eclatante caso giudiziario di Vera Drake, donna della piccola borghesia che procurava aborti clandestini nell'Inghilterra degli anni '50.

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Voto Visitatori:   7,14 / 10 (43 voti)7,14Grafico
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Voti e commenti su Il segreto di vera drake, 43 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

pirulino  @  10/04/2005 14:30:37
   6 / 10
interessante lo stile naturalistico dell'ambientazione(praticamente solo interni),molto bravi gli attori, si vede che provengono dall'austero teatro inglese(meriterebbe di più vederlo in lingua originale).Ma non capisco proprio come abbia fatto a vincere il leone d'oro.D'accordo il tema trattato fa rimbalzare il film tra quelli che si evidenziano x impegni civile..ma a me è risultato tutto troppo incrediblile-vera drake è un personaggio poco credibile.in un'inghilterra vittoriana legata indissolubilmente a precetti religiosi soprattutto di natura morale ci troviamo di fronte ad un attempata buona donna pia e inverosimilmente altruista che pratica aborti.aggiungo da 20anni:e non solo a giovani donne della bassa plebe ma anche a ragazzotte borghesi del tutto conapevoli della loro libertà sessuale(concediamo naturalmente la libera scelta a tutti sul tema dell'aborto sebbene io sia contraria).La poverina viene arrestata e cade dal pero come se in tutti qst anni non si fosse resa conto che ciò che praticava con tanta parsimoniosa concessione era sbagliato,contro la retttudine morale e soprattutto contro dio.Ma qst cosa non l'ho proprio capita!Vera è stata tutto il tempo genuflessa sotto il peso non tanto della sua colpa qualto della sorpresa di dovere andare in carcere,dalla consapevolezza di avere fatto qlcs di sbagliato(perchè al di là di quello che noi oggi pensiamo dell'aborto,negli anni50 era un azione disdicevole e soprattutto immorale quindi la drake non poteva non esserne consapevole o sarebbe stata da una parte atea o dall'altra completamente moderna!).-qui sta secondo me la contraddizione del film.Come poteva leigh renderla così innocente?quasi fosse lei la vittima del film-

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Ultima risposta 28/08/2006 09.24.34
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  01/01/2005 17:38:06
   10 / 10
Ecco finalmente un film “militante” come non se ne vedono più tanto spesso. Imelda Staunton dà corpo a un personaggio pieno, senza vuoti di scrittura. È lei stessa invece a scoprire, “vivendo” realisticamente (nel)la finzione, i vuoti personali e umani che si annidano nel suo personaggio. Vera, nella prima parte del film, è un monolite di certezze e sapienza casalinga, pur nella semplicità che hanno tutte le donne proletarie di casa. Quante Vera Drake ci sono state (e ci sono ancora nei nostri piccoli paesi di provincia) nelle nostre case, tra le zie e le nonne perennemente indaffarate in un’infinità di impieghi casalinghi, sapienti e conscie del fatto loro? Vera Drake procura aborti clandestini con la stessa naturalezza, perizia e abnegazione con le quali svolge i suoi lavori domestici, di donna di servizio, di madre premurosa e di figlia rispettosa che accudisce i genitori anziani, dividendosi tra mille impegni quotidiani con assoluta, indiscussa e atavica dedizione. Fa tutto questo perché è nella sua natura, cioè nella natura che le discende socialmente. Non si ferma mai a pensare, lo fa e basta senza porsi domande, dubbi. Tutto è assolutamente normale e va fa fatto perché così è (e sia), perché prima di lei lo hanno fatto centinaia o migliaia di altre donne del tutto simili a lei in ogni parte del mondo, da anni. La sua è una realtà tacitamente lecita e legittima – nel suo mondo -, acquisita per consuetudine e necessità, anche se parallela e non conforme alla realtà ufficiale, della Legge. Che al momento dell’arresto deve apparirle quasi una legge kafkiana, tanto le è estranea e lontana. L’angoscia maggiore per Vera Drake è l’aver procurato un danno quasi letale a una giovane donna che lei pensava, nel più totale candore della sua coscienza, di “aiutare”. Ma anche per la scoperta di un mondo che a lei doveva essere sempre stato estraneo: quello reale. L’incidente, con il conseguente arresto, è lo squarcio lancinante che si apre nella coscienza candida di Vera, ormai messa di fronte alle sue responsabilità nei confronti della Legge. È l’irruzione violenta della realtà istituzionale nel mondo autonomamente regolato da leggi non scritte di Vera. Nell’angoscia di Vera, che scandisce tutta la seconda parte del film, si scorge un substrato di coscienza che risponde, in verità, proprio a quel mondo regolato dalle leggi ufficiali: solo ora inizia ad emergere: Vera sa cosa ha fatto, non solo alla giovane che ha mandato in coma, ma durante tutta la sua illegale attività di procuratrice d’aborti. È come se a un certo punto quella realtà ufficiale venisse tragicamente a galla, spazzando via quella coscienza e quell’ordine morale a cui Vera aveva sempre risposto perché così doveva essere per atavica acquisizione. Vera continua a ripetere, di fronte alle sue colpe e all’accusa della sua pratica illegale, che lo faceva per aiutare le ragazze in difficoltà. Non è una discolpa, la sua, ma la percezione tragica della sua difformità; l’evidenza di questa. È l’essenza stessa della tragedia: lo scarto di realtà fra il mondo “normale”, con la sua legalità istituzionale, e la pratica esistenziale della vita, alla quale Vera ha sempre risposto col massimo dell’impegno, dell’onestà, dell’amore e della dedizione altrui. Si profila una sorta di sventura della virtù, nel quale l’amore e la dedizione, appunto, diventano una colpa in un mondo altro.
Quella di Vera Drake è l’angoscia di chi scopre che la propria condotta moralmente irreprensibile di tutta una vita è in realtà una condotta condannabile e deprecabile, al pari di quella di un comune delinquente. Non è il timore del carcere o della pena, ma la scoperta della dissoluzione – e il conseguente discredito - del suo mondo, delle sue credenze e del suo sistema di valori a distruggere Vera, a farle crollare improvvisamente tutte le certezze più profonde. Chi si rende conto sin dall’inizio della tragedia della donna sembra essere paradossalmente il commissario che sta conducendo le indagini sull’incidente alla giovane donna in coma per l’aborto illegale, proprio l’uomo, cioè, che rappresenta la Legge, la veste ufficiale di quel mondo parallelo che Vera soltanto sfiorava con la coscienza. E chi invece è cresciuto in seno a Vera, suo figlio, allevato proprio secondo quel codice morale, non scritto come la Legge, che la donna osservava per naturale obbedienza ancestrale, “antropologica”, si sente improvvisamente estraneo al suo mondo e rifiuta, ripudia la madre come altro da sé (di un sé allargato alla sfera familiare).
La grandezza di questo film (di un film, si potrebbe dire, su un “doppio stato” morale e antropologico) risiede nel fatto che gli autori non parteggino apertamente per l’innocentismo pietistico di Vera Drake, né, d’altro canto, per il trionfo della legalità e della giustizia. La pietà si concentra semmai sul riconoscimento della tragedia della coscienza di Vera, sulla sua lacerazione umana, esistenziale, morale.



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Ultima risposta 22/12/2009 17.07.11
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acol  @  13/12/2004 15:17:21
   2 / 10
Leggo i commenti fin qui scritti e sono stupito dalla lunghezza. Questo film scatena i grafomani. A me è sembrato noiosetto

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Ultima risposta 16/12/2004 14.32.26
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Henry Madgett  @  13/11/2004 21:37:03
   6 / 10
Vera Drake è un film didascalico,trasparente,monolitico.Eppure pone un problema.
La prima parte del film fa del didascalismo esibito,si delineano le componenti in gioco,a dirla meglio le si tagliano con l'accetta.Ogni personaggio,ogni situazione è connotata per opposizione:c'è la bontà incondizionata di Vera e la violenza di uno stupro,c'è la granitica famiglia disagiata e la distanza dei rapporti borghesi(quei dieci secondi di silenzio della figlia davanti alla madre sono uno straordinario esempio di sintetica didascalia cinematografica),ci sono i discorsi sulla guerra e quelli sulle tappezzerie,c'è l'aborto istituzionalizzato e quello casalingo.C'è il bianco e c'è il nero.
Questo didascalismo crea (cinematograficamente parlando)il problema morale nella seconda parte.E' l'indiscutibile bontà(ingenuità) di Vera che rende una presa di posizione problematica,che porta il dubbio al limite dell'insolubile.Davanti a un qualsiasi dottor Caligari,nessuno avrebbe avuto dubbi a condannare.
D'altra parte però l'abuso di questa monoliticità del personaggio,del didascalismo insistito appare limitativo nei confronti del problema che esso stesso pone.L'aver chiuso ermeticamente il personaggio di Vera Drake nei ristretti confini del paradigma,paradossalmente toglie alla questione qualunque pretesa di universalità.Si discute a questo punto un caso individuale e non un problema morale universale.
E' un film in primo piano sia nelle modalità narrative che in quelle visive:i primi piani sono continui,i particolari sempre più estremi quasi a voler violare la soglia corporea,si parla di sentimenti certo,ma li si isola(sterilizzandoli).Così si descrive non si discute.Mi chiedo il perchè di questa scelta.




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Ultima risposta 14/11/2004 15.01.36
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  11/11/2004 14:27:00
   8 / 10
La forma di Mike Leigh è finalmente compiuta anche contro chi lo accusava di trasportare i suoi antieroi in un buco nero senza speranza, salvo poi affossarli definitivamente o purificarli nella rassegnazione E' un difetto che vedevo nel precedente "all or nothing", partitura incompiuta (per dirla alla Cechov) sul manierismo della way of life operaia inglese Il film suddetto invece è ancora un'escalation un work in progress verso la dimensione del dolore, ma come se fosse tutto inversamente proporzionale alla resa dei film precedenti Dopotutto (anche) qui assistiamo alle vicende di una famiglia disagiata però l'eco della guerra appena finita (siamo nel 1950) riporta il patriarcato familiare (mentre recita la sua imminente prevedibile fine) a raccontare le ferite con doloroso distacco In Vera Drake tutto ciò che precede non è rimosso ma vive dei riflessi incondizionati di un presente difficile ma (apparentemente) non privo di speranza Per questo la traumatica discesa del film, pur ampiamente prevista, suscita emozioni tanto forti Perchè la purezza anche fisiognomica di questa donna minuta e delicata rischia di ammmiccare più volte al conformismo vigente, ma da lì in avanti questa debolezza sarà impossibile Sorretto da un'Ilda Sventon costretta ad esibire la ripugnanza per sè e per il suo codice morale crudelmente trafitto, il film ha un'andamento lento quasi da cinema muto (non a caso il volto buffo del futuro genero si ricollega a quello di Larry Semon) mentre la macchina da presa neutrale focalizza l'abbraccio - come una sorta di ancestrale rito - della solidità monolitica familiare, almeno in un primo momento Ma la vicenda di Vera l'accusa e successiva condanna ci appaiono insostenibili Improvvisamente Leigh decide di manipolare la tensione lasciando la serenità ma anche la staticità della prima parte al suo destino opposto cronologicamente, gradatamente Il film si spezza in due appena l'ipotesi di reato invade la famiglia riunita per il fidanzamento della figlia La mdp inquadra la polizia mentre scende dalla vettura, e a pochi passi Vera e gli altri brindano felici Lo spettatore è conscio da elemento esterno di una tensione imminente I cocci di ieri permangono, successivamente, la notte di Natale con quel passaggio quasi ritualistico di una caramella E tutto il film diventa un susseguirsi di confessioni (secrets or lies?) di Vera alla polizia, di Vera al marito, del marito ai figli e al fratello Lei, costretta a estirparsi, diventa quasi più minuta contorcendosi in un dolore straziante che chiede reclama da una parte l'annientamento di sè e dall'altra il bisogno di proteggersi con le proprie braccia mani con la sua mente Leigh non giudica, semmai separa: ha diverse intuizioni forti, ma impalpabili come il silenzio solo (quello doloroso, che fa più rumore del baccano) sa essere: l'interrogatorio quasi kafkiano la prima notte, il formalismo burocrate di accuse recitate superficialmente in un'aula di tribunale mentre la famiglia assiste - vittima di tanta noncuranza legislativa e morale - della ferita che li trafigge, le lacrime di Vera che vorrebbe urlare sguaiatamente il proprio dolore Ma c'è soprattutto l'emblematico arresto nel corso della festa, mentre la nuora annuncia (non casualmente) la sua gravidanza, e l'amaro sapore dei piccoli valori della vita quando il futuro genero con la faccia da "Ridolini" parla del più bel natale della sua vita Le contraddizioni di Leigh, forse facili, ma indubbiamente sincere E soprattutto c'è un film che reclama di essere visto ascoltato approfondito nella seconda parte, quando la direzione registica abusa splendidamente delle sue possibilità

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Ultima risposta 11/11/2004 23.25.53
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andreapau  @  10/11/2004 10:46:19
   7 / 10
un dramma per tutte le stagioni.una summa delle umane cattiverie,contraddizioni,e contrapposizioni.ci sono i poveri ma felici,i poveri e miserabili,i ricchi amorali agiati e superficiali.verrebbe quasi da dire,personaggi tagliati nella maniera piu' grossolana possibile a creare immediata riconoscibilità e identificazione.la stagione scelta dal regista è quella immediatamente successiva alla seconda lacerante guerra mondiale,eccellentemente ricostruita dalle interpretazioni straordinarie degli attori,dal lavoro degli scenografi,dei costumisti,dei truccatori.il film vive sulle opere di bene di vera drake,ignara e ingenua protagonista di atti criminosi ai danni di "donne in difficoltà"...quegli stessi atti criminosi che in condizioni igieniche adeguate(ed economicamente inarrivabili),atti criminosi non sono piu'.la bontà(e non il buonismo)di vera drake ci ammantano e proteggono fino al culmine della pellicola.e quì,a mio avviso,il regista si perde.vera drake,annichilita dal dolore e dallo stupore(irritantemente ingenuo,al limite della credibilità)abbandona il film e subisce una saga legale e giudiziaria di cui è spettatrice.una giovanna d'arco mandata al macello a tutela della morale comune e dell'ipocrisia borghese.a questo punto,lo svolgimento tende alla desuetudine e il dramma per tutte le stagioni non riesce a superare gli anni cinquanta,i personaggi diventano caricature e gli scontri riguardo le tematiche smosse dai crimini di vera drake,non spiccano il volo oltre le mura domestiche.a differenza dell'ottimo segreti e bugie,mike leigh,perde l'occasione per attualizzare ed esternare il problema...il dramma sociale,implode in dramma familiare,e il tutto finisce nell'inumana detenzione di vera drake e la sua lontananza dal calore della famiglia.è un buon film,ma sinceramente non capisco perchè è stato premiato oltre l'interpretazione di imelda staunton.un ultimo appunto:dovremmo,noi italiani,iniziare a vedere i film in lingua originale!


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Ultima risposta 12/11/2004 12.25.31
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Gruppo COLLABORATORI fromlucca  @  08/11/2004 10:43:00
   4 / 10
Ottimi gli attori, ma al di di questo l'ho trovato un film piatto.
Senza veri buoni o cattivi, senza prendere veramente posizione per qualcuno.
Per Vera Drake? No, la mia partecipazione emotiva al processo finale è stata minima.
Da metà film in poi è una donna che si trincera dietro a singhiozzi e pianti, senza un'alternanza di sentimenti (comunque in questo molto brava l'attrice...è il regista che secondo me doveva avere più fantasia nel darle alternanza di situazioni). Vera è in un modo (sorridente , solare, quasi sbarazzina) prima dell'accusa, e poi fissamente in un altro, dopo che la polizia l'ha scoperta (non credo di fare nessun spoiler: l'evento dell'arresto è anche nel trailer del film).
Forse unico personaggio degno di nota, per maturità ed umanità, è il commissario di polizia. Di bello spessore.
Manca di suspance mil film (la suspance non è cosa solo da film gialli o triller).
Per fare un esempio: durante l'interrogatorio viene detto a Vera che l'amica incassava soldi al suo posto, e lo sgomento della protagonista piomba ancora più in basso. Per lo spettatore non è un gran colpo di scena: questa informazione era già stata data prima, in una scena in cui non ci era stato legato nessun cambio d'emozione.
Un particolare, secondo me "sprecato", che avrebbe potuto introdurre una svolta narrativa, uno spiazzamento nello spettatore.
i primi 20 minuti del film sono interessanti, per l'introduzione di tutti i personaggi e per l'ambientazione Londinese degli anni 50....dopo si sconfina nel "mattone", passatemi il termine. I temi trattati (che potrebbero essere molti), mai veramente approfonditi dal regista.

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Ultima risposta 08/11/2004 12.54.59
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Mariospa  @  06/11/2004 18:57:46
   8 / 10
bellissimo il film e stupenda l'interpretazione di Imelda Staunton

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Ultima risposta 16/12/2004 13.02.58
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