il tagliagole regia di Claude Chabrol Francia 1969
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il tagliagole (1969)

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locandina del film IL TAGLIAGOLE

Titolo Originale: LE BOUCHER

RegiaClaude Chabrol

InterpretiRoger Rudel, Antonio Passalia, Stéphane Audran, Jean Yanne

Durata: h 1.35
NazionalitàFrancia 1969
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1969

•  Altri film di Claude Chabrol

Trama del film Il tagliagole

Il macellaio Popaul, duramente segnato dall'esperienza della guerra, crede di trovare una compagna nella maestra del paese Hélène, ma questa rifiuta di impegnarsi in un rapporto che vada oltre la semplice amicizia. Quando vengono ritrovati i cadaveri di alcune giovani donne, Hélène capisce che l'assassino è Popaul.

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Voto Visitatori:   7,76 / 10 (23 voti)7,76Grafico
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Voti e commenti su Il tagliagole, 23 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

alex94  @  13/09/2023 20:58:17
   7 / 10
Thriller intimista ( e morboso) di Chabrol che non cede mai a facili spettacolarizzazioni,preferendo scavare con maestria nella psiche dei personaggi,ottimamente interpretati ( meritano una menzione ovviamente Yanne e la Audran).
Di sangue ne scorre ben poco ed il ritmo non è dei più incalzanti, però nonostante tutto si rivela un azzeccato ed accurato ritratto di uno dei tanti paesini di provincia,nei quali,a volte,si nascondono insospettabili mostri.
Non uno dei miei preferiti del maestro francese ma una pellicola sicuramente valida.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  02/12/2021 11:06:35
   5½ / 10
Questo è uno di quei casi in cui non mi trovo daccordo con la maggior parte della critica.
La storia di questo "macellaio" che sfoga la frustazione di un rifiuto sentimentale uccidendo altre persone non mi ha convinto piu' di tanto.
Probabilmente perche' la parte drammatica sta troppo sullo sfondo di una storia patinata fatta di passeggiate e futili dialoghi.
Il finale raddrizza troppo tardi la situazione.
Noioso.

Crimson  @  13/11/2016 11:44:38
   9 / 10
Spoiler presenti.

Le boucher: per immergersi nel film di Chabrol il primo passo da seguire è il titolo originale, non l'italiano Il tagliagole. L'originale "macellaio" contiene l'ambiguità del termine, il mestiere di Paul ma anche l'uso comune derivante dal gergo giornalistico, sezione cronaca nera. Paul è un macellaio? In tal senso, Sì e no.
Tradurre il senso del titolo con il sostantivo "tagliagole" è dunque totalmente fuorviante: implicherebbe che il protagonista è un assassino sanguinario che taglia gole, per l'appunto, con quella connotazione morbosa che non ha nulla a che vedere con il film.
Bene, primo punto saliente: Le boucher non è un film su un serial killer sadico che taglia gole, ma su un macellaio, e su un'insegnante.
Si sarebbe potuto chiamare L'insegnante, ma il lato oscuro del macellaio è decisamente più accattivante e regola le sorti dello sviluppo della narrazione.
Naturalmente nel tempo sono giunti film dal titolo Il macellaio e L'insegnante, oltre che Cut – Il tagliagole. Forse anche a causa di questi tre filmacci, per me Le boucher resta Le boucher, e evidentemente anche per i tipi della Raro Video che ne hanno curato l'edizione DVD italiana.

Un matrimonio, poi un funerale. Un amore sancito e defunto in pochi giorni, quello tra Leon e sua moglie, diviene un sinistro riflesso dell'amore tra Helene e Paul. In un clima di provincia in cui I diabolici di Clouzot si fonde con invenzioni, particolari presi in prestito dall'universo hitchcockiano (l'accendino, le serrature aperte e chiuse), ruota tutto o quasi sugli incontri dei protagonisti così diversi, lei scorpione (1) lui bilancia.

Si danno del Lei e al rispettoso Mademoiselle Helene corrisponde il vezzeggiativo Popaul.
Un passato oscuro emerge gradualmente: Popaul è un reduce di guerra d'Algeria (il passato oscuro della Francia fa capolino – vedi Caché) dove ha fatto l'abitudine al sangue.
Mademoiselle Helene nasconde una storia d'amore finita che le ha lasciato una ferita indelebile, e ha paura di innamorarsi di nuovo. Qualcosa sboccia, ma resta così soffocato!

Donne uccise ma non seviziate: l'ispettore esclama: "Non c'è abuso sessuale, strano!". La tesi del serial killer di provincia, ribaltata, camuffata. Le indagini restano sullo sfondo, solo congetture, piste sbagliate, un'emblematica auto della polizia che va e viene lungo il paese tra i pettegolezzi morbosi delle persone.

Helene scopre tutto, è lei la chiave. Lei e il MacGuffin accendino, che regala a Paul, lo trova sul luogo del delitto tanto che sospetta subito di lui. Lo nasconde in un cassetto, ma lui ne ha un altro uguale, o lo stesso? Le viene il mal di testa, scoppia in lacrime, non sa più a quale verità credere.
Ma c'è una verità più forte, per questa insegnante forte e fragile, che tiene testa da sola ad un gruppo di venti scolari in gita o in classe, sola, solitaria, rispettata ma priva di amiche, di amici, ed è la verità del sentimento. Così forte. Tanto che quando si sbroglia del tutto il giro di accendini lei non lo denuncia, non lo tradisce, certo ha paura, chiude gli occhi quando lui appare nell'oscurità sussurrando "Mademoiselle Helene" facendoci rabbrividire (dopo una sequenza da cardiopalma in cui lei corre, si affanna terrorizzata per chiudere tutte le porte, le finestre, gli ingressi principali, laterali, posteriori della scuola-abitazione, un luogo che si presta perfettamente alla suspance). Lui ha un coltello, si avvicina. Lei chiude gli occhi. Dissolvenza.

Non è un sacrificio come in Rocco e i suoi fratelli, come giustamente mi fa osservare la mia preziosissima ragazza, ma una prova d'amore, "dimostrami che mi ami o davvero vuoi uccidermi?". E' lui a sacrificarsi.
Lo accompagna in ospedale, spera che sopravviva, e lo bacia per la prima e unica volta quando lui finalmente le confida l'amore per lei.

Uno sguardo magnetico, enigmatico, che si perde nel vuoto o sui pulsanti di un ascensore: libero, occupato. Come lei, la sua vita. Torna a riemergere solitaria, l'amore e il riscatto non vanno di pari passo con la sua, di vita. Naufragati dinanzi alla pulsione di morte derivante dal trauma irrimarginabile di lui. "Il sangue ha sempre lo stesso odore, umano o animale che sia".


(1) Spulciando a tempo perso tra le biografie salta fuori che Stephane Audran è del segno dello scorpione come la sua Mademoiselle Helene. Casualità? E come mai si chiama Helene proprio come la protagonista dell'appena precedente La femme infidèle? (anche qui orrore italiano, ma curiosa ambiguità: al titolo originale viene aggiunto il nome dell'attrice, che diviene anche il nome della protagonista del film).

DogDayAfternoon  @  24/12/2015 09:52:58
   6 / 10
Il tagliagole di Chabrol (titolo originale, il macellaio, molto più significativo) è un film che fatica molto ad arrivare al dunque, un eterno prologo nell'attesa che succeda qualcosa. La presenza scenica degli attori, Stephane Audran in particolar modo, e qualche dialogo interessante risolvono in qualche modo le sorti di un film altrimenti molto soporifero.

Il finale, il più movimentato e atteso, non si rivela comunque granché: troppo irrealistico e irrazionale, pure frettoloso se paragonato al resto del film. L'ultima parte mi ha molto ricordato Hitchcock.

Gli ingredienti c'erano, vista anche la buona mano del regista in certi piani sequenza, ma l'impasto non è riuscito del tutto.

Oskarsson88  @  20/08/2015 01:44:12
   8 / 10
Stile minimal, pochi personaggi, campagna affascinante e pittoresca, qualche omicidio più raccontato che visto, e un finale incalzante nella tensione. Bravissimi i due personaggi principali che reggono tutto il film, soprattutto lei, recita talmente bene da sembrare reale, in tutti i piccoli dettagli. Una piacevole scoperta.

impanicato  @  29/10/2014 00:20:34
   7 / 10
Film che potrebbe sembrare un giallo, ma che in realtá si rivela una storia d'amore tra un macellaio (questo il titolo francese, migliore di quell'insulso adattamento italiano) ed una maestra. Amore che c'é, ma é precluso da una grande ferita accusata in passato. Il regista si sofferma per poche sequenze sull'indagine sugli omicidi poiché si interessa allo sviluppo dei rapporti e dei sentimenti tra i due protagonisti.
I dialoghi sono sempre molto interessanti e la fotografia ottima, con molti colori accesi ad attirare l'attenzione. Peccato per la narrazione un po' troppo lenta per i miei gusti.
Ottima anche la prova degli attori principali, in particolare Stéphane Audran che buca lo schermo con la sua bellezza.
Finale epico, da insegnare ai posteri. Come pochi altri potrebbero fare.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  21/05/2014 17:31:45
   6½ / 10
Contemporaneamente un giallo e un'atipica storia d'amore. Film interessante, il titolo italiano porta fuoristrada purtroppo.

Goldust  @  06/05/2014 12:20:36
   5 / 10
ATTENZIONE SPOILER PRESENTI
Amando particolarmente lo stile rigoroso ed insinuante di Chabrol, un maestro nel tratteggiare le debolezze di provincia e della piccola borghesia francese, e colpito soprattutto dalla trama e dall'ottima media che gode su questo sito avevo riposto molte speranze su questo film. Mi duole quindi terribilmente doverlo bocciare, ma non posso fare altrimenti. Il problema che affligge "Il tagliagole" ( ah che brutto titolo! Molto meglio quello francese.. ) non è tanto l'intreccio scarno che sorregge la storia, è proprio l'incapacità del regista di avvolgerla in una dimensione di suspense che possa trasmettere un minimo d'interesse e di trasporto per i protagonisti. Che ahimè sono monodimensionali. La storia di amore malato che si accenna tra loro resta infatti solo sullo sfondo ( anche perchè i motivi della di lei repulsione verso ogni forma d'amore sono davvero deboli ), così come è molto forzato il legame tra istinto primitivo e l'habitat cavernicolo che fa capolino nell'ambientazione.
Il finale ed il prefinale hanno un certo fascino inquietante, sebbene vengano allestiti male ( quando mai all'arrivo di un uomo in fin di vita all'ospedale i portantini se la prendono così comoda? Il decesso avviene tre secondi dopo l'arrivo nella struttura, con la maestrina che viene congedata in modo fin troppo sbrigativo ); ma in negativo mi ha colpito pure il banchetto di nozze iniziale, di una noia micidiale.
Bella e brava Stéphane Audran, moglie del regista ai tempi della realizzazione del film e uno dei pochi motivi validi per consigliarne la visione.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  23/10/2013 23:44:13
   7½ / 10
Presenti Spoiler, attenzione.


Dopo averlo visto ho ridimensionato "Bianca" di Moretti.
Chabrol ha fatto prima lo stesso esperimento, addolcire il serial killer, concentrarsi si una storia d'amore delicata mentre in realtà sullo sfondo accadono vicende inquietanti e da thriller. Forse Chabrol, grande amante di Hitchcock, non riesce ad avere neanche un pò della suspance del maestro ma è poco importante: la cornice è quella del thriller ma racconta proprio tutt'altro.
Un pò rozzo e volgare il titolo italiano, spaccia il film per quello che non è rispetto al più ambiguo originale "Il macellaio".

JOKER1926  @  03/08/2012 00:10:27
   6 / 10
A scannerizzare a meglio la caratteristica dominante e terminale de "Il tagliagole" è lo stile francese della Nouvelle vague che ricalca la semplicità scenica mettendo in primissimo piano le sensazioni di un regista.
Regia che nel 1968 prende forma sotto il nome di Claude Chabrol autore di un prodotto rimasto importante, anche se sopravvalutato.

"Il tagliagole" è il titolo indelicato e subito affibbiato a chi come Popaul vive in situazioni mentali vaghe e deragliate.
Difficile, se non impossibile, classificare obiettivamente il prodotto di Chabrol in una specifica "zona", qui con "Il tagliagole" si calcano campi difficili ove, quasi sempre, a venire fuori è quella profonda tristezza ed "incompiutezza" di animo, insomma, come detto sopra, ciò che traspare sono sensazioni di ardua addomesticazione.
Il prodotto vive sempre su ritmi bloccati, il tutto potrebbe diventare un po' pesante da seguire, lo spettatore dovrebbe, diciamo così, carpire il lato poetico del film ancorato a situazioni tutto altro che esaltanti ed energiche.
Praticamente "Il tagliagole" si ferma sulle ragnatele di un grigiore mortifero che porta facilmente il pubblico a fermarsi in uno spaccato un po' fine a se stesso. Inopportuno parlare di storia. Gli intrecci sono "minimal" e sono proprio questi ultimi a frenare maggiormente le ambizioni del lavoro francese. Film destinato a platee numericamente blindate.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  02/08/2012 15:22:32
   7½ / 10
Giallo atipico di Chabrol, anzi un finto giallo, dove la trama rimane nel sottofondo e dove non c'è un vero colpevole da scoprire nel senso classico del termine e del genere.
Quello che interessa al regista è lo sviluppo del rapporto fra i due protagonisti principali. Un approccio minimalista che analizza la vita di due personaggi che possono essere considerati due reduci di guerra. Paupal nel senso letterale del termine poichè porta dentro di sè le cicatrici della guerra in Indocina ed Helene una tormentata storia d'amore. Nemmeno il tranquillo contesto del piccolo borgo di provincia sembra cicatrizzare le ferite ancora aperte. Il passato rimane quindi come un ostacolo per ciò che poteva essere una storia d'amore e una cesura netta con la vita passata. Molto curati ed allusivi i dialoghi e bravi i due protagonisti.

Invia una mail all'autore del commento eddiguff  @  26/01/2011 10:44:28
   6½ / 10
Molto bella e curata tutta l'ambientazione, dal villaggio ai protagonisti. Ma la trama è davvero sempliciotta. Poi possiamo metterci a tavolino e sciorinare, magari con accento francese, tutta una serie di indagini psicologiche. Resta il fatto che mi aspettavo un intreccio ben più elaborato.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  23/11/2010 19:09:01
   8½ / 10
Elegantissimo noir francese, in un bianco e nero che una volta di più, ce ne fosse bisogno, è capace di rivelare stati d'animo appena accennati e creare atmosfere impareggiabili.
La cittadina francese che ospita la truce storia del macellaio sembra uscita dalla penna di Simenon (cit. Kowalsky), la stessa flemma dell'ispettore di polizia che indaga sugli efferati omicidi ricorda tantissimo Maigret, così come i due personaggi molto enigmatici destinati a passare da una gioiosa festa di matrimonio che sembra precludere a giorni felici, al cupo incombere della morte.
Lei, donna emancipata e autonoma, eppur riservatissima, dovrà fare i conti con un sentimento di cui non aveva previsto la scabrosità.

6 risposte al commento
Ultima risposta 29/11/2010 15.12.32
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  04/11/2010 10:48:55
   8 / 10
Scomparso di recente Claude Chabrol ci ha lasciato un patrimonio di grande pregio tra cui è doveroso includere "Il tagliagole", conosciuto anche come "Le Boucher" (Il macellaio), titolo sicuramente più calzante poi irragionevolmente distorto in modo più truculento.
Ambientato in un piccolo paese della Francia è un insolito giallo-romantico, in cui risulta probabile fin da subito l'identità dell'omicida che trucida giovani donne nelle campagne circostanti. A parte un piccolo depistaggio e alcune veloci sequenze Chabrol non si concentra sui dettagli dell'indagine, ma trasmette alla tenera relazione nata tra un macellaio e la piacente direttrice della scuola elementare il compito di tradurre con concretezza i motivi scatenanti i tremendi fatti di sangue. Il continuo relazionarsi della coppia mette in luce una sonnolenta quotidianità tutt'altro che irreprensibile, logorata da un passato atroce che non può essere estirpato. Nella normalità assoluta prende forma un male dissimulato, inaspettato e inaccettabile in una logica affettiva che da possibile rinascita diventa nuova discesa agli inferi.
Il regista svaria tra i generi come sua abitudine, al thriller addiziona una storia d'amore intensa e ci offre un fatale doppio sacrificio (morale e fisico) che non lascia indifferenti, a coronamento di una salvezza reciproca che non sopraggiungerà.
Stile minimalista, ottimi attori e i rintocchi funerei di una campana che suona come inesauribile monito su una felicità utopica. Elegante e raffinato, grande film.

11 risposte al commento
Ultima risposta 24/11/2010 15.14.05
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  17/09/2010 22:54:16
   8½ / 10
Film pacato, elegante ma nello stesso tempo umano.
Il ritratto dell'assassino e della sua psicologia è dettagliata ed eccellente, l'incedere è, a tratti, un po' lento ma avviluppa lo spettatore fino all'eccelso finale, veramente splendido.
Gran film di Chabrol.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  18/10/2009 11:48:30
   9 / 10
Sono questi i thriller di Chabrol: pacati, e dall’intreccio minimale, qualora ci sia; freddi solo in apparenza.
Quel che vale è la psicologia dei suoi assassini, uomini come tutti noi, e la compassione con la quale finemente li racconta, avvalendosi della lezione di Hitchcock, filtrata attraverso la delicatezza realistica della Nouvel vogue.
“Il tagliagole”, uno dei migliori esempi del cinema di Chabrol, ha il suo terrore più che nella catena di omicidi che sconvolgono un paese di provincia, nelle ombre di una storia d’amore comune e straordinaria poi, possibile dapprima, e infine impossibile, tenerissima, turbata dai terribili sospetti, tra una bella insegnante e un inquieto macellaio.

carriebess  @  22/07/2009 14:46:40
   9 / 10
ritratto molto umano dell'assassino.



(perchè in italia devono sempre storpiare i titoli???? Le Boucher vuol dire Macellaio e non tagliagole!!!!!!)

bulldog  @  15/07/2009 23:56:46
   8 / 10
Stupendo,forse il miglior Chabrol.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  25/10/2008 15:10:23
   9 / 10
"Bisogna convincersi che gli istinti, i sentimenti e persino l'intelligenza di Cromagnon erano veramente umani: le uniche differenze stanno nei problemi che doveva risolvere per sopravvivere […]. Se Cromagnon non fosse sopravissuto nel suo mondo, voi non esistereste".

Uno dei film più sconvolgenti che io abbia mai visto. "Le Boucher" principia con l'immagine di un banchetto di nozze. Ma tutto ciò che ne segue è diretto a smantellare qualsiasi sovrastruttura legata ai riti religiosi e alle tradizioni borghesi, per fare un ritratto del soggetto incentrato sulla sua latente bestialità. Così Claude Chabrol, a dispetto di secoli di civilizzazione, traccia una linea sottile che congiunge l'uomo primitivo con quello moderno, focalizzando l'attenzione su quei bassi istinti e sulla tensione alla morte che da sempre albergano nel genere umano.
"Non posso farne a meno. Per me è come un incubo, non riesco a respirare finchè non l'ho fatto, finchè non ho affondato il mio coltello…": è così che l'assassino, un rispettabile cittadino della media borghesia con un passato da militare, rivela il terribile segreto sulla sua natura omicida a colei che sarebbe dovuta essere la sua ultima vittima. Ma la sua vicenda si pone come paradigmatica all'interno del contesto generale costituito da quella (dis)umanità, che dalla notte dei tempi si alimenta con il sangue e la sofferenza altrui, così come emerge dal quadro che egli stesso tratteggia quando rievoca le sue atroci esperienze sul fronte, dove "i cadaveri venivano contati a camion". Ma nella ipocrisia della ottusa società "civilizzata", la guerra non indigna perché legittimata dall'immagine formalizzata e burocratizzata impressa dalla politica, mentre i fatti di cronaca nera suscitano lo sgomento e l'interesse generali, soprattutto quando avvengono "in casa nostra".
Ma alla inclinazione al desiderio di morte fa da contraltare il sentimento dell'amore, che nella bellissima sequenza chiaro-scura del confronto finale prorompe per vincere quel desiderio, ma nello stesso tempo diventare con esso un'unica cosa.
Il film diviene così una riflessione sull'uomo imprigionato nella infinita lotta tra Eros e Thanatos, nonché da quella gabbia costituita dall'eterno ritorno dei suoi primordiali impulsi e istinti, che lo rendono molto simile all'animale; dal quale però si differenzia in virtù di quella "salvifica"(?) fonte da cui origina l'arte: l'ispirazione (così come testimoniano le raffigurazioni rupestri eseguite da Cromagnon).

1 risposta al commento
Ultima risposta 27/10/2008 14.16.31
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Simmetria84  @  01/10/2008 22:28:39
   9½ / 10
senza parole... anzi un capolavoro

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  15/09/2008 15:43:09
   9 / 10
"E' facile fare a meno delle cose che non si vogliono più conoscere", frase emblematica che sintetizza perfettamente lo spirito di questo straordinario noir, uno dei migliori di Chabrol.
Più che a Hitchcock, sempre debitore, il villaggio francese sembra uscito da certi racconti di Simenon.
Chabrol si diverte sia a sollecitare lo spettatore "complice della seduzione malefica" (cfr. dell'assassino) sia l'ambiguità della Audran e dei suoi bellissimi occhi verdi, soprattutto verso il finale: sarà follia (eh già) ma quasi anticipa di 25 anni la Foster di "Silence of the lambs" dell'americano Demme... raggela il sangue tutta "la normalità della morte e del delitto" racchiusa nel suo epilogo

Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  11/01/2006 11:08:11
   9½ / 10
Una delle storie d'amore piu belle del cinema...

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  22/04/2005 11:25:01
   9 / 10
Uno dei migliori Chabrol.
Il regista come al solito fa un ritratto dei vizi della provincia francese, sullo sfondo di un intrigo giallo, molto debitore a Hitchcock, da sempre maestro del regista, e anche una storia d'amore.
Controllatissimo e indimenticabile.
Come dicevo claude Chabrol è stato ed è uno dei maestri del cinema francese e il suo nome è quasi sempre una garanzia.

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