in fabric (2018)

Strickland da vita ad un lavoro surreale e di difficile catalogazione,inizia come un horror per poi sfociare verso altri lidi,fondendo suggestioni tipiche degli anni 70 a situazioni tipiche del cinema di Lynch il tutto condito da un filo di humor nero in perfetto stile British.
Tanto,troppo, autocompiaciuto per i miei gusti, infatti l'intera operazione sembra trovare come unico senso della sua stessa esistenza l'appagamento del senso estetico del regista, però è una roba talmente bizzarra ed anticommerciale che merita una visione.

Strickland ha uno sguardo particolare nei confronti dell'horror. Utilizzando un'estetica tipica degli anni settanta, fra l'altro ambientando la stessa storia, fa emergere un discorso molto legato al consumismo ponendo al centro questo vestito rosso, molto provocante, dalle caratteristiche sinistre all'interno del microcosmo dei suoi portatori. Oltre il vestito, altri elementi apparentemente secondari, rivestono tuttavia un'importanza fondamentale. Banca luogo dove finanziare quel credito al consumo il cui destinatario sono i Grandi Magazzini presi d'assalto dai clienti durante i saldi. Personaggi stranianti come in fondo tutto il cinema di Strickland, il gruppo di commessi ed i dirigenti di banca sono a loro modo spaventosi quanto il vestito stesso, quasi a segnarne un legame che non sarà mai esplicitato. Tutto il film non fornisce spiegazioni realmente esaustive, in maniera piuttosto coerente come i suoi precedenti film, ma diversamente da Berberian Sound Studio, In fabric tende in fondo a ripetere il medesimo meccanismo nelle sue due ministorie narrate e di conseguenza meno efficace nel suo complesso. E' un horror molto particolare. Da consigliare? non saprei.