Una giovane donna è ossessionata dallo stile di vita di una blogger che segue su Instagram. Decide allora di trasferirsi a Los Angeles per cercare di forgiare con lei un'amicizia reale.
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Idea interessante e messaggio di fondo attuale ed importante. Solitudine, social network, ossessione, superficialità sono rappresentati in maniera adeguata. Peccato che il ritmo lento ed anche l'antipatia suscitata da tutti i personaggi appesantisca la visione.
Il messaggio sociale che è alla base del film è certamente importante: puntare il dito contro la solitudine, i falsi miti, l'ossessione da socials e le amicizie interessate è una scelta attuale e sviscera argomenti di sicura presa. Il problema però è che gli psicolabili nei film tendono a risulatre ripetitivi e monotoni, rendendo la visione, a volte, piuttosto difficile da digerire, specialmente se manca il supporto di un ritmo veloce e di una sceneggiatura varia e fantasiosa. Il cast se la cava bene, la protagonista è molto credibile, la regia ha qualità e la storia riesce a proporre quel guizzo finale che le consente di arrivare a una sufficienza agevole, ma se devo essere sincero INGRID GOES OVEST è un film che non rivedrei con entusiasmo.
Tra necessità di apparire ad ogni costo e narcisismo estremo i social sono diventati mezzo utilizzatissimo per ritagliarsi una fetta di celebrità, creando a volte personaggi ben più perfetti e immacolati rispetto a ciò che sono veramente. Per queste eccellenze viventi non raro è entrare nel mirino degli stalker, che da virtuali spesso diventano minacciosamente reali: questo è in soldoni il tema affrontato da "Ingrid goes west", dramedy intelligente in cui con tono leggero, ma non per questo meno importante, si affronta un problema parecchio diffuso. La "sbandata" di Ingrid nei confronti della sedicente fotografa di tendenza Taylor, oltre ad indurla a trasferirsi in California, la spinge a snaturarsi creando un'identità che possa attirare l' attenzione del suo desiderio. L'operazione riesce fino ad un certo punto, almeno fin quando verranno a galla da una parte le bugie e dall'altra le ipocrisie su cui è basato il loro rapporto. Non è una demonizzazione bigotta dei social a prescindere, tant'è che l' interpretazione di questi mezzi di comunicazione (qui si utilizza Instagram) è ambivalente, può essere causa di rovina come allo stesso tempo di rinascita e affrancamento. È più una riflessione su un mondo fatto di cotillon e lustrini sotto il quale viene nascosto l' inevitabile marciume, un'analisi della solitudine di certe persone acutizzata dalla menzogna e dall'urgenza di essere accettati, ovviamente a dir poco deleteria per menti già instabili inserite in dolorose situazioni personali. Molto apprezzato il fatto di evitare inutili sermoni e di dimostrare come sia il più o meno adeguato impiego del mezzo a determinarne la pericolosità. Un lavoro interessante illuminato dalla colorata e calda fotografia, capace di mettere a nudo con semplicità disarmante e grande amarezza di fondo la pochezza materialista dei tempi attuali.
A livello personale detesto un personaggio come Ingrid, forse proprio per questo che il film mi ha convinto. Dipendente completamente dal suo telefonino fino al parossismo, facile da ingannare con falsi miti di cui internet è pieno. Essere amica a tutti i costi di colei che fa tendenza. Un essere umano si condanna a rimanere facile preda della solitudine. Ingrid goes west ha almeno un paio di frecce al suo arco: una brava Plaza innanzitutto, una fotografia coloratissima come il mondo virtuale da sogno voluto da Ingrid. Il tono leggero non nasconde affatto il dramma che è alla sua base, semmai più malinconico e meno cattivo.