inland empire regia di David Lynch USA, Polonia, Francia 2006
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inland empire (2006)

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locandina del film INLAND EMPIRE

Titolo Originale: INLAND EMPIRE

RegiaDavid Lynch

InterpretiJulia Ormond, Scott Coffey, Justin Theroux, Harry Dean Stanton, Jeremy Irons, Laura Dern, Mary Steenburgen, Nastassja Kinski, Michael Paré

Durata: h 2.52
NazionalitàUSA, Polonia, Francia 2006
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2007

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Trama del film Inland empire

A Inland Empire, zona residenziale ai margini di Los Angeles, una donna č in grave pericolo...

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  14/02/2007 01:52:05
   9 / 10
"INLAND EMPIRE", tutto maiuscolo, a caratteri cubitali, come se contenesse (presuntuoso?) l'essenza di tutto il cinema.
Se è vero, come diceva Bogdanovich già decenni fa, che nel cinema "tutto è già stato detto", Lynch esibisce l'unica chiave di lettura possibile, quella di frammentare, dividere, sconnettere il cinema dalla sua essenza originaria.
Ne esce un gigantesco puzzle psicanalitico che potrebbe condurre a tante strade diverse (ehm perdute) e incasellare tutti gli script possibili per la vanità smaccatamente effimera di qualche neo-cineasta in cerca di gloria.
Non ho rivisto, non ancora, "Inland empire": il mio ricordo resta quello della visione (maledetta) alla Mostra del cinema di Venezia, quando ho vissuto il "mistero" (eh già) della sua proiezione speciale...
Una coda sfiancante all'alba con i lynchiani pronti ad accappararsi il biglietto per la sera alle 7 del mattino, nel suggestivo e felicemente imprevisto dispensatore di caffè e croissant per i piu' coraggiosi provvisti di sacco a pelo (hanno dormito là).
Altro mistero: tanto sforzo per scoprire, la sera, che i posti disponibili c'erano ancora. Un battuage lynchiano?

Poi sprofondavo nella mia sedia, inchiodato alle immagini, e tutto quello che avevo faticosamente dedotto (sempre se sia giusto dedurre qualcosa) viene precocemente rettificato.

Probabilmente la chiave di lettura (se c'è) è legata al cortometraggio "rabbits", che Lynch ripropone in alcune sequenze e che io non ho visto, di cui piu' o meno conosco la chiave metaforica (un rapporto di coppia minato da una terza persona? un segreto inconfessabile ("I have a secret")? Forse un delitto?) e che non si sa quanto sia plausibile ai fini della trama o semplicemente dotato di elementi in grado di fornire soltanto qualche indizio.
Oppure c'è stata davvero una storia d'amore importante, ma tra l'attrice Nikki Grace (Laura Dern) e il regista Kingsley (Irons).
Poi dovremmo interpretare la storia del remake da un film incompiuto dove "i principali attori sono morti assassinati", dello script tratto da un racconto polacco, del delirante titolo della nuova pellicola ("Fra le stelle in grigi domani" - squisitamente ironico), o della ragazza che piange, della prostituta e del suo cliente, della donna ferita e spaurita, o anche delle frasi - a detta di qualcuno determinanti - pronunciate da Harry Dean Stanton nel set del film.

Mi chiedo solo che importanza abbia tutto questo, e infatti non ne ha: Lynch gioca abilmente con se stesso, ma anche con le aspettative della gente ("credo di capire piu' di quanto lasci intendere" si sente dire a un certo punto) e crea il suo incubo piu' allucinato, e francamente piu' esilarante di sempre: scherza con la morte con un'ineffabile humour nero che riproduce tutte le nefandezze dei mass-media contemporanei ("stai morendo, mia cara"), crea labirinti dove i suoi personaggi sono prigionieri e al tempo stesso liberi dai loro ruoli prefissi, fa della splendida Laura Dern una, due, piu' donne (come la moglie Susan) con un'empatia inconscia e attitudinale che fa sembrare Cassavetes ("La sera della prima") un dilettante.

E se "le azioni hanno le loro conseguenze" il nodo cruciale di INLAND EMPIRE sta tutto nell'identificazione di un pubblico uno spettatore che attende beffardo di plasmarsi nel glamour morboso del delitto, quasi dipendente dall'emblematico "odore del sangue"

Se dovessi addossare una colpa a "INLAND EMPIRE" è forse nella parte centrale, quando il meccanismo rischia davvero di perdersi in se stesso, ma dubito francamente che sia una debolezza involontaria, o istantanea.

Il cinema di Lynch decostruisce e uccide il cinema classico con la stessa irriverenza con cui ne partorisce l'artificio, getta le redini per sembrare, agli occhi di qualche critico accademico, "costruito a tavolino".

Ovviamente è questione di angolazioni, di gusti personali e di affinità elettive, ma un vero abuso di immagini costruite è la nostra stessa società, il mondo in cui viviamo, di cui Lynch cerca di prendere le distanze attraverso i codici del suo linguaggio.

Un'errore madornale: pensare a Lynch come a un cinema a se' stante, senza provocare una forte consapevolezza che quello che vediamo non è altro che l'immaginario brutale dei nostri giorni, l'espressione (o l'incognita) della nostra squallida e menzognera realtà.

Qualche caduta di tono mi impedisce di strappare il massimo dei voti (che di solito affido a un film ogni 15 anni, come Mullholland drive per es.) ma quella notte al Lido di Venezia ho viaggiato per tre ore in un conturbante delirio psicosomatico, tanto che al ritorno a casa giurerei di aver sentito squillare il telefono... ehm

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Ultima risposta 15/02/2007 22.31.01
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